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Consulenza online: la terapia virtuale

Dott. Giuseppe Vadala' psicologo e psicoterapeuta

Articolo tratto da psico-pratika - Numero 6 Anno 2003

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Articolo: 'Consulenza online: la terapia virtuale: Il prototipo del messenger per la sperimentazione della consulenza e della terapia virtuale'

LA TERAPIA VIRTUALE - parte 1

Riassunto
Un notevole numero di psicologi e psicoterapeuti usa l'email quale mezzo di scambio virtuale, sia per comunicazioni personali che professionali, tralasciando, per mancanza di tempo, di conoscenza o di occasioni, l'approfondimento dell'uso della Chat e dei programmi di Instant Messaging (messaggeria istantanea). L'idea che la consulenza e la terapia virtuale possano essere sperimentate, regolamentate e autorizzate, passa anche dalla conoscenza di questi strumenti informatici e del loro possibile uso proprio all'interno di un obiettivo terapeutico o di consulenza. Questo articolo presenta un quadro generale di un prototipo di messenger preposto alla sperimentazione della Relazione Virtuale e descrive le funzionalita' di base che questo strumento dovrebbe offrire. L'obiettivo e' quello di suggerire ed orientare l'accesso alla sperimentazione attraverso la creazione di una comunita' di professionisti psicologi specificatamente dedicata a questo nuovo campo di studio. Il messenger offerto in dotazione agli iscritti di tale comunita' diventa cosi' anche lo strumento che da un lato garantisce il paziente circa gli operatori con cui interagira' e dall'altro aiuta il terapeuta nell'apprendimento delle tecniche e nello scambio delle esperienze nel campo della Relazione Virtuale.

