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Cosa può fare lo Psicologo non Psicoterapeuta?L'articolo "Cosa può fare lo Psicologo non Psicoterapeuta?" é tratto dalla rubrica
Professione Psicologo.
Nell'articolo si parla di:
Articolo: 'Cosa può fare lo Psicologo non Psicoterapeuta?'A cura di: Stefano Sirri
Cosa può fare lo Psicologo non Psicoterapeuta?
Cosa può fare lo Psicologo non Psicoterapeuta? Può sembrare banale, ma l'Università spesso non spiega che cosa può realmente fare uno psicologo, ed il neo-laureato si trova tra il voler fare lo Psicoterapeuta (senza averne però la qualifica) ed il non fare assolutamente nulla. Quello che è realmente assurdo è che lo Psicologo può fare veramente molte cose, rimanendo comunque all'interno del suo
ruolo. In questo articolo cercherò anche di tracciare una linea di confine tra un intervento di Psicologia clinica, ed uno Psicoterapeutico. Partiamo da un dato certo: la legge 56/89. Articolo 1. Definizione della professione di psicologo Quindi, per legge, lo psicologo può fare:
Sia rivolte al singolo, al gruppo, fino alla comunità intera. Sottolineo che la legge parla sia di "strumenti conoscitivi", sia di "intervento" (la riabilitazione, il sostegno, la prevenzione, sono un vero e proprio intervento psicologico). Spesso si pensa che lo psicologo possa o lavorare nelle risorse umane, in una situazione di inferiorità rispetto ad altre figure professionali, oppure nella clinica solo come primo colloquio per poi effettuare un invio ad uno psicoterapeuta. Entrambe le cose sono completamente sbagliate. Lo Psicologo che lavora in ambito clinico può strutturare un vero e proprio percorso assieme alle persone che si rivolgono a lui, e lo Psicologo in ambito aziendale ha strumenti specifici che altri professionisti non possiedono, e altri strumenti a cui molti altri professionisti non possono accedere per legge. Gli strumenti conoscitivi dello psicologo.Gli strumenti conoscitivi dello psicologo sono diversi, i principali sono 2:
La peculiarità di questi strumenti è che permettono un'indagine ad un livello più profondo e affidabile di un "normale test",
andando a sondare aspetti importanti e delicati come: un "quadro di personalità, comprensivo degli aspetti emotivi, razionali ed
attitudinali", cosa che può legalmente fare solo lo psicologo (vedi articolo sulla
Sentenza di
Milano che riguarda la Selezione del personale). La linea di confine tra un intervento Psicologico (clinico) e PsicoterapeuticoQuesto è il punto spesso meno chiaro. Il neolaureato in psicologia solitamente sa che può lavorare nel settore aziendale (selezione, formazione, gestione risorse umane, ecc.); nel sociale (es. gestire dei percorsi di riabilitazione per pazienti psichiatrici, o percorsi di recupero presso le comunità); nella crescita personale (gestire gruppi o singoli su tematiche quali autostima, comunicazione, coaching, relazioni di coppia, problematiche adolescenziali, autoconsapevolezza, ecc.); nel benessere individuale o collettivo (attivando servizi per: il controllo del peso, del fumo, migliorare le relazioni di coppia, ecc.). Quello che solitamente è confuso, è come, in che modo, e attraverso quali formule, lo psicologo possa lavorare nel proprio studio come psicologo clinico. Devo fare una nota importante prima di proseguire. Qual è il numero massimo di sedute per non essere classificata come psicoterapia?Un mito da sfatare è il discorso del numero massimo delle sedute. Spesso si dice che l'intervento di consulenza psicologica, per non essere interpretato come una psicoterapia, deve avere un numero massimo di sedute (es. 10/12 sedute). La durata di una terapia varia moltissimo a seconda dell'approccio utilizzato, ed in alcuni casi esistono trattamenti psicoterapeutici che possono concludersi positivamente anche in qualche seduta (es. trattamento di una fobia attraverso l'ipnosi), un percorso di consulenza psicologica individuale può durare mesi o anche oltre un anno senza sfociare minimamente in psicoterapia. Pensiamo ad esempio ad un lavoro di accettazione della morte per un malato di aids (o per la sua famiglia) ... quanto possono protrarsi
nel tempo gli incontri? In effetti l'idea della suddivisione in base al tempo nasce più per "proteggere il professionista" che da motivazioni tecniche,
