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Ideazione suicidaria e tentato suicidio nei soldati: studio americano sui predittori

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Ideazione suicidaria e tentato suicidio nei soldati: studio americano sui predittori
USA. Il rischio di suicidio tra i soldati americani sarebbe più alto entro 30 giorni dalla diagnosi di ideazione, soprattutto per donne e medici

L'articolo "Ideazione suicidaria e tentato suicidio nei soldati: studio americano sui predittori" parla di:

  • Tasso di suicidio tra soldati e ricerca epidemiologica
  • I dati riguardanti soldati con ideazione suicidaria
  • Risultati delle analisi e importanza dello studio
Psico-Pratika:
Numero 180 Anno 2021

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A cura di: Redazione - Pubblicato il 03 Ottobre 2021

Ideazione suicidaria e tentato suicidio nei soldati: studio americano sui predittori
USA. Il rischio di suicidio tra i soldati americani sarebbe più alto entro 30 giorni dalla diagnosi di ideazione, soprattutto per donne e medici

California. Tra i soldati dell'esercito degli Stati Uniti che hanno avuto una prima "ideazione suicidaria"1 documentata, il rischio di tentare il suicidio sarebbe maggiore entro i primi 30 giorni successivi alla diagnosi e colpirebbe in modo particolare donne e medici.
È quanto emerge da un nuovo studio condotto dal Dott. Murray B. Stein* e da Robert J. Ursano*, pubblicato sull'American Journal of Psychiatry il 1 Settembre.

Premesse. Durante le guerre in Iraq e in Afghanistan - affermano gli autori dello studio - il tasso dei suicidi tra i soldati dell'esercito americano è aumentato, arrivando addirittura a superare quello dei civili nel 2008 e raggiungendo il picco nel 2012.
Alcune ricerche basate sui dati amministrativi dell'Esercito e del DOD (il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti) hanno mostrato come il comportamento suicidario sia associato a vari fattori: si parla di caratteristiche sociodemografiche (età, sesso, istruzione, ecc.), questioni riguardanti la carriera nell'esercito (occupazione, tempo in servizio, ecc.), la diagnosi psichiatrica, il ricorso all'assistenza sanitaria (visite ambulatoriali recenti, precedenti trattamenti per infortunio, ecc.), la vittimizzazione e la perpetrazione di reati.

La ricerca epidemiologica che analizza il rischio di suicidio tra persone con diagnosi di ideazione si è basata fino ad ora solo su dati di sondaggio. Gli studi sull'esercito basati su questo tipo di dati hanno suggerito come il passaggio da ideazione a tentativo di suicidio vero e proprio sia spesso rapido: gran parte dei tentativi avverrebbe entro 1 anno. Il periodo che intercorre tra questi due momenti, però, non è mai stato studiato né è mai stato chiarito in quale modo i fattori identificati possano aiutare a riconoscere i soldati che tentano sul serio il suicidio dopo l'ideazione da quelli che invece non lo fanno.

Il team californiano ha allora deciso di dar vita ad uno studio basato sull'analisi delle cartelle cliniche dei soldati, con l'obiettivo di identificare i predittori di un tentativo di suicidio imminente, ovvero quei fattori che permettono di riconoscere i soggetti che, dopo la diagnosi di ideazione suicidaria, hanno maggiori probabilità di tentare di togliersi la vita entro 30 giorni.

Svolgimento della ricerca. I ricercatori californiani si sono serviti dei dati dell'Army STARRS*, in modo particolare di quelli provenienti dall'Historical Administrative Data Study (HADS), una parte dello studio che tratta informazioni già archiviate presso l'esercito e il DOD su 1,66 milioni di soldati in servizio attivo dal 2004 al 2009. Sono stati dunque analizzati 38 sistemi di dati amministrativi in cui eventi come il suicidio erano documentati dal punto di vista medico.
Concentrandosi sul periodo compreso tra il 2006 ed il 2009, i ricercatori hanno identificato 11.178 soldati che avevano avuto una fase di ideazione suicidaria documentata dal punto di vista medico in quell'arco di tempo e nessun precedente tentativo di suicidio.

