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Lacan, Psicoterapia e Psicoanalisi

scritto da:

Dott.ssa Giuliana Capannelli

- Psicologo Psicoterapeuta
- Responsabile del Centro ABA Ancona

Parla di:
- La differenza tra Psicoterapia e Psicoanalisi
- Il grafo del desiderio, la teoria dei quattro discorsi e il nodo borromeo
- La psicoanalisi pura e la psicoanalisi applicata

articolo tratto da psico-pratika - Guarda tutti gli articoli

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Lacan, Psicoterapia e Psicoanalisi

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Lacan, Psicoterapia e Psicoanalisi
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LACAN, PSICOTERAPIA E PSICOANALISI

Con Freud

Nello scritto del 1922 Due voci di Enciclopedia Freud da' una definizione precisa della psicoanalisi e fornisce un esauriente quadro della sua genesi e del suo sviluppo (1).

L'accento e' posto innanzitutto sulla rilevanza della psicoanalisi come metodo di indagine dei processi psichici umani, indagine a partire dalla quale egli ha potuto escogitare un metodo terapeutico per la cura della nevrosi giungendo ad elaborare una nuova disciplina scientifica.

All'origine dell'invenzione della psicoanalisi vi e' una rottura con l'ipnosi, metodo in voga all'epoca per la cura dei disturbi psichici e che lo stesso Freud aveva praticato per lungo tempo, sia sotto la guida di Charcot e Janet, sia nell'ambito della pratica catartica sperimentata con Breuer.
E' grazie all'abbandono del metodo ipnotico come tecnica terapeutica e alla scelta di affidarsi all'associazione libera come unica regola del procedimento analitico, che Freud ha accesso alla comprensione di meccanismi psichici sino ad allora sconosciuti e puo' ottenere un ampliamento della conoscenza clinica delle nevrosi.

"Per via di porre" e "per via di levare" (2), questa e' la differenza che Freud sottolinea tra il metodo analitico e l'ipnosi, riprendendo la distinzione di Leonardo da Vinci tra la pittura e la scultura:

    In maniera del tutto analoga, Signori, la tecnica della suggestione cerca di agire "per via di porre", non curandosi della provenienza, della forza e del significato dei sintomi patogeni, ma sovrapponendovi qualcosa, vale a dire la suggestione, dalla quale essa si attende che sia abbastanza forte da impedire all'idea patogena di manifestarsi.
    La terapia analitica, invece, non vuol sovrapporre ne' introdurre alcunche' di nuovo, bensi' toglier via, far venir fuori, e a tale scopo si preoccupa della genesi dei sintomi morbosi e del contesto psichico dell'idea patogena che mira a eliminare"
    (3).

Freud effettua dunque un cambio di rotta radicale che si puo' esemplificare in tre punti essenziali:

  1. rinuncia alla suggestione;
  2. interesse dato alla cura come effetto e non come fine;
  3. valorizzazione della ricerca della causa.

Abbandonare il metodo ipnotico vuol dire innanzitutto rinunciare a ogni potere legato alla suggestione.
Questa e' criticata da Freud sia perche' inefficace ai fini di una cura duratura, in quanto strettamente dipendente dal rapporto del paziente col medico, sia perche' essa occulta la comprensione delle forze psichiche in gioco, in particolare quella della "resistenza con la quale i malati si tengono aggrappati alla loro malattia" (4).

Piu' volte, nel corso del suo insegnamento, Freud ribadisce che la psicoanalisi si distingue dai procedimenti suggestivi o persuasivi perche' non esercita alcuna autorita' sul paziente e propone, al contrario, un uso molto prudente della tecnica per evitare di dare sostegno ai fenomeni suggestivi che si instaurano automaticamente tra paziente e analista.
Scrive Freud:

    L'analista rispetta l'individualita' del paziente, non tenta di rimodellarlo in base ai propri ideali, e si rallegra se puo' fare a meno di dare consigli risvegliando invece l'iniziativa dell'analizzato"
    (5).

E ancora:

    ... il malato non deve essere educato ad assomigliarci, ma piuttosto a liberarsi e a realizzare compiutamente la sua stessa natura"
    (6).

Per quanto riguarda il secondo punto segnalato, sappiamo che piu' volte lo stesso Freud ha messo in guardia i propri discepoli dall'abbaglio del furor curandi a favore di un sapere scientifico sulla malattia.
Egli non raccomandava di perseguire la cura a tutti i costi, al contrario metteva spesso in risalto i limiti dell'applicazione analitica.

