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Psicoanalisi e Internet: Lo zen del cybernauta

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Psicoanalisi e Internet: Lo zen del cybernauta

scritto da:

Davide Barone

- Psicologo
- HT Page Davide Barone

Parla di:
- Einstein, Bion e Kant
- Esperienza umana ed esposizione prolungata ai media
- Nuove tecnologie della comunicazione e "cornice mentale"

articolo tratto da psico-pratika - Guarda tutti gli articoli

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Articolo: 'Psicoanalisi e Internet: Lo zen del cybernauta'


LO ZEN DEL CYBERNAUTA


Lo zen del cybernauta

Il mutamento paradigmatico della scienza, dovuto alle scoperte di Einstein (teoria della relativita') e della fisica quantistica1, ha evidenziato la possibilita' di una compresenza di realta' multiple e conflittuali sia a livello soggettivo, nella coscienza, che oggettivo e ha messo l'osservatore di fronte alla sua responsabilita' di costruttore del sistema osservato.

Anche la fisiologia ha dimostrato che non esistono figure, prospettive e colori assoluti e che tutta la percezione e' fondamentalmente virtuale: una proiezione di contenuti mentali che strutturano le sensazioni.
Non conosciamo, pertanto, una realta' data ma solo una costruzione consensuale della realta' la quale, in senso assoluto, e' mera potenzialita' che l'uomo, attraverso l'evoluzione biologica e culturale, ha attualizzato in un particolare modo condivisibile e funzionale alla sopravvivenza.

La realta', in quanto potenzialita' inconoscibile che attende di essere significata e' paragonabile, al "pensiero vuoto" kantiano che puo' essere pensato ma non conosciuto, alla variabile matematica o alla "preconception" di Bion definibile come "un sentimento di attesa che ha la capacita' di orientare...verso certe realizzazioni" (Neri et al 1994 pag 115) cosi' come la realta' fenomenica, quindi significata, rimanda alla "conception" bioniana ossia: "il risultato dell'incontro di un presupposto con impressioni sensoriali ad esso adeguato" (Neri et al 1994 pag 120) oppure alla trasformazione di una variabile in una costante.

In sintesi, il reale al di la della coscienza e' un codice a cui diamo senso; e' un universo caotico, ordinato in una stuttura di significato condivisibile, che trasformiamo in un sistema di riferimenti finalizzato alla prevedibilita' degli eventi.

Alla nascita, dunque, siamo immersi in un mondo virtuale ossia potenziale (dal latino vis: forza, potenza) nel senso che stimoli, sensazioni, sono ancora indefiniti dunque passibili di assumere molteplici forme e definizioni.
In seguito, attraverso l'interazione tra il programma genetico di sviluppo delle strutture e funzioni cognitive e il condizionamento (il programma) culturale quel mondo sconosciuto assume una determinata forma.

Secondo De Kerckhove, infatti, il sistema nervoso (il luogo privilegiato dell'interazione fra corpo, pensiero e ambiente) non si sviluppa... "solo anatomicamente, seguendo la programmazione genetica innata, ma anche neurologicamente, seguendo una programmazione culturale". (de Kerckhove 1996 pag 114)

L'esperienza umana si fissa, dunque, nel sistema nervoso sotto forma di "programmi" (ovvero abitudini neurologiche) che possono essere utilizzati (applicati) in diverse funzioni e operazioni tanto mentali quanto fisiche; questo significa che l'esposizione prolungata ai media determina l'emergere di strutture neurologiche specifiche che condizionano in modo specifico l'esperienza della mente e del corpo; non puo' esistere, pertanto, secondo il filosofo canadese, una forma di pensiero o di essere al di fuori del campo di condizionamento istituito dalle tecnologie della comunicazione (psico-tecnologie) diffuse nella societa': "Noi siamo costantemente creati e ricreati dalle nostre stesse invenzioni. Il mito della fondamentale universalita' del genere umano e' solo il prodotto di un auspicio dei filosofi settecenteschi. La nostra realta' psicologica non e' una cosa ‘naturale'. Almeno in parte dipende dal modo in cui l'ambiente, e quindi anche le nostre estensioni tecnologiche (ovvero i media), ci condizionano". (1996 p. 16)