Introduzione

Benche' sia possibile immaginare che una consulenza virtuale (intesa come colloquio in tempo reale e non breve scambio di email asincrone) o una terapia virtuale possano essere svolte tramite l'accordo di "ritrovarsi" presso una qualsiasi chat che offra su Internet la possibilita' di scrivere e leggere in tempo reale, e' senz'altro auspicabile e quasi necessario che il professionista psicologo psicoterapeuta, che voglia sperimentare ed approfondire la dimensione del colloquio e della terapia virtuale, possa far parte di un vasto e regolato gruppo di studiosi (una comunita' scientifica) e usufruire di uno specifico strumento, progettato e dedicato appositamente al servizio in questione.
Le chat che su Internet offrono lo scambio testuale e/o audiovisivo sono numerose e in continuo progresso tecnico. Accanto alle chat residenti sui vari siti si sono affiancati dei programmi specifici di messaggeria, i vari Messenger, capaci di offrire servizi tagliati su misura per particolari esigenze di comunita'. Attualmente e' proprio il programma di messaggeria istantanea con funzioni di chat, il Messenger, lo strumento che piu' si presta alla costruzione di un "ambiente" virtuale adeguato alle esigenze tecniche e psicologiche di una eventuale Consulenza o Terapia Virtuale.
La psicodiagnosi e la terapia virtuale attualmente non sono consentite ed esiste una delibera dell'Ordine Nazionale degli Psicologi in merito.
C'e' da valutare a fondo la possibilita' di usare la virtualita' come semplice estensione della realta', trasportando le prassi e teorie psicologiche conosciute, oppure c'e' la necessita' di definire le differenze tra virtualita' e realta e, con esse, di arrivare a tracciare mezzi, possibilita' e limiti di un intervento psicologico tramite la Relazione Virtuale.
Vi e' anche, in fondo, la costrizione a definire la distinzione tra Relazione Virtuale e Relazione Reale, e dunque riconoscere che lo studio della prima dimensione influisce anche sulla definizione della seconda.
Risulta evidente che ci siano differenze sostanziali tra la relazione virtuale e quella reale (prova ne sia il divieto ufficiale dell'attivita' della pratica psicoterapeutica virtuale), mentre e' molto piu' confusa e difficoltosa la definizione e l'approfondimento di tali differenze.
Un Messenger, appositamente studiato per questo processo di valutazione, potrebbe essere il laboratorio virtuale dove professionisti preparati si confrontano e lavorano per definire la particolarita' della relazione virtuale e le specifiche tecnico-teoriche che necessitano per poter assegnare il carattere di "ufficialita'" all'uso dello scambio virtuale per fini curativi o di consulenza.
Inoltre il Messenger sarebbe ovviamente anche lo strumento di contatto tra professionista e cliente, il cui disagio psicologo e l'eventuale trattamento virtuale costituiscono interesse e oggetto di studio.
In attesa di un permesso regolamentato di sperimentazione (con precisi limiti), credo sia possibile tracciare, idealmente, le linee guida di un prototipo di Messenger quale potrebbe essere utilizzato dalla comunita' scientifica o parte di essa (mi riferisco ad esempio ad una comunita' di sperimentatori della Relazione Virtuale opportunamente creata), nello studio e messa a punto delle tecniche e dei principi di una psicoterapia virtuale o di una consulenza psicologica virtuale.
Il Messenger di cui parleremo tra poco non esiste effettivamente, cosi' come non esiste un gruppo di studio ufficiale sulla psicoterapia virtuale, cui gli psicologi facciano riferimento per condividere le personali esperienze. Tuttavia i numerosi messenger gia' diffusi su Internet contengono gran parte delle funzioni che descriveremo e dunque sara' in definitiva un modo per sintetizzare in un unico strumento i vantaggi tecnologici che ho potuto riscontrare, sparsi tra le varie piattaforme che ho valutato, lungo le mie sperimentazioni degli ultimi anni.
Se mai dovesse costruirsi un Messenger dotato delle caratteristiche qui descritte o di altre ancora, sarebbe opportuno, a mio modesto avviso, che fosse uno strumento gratuito e accessibile per tutta la comunita' scientifica degli psicologi e psicoterapeuti che si vogliano dedicare a questo settore di studio, fermo restando il fatto - di per se' notevole - che in se' per se' qualsiasi strumento tecnico, per quanto innovativo complesso e potente, non sostituisce un necessario bagaglio di esperienze virtuali (esperienze effettive di chat e di relazioni virtuali), una dote naturale e predisposizione all'uso della scrittura e delle sue sfumature espressive, e un profondo e sincero interesse per questo tipo di comunicazione, dove la fisicita' e' spesso relegata in secondo piano, se non addirittura estromessa dal dialogo comunicativo diretto. Occorre che il terapeuta e il ricercatore che si apprestino a studiare la relazione virtuale, la comprendano a fondo vivendola in prima persona, proprio per migliorare la comprensione di quell'essenza che rende personaggi le persone e moltiplica i vantaggi della lettura delle sfumature e nell'accesso veloce a certe zone intime della mente, ma allo stesso tempo bisognera' che essi stessi non cadano vittima del mezzo che usano, divenendo pura dimensione virtuale chiusa (dipendenza) e finendo per sintetizzare regole o proporre tecniche che non hanno nessun riscontro con la fisicita' della realta', realta' cui dovra' tornare ad interagire la persona che eventualmente ha beneficiato di una consulenza o un trattamento virtuale.
L'idea teorica di una terapia o di una consulenza virtuale non deve dimenticare che trova il suo senso nella possibilita' di influenzare positivamente il comportamento reale, presente o futuro che sia.
Attualmente la maggior parte delle comunita' su Internet si sta dotando di questi messenger dedicati, in grado di unire gli iscritti e farli colloquiare.
Il messenger garantisce elenchi di "amicizie" all'interno della comunita', la lettura di news provenienti dalla comunita' stessa, lo scambio di brevi messaggi off-line e ovviamente il contatto in tempo reale, tramite "chiacchiere" in privato (a due) o in gruppo (Room). Vengono anche offerti giochi sia in condivisione (multiplayer) che in forma solitaria.
Un messenger ideato per lo studio e l'applicazione della terapia e consulenza virtuale deve anche prevedere l'uso dello stesso strumento quale mezzo di unione della comunita' di psicologi e psicoterapeuti. In questo senso tracceremo, preliminarmente e approssimativamente, un quadro dei collegamenti gestiti dal messenger non piu' e non solo nell'ottica della gestione e svolgimento esclusivo di una seduta di terapia virtuale, ma anche nella possibilita' dello scambio comunicativo tra colleghi psicologi all'interno della comunita' scientifica.

