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Simbolo e idolo; Vignetta clinica; Il potere degli idoli

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Simbolo e idolo; Vignetta clinica; Il potere degli idoli

L'articolo "Simbolo e idolo; Vignetta clinica; Il potere degli idoli" é tratto dalla rubrica Spazio Psicoanalisi.

Nell'articolo si parla di:

  • Simbolo e Idolo
  • Vignetta Clinica
  • Il potere degli Idoli
Psico-Pratika:
Numero 35 Anno 2008

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'Simbolo e idolo; Vignetta clinica; Il potere degli idoli' (Pag 2)

A cura di: Romano Biancoli

Leggi la prima parte dell'Articolo: L'Idea di Felicita' tra Simbolo e Idolo

Simbolo e Idolo

Il movimento tra simbolo e cosa simbolizzata, il rimandare l'uno all'altra e il ritornare, il fluire e rifluire sono il respiro di pulsanti unita' che si scompongono e ricompongono, dentro e fuori, presente e passato, corpo e mente, materia e spirito, sogno e veglia.
Configurazioni simboliche e configurazioni di configurazioni simboliche senza posa coprono e scoprono, ri-velano l'essere umano in cui si incarnano e alla cui elusiva identita' alludono (Biancoli, 2006).
Nel gioco delle rimozioni del simbolizzato, il rimosso scompare e ritorna, specialmente nei sogni.

Il simbolo vive del nesso col contenuto simbolizzato, del reciproco riferimento dell'uno all'altro, anche nei modi piu' oscuri e inesplicabili.
La loro unita' e' un risultato che appare e si nasconde, continuamente, ed e' sempre unita' di due cose diverse e distinte, con due funzioni diverse e distinte.
Se avviene che la dialettica dei rimandi reciproci si interrompa, che un trauma spezzi l'interscambio simbolico, il simbolo non piu' riferito a nulla si dilegua o diventa un "simbolo rotto" (Bonomi & Borgogno, 2006).
Non e' piu' un simbolo, e' altro, con l'infelicita' che ne consegue, per una perdita di compiutezza.

Il destino di un simbolo spezzato puo' anche essere quello di dare origine a un idolo.
Se la recisione del nesso tra simbolo e oggetto simbolizzato da' luogo, oltre alla scissione tra i due, ad un loro sovrapporsi, nel senso che non c'e' piu' la rappresentazione di un contenuto nascosto, ma la rappresentazione coincide con il contenuto, il simbolo diventa esso stesso la cosa simbolizzata, l'unita' dialettica si blocca in una identita' dei due termini non piu' distinti.
Il simbolo non funziona piu', muore.
Dal simbolo morto a volte sorge un idolo.

Mi sembra che l'esempio piu' calzante si trovi nel campo religioso: una figura o una scultura che rappresenti la divinita' funziona come simbolo quando il fedele vi fa ricorso come tramite, quando la devozione al simbolo gli favorisce l'esperienza del divino; se invece egli o ella crede che l'immagine sia il divino e dunque non va oltre la raffigurazione, questa e' ridotta a un idolo.

La formazione di un idolo e' per lo piu' un processo sociale e ogni societa' presenta i propri idoli condivisi da un grande numero di persone.
Esistono fattori culturali che favoriscono dati idoli, ma questi sono possibili perche' gli individui si prestano ad accogliere suggerimenti semplificatori, acritici e al fondo ansiolitici.

Al contrario, il simbolo introduce spesso a contesti esperienziali intensi, complessi, fa toccare la coscienza da enigmi inquietanti, solleva interrogativi che possono non trovare risposta.
Quando il non senso non si limita al piano logico e discorsivo, da cui e' facile scartarlo, ma impatta emotivamente le ragioni di esistenza di una persona e la sua identita' resa indecifrabile, questa persona puo' sentirsi afferrata dall'angoscia.
Accorrono allora i meccanismi di difesa.
Quel che il simbolo unisce, come gli intrecci tra affetti incompatibili, l'ambiguita' insopportabile di un volto, la scissione divide, tagliando via le componenti insostenibili e cattive.
La dissoluzione delle ambivalenze per via decurtativa semplifica il quadro affettivo impoverendolo, toglie l'angoscia conscia e fa appello ad altri meccanismi di difesa, come l'idealizzazione, che enfatizza e assolutizza la bonta' di quel che resta.