Questa concezione suggerisce che e' possibile definire una storia dell'intelligenza in cui ad ogni "medium" della comunicazione corrisponde una forma di pensiero specifica.
Il programma insito nel codice alfabetico, ad esempio, basato sul principio della frammentazione e della sequenzialita' orizzontale e' stato il supporto di un pensiero particolare: quello celebrato in modo inequivocabile nei dialoghi platonici (il logos dialettico) e nei testi prosaici di Aristotele; il pensiero teoretico scientifico basato sulla dimostrazione sillogistico-deduttiva cioe' sull'analisi sequenziale e lineare dei concetti e degli enunciati.

Quello che De Kerckhove, tiene a sottolineare e' che ogni psicotecnologia agisce sui suoi usufruitori abituali, mettendone in forma non tanto la mente ontologica quanto il "meccanicistico" cervello; strutturando una specifica organizzazione neurale cognitiva ed emotiva che l'ex allievo di Mcluhan chiama "brainframe": "Un brainframe e' qualcosa di diverso da un atteggiamento o da una mentalita', pur essendo tutto questo e molto di piu'. Pur strutturando e filtrando la nostra visione del mondo, esso non e' esattamente un paio d'occhiali di tipo particolare dato che il brainframe non e' mai localizzato nella struttura superficiale della coscienza, ma nella sua struttura profonda". (1993 p. 11)

Dunque le nuove tecnologie della comunicazione modificano il "brainframe", la "cornice mentale" alfabetica, interferiscono e interagiscono con il processo di selezione e filtro delle informazioni, con lo "script" biologico e culturale implicato nel processo di costruzione attiva ma automatizzata e inconsapevole dell'esperienza del reale.

Caratteristiche fondamentali del web sono:
  • La Connettivita', intesa come facilita' di accesso a tutte le informazioni e a diverse tipologie di sapere.

  • L'Ipertestualita', che permette la convergenza in unico medium di tutte le modalita' di comunicazione e, dunque, l'accesso, contemporaneo, a testo e contesto liberi da quei vincoli spazio-temporali di vicinanza e compresenza fisica imposti dalla comunicazione orale2.

  • L'Interattivita', che rende possibile modificare il contenuto visualizzato sullo schermo e sottoporre le proprie modifiche a qualcun altro attraverso la "rete".
Tali caratteristiche supportano, lo sviluppo di una comunicazione interattiva, in grado di mobilitare il patrimonio epistemico dei singoli soggetti per dar vita ad una nuova forma di intelligenza collettiva-connettiva, ma se da un lato, tale intelligenza, evolve attraverso l'integrazione cognitiva degli individui; dall'altro, a livello individuale, si associa a nuove modalita' di significazione e costruzione soggettiva dell'esperienza nella misura in cui, i limiti e le limitazioni che condizionano "il processo conoscitivo" nel reale, sono, nel contesto virtuale meno importanti e ad essi subentrano nuove capacita', nuovi vincoli o "non vincoli" elettronici, indipendenti dal programma della sopravvivenza biologica; gli stessi concetti di tempo e di spazio, osserva Caronia..."non sono piu' cosi' "oggettivati" come nella concezione deterministica della scienza, sembrerebbero piu' influenzati da una dimensione relativistica o quantistica". ( 2005)

Nel cyberspazio il processo conoscitivo e' connesso, caratteristicamente, ad un'atto di scelta "definitoria"3 reso potenzialmente mai definitivo, sempre modificabile e quindi incerto, dalla vigenza di una condizione che il filosofo Zizek4 definisce di "sospensione del master simbolico5", ne deriva che la "scelta" stessa diventa, in tale contesto, un'atto decisionale arbitrario, originale, meno regolato culturalmente.