Nel modo in cui si pone rispetto ai suoi pazienti, Freud e' lungi dal mettere in primo piano l'aspetto affettivo o le buone intenzioni.
La sua spinta alla ricerca, la sua sete di verita', lo salvaguardano dall'operare alla ricerca del benessere del paziente per lavorare, invece, attorno al suo dire.
Egli sperimenta, inoltre, che meno e' implicato soggettivamente con chi ha di fronte, meno si preoccupa per lui, meno risponde direttamente alle sue aspettative (raccomanda infatti di condurre l'analisi in frustrazione), piu' puo' sperare in una cura duratura ed efficace.

Per Freud, dunque, il fine dell'analisi non e' la risoluzione del sintomo, ribadisce anzi che la cura e' solo uno degli effetti dello svelamento dell'inconscio e che non va perseguito come scopo primario dell'analisi:

    L'eliminazione dei sintomi morbosi non viene perseguita come meta particolare, ma si produce nell'esercizio regolare dell'analisi quasi come un risultato accessorio"
    (7).

Quanto alla preminenza accordata alla ricerca della causa, bisogna sottolineare che Freud rifiuta il metodo della suggestione ipnotica anche per il fatto che non rivolge alcuna attenzione alla provenienza, alla forza e al significato dei sintomi patogeni (8).
Per lui, al contrario, a ogni sintomo psichico corrisponde una causa che bisogna andare a ricercare nella realta' psichica.

Come scrive Di Ciaccia:

    ... la scoperta della psicoanalisi da parte di Freud e' correlativa al rifiuto di Freud di percorrere la strada del senso.
    (...) Per gli "psi" a ogni fatto corrisponde un senso.
    Per Freud a ogni fatto corrisponde una "causa""
    (9).

Il metodo dell'associazione libera - metodo, si intende, non disgiunto dall'attivita' interpretativa dell'analista - si rivela quello piu' adatto a questa indagine.

La differenza tra psicoterapia e psicoanalisi in Lacan

Con Freud, dunque, la differenza tra psicoterapia e psicoanalisi e' focalizzata a livello della posizione di chi pratica, a livello degli effetti clinici e a livello dello scopo dell'analisi.

Quanto all'opera di Lacan, Miller spiega la distinzione tra psicoterapia e psicoanalisi a partire da tre passaggi fondamentali del suo insegnamento: la costruzione del grafo del desiderio, l'elaborazione della teoria dei quattro discorsi, la teorizzazione sul nodo borromeo.

Rispetto al primo insegnamento di Lacan, Miller evidenzia che e' in base alla posizione di chi pratica che si decide la via di una psicoterapia o quella di una psicoanalisi (10).
La domanda del paziente, infatti, e' sempre una domanda di psicoterapia, una domanda rivolta a qualcuno che e' in posizione di sapere, per trovare un modo di stare meglio, per capire cosa c'e' che non va.
E' dunque colui che accoglie questa domanda, colui che e' nella posizione privilegiata di uditore, che decide quale destino dare alle parole del paziente.


S(A/)------------------ S/ <> D

s(A)------------------- A

I(A)                     S/

(Grafo del desiderio)


All'inizio il procedimento psicoterapeutico e quello psicoanalitico sono sovrapponibili: il Soggetto (S/), diviso a causa del suo sintomo, si rivolge, attraverso una domanda di cura, a qualcuno cui suppone un sapere rispetto a cio' che gli accade e che si trova dunque nella posizione di grande Altro (A).

E' solo a questo punto che si decide la via da seguire.

Se il terapeuta si prende sul serio per il luogo del sapere che gli viene supposto, incarnando l'Altro pieno che sa qual e' il bene del soggetto, e dunque utilizza il potere suggestivo per dirigere il paziente in base ai propri significanti, nella promessa di un'ipotetica restituzione di un'immagine perduta, di una totalita', allora apre la via alla psicoterapia, la via in cui non c'e' spazio che per il significato dell'Altro s(A) e per l'identificazione I(A).

Scrive Miller:

    Da questo punto di vista - le psicoterapie - sono tutte terapie dell'immagine di se' e possiamo dire che sono tutte fondate su quello che Lacan chiama la fase dello specchio.
    Si tratta di restituire all'Io le sue funzioni di sintesi e di padronanza, sotto l'occhio del padrone, del maitre, che svolge il ruolo di modello"
    (11).