Nel corso della ricerca sono stati analizzati numerosi potenziali fattori di rischio.
Come prima cosa, si è tenuto conto delle informazioni socio-demografiche (sesso, età, etnia, istruzione, stavo civile) e delle variabili riguardanti il servizio svolto in esercito (età dell'entrata in esercito, tempo in servizio, stato di dispiegamento, promozione ritardata, occupazione militare, medico da combattimento).
Sono state analizzate, poi, le precedenti diagnosi psichiatriche, classificate in due periodi di tempo: quella dei disturbi che si erano verificati nello stesso giorno della diagnosi di ideazione suicidaria e quelli che, invece, si erano verificati prima.

Altri potenziali fattori di rischio presi in considerazione sono state le visite di assistenza sanitaria fisica nei precedenti 2 mesi, le visite ambulatoriali e ospedaliere per lesioni precedenti e quelle correlate a lesioni da combattimento, le storie di violenza familiare e il ruolo che hanno ricoperto i soldati in esse (per es. se sono stati solo vittime oppure autori), la vittimizzazione o la perpetrazione di reati.

Risultati. Sono stati selezionati 11.178 soldati, sia maschi che femmine, con ideazione suicidaria.

Le 5 diagnosi psichiatriche più comuni tra questi soldati sono state quelle relative a problematiche legate alla depressione (per es. disturbo dell'adattamento con umore depresso, disturbo distimico, nevrastenia), depressione maggiore, disturbi provocati dall'uso di tabacco, disturbi d'ansia, disturbi dell'adattamento.
La maggior parte dei soggetti con ideazione, inoltre, aveva ricevuto almeno una visita ambulatoriale nei 2 mesi precedenti.

Infine, alcuni soldati erano stati autori di crimini, anche se per reati minori e non violenti. Il 5,5% aveva, invece, alle spalle una storia di violenza familiare.

Di tutti i soldati con ideazione suicidaria documentata (11.178), 830 individui avevano poi tentato effettivamente il suicidio. Quasi la metà di loro (387 persone, il 46,3%) lo aveva fatto entro i primi 30 giorni dall'ideazione. Stando ai risultati ottenuti dalla ricerca, il rischio era dunque più elevato nel primo mese dopo l'ideazione, ma andava poi diminuendo nel corso del tempo.
Confrontando i dati analizzati in base ai vari fattori di rischio considerati, i ricercatori hanno scoperto come ad avere più probabilità di tentare il suicidio nei primi 30 giorni dopo la diagnosi fossero soprattutto le donne, i medici di combattimento, i soggetti con diagnosi di disturbi d'ansia prima dell'ideazione suicidaria e coloro che avevano ricevuto una diagnosi di disturbo del sonno lo stesso giorno dell'ideazione documentata.
I soldati neri e quelli che avevano avuto una diagnosi di disturbo d'ansia il giorno stesso dell'ideazione, invece, avevano un rischio minore di tentare il suicidio entro i primi 30 giorni.

Conclusioni. Per il team californiano, l'importanza dello studio appena realizzato consiste nell'aver identificato i fattori che predicono il rischio acuto di tentato suicidio tra soldati a cui è stata diagnosticata una fase di ideazione suicidaria, dunque di aver fornito informazioni utili per poter identificare i soggetti più vulnerabili.
Lo sviluppo di strumenti di screening specifici per l'ideazione suicidaria potrebbe, quindi, permettere di riconoscere subito i soldati, e più in generale le persone, che corrono un rischio maggiore di togliersi la vita nell'immediato e, di conseguenza, agire tempestivamente per prevenire i vari tentativi di suicidio.

Note
  1. Fase in cui una persona ha pensieri sul suicidio, che possono essere semplici idee fugaci ma anche veri e propri progetti concreti su come compiere l'atto.
Fonte
  • Holly B. Herberman Mash, Ph.D., Robert J. Ursano et al., "Predictors of Suicide Attempt Within 30 Days After First Medically Documented Suicidal Ideation in U.S. Army Soldiers", pubblicato su The American Journal of Psychiatry, 1 Settembre 2021
    ajp.psychiatryonline.org/doi/10.1176/appi.ajp.2021.20111570
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