Per chiarire questo concetto possiamo citare un'osservazione anedottica dello stesso Zizek: "Il problema di scrivere al computer e' che cio' potenzialmente sospende la differenza tra i semplici abbozzi e la "versione finale": non c'e' piu' una versione finale o un testo definitivo, dal momento che ad ogni stadio si puo' lavorare al testo ad "infinitum", ogni versione ha lo status di qualcosa di virtuale (condizionato, provvisorio)...Questa incertezza naturalmente da spazio alla richiesta di un nuovo master il cui gesto arbitrario dichiari "finale" una certa versione, causando in tal modo il collasso dell'infinito virtuale entro una realta' definitiva." (Zizek 2004 pag 215-216)

La responsabilita' della scelta (intesa sempre come atto costitutivo del conoscere e dell'esperire) ricade, insomma, tutta sulle nostre spalle per cui, diventando una questione "privata", rimanendo all'interno di un contesto di definizione personale, essa si pone in un rapporto di determinazione diretta con l'inconscio individuale; in una relazione paragonabile a quella che conduce alla creazione artistica o al sintomo nevrotico-psicotico o, ancora, al simbolismo onirico.
D'altronde, un cyberspazio che consente la presentificazione della "scelta", la disponibilita' contemporanea di tutte le alternative, di tutte le identita', di tutti i potenziali esiti, somiglia a quella dimensione inconscia in cui e' assente il "principio di non contraddizione logica" che vige, invece, nel pensiero razionale-cosciente.

Il mondo "Virtuale" di internet ci appare, dunque, come una superficie piatta, senza punti ciechi, senza zone d'ombra, omogeneamente illuminata; una dimensione in cui tutto e' visibile, ogni scelta mostra le sue conseguenze, ogni simbolo e' saturato, ogni "incipit" portato a compimento; una superficie dove il "significante-padrone", svelato, perde il suo potere e il suo fascino se-duttivo.

La dinamica del desiderio e dell'immaginazione non puo' nutrirsi in questa condizione che delle distanze, delle differenze, dello "spazio di assenza," che si genera attraverso l'apertura e il confronto con il "Grande altro" del mondo esterno reale; tale confronto implica avere una consapevolezza di livello superiore che derivi dal permanere nella coscienza di una doppia visione del proprio esistere ed essere virtuale e reale.
Il pericolo psicopatologico puo' concretizzarsi quando questa consapevolezza e' carente; quando vi e' un'incapacita' a "giocare", a denominare il contesto, a concepire il "come se", il "virgolettato", in breve a mentalizzare; all'opposto, se si ha una capacita' di attraversamento consapevole dei registri simbolici, l'esperienza delle "realta' virtuali" rappresenta un'opportunita' per guardare noi stessi e il mondo in modo relativistico; diventa, in sintesi, una sorta di educazione "Zen" alla conoscenza.

Possiamo notare, inoltre, che questa capacita' di considerare livelli multipli di realta' ed "essere", in interattivita' semantica, e' uno degli scopi e delle capacita' del lavoro psicoanalitico pertanto, lo studio del Cyberspazio e del "Setting", ad esempio, sono connessi in senso tautologico; la "mente" psicoanalitica possiede un'affinita' elettiva per lo studio della "mente" nel Cyberspazio, dunque, "pensare" la complessita' del Cyberspazio puo' aiutare a pensare la psicoanalisi stessa e viceversa.

In termini pratici, va rilevato che lo psicoanalista di oggi e ancora di piu' quello del futuro, si trovera' a dover gestire uno spazio analitico "fantasmaticamente" sovrappopolato dalle nuove entita', "id-entita'" e "relazioni" elettroniche che si sostituiscono, aggiungono e interagiscono con quelle tradizionali; senza contare che, contestualmente, deve valutare il cambiamento che i nuovi "oggetti" impongono allo spazio analitico, oltre che al suo stesso spazio mentale.
Sempre piu' spesso, infatti, la psicoterapia si confronta, ad esempio, con il trauma di pazienti che subiscono la perdita non di un partner reale, in carne e ossa, ma di un partner di cui non si conosce neanche l'aspetto, l'odore, la gestualita'; conosciuto, frequentato e amato-odiato esclusivamente on-line, attraverso una modalita' relazionale spesso puramente testuale e astratta.

