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Il Sogno tra qui'-e-ora e la'-e-alloraL'articolo "Il Sogno tra qui'-e-ora e la'-e-allora" é tratto dalla rubrica
Spazio Psicoanalisi.
Nell'articolo si parla di:
Articolo: 'Il Sogno tra qui'-e-ora e la'-e-allora'A cura di: Romano Biancoli
IntroduzioneAl fine di indagare sui movimenti di pensieri e affetti durante la seduta di analisi, ricorro ai termini "qui-e-ora" e "la'-e-allora"
presentati dalla letteratura psicoanalitica (Wolstein, 1959; Fiscalini, 1995; Hirsch, 1995; Imber, 1995; Mitchell, 1997). A me sembra che
i due termini designino non tanto due concetti quanto due esperienze complesse, comprensive dell'aspetto intellettuale. Ho rapportato la mia indagine al fenomeno del racconto di un sogno perche' a me sembra che il sogno in analisi arricchisca piu' di altre
creazioni inconscie la dialettica tra qui-e-ora e la'-e-allora. La conseguente maggiore complessita' del tema pone delle difficolta' che
spero contribuiscano a sventare il rischio di una visione riduttiva e semplicistica. Il mio punto fermo principale e' l'umanesimo nel suo rapportarsi alla psicoanalisi. Implicazioni della visione interpersonale in Psicoanalisi. Lo spostamento dell'accento dal "La'-e-allora" al "Qui-e-ora"La seguente proposizione di Mitchell (1997) esprime con efficace sintesi l'aspetto clinico principale della visione interpersonale: "... the central feature defining the interpersonal tradition, in contrast to mainstream Freudian psychoanalysis, became an emphasis on the here-and-now rather than the there-and-then" (p. 84). Attorno ad un concetto base di Sullivan (1953), espresso e praticato fin dagli ultimi anni '30, il concetto che l'analista e' un "partecipant observer", ruota gran parte del dibattito clinico interpersonale. Anche Fromm (1960) si esprime su questo concetto. Lo apprezza ma non lo ritiene sufficiente: "... to 'partecipate' is still to be outside. The knowledge of another person requires being inside of him, to be him" (p. 332). Nella prospettiva interpersonale l'analisi, anche l'analisi dei sogni, e' considerata come un dialogo tra analista e analizzando, volto a stabilire chi e' quest'ultimo e perche' e' cosi' (Silva-Garcia, 1988). Il dialogo si basa su risposte e reazioni emotive comunicate reciprocamente. A cio' che esprime l'analizzando l'analista reagisce emotivamente ed esprime la propria reazione (Fromm, 1968b). La comprensione insorge nell'analista come sua risposta a cio' che l'analizzando gli comunica. Attivando un dialogo, l'analista propone cio' che ha compreso. Hirsch (1995) pensa che Fromm "more than anyone else, helped move the position of the Interpersonal analyst from outside to inside the consulting room ... Fromm viewed himself as an expert in 'I-Thou' interpersonal relations" (p. 652). Fromm alterna nel lavoro psicoanalitico un punto di vista psicogenetico a un punto di vista funzionale (1968b). Fromm afferma anche che bisogna sperimentare cio' che il paziente sta sperimentando, porsi al centro di lui, cosi' da vederne la totalita'
che vive come totalita' funzionante, il movimento interno che esprime le manifestazioni esterne (1968b). Questo rende possibile all'analista
di sentire in se' quel che il paziente sente ma non e' ancora consapevole di sentire. Non basta sapere delle cose sul paziente, esplorare la sua periferia (1968b). Detto in altri termini, l'indagine sul "la'" e' utile,
pero' l'accento principale del lavoro analitico va posto sul "qui". Anche se si cerca di vedere oggettivamente una persona, di raccogliere
molte informazioni su di essa e di collegarle in una ricostruzione ipotetica della sua vita, il nucleo, il "center" di questa persona puo'
rimanere inaccessibile. Freud considera il sogno la "Royal Road to the unconscious", e anche Fromm (1951), il quale ricorda quanto dice il Talmud:
"Dreams which are not interpreted are like letters which have not been opened" (p. 176). Fromm (1951) propone di comprendere i sogni piu' attraverso la lettura dei simboli che non cercando il contenuto latente attraverso le
associazioni del sognatore, come invece insegnava Freud (1899), il quale riteneva il chiarimento dei simboli una via sussidiaria. Sono
validi ed utili entrambi i metodi, pero' i loro effetti sulla conduzione della seduta sono diversi. Le libere associazioni comportano una
produzione verbale che rischia di ridursi a un gioco di parole che favorisce le resistenze (Fromm, 1955b). Con le libere associazioni molto
lavora il paziente. L'ascolto dell'analista non e' solo ascolto di parole, ma un modo di essere presente, che implica anche un "ascoltare con gli
occhi", per cogliere le comunicazioni non verbali. L'oggettivare psicoanaliticoCome vuole l'etimologia (analisi viene dal greco "analyo", io sciolgo), in tutti i campi della conoscenza umana analizzare comporta l'operazione di oggettivare cio' che si sta analizzando e di scomporlo nelle sue parti (Lalande, 1926; Abbagnano, 1971). Si procede di scomposizione in scomposizione, fino a risolvere ogni complessita' nei suoi componenti elementari non ulteriormente scomponibili. Anche analizzare un sogno comporta un'attivita' di sua oggettivazione e di sua scomposizione in parti, come Freud (1899) insegna. Il sogno e' pero' una esperienza della vita ed e' vivo, in quanto "spoken portrait" (Silva-Garcia, 1982) del sognatore. Questa mia impostazione deriva dalla teoria frommiana dell'alienazione ( Fromm, 1955a, 1960, 1961, 1962, 1968a) ed ha le sue coordinate filosofiche nella problematica del rapporto tra oggettivazione e alienazione (Hyppolite, 1955, pp.84-113). Se per Hegel (1807) l'oggettivazione e' alienazione in ogni caso, Feurbach (1841) e Marx (1844) distinguono l'oggettivazione dall'alienazione, che ne e' un modo particolare (Dal Pra, 1965). Cioe', io qui assumo la possibilita' di una oggettivazione attivata dal soggetto che ne resta il signore, la pone e la toglie e se ne serve a fini conoscitivi propri. La coppia analitica puo' parlare e normalmente parla d'altro che di se' e questo altro e' oggetto della sua attenzione. Se tale oggetto sembra presentarsi autonomo e staccato da chi parla e da chi ascolta, senza la consapevolezza del suo porsi qui e ora tra analista e analizzando, perde un connotato essenziale del suo senso interpersonale dato dalla sua origine specifica nel dialogo analitico. Cioe il discorso si dissocia dal contesto vivo in cui sorge, si aliena e si dipana secondo un percorso che non ritorna piu' qui da dove era partito. Se invece l'analista non perde la consapevolezza che cio' di cui si sta parlando si e' proposto all'interno del rapporto analitico, e che puo' talvolta essere una sua metafora, rimane aperta la possibilita' che il materiale analizzato si ricomponga in funzione del "qui-e-ora" della coppia analitica. Questo vale per l'analisi in generale e dunque anche per l'analisi dei sogni. "Qui-e-ora". Racconto di un sogno e suo contesto. Il TransfertIl qui-e-ora e' insieme un concetto, una percezione, un modo di sentire, cioe' un'esperienza globale. E' importante il sentimento