Puo' avvenire che un simbolo si blocchi nel suo funzionamento, che si fermi il movimento tra la rappresentazione e il rappresentato se il contenuto di questo non e' piu' animato dal contrastarsi delle sue componenti, le quali sono state scisse in modo che ne resti solo una senza piu' le altre che si contrapponevano.
Su quella che resta, falsificata dall'assolutizzazione idealizzante, il simbolo puo' reificarsi come identico ad essa.
Viene meno la problematicita' vitale, l'enigmaticita' che non cessa mai di parlare perche' indefinibile e non formalizzabile.
La simbolizzazione non c'e' piu', c'e' un simbolo ucciso.
Sulle spoglie del simbolo, per esempio un contenuto buono assolutizzato e reificato, puo' ergersi un idolo
.

Vignetta Clinica

Il seguente caso clinico illustra come un idolo puo' impiantarsi su un contenuto simbolizzato e sopprimerne il simbolo.

Alla 218° seduta quando mi racconta il sogno che qui interessa, Giovanni ha 41 anni, e' celibe e libero professionista benestante.
Sua madre e' morta da tre mesi e suo padre e' morto nove anni prima.
Lui ha sempre vissuto nella casa coi genitori, una casa grande e bella con giardino e cortile.
Ha una sorella piu' giovane, sposata con tre bambini, che vive in un appartamento nella stessa citta'.
E' fidanzato da oltre dieci anni con Paola.
La relazione si e' interrotta varie volte e i litigi sono molto frequenti.

Ecco il sogno:

"Paola ed io abbiamo litigato e l'ho di nuovo lasciata.
La vedo venire avanti.
Vuole riprendere la relazione.
Viene avanti.
E' bellissima.
Io non voglio, ma la desidero troppo.
Il suo seno e' interamente coperto da piccoli capillari rossi molto risaltanti che lo deturpano.
Quelle venuzze rosse, quei fili rossi aggrovigliati sono orribili.
Penso che e' per questo che non la voglio piu' ma anche sento che e' proprio il suo seno cosi' sfigurato che desidero.
Lei avanza ancora e allarga le braccia e io ho un orgasmo e mi sveglio"

Giovanni trova il sogno assurdo e incomprensibile, pero' produce l'associazione tra i capillari che rendono orribile il seno di Paola e i ricami in filo di cotone rosso delle iniziali di famiglia su un angolo di tutti i pezzi di biancheria di casa.
L'associazione e' la chiave per comprendere il simbolo centrale del sogno.
Il seno deturpato e' simbolo di un contenuto complesso: la fissazione al seno del sognatore, seno che si conferma materno per il legame di sangue attrattivo-respingente; l'attaccamento incestuoso alla famiglia d'origine (capillari rossi associati alle iniziali ricamate in rosso); l'assimilazione di Paola alla famiglia; repulsione e fascino invincibile.
Quanto sia intenso il richiamo incestuoso e' detto dall'orgasmo.
Nel contenuto simbolizzato c'e' un conflitto che Giovanni sente di non poter reggere.

Nel lavoro analitico delle sedute successive la componente repulsione emerge come sano rifiuto dell'incesto, ma Giovanni piega questa lettura a una fantasia che si viene sempre piu' rafforzando: lasciare per davvero Paola e invitare sua sorella a tornare a vivere con lui nella casa di famiglia, contando sul consenso interessato del cognato che ne guadagnerebbe l'affitto dell'appartamento dove ora abitano e contando sul fatto che i loro bambini avrebbero molto piu' posto e anche il cortile per giocare.
Immagina quanto sarebbe bello un rapporto quotidiano coi suoi nipotini.
La famiglia verrebbe ricostituita e lui nella condizione di zio celibe ne farebbe parte per sempre.
Fantasia nella fantasia e' far ricamare in cotone rosso le iniziali di famiglia su tutte le lenzuola, federe, tovaglie, tovaglioli in cui manchino, anche sulla biancheria della sorella, e su tutti i pezzi nuovi che saranno acquistati.
Quanto ai suoi rapporti con le donne, li riduce a meri problemi sessuali da risolvere con incontri occasionali.