La comunita' degli sperimentatori della Relazione Virtuale

Prima di arrivare a parlare dei requisiti funzionali di base di un messenger utili per rendere altamente proficua una sessione virtuale di consulenza o terapia, sara' bene tracciare il background su cui il messenger dovrebbe lavorare. Piu' precisamente va ricordato che c'e' la necessita' di:

  • condividere le informazioni derivanti dalle sperimentazioni personali;
  • proporre, discutere e apprendere procedure uguali frutto di accordi di sperimentazione, strategie, in modo da somministrare e offrire servizi similari tali che l'analisi successiva sia possibile proprio per parita' di condizioni offerte;
  • avere un luogo/momento/mezzo per discutere privatamente e consigliarsi tra studiosi e ricercatori, oppure per apprendere particolari tecniche dialogative virtuali;
  • integrare i dati provenienti dalle singole sedute di consulenza o terapia virtuale in un armonico ed efficiente sistema di archiviazione.

Ci disinteresseremo dell'estetica dello strumento e le immagini offerte nel presente lavoro serviranno esclusivamente a facilitare l'immaginazione di quanto descritto e rendere piu' comprensibile l'argomento ai colleghi psicologi che usano a malapena l'email.
Le applicazioni effettive, dal lato estetico al lato funzionale, possono essere diversissime e innmerevoli e dunque l'immagine va presa per quello che e': una semplice guida esplicativa.
Delineiamo subito la struttura generale dove si collocherebbe lo strumento messenger. Tutte le animazioni contenute in questo articolo richiedono il Flash Player e possono essere avviate con un semplice click sulla scritta "Avvia Animazione".


Animazione nr.1

Come si puo' notare dall'animazione occorre innanzitutto radunare gli psicologi e psicoterapeuti interessati a formare la comunita' degli sperimentatori della Relazione Virtuale, senza costringerli a solitarie ricerche personali, impossibilitati all'effettiva condivisione e acquisizione di altri punti di vista o di altre procedure tecniche. A loro verra' concesso l'uso gratuito del messenger, nel senso che, iscrivendosi, faranno parte della comunita' che permette l'uso del messenger, sia per regolare al proprio interno l'afflusso e la discussione dei dati, sia per regolare il rapporto con l'esterno, con gli utenti e pazienti selezionati oggetto di sperimentazione (questi ultimi dovranno essere messi a conoscenza del carattere di sperimentazione di una terapia o consulenza virtuale), i quali saranno dotati, eventualmente, di una versione particolare del messenger, priva delle funzioni d'accesso alla comunita', che resta un luogo accessibile solo agli psicologi e psicoterapeuti iscritti.
L'obiettivo del periodo di sperimentazione e' quello di costruire il circolo dinamico evidenziato nell' Animazione 1: alla sperimentazione personale con il messenger in dotazione deve seguire una discussione e approfondimento all'interno della comunita', per poi avviare altre sperimentazioni in un circolo continuo, fino a quando non si sia arrivati ad un numero sufficiente di osservazioni e definizioni teorico-tecniche esportabili ufficialmente al di fuori della comunita' ristretta degli sperimentatori.

Il Messenger: uso generale

Dunque l'iscritto alla comunita' riceve copia di un messenger, le autorizzazioni per accedervi e una serie di tutorial per entrare nel mondo della comunicazione virtuale (se non ha esperienze).
Cosa dovrebbe permettere, in grosse linee, questo strumento? Da una parte dovra' regolare le sedute e le consulenze con l'utenza esterna alla comunita' (eccezion fatta per le supervisioni che si possono certo effettuare tutte all'interno della comunita'), dall'altra parte dovra' sostenere la possibilita' dello scambio delle informazioni tra colleghi e l'apprendimento delle varie tecniche proposte o sperimentate.
Cerchiamo di approfondire un poco questi due essenziali aspetti.
Il messenger permettera' innanzitutto di sostenere tecnicamente consulenze e sedute in Relazione Virtuale. Permettera' una qualche forma di archiviazione dei dati, la genesi di osservazioni e la formulazione di resoconti, nonche' le analisi personali, proposte di suggerimenti tecnici, ecc. e il loro possibile invio all'interno della comunita'.
Nel versante della comunita' dovra' esserci la possibilita' di acquisire i nuovi accorgimenti tecnici, resoconti, analisi, ecc. da parte di altri osservatori sperimentatori o di specifici operatori che si adopereranno al fine di rendere questi suggerimenti e materiali in una forma accessibile e collocabile in luoghi virtuali di riferimento (ad esempio il sito della comunita') e dunque discuterne in chat dedicate, private o pubbliche. Da qui, poi, la possibilita' di tornare alla sperimentazione con l'utente, arricchiti e arricchendo la comunita'.
Specifici psicologi, per esperienza e competenza piu' portati all'indagine sperimentale e al rigore teorico, cercheranno di trarre informazioni coerenti dai dati condivisi, concorderanno verso un certo tipo di sperimentazioni e tenteranno una sintesi teorico-pratica che, periodicamente, rilasceranno in forma "ufficiosa" all'interno della comunita', per ulteriori feed-back o verifiche.