dell'estensione del qui-e-ora (Biancoli, 2002b). Questa situazione in questo momento puo' essere pensata e sentita in molti modi. Cioe' io penso che il qui-e-ora si possa analizzare se presenta un'estensione. Se invece l'ampiezza del qui si ritrae fino a renderlo puntiforme e la lunghezza dell'ora si riduce all'attimo, il qui-e-ora diventa un punto limite dello spazio e del tempo, vi rientra e vi si sottrae, in particolare si sottrae al governo del tempo (Fromm, 1976, p. 361), e non puo' essere sperimentato in un atteggiamento analitico. La situazione presente puo' avere una sua vastita', anche se rientra in questo luogo qui e non si trova in quel luogo la', lontano nello spazio. Il presente e' un tempo misurabile con il calendario, o con l'orologio se e' oggi, questa seduta. Anche se non consideriamo solo il tempo cronologico, il tempo obiettivo, anche se ci riferiamo al tempo vissuto, al tempo come durata interiore (Bergson, 1903), al tempo soggettivo, il presente puo' durare, estendersi. Piu' il qui-e-ora si estende piu' e' analizzabile, piu' si raccoglie e contrae nella situazione dell'attimo presente piu' si presta all'esperienza intuitiva, non analitica, mistica. Cioe' un'esperienza di unita' che non esclude nessuna facolta' intellettuale, ma subordina l'analisi alla visione di sintesi, la logica formale alla logica paradossale (Tauber, 1979, p. 207-8). Il racconto del sogno avviene nel qui-e-ora ed e' un evento essenzialmente relazionale. Riguardo al transfert, esso si puo' vedere come l'intrusione incontrollata di un la'-e-allora ripetitivo, di raggrumate figure del passato, in un qui-e-ora che per tale motivo si scolora in parte nei suoi tratti inediti. Il transfert ha come effetto quello di distorcere il qui-e-ora nel tentativo di renderlo una versione di replica di un la'-e-allora dell'analizzando. Questi introietto' in passato quel la'-e-allora ed ora lo proietta in seduta. La proiezione sull'analista di figure ed esperienze che la'-e-allora ebbero importanza per l'analizzando introduce un dato rigido nel fluire del rapporto analitico momento per momento. Silva-Garcia (1982) pensa che gia' dal primo sogno portato in analisi possiamo arguire qualche aspetto potenziale dell'incipiente transfert. Se egli si riferisce al testo verbalizzato del sogno, io aggiungerei che anche il come viene raccontato il sogno, la voce che lo racconta, i gesti e la mimica che accompagnano la voce, il come sono gli occhi e il come guardano, la postura sulla poltrona, il tono muscolare parlano del transfert. Dall'altra parte, se nel controtransfert opera una difesa dalla presenza qui-e-ora dell'analizzando, l'analista potra' accogliere solo il contenuto verbale del sogno raccontato. Almeno, deve disporre di un sistema teorico aperto e volto all'ascolto e alla comprensione molto piu' che alla interpretazione e procedere per letture mai definitive, in modo da lasciar parlare i simboli e le figure enigmatiche senza chiuderli in uno schema predefinito. Pero', al tempo stesso, l'inconscio non deve essere assolutizzato o deificato, ne' i sogni considerati oracoli, verita' rivelate. L'ascoltoL'ascolto e' inteso qui come attivita' interiore. Mentre l'attivita' esteriore e' manifesta ed evidente, quella interiore consiste in un vigile lavorio intimo di ricezione e reazione, come quando ci si siede davanti a un quadro e lo si guarda a lungo o si ascolta una musica. L'attivita' di ascolto di un sogno consiste nel lasciarsi penetrare da ogni aspetto della comunicazione del sognatore, dai dati sensoriali alle figure retoriche della narrazione e ai simboli che essa porge o evoca. In questa fase, parte dell'attivita' interiore dell'analista consiste nel cercare di tenere a freno i suoi schemi mentali e le sue teorie che tendono a interferire sulla ricezione del messaggio totale del sognatore. La cattura intellettuale di un significato puo' precludere comprensioni piu' profonde o piu' fini. L'analista dispone di un'attrezzatura d'ascolto che include i punti fermi del suo schema teorico. Il suo addestramento dovrebbe anche
comportare la consapevolezza che il suo apparato di conoscenze influenza non solo l'ascolto ma anche il modo in cui il sognatore espone
il sogno, poiche' l'analizzando consciamente o inconsciamente coglie le convinzioni teoriche implicite nella comunicazione dell'analista.