La fantasia verra' a lungo analizzata e poi via via liquidata, ma non e' meno interessante del simbolo sognato.
La fantasia scinde il contenuto simbolizzato in modo da eliminare la persona di Paola che attualizza la forte componente erotica, inaccettabile ma irresistibile, dell'attaccamento incestuoso.
Questo viene de-erotizzato sul piano manifesto ricorrendo alla famiglia di sua sorella.
L'enfasi cade sulle rosse iniziali di famiglia, che nella fantasia diventano, piu' che uno stemma o un sigillo dell'identita' familiare, figure simili alle statuette dei Lari dell'antica Roma, dèi domestici della famiglia e della casa, spiriti degli antenati. Idoli.

L'unica associazione di Giovanni al suo sogno porta direttamente un'immagine idolatrica sul seno di Paola.
Nella fantasia successiva il simbolo e' minacciato di morte dall'idolo che gli si sovrappone.
Solo l'analisi protratta per anni ha potuto tener vivo il simbolo in tutto il suo calore e molteplicita' di sensi, via via integrati in una visione d'insieme.

Il potere degli Idoli

La dicotomia tra simbolo e idolo rientra nel conflitto di base dell'esistenza umana secondo Fromm (1947, 1955): essere parte della natura e insieme trascenderla, con le due grandi opzioni che si aprono: il processo di individuazione e la "fuga dalla liberta'".
Quest'ultima e' riconducibile al bisogno di protezione e sicurezza, che puo' modularsi variamente e anche diventare anelito a una "condizione paradisiaca" (Fromm, 1992, p. 40).
Spaventati dalle difficolta' del processo di individuazione, che richiede coraggio e senso di responsabilita' e anche disponibilita' alle indicazioni di cammino che vengono dai simboli, gli esseri umani facilmente indulgono nella fantasia di un "aiutante magico" (Ibid., p. 42) che si prenda cura di loro, che provveda ai loro bisogni.
Questa e' una precondizione per adorare un idolo che dia conforto senza ambivalenza alcuna e prometta di soddisfare il bisogno di una "condizione paradisiaca".

Gli idoli sono cose, ma non cose di poco conto.
Sono loro che hanno fatto e fanno la storia, quasi per intero.
Sembra che l'idolo sia come un magnete che attrae le proiezioni umane.
Spesso nelle religioni gli idoli sono di pietra.
In qualche modo, per la loro fissita', sono metaforicamente di pietra in molti campi.
Le proiezioni incrementano l'idolo come concrezioni che vi si posano sopra, e crosta dopo crosta lo rendono gigantesco.
Le facolta' umane proiettate sull'idolo si pietrificano anch'esse.
Gli esseri umani perdono componenti loro proprie, loro sostanza e forza, in un colossale conferimento di potere.
Il dato tragico e' che per questa via gli umani si sottomettono al loro stesso potere proiettato ed e' che non solo si privano delle loro capacita' e dei loro attributi ma questi si staccano, diventano altro, altro alieno, che puo' volgersi ostile proprio all'umanita' da cui origina.

Con la vita che pulsa, alla base del simbolo sta la creativita' inconscia, che se sottrae alla coscienza un contenuto poi glielo riconsegna trasfigurato e oscuro, illeggibile e al tempo stesso invitante alla sua lettura, talora enigma che affascina perche' respinge e insieme chiede di essere sciolto.
Non cosi' si porge l'idolo, che si alimenta della sottrazione dei contenuti su di esso proiettati e non restituisce quanto toglie ma lo irrigidisce su di se'.
I simboli storicamente dati cambiano, quelli troppo lontani dallo spirito di un'epoca possono inabissarsi nell'inconscio e non piu' comparire se non trasformati quasi indecifrabilmente.
Gli idoli quando cadono si frantumano, come le statue dei dittatori abbattute a furor di popolo.