Animazione nr. 2

Non c'e', allo stato attuale, un modello univoco o procedura unificata circa una possibile seduta virtuale o consulenza virtuale, e dunque in una prima fase della sperimentazione bisognera' giocoforza lasciare una certa liberta' di manovra agli sperimentatori (purche' all'interno della serieta' etica, deontologica e nel rispetto delle piu' affermate teorie e prassi della psicologia delle Relazioni Reali) e solo quando un numero elevato di osservatori avra' ridotto a pochi modelli, piu' o meno complessi ma ragionevolmente affidabili, tutte le proposte tecnico-teoriche della prima fase, allora si potra' marciare verso il tentativo di una validazione piu' approfondita e sostenibile scientificamente.

Il Messenger: Prototipo per consulenze virtuali e sedute virtuali

Escludendo l'email quale mezzo asincrono che poco rende, a mio avviso, il senso della relazione, e quindi molto comporta in termini di rischio di fraintendimenti e sbagli diagnostici, c'e' da definire quali caratteristiche funzionali possono essere inserite nel messenger per facilitare il compito dei colloqui virtuali, sia al fine di offrire una consulenza occasionale, sia al fine di dar vita ad una seduta virtuale, all'interno di un percorso terapeutico. Ovviamente saranno indicazioni di massima e tralasceremo i particolari tecnici.
Per ovviare alla molteplicita' di tecniche psicoterpeutiche, orientamenti teorici e preferenze degli osservatori sperimentatori, e' possibile offrire numerose opportunita' di comunicazione, lasciando piena liberta' di scelta circa l'uso di tali strumenti. Tradizionalmente ci sono orientamenti che suggeriscono uno stile passivo e neutrale del terapeuta, mentre altre ottiche impongono tecniche piu' attive e direttive. Per certi versi e' prevedibile che queste differenze permarranno anche a livello di virtualita', tuttavia e' auspicabile che lo strumento in uso, il messenger, sia potenzialmente in grado di soddisfare un po' tutte le possibili modalita'.
L'obiettivo massimo sarebbe quello di riuscire a trasportare l'intero contenuto dei messaggi provenienti dall'interlocutore lungo le vie del mezzo informatico e riuscire a recuperare dalla lettura la fedelta' delle sfumature sia verbali che non verbali. Questo e' un compito pressoche' proibitivo, ma tecnologicamente i programmatori di computer stanno operando degli sforzi notevoli per garantire in vari modi un passaggio ottimale di informazioni tra esseri umani in relazione virtuale e questo si aggiunge ai simboli convenzionali con cui gli utenti delle chat inviano i contenuti emotivi. A patto di fare un certo training di apprendimento alla virtualita' oggi e' possibile "imparare" il comportamento e il linguaggio della chat e, con l'ausilio di simboli grafici, di disegni animati, di suoni e altri dispositivi multimediali, e' possibile inviare messaggi che contengono una quota notevole di informazioni non verbali che si aggiungono al semplice contenuto testuale. Inoltre la webcam (dispositivo di cattura delle immagini e invio in tempo reale) e il microfono stanno rendendo sempre piu' completo lo scambio delle informazioni a distanza. Queste potenzialita' comunicative devono essere previste in uno strumento deputato allo scambio virtuale di tipo psicologico.
Partiamo dalla semplicita' dell'osservazione che qualsiasi scambio comunicativo virtuale ha bisogno almeno di una via per la visualizzazione del testo scritto: dunque avremo bisogno di un campo per l'invio e un campo per la lettura (Animazione nr. 3). Il contenuto testuale e' senz'altro essenziale. Una certa quota di considerazioni e valutazioni utilizzera' l'analisi del testo scritto. Dal significato che emerge attraverso il testo alcuni osservatori potranno comprendere, oltre alla storia del paziente e ai contenuti particolari, qualcosa di piu' della loro personalita' o delle eventuali psicopatologie. Inviando il testo in risposta, si potra' dar vita allo scambio. A questo livello sara' anche indicativo di informazione (in assenza di problemi tecnici) il ritmo degli invii del testo, le pause, la velocita' della scrittura, ecc. che sono tutte informazioni che possono combinarsi con le altre e aiutare il terapeuta nella comprensione dello stile, della personalita' dell'interlocutore e delle condizioni del momento (umore, tensione, ecc.).