Non e' facile mantenere una simile consapevolezza, specialmente nelle situazioni assai cariche di dipendenza e aspettativa dell'analizzando. Il "La'-e-allora" del sognoDa un punto di vista statico, potremmo definire il la'-e-allora per esclusione rispetto ad un concetto di qui-e-ora. Il senso del la'-e-allora sarebbe quello di tutte le esperienze, di tutte le persone, le situazioni, gli accadimenti, le fantasie del passato, in altre realta' che non sono questa di noi due in seduta. Sarebbe un non qui-e-non-ora. Ma non si tratta solo di due concetti, poiche' sono due esperienze complesse, intellettuali ed emotive insieme, in parte non verbalizzabili. Inoltre, il movimento della psicogenesi porta il passato nel presente e i complessi incroci e nessi causali della psicodinamica portano il la' qui. Cosi', se anche il la'-e-allora e' un'esperienza, lo e' pero' solo ora e qui. Lavorare nel qui-e-ora comporta vagliare continuamente elementi del la'-e-allora che premono per entrare nella situazione presente del rapporto analista-analizzando. A volte tali elementi vengono deliberatamente chiamati, perche' ci si vuole raffigurare un contenuto o un'immagine ponendoli in una o piu' prospettive particolari. Si tratta di "oggettivazioni in funzione del soggetto", di un lavoro analitico volto a rendere piu' chiaro qualche aspetto della vita dell'analizzando, rievocandolo dal passato o considerandolo per come si pone nel presente in contesti diversi da quello della seduta analitica. Altre volte elementi del la'-e-allora si porgono spontaneamente e chiedono di entrare. Altre volte ancora intrudono subdolamente o violentemente. La situazione a due si popola delle rappresentazioni interne di entrambi. Tali rappresentazioni interne personificano non solo figure importanti della vita di ognuno dei due, ma anche loro due che si rappresentano internamente a vicenda, incrociando i loro reciproci transfert. Il racconto di un sogno fa fluire nel qui-e-ora dei la'-e-allora del sognatore, figure del suo passato o contesti vari della vita presente. E' molto facile che l'attenzione dell'analista e quella dell'analizzando corrano "la'", la' cerchino spiegazioni entrambi, o che il passato evocato dal sogno catturi le emozioni di entrambi. Ci sono sogni di forte impatto sul qui-e-ora, lo inondano e anche lo portano via, lo trascinano la', altrove, e in un altro tempo. A sciogliere l'ancoraggio al qui-e-ora e' spesso il controtransfert evocato dalla corrente degli affetti. Il concetto di controtransfert e' proposto in questa sede in un senso ristretto (Biancoli,1998b, 2002a), cioe' nel senso di transfert da parte dell'analista. Qui-e-ora e la'-e-allora sono esperienze in movimento, si compenetrano, l'uno entra nell'altro. La distinzione tra qui-e-ora e la'-e-allora e' una distinzione conscia. Nelle produzioni inconscie noi troviamo le piu' varie miscele delle due esperienze. I sogni raccontati in analisi costruiscono ponti tra passato e presente e tra quel contesto la' e questo contesto qui. I ponti del sognoI ponti del sogno sono percorribili nei due sensi, avanti e indietro nel tempo, verso qui e verso la'. I ponti passato-presente e periferia-centro incrociano quelli che collegano il relativo culturale all'universale umano. Secondo Fromm (1962), l'individuo e' membro sia della societa' in cui vive che del genere umano. Questa duplice appartenenza dell'individuo, l'appartenenza cioe' sia a una cultura particolare sia al genere umano, si puo' riscontrare nel corso del lavoro analitico. La parte conscia della psiche individuale e' in gran parte un dato sociale, un relativo storico. Sono inconsciamente attivi dei filtri (Fromm, 1960, p. 321-326) che lasciano passare solo i contenuti psichici compatibili con le esigenze di funzionamento della societa'. Conscio e inconscio sono qualita' dei contenuti della psiche dovute per lo piu' a processi sociali, essi stessi inconsci. In tal modo, l'area conscia dell'individuo medio e' prevalentemente un'illusione condivisa e prodotta collettivamente. Restano inconscie le componenti umane universali, l'interezza biologica, psichica e spirituale dell'uomo, "rooted in the Cosmos". La non-coscienza rappresenta nell'uomo la pianta, l'animale, lo spirito. In qualunque cultura, "man ... has all the potentialities;