Se invece il terapeuta non si prende per l'Altro del sapere e rinuncia a dirigere il paziente, cioe' a porsi come meta identificatoria, per dirigere la cura, apre al soggetto un'altra dimensione (visualizzata nel secondo piano del grafo), quella dell'al di la' della domanda e imbocca cosi' la via della psicoanalisi.

Questa via permettera' al soggetto di confrontarsi con la questione del proprio desiderio; in essa gli si rivelera' il carattere fondamentalmente pulsionale della domanda (S/ <> D) e, attraverso lo svelamento del fantasma, scoprira' che non c'e' Altro dell'Altro S(A/), che non c'e' nell'Altro un significante che possa rispondere del suo essere e dunque, come sottolinea Miller, che non si tratta di una difficolta' soggettiva

    nell'assumere l'ordine simbolico, ma si tratta invece del fatto che questo difetto, questa mancanza, e' presente al livello del simbolico come tale"
    (12).

La differenza di posizione tra terapeuta e analista e' posta a partire dall'uso del transfert: si tratta di decidere se fare uso della suggestione per orientare il paziente e posizionarsi come meta identificatoria per l'altro o invece mettere all'opera, rinunciando al potere della suggestione, quello che Lacan chiama il desiderio dell'analista attraverso cui "il soggetto incontra la questione del suo desiderio al di la' dell'identificazione" (13).

Se nel primo piano del Grafo si apre il luogo della parola, luogo precipuo di ogni psicoterapia, e' solo nel secondo piano che possiamo articolare il luogo della pulsione, operazione a cui punta la psicoanalisi.

La differenza tra psicoterapia e psicoanalisi viene radicalizzata da Lacan con l'elaborazione della teoria dei quattro discorsi (discorso del padrone, discorso dell'isterico, discorso dell'analista, discorso dell'universita'), presentata nel Seminario XVII, Il rovescio della psicoanalisi (14).

Con il concetto di discorso, Lacan tenta di mettere in rapporto il significante con il godimento, di integrare cio' che e' dell'ordine del significante (S/,S1,S2) con cio' che, pur essendo preso nel funzionamento del significante, non appartiene a questo ordine e costituisce, al contrario, qualcosa di inassimilabile ad esso (a).

La psicoterapia si iscrive nel discorso del maitre, nel discorso della padronanza e promette al soggetto una reintegrazione nell'ordine sociale, una normalizzazione.

La psicoanalisi, al contrario, risponde al discorso dell'analista e mira a produrre non tanto un ristabilimento del soggetto rispetto alla realta', quanto un sapere sul proprio modo di godimento.


S1   S2
---   ---
S/   a
Discorso del padrone

a     S/
---   ---
S2   S1
Discorso dell'analista

Significato dei termini:

Significato dei posti:
S/ e' il soggetto; S1 e' il significante padrone; S2 e' il sapere; a e' il piu' di godere.

  Agente               altro
----------    ---------------
  Verita'             produzione


Lo psicoterapeuta, nella posizione di agente, induce nel soggetto la stessa alienazione prodotta dal significante padrone, si comporta esattamente come il significante padrone, dunque quello che prolifera e' il discorso dell'Altro, dell'inconscio, il discorso che mira a velare la castrazione e che lascia il soggetto nell'ignoranza di cio' che lo causa oltre che espropriato del proprio godimento.

Nel discorso dell'analista, invece, questi, in posizione di agente, fa sembiante di oggetto a, di oggetto piu'-di-godere.

Il movimento che se ne produce mette progressivamente in evidenza la costruzione fantasmatica che, velando la castrazione, aveva lo scopo di assicurare al soggetto il proprio godimento; cio' che ne consegue per il soggetto e' un sapere sul proprio modo di godimento.

Se il fine della terapia e' la cura, il ristabilimento di una padronanza sul sintomo, il ripristino di uno status quo ante, il recupero delle funzionalita' perdute, l'analisi, invece, non ha come mira primaria la cura.

L'analista non e' al servizio della realta' collettiva, non si fa portavoce del discorso sociale, non sa qual e' il bene del soggetto:

    L'analista non puo' promettere ne' la felicita' ne' l'armonia, ne' lo sviluppo della personalita', e cio' nella misura in cui mira al di la' del principio di piacere.
    Puo', all'occasione promettere di mettere in chiaro il desiderio del soggetto e di aiutare a decifrare cio' che insiste nell'esistenza di un soggetto"
    (15).

