HT Psicologia
Psicologia per psicologi - Intestino e depressione: analizzato il legame
HT: La Psicologia per Professionisti

Intestino e depressione: analizzato il legame

Gratis
Lascia vuoto questo campo:
Iscriviti alla Newsletter di HT
HT Psicologia Network
Psicologia-Psicoterapia.it
GRT Gruppo Relazioni Transculturali - Istituto Transculturale Salute
Corso: 'Test Rorschach' - Milano
ANIRE - Associazione Nazionale Italiana di Riabilitazione Equestre
Ippoterapia: Corso di formazione avanzata Area Educativa Ludico-Sportiva - Milano
Libri: Istituto di Gestalt HCC
Libro: Il now-for-next in psicoterapia
Centro Studi Sociali sull'Infanzia e l'Adolescenza
Corso: 'Mindful Eating in età evolutiva' - Online
PsicoCitta.it
Dott. Cristian Livolsi
Psicologo Psicoterapeuta
Riceve a: San Gavino Monreale (VS) e Cagliari
Centro Adler Reggio Emilia
Centro di Psicologia
Riceve a: Reggio nell'Emilia
Dott. Giuseppe Piras
Psicologo Psicoterapeuta
Riceve a: Roma
Dott. Roberto Ercolani
Psicologo Psicoterapeuta
Riceve a: Borgo Maggiore (SM)

Intestino e depressione: analizzato il legame
Paesi Bassi. Due studi confermano un collegamento tra alcuni microrganismi dell'intestino e i sintomi depressivi

L'articolo "Intestino e depressione: analizzato il legame" parla di:

  • Depressione e microbiota intestinale
  • L'analisi sulle differenze nel microbioma umano
  • I risultati dei due studi condotti
Psico-Pratika:
Numero 196 Anno 2023

Tutti gli articoli
Iscriviti alla newsletter
A cura di: Redazione - Pubblicato il 29 Aprile 2023

Intestino e depressione: analizzato il legame
Paesi Bassi. Due studi confermano un collegamento tra alcuni microrganismi dell'intestino e i sintomi depressivi

Rotterdam/Amsterdam, Paesi Bassi. Alcuni batteri presenti nell'intestino umano possono avere un ruolo nei disturbi depressivi, indipendentemente dall'identità etnica di una persona. Sono, infatti, coinvolti nella sintesi di alcuni messaggeri chimici1 legati alla depressione, come per esempio glutammato e serotonina.
A rivelarlo due studi pubblicati lo scorso 6 Dicembre 2022 sulla rivista Nature Communication, condotti entrambi nei Paesi Bassi da ricercatori come il Dott. Jos A. Bosh della Facoltà di scienze sociali e comportamentali dell'Università di Amsterdam, il Dott. Robert Kraaij, ricercatore senior presso l'Erasmus Medical Center di Rotterdam e il Dott. Najaf Amin, ricercatore senior presso l'Università di Oxford.

Premesse.
La depressione - affermano gli autori - è uno dei disturbi mentali più comuni in tutto il mondo: colpisce circa 322 milioni di persone ed è tra le principali cause di disabilità, mortalità e disparità economica. La sua prevalenza media nell'arco della vita è dell'11-15%, ma questa percentuale si è raddoppiata e spesso anche triplicata durante la pandemia del Covid-19.
Nonostante la sua diffusione, non sempre sono chiari i motivi dell'insorgenza.
Negli ultimi anni, alcuni ricercatori, stanno rivolgendo particolare interesse ad un un microbiota intestinale* ed al ruolo che riveste nella depressione.
Alcuni studi, infatti, hanno mostrato come il microbiota possa influenzare attività cerebrale e comportamento agendo sull'asse intestino-cervello* e sui suoi molteplici percorsi. Queste scoperte lasciano supporre che modificando l'ecologia microbica - ovvero la relazione tra microrganismi e ambiente circostante - sia possibile trovare nuove soluzioni per il trattamento e la prevenzione della depressione.
Tuttavia, gli studi che sino ad ora hanno analizzato l'associazione tra microbioma intestinale2 e depressione negli esseri umani sono stati pochi ed hanno riguardato perlopiù campioni troppo piccoli di soggetti. Inoltre, mancano studi specifici su popolazioni ben caratterizzate, cosa che consentirebbe di ottenere un quadro preciso sulle differenze individuali.
I presenti studi hanno cercato di colmare queste lacune.