L'idolatria viene facile e diffusa perche' remunera la consegna di energie umane con il placamento temporaneo dell'angoscia.
Deruba e consola.
Poiche' i meccanismi che la formano e la alimentano sono inconsci, almeno da parte di chi la subisce convinto di sceglierla, le persone idolatre tendono a sentirsi consciamente felici e confortate dalla loro normalita'.
Data la comune propensione a fuggire dall'angoscia e a cercare rassicurazioni, e' possibile governare le societa' manipolando la formazione di idoli.
Senza entrare in temi di psicoanalisi sociale che esulano dalla presente ricerca, basti fare cenno al divismo vigente nel campo dello spettacolo, dello sport e della stessa politica, dove la cura nella costruzione di immagini personali produce effetti seduttivi sul largo pubblico e viene retribuita dalla devozione e dall'adorazione di seguaci e di fans, che costituiscono gran parte degli odierni fenomeni idolatrici di massa (Bianchi, 2004).

Esistono anche casi complessi come quelli di certi capi politici e religiosi molto carismatici che incarnano i simboli del loro credo e poi subiscono la distorsione dovuta all'idolatria di massa, cioe' sono oggetto di un transfert socialmente diffuso (Fromm, 1992; Biancoli, 1998).
In questi casi pero' la psicoanalisi, almeno in via di principio, puo' separare i due ordini sovrapposti di realta' psichiche e dimostrare l'esistenza del piano simbolico sotto la coltre di proiezioni fanatiche.

Inoltre, e' accaduto molte volte nella storia che un capo, simbolo di una grande idea, per suoi tratti narcisistici e autoritari scelga di farsi idolatrare, lasciando morire il simbolo nel culto della personalita'.
La salma di Lenin, imbalsamata in un museo ed esposta al pubblico, e' un esempio corporeo e tangibile di un idolo costruito materialmente sul cadavere mineralizzato di un simbolo, proprio in senso letterale, non metaforico.
Lenin era stato simbolo di riscatto sociale per milioni di persone, poi le sue stesse componenti autoritarie e sopratutto quelle di Stalin, che era anche necrofilo (Fromm, 1973), lo resero un idolo funestamente idolatrato.

Gli idoli non sono solo protettivi.
Esistono anche idoli terrifici costruiti su aspetti malvagi, spaventosi e persecutori dell'animo umano.
Essi sono tanto piu' minacciosi quanto piu' intensa e' la proiezione di affetti ostili che vengono via via raccogliendo, sia a livello individuale sia sopratutto a livello collettivo.
La paranoia del cittadino medio investe gli idoli su larga scala: quando in una societa' l'odio e la paura del nemico raccolgono le proiezioni di contenuti interni individuali, allora si tributano a tale nemico affetti ostili idolatrici, basti pensare alla "guerra fredda" di qualche decennio addietro o l'attuale rapporto tra le societa' occidentali e il mondo islamico, tesissimo quando non gia' di guerra in atto.

Se pensiamo alla salute mentale come capacita' di simbolizzare e di vivere secondo trame di nessi simbolici che si formano e si riformano, la parola felicita' in senso sentimentalistico e anche nelle accezioni mercantili odierne, piu' che inadeguata, appare sospetta.
Essa e' indiziata di acritico adeguarsi a operazioni idealizzanti e assolutizzanti che sezionano i processi e ne isolano aspetti singoli, li fissano e li sostanzializzano, sottraendoli ai giri trasmutanti del funzionamento simbolico.
Le idee di felicita', proprio perche' cercano di condensarsi in definizioni fino a diventare stereotipi, facilmente si accompagnano a dati rigidi che non scorrono e che ostruiscono i percorsi della simbolizzazione.
Del resto, i mistici parlano di beatitudine piu' che di felicita'.

Leggi la terza parte dell'Articolo: L'Idea di Felicita' tra Simbolo e Idolo

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