Quanto all'ultima parte dell'insegnamento di Lacan, questi, interrogato da Miller a proposito della differenza tra psicoterapia e psicoanalisi, sottolinea che la distinzione fondamentale tra le due discipline si basa sul fatto che l'una prende la via del senso, l'altra quella del segno (16).

Valorizzare il segno a scapito del senso e' per Lacan un modo di ricollegare

    il significante con il godimento, l'ordine del simbolico con l'ordine del reale"
    (17).

Si tratta di qualcosa di cui lui ha cercato di rendere conto, con sforzo incessante, lungo tutto il suo insegnamento.
Lacan parla di segno per indicare il significante quando questo e' slegato dalla catena significante, quando e' ridotto alla sua unarieta' quando, dunque, e' completamente svuotato l'effetto di senso e rimane soltanto l'elemento del godimento, l'elemento illeggibile, la lettera che viene a designare, in quanto svincolata dall'Altro, cio' che del significante tocca il godimento.
E' per questo stesso motivo che Lacan utilizza il termine fuori-senso, per indicare che si tratta di qualcosa che e' al di fuori del campo dell'Altro, di cio' che rimane quando il significante non vuol dire piu' niente.

Miller nota che e' proprio sulla base del senso che il luogo della psicoanalisi puo' essere confuso con quello della psicoterapia perche' il versante del senso e' quello che per eccellenza viene attribuito alla psicoanalisi.
Ma, nonostante nell'analisi non si possa prescindere da un certo effetto di senso, questa, lungi dal restituire un senso perduto o dal permetterne uno nuovo, mira in realta' al fuori-senso, a mettere a nudo l'apparato di godimento costituito dal linguaggio, affinche' il soggetto possa giungere a una nuova alleanza con la pulsione.

Il rigetto del senso e' dunque a beneficio del reale come nome positivo del fuori-senso.
Dice Lacan:

    E' il reale a permettere di snodare effettivamente cio' in cui il sintomo consiste, e cioe' un nodo di significanti.
    (...)
    Queste catene infatti non sono di senso, non sono di sens ma di jouis-sens, o jouissance, scrivetelo come volete, conformemente all'equivoco che costituisce la legge del significante"
    (18).

Questa indicazione apre all'elaborazione di Lacan attorno al nodo borromeo.

Rinunciare al senso e condurre la psicoanalisi verso il fuori-senso, significa mettere a lato una serie di concetti elaborati da Lacan in precedenza, concetti come il Nome del Padre e l'oggetto piccolo a, che Lacan, nell'ultima parte del suo insegnamento, definira' sembianti e dimostrera' essere delle formazioni sintomatiche, al pari dello stesso sintomo di cui il soggetto in analisi si lamenta.

E' infatti il rapporto stesso dell'uomo al linguaggio che e' sintomatico, in altre parole: e' un rapporto di godimento.

Possiamo vedere come gia' il momento della vera entrata in analisi, quello della rettifica soggettiva, quello cioe' in cui il soggetto comincia a capire di essere intimamente implicato nel sintomo di cui si lamenta, comporta che una parte di godimento del sintomo sia stata ceduta ed e' proprio attorno a questa perdita che verra' a costituirsi il nodo dell'analisi.

Quanto alla fine, invece, questa presuppone una nuova versione del sintomo che Lacan scrivera' sinthome.

    Non si tratta piu' di un sintomo ripreso nell'ordine simbolico, ma di un sintomo che Lacan situera' nel nodo borromeo nell'intersezione tra il reale e il simbolico."

Lacan parla allora d'identificazione con il sintomo.

    "(...) il sintomo nel suo statuto di lettera da' un'identita' poiche' non rinvia piu' a un significante per rappresentarlo, ma rinvia alla "cosa", la cosa di godimento che, in fondo, egli e'"
    (19).

Alla fine del suo insegnamento, quindi, Lacan teorizzera' la fine dell'analisi sul versante del Sintomo come effetto dell'operazione analitica e come modalita' particolare di annodamento dei tre registri del reale, del simbolico e dell'immaginario.

La psicoanalisi pura e la psicoanalisi applicata

Prendere sul serio le conseguenze dell'ultimo insegnamento di Lacan significa tracciare un solco definitivo tra la psicoanalisi e la psicoterapia la quale non puo' rendere conto della questione fondamentale dell'essere parlante, cioe' il suo rapporto al godimento.

