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Nella Specializzazione è obbligatoria la terapia personale?

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Nella Specializzazione è obbligatoria la terapia personale?

L'articolo "Nella Specializzazione è obbligatoria la terapia personale?", parla di:

  • Terapia personale e Scuole di Specializzazione
  • Indicazioni sui vari modelli teorici
Psico-Pratika:
Numero 82 Anno 2012

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A domanda HT Risponde: 'Nella Specializzazione è obbligatoria la terapia personale?'

A cura di: Redazione
Ma per frequentare una Scuola di Specializzazione in Psicoterapia è obbligatoria la terapia personale?
- Domanda pervenuta in redazione il 12 luglio 2012 alle 19:21 -
La risposta è, in breve, dipende.

Da cosa dipende?
Non esiste nessuna obbligatorietà di legge o deontologica, ma dipende dall'orientamento teorico della Scuola e dalle scelte didattiche di ciascun Istituto.

Tentando di semplificare il complesso e variegato universo delle Scuole di Specializzazione, proviamo a "ragionare" per macro-orientamenti.

Per esempio, l'assoluta maggioranza delle Scuole a orientamento "psicodinamico-psicoanalitico" prevede/richiede che i propri studenti, al momento dell'iscrizione, abbiano in corso una terapia (o analisi) personale (che può essere individuale o di gruppo) o siano in procinto di iniziarla.
Restando sempre nel macro-orientamento psicodinamico, alcune Scuole ad esso afferenti consigliano ai propri studenti di seguire un percorso personale ma tale "indicazione" non ha carattere di obbligatorietà né è vincolante rispetto al completamento del corso di studi.
Per cui gli allievi sono liberi di decidere, in accordo con il proprio iter formativo ed evolutivo, se e quando iniziare un percorso di Psicoterapia (o analisi) personale.

Tra le Scuole a orientamento "sistemico" tendenzialmente i programmi di training prevedono, nel corso della formazione, specifici momenti e modalità di lavoro personale dell'allievo su di sé e sulla propria storia familiare. Alcune Scuole consigliano inoltre un percorso personale extradidattico, ma anche in questo caso può non essere obbligatorio.

Nel macro-orientamento delle Scuole "cognitive" l'assoluta maggioranza delle stesse non prevede né richiede ai propri allievi di seguire un percorso psicoterapeutico personale; anche se all'interno di questo orientamento si conta qualche Scuola che invece richiede ai propri allievi un percorso di Psicoterapia personale (o didattica), anche obbligatorio.
Alcune Scuole afferenti a tale macro-orientamento possono prevedere nel programma didattico momenti di "autoanalisi" (ossia l'allievo applica su di sé gli strumenti appresi fino a quel momento, ad esempio autosomministrazione di questionari); o ancora momenti di confronto "personale" tra gli allievi o di lavoro in coppie in cui a turno ciascuno ricopre il ruolo di "terapeuta" e di "paziente".

Nella maggior parte delle Scuole che afferiscono al macro-orientamento "umanistico" (rogersiane, gestalt, bioenergetiche, ecc.) tendenzialmente la Psicoterapia personale è obbligatoria per gli allievi, anzi alcune prevedono un duplice percorso prima individuale e poi di gruppo. La maggior parte dei percorsi sono da compiersi entro la conclusione dell'iter formativo.

Nota:
Le informazioni qui presentate hanno carattere generale a puro scopo esemplificativo.
Ricordiamo che ciascuna Scuola, indipendentemente dall'orientamento teorico di riferimento, ha specificità proprie, come ad esempio modelli teorici integrati. Per cui per informazioni complete e dettagliate invitiamo gli utenti a leggere i programmi formativi delle Scuole di interesse e a prendere contatto con le stesse.
Commenti: 7
1 antonella alle ore 18:32 del 18/07/2012

credo che sia indispensabile e fortemente necessario per chi scelga una professione come la nostra una terapia personale onde evitare "daNNI" alle persone . COME SI PU' INFATTI PENSARE DI AIUTARE QUALCUNO SE PRIMA NON SIè risolto sufficientemente i propri conflitti, problemi che potrebberero diventare pregiudizio e quindi essere da ostacolo al processo terapeutico ,visto che noi lavoriamo con dinamiche intrapersonali e interpersonali. Penso inoltre che tutte le scuole di psicoterapia dedbbano metterlo come nota "ALTAMENTE CONSIGLIATA".

2 Dr.ssa Angela Elia alle ore 23:55 del 18/07/2012

Concordo pienamente! La vera scuola è stata la mia terapia personale e di gruppo, obbligatoria!!! Grazie al mio percorso ho acquisito la sicurezza necessaria per iniziare a lavorare, sentirmi competente negli interventi e umana nella relazione.

3 Massimo alle ore 12:17 del 25/07/2012

Ringrazio la redazione per questo interessante (e quasi unico) spazio dedicato ad un importante argomento della nostra professione.