he is the archaic man, the beast of prey, the cannibal, the idolater, and he is the being with the capacity for reason, for love, for
justice" (Id., p. 328). Fromm (1951) distingue tre tipi di simboli: il simbolo convenzionale, quello accidentale e quello universale. I simboli universali consentono al sogno di collegare le due appartenenze del sognatore: quella ad una data societa' e quella al genere
umano. Durante il sogno contenuti rimossi irrompono nella scena travestendosi in vari modi di qualche tratto socialmente accettato e
riconoscibile che non toglie alla loro manifestazione il senso dell'enigmatico e del non coerente. A livello logico-formale il linguaggio
onirico e' spesso inesplicabile, non senso. Talora un senso si trova in simboli universali che lo rendono sostanzialmente comune a piu'
epoche e piu' culture, proprio perche' lo stato di sonno consente il distacco dal contingente, dalla relativita' ambientale, e puo' lasciare
esprimere attivita' psichiche che nella veglia tacciono e percio' restano inconscie. "Yet this language has been forgotten by modern man. Not when he is asleep, but when he is awake (...) I believe that symbolic language is the one foreign language that each of us must learn" (Ibid., pp. 175-176). Il linguaggio simbolico ha una sua grammatica e una sua sintassi, con una logica diversa quella convenzionale, nella quale le categorie del tempo e dello spazio sono meno importanti di quelle dell'intensita' e dell'associazione. La definizione di simbolo come "something that stands for something else" richiede l'esame della correlazione tra il simbolo
e cio' che viene simbolizzato. Questa correlazione comporta che l'attivita' dei sensi, come il vedere, l'udire, l'odorare, il toccare,
stanno al posto di un'esperienza interiore, un'emozione, un sentimento, un pensiero. Il corpo si presta con molta versatilita' a simbolizzare contenuti mentali: le emozioni piu' forti sono riconoscibili dall'espressione corporea. Anche il tono del corpo rivela umori tristi o gioiosi, e cosi' la mimica e gli altri atteggiamenti fisici. Il gesto puo' essere cosi' preciso ed appropriato che gli altri lo intendono meglio di una spiegazione a parole. Anche nelle malattie psicosomatiche il corpo parla un linguaggio simbolico e rivela conflitti psichici. Mentre i contenuti consci, sociali e convenzionali sono veicolati dal linguaggio verbale, quelli inconsci, universali, appartenenti al genere umano, si esprimono spesso in linguaggi simbolici attraverso il corpo e attraverso il sogno. L'analisi dei sogni, mai conclusiva (Silva-Garcia, 1982), ci puo' portare a visitare terre lontane, agli antipodi della coscienza quotidiana. Questo linguaggio dimenticato parla di temi tanto universali quanto rimossi, a volte cosi' profondamente rimossi che, quando emergono, possono non essere riconosciuti come umani e ritenuti provenienti da realta' non umane. La storia delle religioni documenta le piu' varie credenze sull'intervento nei sogni degli esseri umani di entita' non umane. L'umanesimo radicale invece attribuisce all'uomo ogni esperienza umana, anche solo potenziale, non importa quanto possa sembrare lontana, estranea e strana dal punto di vista della coscienza diurna quotidiana. L'operazione di portare qui in seduta in questo momento la forza emotiva e di pensiero paradossale di un simbolo, suggerito da un sogno, puo' coinvolgere ed emozionare l'analista non meno dell'analizzando. La reazione dell'analista