Sembrerebbe che, in questi casi, l'assenza di un significante stabile dell'identita', costituito dal corpo e dal suo linguaggio non verbale, pur rappresentando, sotto certi aspetti, un limite: in termini di possibilita' espressive e ampiezza/varieta' dell'informazione comunicabile; funzioni come un potente incentivo per lo sviluppo di tali relazioni, una sorta di afrodisiaco digitale; non solo in quanto l'assenza del corpo coincide con un'anonimato che permette di realizzare il desiderio magico-infantile di essere invisibile e dunque agire in modo onnipotente il desiderio senza essere costretti a rispondere del proprio comportamento, ma soprattutto perche', sospendere il "master simbolico", (rappresentato da una corporeita' data e non negoziabile) rimandare ad "infinitum", parafrasando Zizek, il collasso dell'infinito virtuale entro la realta' definitiva del corpo e dei suoi codici; consente di tenere aperta l'identita' reciproca ad una continua possibilita' di ridefinizione e risignificazione proiettiva che realizzi, come e quando si vuole, il desiderio narcisistico di un immagine di se' e dell'"altro" sempre ideale.

Psicoanalisi e Internet: Bibliografia

  • Bion W. (1962) Apprendere dall'esperienza. Tr. It. Armando Roma 1972
  • Capra F. (1989) Il Tao della fisica Adelphi Milano
  • Caronia A. (2005) Intervista reperibile sul sito www.pol-it.org
  • de Kerckhove D (1996) La pelle della cultura Costa & Nolan
  • de Kerckhove D (1999) L'intelligenza connettiva Aurelio De Laurentis Multimedia, Roma
  • Fonagy L. Target M. (2001) Attaccamento e funzione riflessiva. Raffaello Cortina Editore, Milano
  • Lacan J. (1974) Scritti Einaudi, Torino
  • Levy P. (1995) Il virtuale Raffaello Cortina, Milano
  • Levy, P. (1996) L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio Feltrinelli, Milano
  • Matte Blanco I. (1975) L'inconscio come sistemi infiniti, saggio sulla bi-logica. Einaudi 1981
  • Neri C. Correale A. Fadda P. (a cura di) (1994) Letture Bioniane. Borla, Roma
  • Zizek S. (2004) L'epidemia dell'immaginario Meltemi, Roma.

Psicoanalisi e Internet: Note

  1. La fisica quantistica sostiene che ad ogni particella (quanto) si puo' associare un'onda, e ogni onda e' una manifestazione di una particella. Max Born preciso' che questa onda rappresenta la "probabilita'", nel senso che "predice" quali futuri siano possibili per quella particella..Lo stato di una particella e' dato dalla sovrapposizione di tutti i suoi possibili futuri..A far collassare la funzione d'onda e' l'interferenza di un altro sistema; dunque, se cerco di misurare una quantita' di un sistema (la sua velocita', per esempio), faccio collassare la funzione d'onda e, pertanto, leggo un valore per quella quantita' che prima era semplicemente una delle tante possibilita'. E' il mio atto di osservare a causare la "scelta" di quel particolare valore della velocita' fra tutti quelli possibili.
  2. Nel periodo storico in cui le modalita' di trasmissione della cultura erano regolate dall'oralita' (dalla conquista del linguaggio da parte dell'Homo Habilis, fino all'introduzione della stampa a caratteri mobili nel 1450 circa), il sensorio dell'uomo era globale, emotivo, prevalentemente uditivo e focalizzato sugli aspetti non verbali dei messaggi (Ong 1982).
  3. Paragonabile, "bionianamente", all'ordinamento di uno stato caotico attorno all'operatore costituito dal "fatto scelto".
  4. Discusso filosofo sloveno, insegna all'istituto di sociologia dell'Universita' di Lubiana e in numerose altre in tutto il mondo.
  5. Una rottura del funzionamento dell'ordine simbolico che impedisce la percezione della differenza tra uno stato provvisorio e finale.

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