Sono d'accordo con entrambe i commenti ma questo dovrebbe far sorgere un dubbio riguardo la "bontà" della garanzia di qualità delle scuole di psicoterapia...non essendo fissato un minimo standard formativo il risultato finale cioè lo psicoterapeuta e la qualità della sua efficacia in termini terapeutici è un grosso punto di domanda a tutto svantaggio di chi fa un iter formativo molto completo ed impegnativo. 

4 Cinzia alle ore 10:26 del 02/08/2012

Certo è un tema dibattuto quello dell'analisi personale, ma la bontà di una scuola di terapia non è basata sul fatto che preveda o meno l'analisi personale. L'approccio cognitivo comportamentale basa la sua pratica sull'evidenza scientifica dell'efficacia della propria metodologia, eppure non prevede percorsi di analisi personale. ammettere che si può essere efficaci con evidenze scientifiche senza aver fatto un percorso di analisi personale è quindi possibile e lo dimostrato le centinaia di terapeuti cognitivi comportamentali che aiutano i propri pazienti senza aver fatto l'analisi. Con ciò non voglio dire che non sia utile ma che non sia obbligatoria, per operare bene e che dice il contrario pecca di supponenza e autoreferenzialità. Forse è il caso di ammettere ciò che le evidenze scientifiche dimostrano e non chiudersi solo nel credo della propria scuola o modello di riferimento.

Altro è leggere criticamente il proprio operato mediante la supervisione.

Cinzia

5 Antonella alle ore 22:44 del 02/08/2012

 Vorrei rispondere al commento di Cinzia . E ' evidente che il comportamento di chiusura e  , oserei dire di ostilita' rispetto al proprio orientamento di riferimento è ben presente in queste parole.Anche perchè quello che tuchiami evidenze scientifiche riferendoti al terapia cognitivo comportamentale non è altro che pura e semplice psicoeducazione ,e il fatto che funzioni con certi sintomi lascia poi il tempo che trova.Come a dire"IL SINTOMO ESCE DALLA PORTA MA POI RIENTRA DALLA FINESTRA"Resta comunque a discrezione di chi vuole fare questo lavoroi con autenticità reale mettersi per"primi in discussioni . Solo gli sciocchi non hanno dubbi.Antonella  

6 CINZIA alle ore 14:46 del 03/08/2012

Rispondo ad antonella che il mio unico scopo nell'esprimere un opinione era di mostrare che per essere terapeuti non è necessaria la terapia personale proprio perchè ci sono approcci come il mio che sono validati scientificamente e quindi lo dico " in qualche modo a ragion veduta". Non ho assolutamente mai detto che gli altri approcci non sono validi o efficaci o utili, anzi tutto il contrario. Io invio a terapeuti con indirizzo diversi dal mio  quando ritengo che il mio approccio no sia il più adeguato o quando vedo che la persona ha aspettative diverse e non lo farei se non avessi fiducia nella bonta della metodologia dei miei colleghi. Vedo chiusura invece in chi limita alla solo psicoeducazione il lavoro cognitivo-comportamentale  ed è vero talvolta il sintomo esce dalla porta per poi rientrare dalla finestra ma non perchè il metodo non funziona ma perchè il terapeuta non ha fatto una corretta valutazione del caso.

Spero di aver chiarito il mio pensiero. Cinzia

7 Massimo alle ore 19:41 del 06/09/2012

Da terapeuta cognitivo-comportamentale (costruttivista) non posso non essere d'accordo con Cinzia. Io penso che chi fa terapia DEBBA assolutamente intraprendere un percorso terapeutico individuale, ma essendo questa un'esperienza privata e molto delicata, debba essere cominciata quando si ha una motivazione interna personale e non debba essere imposta dall'esterno (per fini didattici o per poter iscriversi o terminare una scuola di specializzazione, soprattutto...). Come potrei condurre in porto in modo proficuo una terapia se non sono pronto internamente ad affrontarla ma solo perchè, altrimenti, non mi posso iscrivere? Certo, tutto si può fare, ma con che efficacia?  infine, mi sembra che ancora (nel 2012 !!!) la terapia cognitivo-comportamentale sia vista come terapia d'elezione per il sintomo (magari l'ansia solo...) e non per andare ad esplorare le cause del sintomo. Forse l'aggiornamento professionale sarebbe consigliabile visto che sotto la grande etichetta di cognitivo-comportamentale, esistono diversi cognitivismi, taluni dei quali hanno fondamenta epistemologiche totalmente agli antipodi (alcune di queste più vicine alle relazioni oggettuali che a Skinner). O forse si pensa ancora al Cognitivismo come metafora dello Human Processing? Infine, penso che si debba andare (ricordo ancora, siamo nel 2012) verso un'integrazione, collaborazione e ricerca (sempre nel rispetto di alcune specificità) tra i vari modelli teorici piuttosto che ancora in liti su quali sia il modello migliore (veramente ancora si pensa che per i sintomi sia meglio un modello piuttosto che un altro, e lo stesso per le cause della psicopatologia?). I fattori aspecifici, ormai da decenni, sono stati segnalati come tra i più importanti...fortunatamente i pazienti sanno scegliere...

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