metodologiche o altro. Consulenza psicologica e modelli psicoterapeutici.Spesso noi psicologi tendiamo a ragionare sulla psicologia attraverso i modelli della psicoterapia. La confusione su questi argomenti tende a dissiparsi quando iniziamo a pensare al di fuori di un qualsiasi approccio. Ci tengo a sottolinearlo: se cerchiamo di capire l'intervento psicologico attraverso un modello psicoterapeutico, oltre ad essere un'operazione metodologicamente scorretta, invariabilmente introduciamo alcune distorsioni di fondo che tendono a confondere in modo forte tutta la situazione. Giusto per rendere evidente la cosa attraverso un esempio estremizzato: ci sono modelli psicoterapeutici che partono dall'idea che ogni
persona ha un nucleo patologico, e la differenza tra il sano ed il malato è il livello individuale di compensazione. Quindi se ragioniamo attraverso un modello psicoterapeutico rischiamo di vedere nel primo caso tutti "malati", e quindi qualsiasi intervento diviene psicoterapeutico; mentre nel secondo caso partiamo dal concetto che le persone sono tutte sane, quindi se si lavora attraverso una riabilitazione sociale possiamo fare qualsiasi cosa, in quanto la riabilitazione sociale è definita per legge come competenza dello psicologo. Consulenza psicologica e strumenti di intervento.A mio modo di vedere la linea di confine tra la consulenza psicologica e la psicoterapia non può risiedere nella durata, e neppure
negli strumenti utilizzati (che a volte possono essere simili), ma negli obiettivi che ci si pone (assieme alla persona che
viene da noi) e nel contratto che viene formulato (concordato) all'inizio del percorso. Uno degli strumenti di base dello psicologo è il linguaggio, un secondo è la relazione. Ovviamente le relazioni non sono tutte uguali, nello stesso modo una relazione psicologica, per sua natura, contiene aspettative diverse rispetto ad una relazione psicoterapeutica, e pone il professionista su un piano diverso. Noi come psicologi sappiamo bene che agire sulla relazione e/o attraverso tecniche linguistiche (ristrutturazioni, metafore, giochi di parole, parafrasi, ecc.), è un modo attraverso cui diviene possibile produrre dei cambiamenti, cambiamenti che possono essere anche significativi e profondi. Nella terapia l'obiettivo è la cura della persona, ed in questo modo il rapporto, la relazione, e tutto il resto viene in qualche modo costruito attorno alle aspettative di cura e alla gestione della relazione da parte del professionista sui diversi piani che si creano. Anche in una consulenza psicologica abbiamo una relazione (psicologo – consultante) e obiettivi su cui si strutturano gli incontri. Ad esempio lavorando sulle problematiche di controllo delle abitudini (es. controllo del cibo) spesso si utilizzano delle ristrutturazioni,
si lavora sull'immagine di se e anche sull'autoconsapevolezza. Questa differenza (la differenza che fa la differenza) non è tanto la presenza o meno di una sintomatologia, ma gli obiettivi che vengono posti e che formano la base su cui si costruisce il rapporto. Il rapporto con un professionista e ambiti di intervento.1) Palestra e depressione 2) Dieta e diabete 3) Problemi cardiaci e gestione della rabbia Come psicologo posso operare con una persona che abbia qualsiasi tipo di patologia (medica o mentale che sia), ma devo rimanere nel mio
campo, quindi la cosa importante sono gli obiettivi che mi pongo per l'intervento. Non credo che sia necessario spiegare che cos'è una psicopatologia, e quali siano degli obiettivi di cura. Viceversa se la persona che si rivolge a me psicologo, lo fa perché ha attacchi di panico (o qualsiasi altra patologia) e cerca di superare
il proprio problema, l'unica restituzione professionalmente corretta che possiamo dargli è il numero di telefono di uno psicoterapeuta. È lo psicoterapeuta che deve intervenire in questi casi, è lui che ha gli strumenti per farlo, e che può legalmente operare in questo senso. Esempi di consulenza psicologica.Casi di assenza di patologia Casi in cui esiste una patologia. In tutti questi casi non si sta effettuando una terapia, ma un intervento psicologico, in quanto gli obiettivi che vengono fissati non sono di cura, ma altri. Acquisire gli strumenti conoscitivi e di intervento dello PsicologoA volte l'università ci fornisce anche la competenza (gli strumenti pratici, il saper fare), oltre alla conoscenza (il sapere, la "teoria"), in altri