Volendo gettare uno sguardo, alla luce di questo insegnamento, anche sulla distinzione tra psicoanalisi pura e psicoanalisi applicata, distinzione effettuata da Lacan nell'Atto di fondazione del 1964 (20) in cui la psicoanalisi pura sarebbe quella che si interessa al passaggio dall'analizzante all'analista, mentre la psicoanalisi applicata riguarderebbe l'applicazione della cura e delle sue varianti, ci si accorge, come sottolinea Miller nel suo Corso Le leiu et le lien, che questa distinzione diventa inessenziale (21).

Non e' possibile qualificare la psicoanalisi pura e la psicoanalisi applicata semplicemente in base a una differenza di gradus o di tecnica, ne' tantomeno in base alla differenza dei luoghi in cui vengono realizzate (lo studio privato o l'istituzione).

Compito della psicoanalisi applicata e' rispondere alla logica della psicoanalisi pura e dunque essere orientata in modo da salvaguardare i cardini teorici della logica analitica.

Infatti, dal momento che la psicoanalisi ha rivelato, non solo che il sintomo e' cio' di cui il soggetto si soddisfa, cio' di cui il soggetto gode, ma anche che il rapporto stesso dell'uomo al significante e' sintomatico, e' un rapporto di soddisfacimento, allora anche la psicoanalisi applicata deve effettuare un'operazione di svuotamento di senso, uno sganciamento del sintomo dal campo dell'Altro, Altro per il quale esso ha un senso e in funzione del quale si ripete, per mettere a nudo la volonta' di godimento che lo comanda.
Infatti e' solo mettendo in evidenza la responsabilita' del soggetto rispetto al proprio godimento, che si apre la possibilita' che il soddisfacimento prenda una forma meno mortifera.

D'altra parte, proprio perche' la psicoanalisi applicata utilizza e mette alla prova i dispositivi analitici, e' responsabilita' della psicoanalisi pura verificarne la rispondenza etica.



Note
  1. S. Freud, Due voci di enciclopedia: "Psicoanalisi" e "Teoria della libido", Opere, Vol. IX, Bollati Boringhieri, Torino 1989.
  2. S. Freud, Psicoterapia, Opere, Vol. IV, Bollati Boringhieri, Torino 1989, pag. 432.
  3. Ibidem, pag. 432.
  4. Ibidem, pag. 433.
  5. S. Freud, Due voci di enciclopedia, Op. cit., p. 454.
  6. S. Freud, Vie della terapia analitica, Opere, Vol IX, Bollati Boringhieri, Torino 1989, p. 15.
  7. S. Freud, Due voci di enciclopedia, Op. cit., p. 454.
  8. S. Freud, Psicoterapia, Op. cit., pag. 432.
  9. A. Di Ciaccia, Il legame sociale, in Atti del Convegno su psicoterapia e psicoanalisi, Astrolabio, Roma 1992, p. 108.
  10. J.-A. Miller, Psicoterapia e psicoanalisi, in Atti del Convegno su psicoterapia e psicoanalisi, Astrolabio, Roma 1992.
  11. J.-A. Miller, Psicoterapia e psicoanalisi, Op. cit., pp. 27-28.
  12. J.-A. Miller, Silet, in La Psicoanalisi n. 20, Astrolabio, Roma 1996, p. 222.
  13. J.-A. Miller, Psicoterapia e psicoanalisi, Op. cit., p. 30.
  14. J. Lacan, Seminario XVII Il rovescio della psicoanalisi, Einuadi, Torino 2001.
  15. J.-A. Miller, Psicoterapia e psicoanalisi, Op. cit., p. 33.
  16. J. Lacan, Radiofonia Televisione, Einaudi, Torino 1982, pp. 71-74.
  17. A. Di Ciaccia, Il legame sociale, Op. cit., p. 109.
  18. J. Lacan, Radiofonia, Op. cit., p. 72.
  19. A. Di Ciaccia, Dal sintomo al sinthomo, in La Psicoanalisi n. 23, Astrolabio, Roma 1998, p. 10.
  20. J. Lacan, Atto di fondazione 21 giugno 1964, in Annuario della Scuola Europea di Psicoanalisi, 1995, pp. 75-81.
  21. J.-A. Miller, Le leiu et le lien, Corso inedito del 2000-2001, lezione del 10 gennaio 2001.
Giuliana Capannelli

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