Animazione nr. 3

Il testo scritto e' la base e molte chat offrono su internet esclusivamente questo canale di scambio. L'uso del solo testo scritto e' senz'altro insufficiente per una comprensione profonda delle informazioni. Al livello di comunicazione virtuale e' bene offrire al terapeuta alcuni ausili che puo' scegliere di adottare, secondo le proprie preferenze personali o su suggerimenti e indicazioni provenienti dalla comunita' (ad es. gruppi per esperimenti specifici). Aggiungiamo una alla volta le funzioni base di un prototipo di Messenger:

  • Il terapeuta puo' avere accesso all'informazione che gli permette di sapere quando l'utente sta effettivamente digitando una risposta, anche se ancora non ha inviato il testo definitivo (Animazione nr. 4). Ad esempio e' un informazione che rilasciano sia il messenger di Yahoo che di MSN. Questo e' un rudimentale metodo per comprendere quanto effettivamente sia il tempo dedicato alla generazione del testo e quanto tempo invece venga dedicato al puro pensiero o ad altre attivita'. Tanto per fare un esempio, se tra una frase e un'altra del paziente sono passati 40 secondi, e il testo inviato con l'ultma frase e' "si, certo...", allora puo' essere utile aver osservato quanto tempo ha dedicato l'interlocutore per la genesi di quella breve frase, visto che 40 secondi sono sicuramente eccessivi. L'informazione che egli non ha digitato niente per 35 secondi ha sicuremente un valore diverso dall'informazione che invece ha scritto quasi ininterrottamente per 25 secondi. In questo ultimo caso ovviamente l'interlocutore ha scritto e cancellato e riscritto, prima di trovare la frase o il pensiero giusto e inviare solo la frase finale e di questo il terapeuta puo' tenere conto, in riferimento all'argomento attivo in quel momento.

Animazione nr.4
  • Come estensione della funzione precedente e' possibile offrire al terapeuta la liberta' di leggere il contenuto della digitazione del testo dell'interlocutore in tempo reale, carattere per carattere, cancellature comprese, osservando anche quale testo viene effettivamente inviato alla fine (Animazione nr. 5). Attualmente e' il messenger di ICQ, nella sua forma in chat, ad offrire qualcosa di simile, sebbene venga lasciata ad entrambi gli utenti la lettura di quanto digitato e cancellato. Questo ausilio tecnico e' da una parte un po' fuorviante, poiche' il terapeuta potrebbe reagire ai "pensieri" digitati e non a quelli espressamente inviati, ma dall'altra sarebbe un mezzo particolarmente potente per la comprensione di sfumature, associazioni spontanee e genuine dell'interlocutore. C'e' da dire che questa funzione potrebbe essere altamente ansiogena per un interlocutore che sappia che e' attiva tale opzione di lettura. Per fini terapeutici potrebbe tuttavia essere considerata una funzione utile, cui l'utente finirebbe per abituarsi. Questa opzione renderebbe asimmetrico il rapporto, nel senso che mentre al terapeuta verrebbe concessa la lettura di tutte le digitazioni e del testo effettivamente poi inviato, al paziente non apparirebbero le corrispettive digitazioni del terapeuta ma risulterebbe visibile solo l'invio finale.

Animazione nr.5

Continua ...

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