al racconto di un sognoSecondo me (Biancoli, 1998b, 2002a), nel pensiero clinico di Fromm c'e' la distinzione tra controtransfert e reazione umanistica, non distorcente, dell'analista a quanto l'analizzando esprime. Il controtransfert rappresenta un limite dell'analista (Fromm, 1968b). La reazione umanistica e non distorcente e' propria dell'abilita' e della competenza dell'analista nella relazione "center-to-center" (Fromm, 1960; Biancoli, 1995). Fromm afferma che l'analista si deve offrire su due piani: su quello transferale dell'analizzando, che lo investe con le sue distorsioni e i suoi bisogni, e su quello di persona reale che si rivolge alla persona reale che gli sta di fronte (Evans, 1966). "I think it is a mistake to believe that all that goes on between the analyst and the patient is transference. Il sogno dell'analizzando investe l'intera persona dell'analista, i cui modi di reagire possono essere diversi. Tuttavia, in questi casi il sogno non dovrebbe essere scartato come inutile, inservibile. Almeno l'analista se lo dovrebbe ricordare. E'
probabile che prima o poi, nel corso dell'analisi, magari dopo anni, il sogno incompreso venga accolto per vie impensate nel quadro
interattivo del dialogo analitico e trovi una spiegazione che lo integra nel mondo interiore di chi lo sogno' e anche del suo analista.
Quest'ultimo poteva essere stato impedito da quel che Freud (1912, p. 329) indicava come "blind spot". Altre volte, l'analista puo' essere interiormente piu' libero di fronte al sogno che gli viene raccontato. Sente reagire la propria
umanita' e riconosce i contenuti proposti dal sognatore. In seduta si da' cosi' il caso di un'esperienza viva e concreta di umanesimo.
Ogni individuo, in quanto membro del genere umano, e' potenzialmente capace di sperimentare in se' la totalita' delle esperienze umane
(Fromm, 1960). In questo momento, ogni altrove lo posso sperimentare solo qui, e ogni passato e ogni futuro esiste come pensiero e sentimento presente. Ritengo che il la'-e-allora non riconosciuto come esistente solo qui-e-ora si possa considerare un'esperienza di alienazione. La "idologic view" del transfert (Fromm, 1992; Biancoli, 1998b, 2002a) conferma queste mie considerazioni. Il tema del qui-e-ora che si aliena nel la'-e-allora va ben oltre la tecnica psicoanalitica. Esso investe aspetti universali del pensiero umano e la storia della cultura continuamente lo ripropone. Fromm indica nella storia una linea ideale di pensiero che tocca i grandi "maestri" di umanesimo. Egli cita ricorrentemente Isaia, Socrate, Meister Eckhart, Spinoza, Goethe, Albert Schweitzer, e tanti altri. Credo che si possa affermare che l'umanesimo vede vivere la verita' nel qui-e-ora e vede nel la'-e-allora delle illusioni. Le coscienze umanistiche rifiutano ogni forma di idolatria. Vi sono modalita' finissime e potenti di alienazione che i sogni introducono nella pratica psicoanalitica. Lo fanno sopratutto attraverso
i simboli, sui quali l'analista deve possedere teorie critiche che lo aiutino a orientarsi e a mantenere la rotta dell'analisi sul qui-e-ora. In analisi si hanno i riscontri individuali dell'alienazione sociale, delle idolatrie collettive che agitano la storia. Fromm (1979, p. 292) accolse il concetto freudiano di transfert, estendendolo dal rapporto psicoanalitico a vari altri tipi di relazione umana, dall'ambito individuale a quello sociale. Pero' riconobbe nel rapporto analitico un punto d'osservazione privilegiato del fenomeno del transfert, che in analisi puo' essere visto come se fosse sotto una lente d'ingrandimento (1968b). I fenomeni transferali e controtransferali condizionano la dialettica tra qui-e-ora e la'-e-allora potenziando questo secondo polo. L'umanesimo in psicoanalisi, come gia' l'umanesimo di Kerényi in mitologia, non puo' certo essere ingenuo e pretendere che chiavi di lettura