casi no. A volte sento dire che un collega si iscrive ad una scuola di specializzazione proprio per acquisire questi strumenti ... La formazione in psicoterapia svolge un ruolo basilare e fondamentale nel percorso professionalizzante della nostra categoria. Ad esempio gestire una coppia sulla soglia del divorzio, in un rapporto logoro da tanti piccoli e grandi conflitti, fatto da delusioni e aspettative disattese, incomprensioni di mesi se non anni, e forse con una situazione complicata da rapporti extraconiugali ... è una situazione complessa da gestire, e non è detto che sia una situazione contemplata in una formazione finalizzata a dare strumenti per "guarire" da una sofferenza interiore. Per capirsi: questa coppia ha sicuramente una propria "sofferenza interiore", ma con tutta probabilità le basi di questa non hanno nulla a che vedere con sindromi nevrotiche o psicotiche: più facilmente sono "incompatibilità di carattere" (Che cosa significa realmente? Perché quando hanno deciso di stare assieme non c'era questa incompatibilità?); difficoltà comunicative (essere coscienti di quello che si prova, sapere come esprimerlo e quando farlo); problematiche relazionali (gestire situazioni relazionali complesse e durature, in cui le aspettative proprie e dell'altro sono solo parzialmente palesi o coscienti); stadi evolutivi (le due persone sono pronte ad impegnarsi in una relazione stabile? Cosa significa all'interno di quel nucleo il termine "relazione stabile"?). Come dicevo più sopra, alcuni strumenti di analisi e di intervento possono essere anche gli stessi (es. un test psicologico, tecniche di ristrutturazione, ecc.), ma l'attenzione del professionista è diversamente orientata. Per capire concretamente quello che voglio dire pensiamo ad un colloquio psicologico. Queste differenze che sono nella relazione che si genera durante il colloquio (nel caso di una selezione, di un rapporto psicologico, di un rapporto psicoterapeutico ...), creano situazioni diverse, spesso non sovrapponibili, in cui l'avere grosse competenze in un ambito non significa essere in grado di gestire efficacemente gli altri ambiti anche quando sembrano simili. Il depresso, lo psicologo e lo psicoterapeuta.Faccio un ultimo esempio. Un classico esempio è la comunità psichiatrica: i percorsi di riabilitazioni alle funzioni sociali, lavorative, relazionali, ecc. devono
venir svolte necessariamente dallo psicoterapeuta? Lo psicologo può supervisionare gli educatori nel loro lavoro, può costruire un percorso riabilitativo per ogni singolo paziente, può fare colloqui e gestire tutti gli aspetti che gli competono, senza intervenire direttamente nella cura della patologia. Sul depresso che non esce dalla propria stanza, che si rifiuta di fare il letto o di impegnarsi in qualsiasi attività ludica o sociale, lo psicologo può intervenire anche in modo attivo, a patto che non lavori sul nucleo patologico, o con obiettivi di cura, ma di (ad esempio) gestione della cura della persona o del quotidiano. Non è il colloquio individuale con la persona depressa che trasforma automaticamente la situazione in psicoterapia, ma il tipo di relazione che lo psicologo instaura con questa persona, relazione fortemente determinata dagli obiettivi che lo psicologo stesso e il paziente davanti a lui si pongono. È sicuramente eccessivo, ma voglio sottolineare un punto fondamentale: la chiarezza e condivisione degli obiettivi con la persona che si affida a noi è la base su cui si costruisce il lavoro. Detto nel modo più chiaro che riesco a trovare: se una persona con un disturbo d'ansia viene da noi con una richiesta di cura (esplicita
o implicita che sia), e noi sottovalutandola iniziamo un percorso con lei, in realtà ci stiamo comportando in modo scorretto e poco
professionale. RiassumendoLo psicologo ha proprie competenze peculiari, distinte da altre figure simili. La linea di demarcazione tra un intervento di consulenza psicologica ed uno di psicoterapia non rigurada il numero delle sedute, le tecniche utilizzate, o eventuali patologie diagnosticate, ma gli obiettivi (il contratto) da cui nasce e si struttura il rapporto con l'altro e tutto il percorso all'interno dello studio. Utilizzando le proprie competenze lo psicologo può lavorare efficacemente in moltissimi ambiti, tra cui citiamo:
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