Svolgimento degli studi.
Per il primo studio è stata analizzata la diversità del microbioma fecale di 1.054 partecipanti al Rotterdam Study, uno studio di coorte avviato nel 1990 con l'obiettivo di scoprire cause, storia, sviluppo e possibili futuri interventi per malattie croniche che colpiscono mezza e tarda età.
Sono stati scelti soggetti che non stavano utilizzando antidepressivi in quel momento.
I risultati di questa prima analisi sono stati poi approfonditi e convalidati esaminando 1.539 persone che avevano preso parte all'Healthy Life in an Urban Setting (HELIUS), un altro studio di coorte ancora in corso ad Amsterdam il cui obiettivo è indagare le cause biologiche, psicologiche e sociali alla base delle differenze nelle malattie tra gruppi etnici.

Con il secondo studio, i ricercatori si sono concentrati sulla caratterizzazione della composizione del microbioma e quindi sull'analisi della sua relazione con i sintomi depressivi.
Hanno, quindi, analizzato i dati fecali di 3.211 partecipanti alla coorte HELIUS appartenenti a 6 diversi gruppi etnici: olandese, surinamese sud-asiatico, surinamese africano, ghanese, turco e marocchino. I partecipanti erano di età compresa tra 18 e 70 anni e i loro dati erano stati raccolti attraverso l'esame fisico ed un questionario, auto-somministrato o completato tramite intervista da parte di un intervistatore abbinato all'etnia analizzata.

Risultati degli studi.
Con il primo studio i ricercatori sono riusciti ad identificare alcuni collegamenti tra sintomi depressivi e 13 taxa microbici, ovvero 13 diversi tipi di microrganismi: Eggerthella, Subdoligranulum, Coprococcus, Sellimonas, Lachnoclostridium, Hungatella, Ruminococcaceae (UCG002, UCG003 e UCG005), LachnospiraceaeUCG001, Eubacterium ventriosum e Ruminococcusgauvreauiigroup e la famiglia delle Ruminococcaceae. Questi microrganismi sarebbero responsabili della sintesi di sostanze chimiche collegate alla depressione come Glutammato, Acido Gamma Ammino-butirrico (GABA) e Serotonina.
Hanno inoltre notato come l'Eggerthella - di cui era stata già individuata da studi precedenti un'associazione con la depressione maggiore - risulti costantemente aumentata nei casi di depressione ed ansia.

Per quanto riguarda il secondo studio, collegando i dati del microbiota con quelli demografici, comportamentali e medici, i ricercatori sono riusciti ad individuare una "firma microbica" collegata ai sintomi depressivi che resta in grossa parte invariata nei vari gruppi etnici studiati, dunque non dipende dall'etnia di appartenenza di una persona.
La diversità tra individui (β-diversità) spiegava tra il 18 ed il 29% delle differenze nei batteri correlati alla depressione.
I generi batterici coinvolti nei disturbi depressivi provenivano da più famiglie, ma in modo particolare da quella delle Christensenellaceae, Lachnospiraceae e Ruminococcaceae.

Secondo i ricercatori, nonostante sia comunque necessario confermare i risultati ottenuti da questi due studi con nuove analisi, entrambi suggeriscono come ci sia un legame tra composizione del microbioma intestinale e depressione, sperando in questo modo di trovare una possibile via per elaborare in futuro nuove terapie.

Note
  1. Ormoni che trasportano informazioni ed istruzioni all'interno dell'organismo, regolandone così varie funzioni.
  2. È l'insieme dei geni che compongono il microbiota intestinale, il suo patrimonio genetico.
Fonti
  • D. Radjabzadeh, J. A. Bosch, R. Kraaij, N.Amin et al., "Gut microbiome-wide association study of depressive symptoms", pubblicato su Nature Communication il 6 Dicembre 2022
    www.nature.com/articles/s41467-022-34502-3
  • J, A. Bosch, M. Nieuwdorp, A. H. Zwinderman, R. Kraaij et al., "The gut microbiota and depressive symptoms across ethnic groups", pubblicato su Nature Communication il 6 Dicembre 2022
    www.nature.com/articles/s41467-022-34504-1
Altre letture su HT
Cosa ne pensi? Lascia un commento
Nome:
Mail (La mail non viene pubblicata):
Testo:



HT Psicologia - Intestino e depressione: analizzato il legame

Centro HT
HT Collaboratori