riduttive rendano conto delle piu' complesse, inattese e disorientanti figure dell'inconscio e dell'intensita' con cui talora si presentano. Il movimento dialettico che tende a ricondurre al qui-e-ora i piu' restii la'-e-allora dovra' farsi sapiente e suadente, e procedere di apertura in apertura fino a interloquire con i piu' ermetici abitanti dell'inconscio umano. Note conclusive sul sogno in Analisi, sull'analisi "DEL" e sull'analisi "NEL" Qui-e-OraCredo che riportare il sogno al qui-e-ora non significhi interpretarlo forzatamente come metafora della situazione presente in analisi o come trasposizione onirica di qualche aspetto della relazione analitica. La produzione onirica e' piu' libera di quella della veglia dal contingente, da ogni contingente, incluso quello analitico. Puo' certo accadere che il sogno si esprima proprio sul rapporto analitico o sulla persona dell'analista. In tal caso l'analisi del sogno diventa un'analisi del transfert, del controtransfert, se l'analista ha l'orientamento teorico e la disponibilita' affettiva di farlo, e di altri aspetti della relazione suggeriti o evocati direttamente o indirettamente dal sogno. Su questa linea si puo' procedere all'analisi "del" qui-e-ora. Ma questo e' il caso particolare e specifico della coppia analitica che lavora su se stessa in un dato momento. Invece, riportare qualunque sogno al qui-e-ora mi sembra un'operazione di altra natura. Credo che l'analista debba smarrire il meno possibile la consapevolezza che per quanto arcaico, estraneo, strano, "uncanny" (Freud, 1919) sia il contenuto di un sogno, questo contenuto viene raccontato qui e in questo momento. Si da' qui e ora, qui-e-ora viene pensato, sentito. I guizzi del sentire in analisi, il fulmineo calare di cortine difensive, i depistaggi imaginifici, le serpiformi apparizioni di contenuti che rapidi scivolano nell'inconscio meglio si afferrano in analisi con i movimenti della logica paradossale. Stare qui e insieme andare la' e' un paradosso, come e' un paradosso il principio della clinica frommiana secondo cui l'analista deve essere l'analizzando mentre e' se stesso (Fromm, 1960, p. 332). Siamo qui in due e stiamo sperimentando insieme un la'-e-allora. Raccontando il suo sogno, il sognatore non sta ripetendo la sua esperienza. Quando sogno' stava dormendo e non raccontando, e non c'era l'analista con lui. Per entrambi e' una prima volta, sia pure in termini diversi. Si va ad analizzare un la'-e-allora ma stando qui ora. Stando qui non solo fisicamente, ma anche col centro di gravita' del proprio essere. E' l'analisi del la'-e-allora "nel" qui-e-ora. Credo che questa attitudine a pensarsi, sentirsi, sperimentarsi nel qui-e-ora mentre si analizza un la'-e-allora appartenga allo specifico della perizia e della competenza dell'analista. I la'-e-allora sono parziali. Sono degli aspetti di una persona, degli aspetti di qualche suo ambiente passato o presente. Anche lo "spoken portrait" del sogno enfatizza questo o quel tratto del sognatore. Il sogno spesso e' espressionistico, caricaturale. Dilata, intensifica, miniaturizza. Raccontato qui-e-ora, confrontato con l'umanita' dell'analista, esso incontra una sua verita' nel riproporzionarsi e nel correlarsi ad altre componenti della personalita' del sognatore non messe in scena da quel dato sogno. Nel qui-e-ora si raccoglie il tutto funzionante dell'analizzando e anche dell'analista. Certo occorre analizzare i la'-e-allora per
poterli comprendere, conoscere, rivisitare, rivivere. Pero' dovrebbe trattarsi di escursioni che partono da qui e arrivano qui, anzi, vanno
e stanno ad un tempo, poiche' il la' esiste solo come rappresentazione nel qui. Anche l'allora e' solo una rappresentazione nel ora. L'analisi nel qui-e-ora procede anche attivando volute oggettivazioni di la'-e-allora. Bibliografia
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