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Pareri psicoterapia

Libero pensiero: Pareri psicoterapia

Scritto da: Marco alle ore 02:25 del 20/09/2013

Buongiorno, vorrei un vostro gentile parere riguardo ad una psicoterapia ricevuta che mi ha procurato più danni che altro.

Io mi son rivolto a una psicoterapeuta che svolge la sua professione qui a ***, iscritta all'albo ***.

Io essenzialmente mi son rivolto ad essa per training autogeno.

Ella mi ha indotto a fare una psicoterapia preventivandomi gravi peggioramenti se non l'avessi fatta. Scarse info all'inizio, nessun consenso privicy ne al trattamento.

Questa terapia si basava su provocazioni parecchio umiliati, al punto che è arrivata a dirmi "io se fossi in lei mi suiciderei" con un tono e un'aggressività impressionante che ho ancora i brividi.

Anche a seguito di mie richieste di chiarimenti non ho avuto risposta. Se non ulteriori umiliazioni e minacce abusando essa dei miei punti deboli di cui era a conoscenza. Nonostante deontologicamente il paziente dev'essere informato sulla terapia che andrà a fare e ha diritto a chiedere spiegazioni.

Qualcuno sa dirmi di che tipo di psicoterapia si tratta? (basata su provocazioni parecchio umilianti/vessazioni al limite del decoro e della dignità della persona?

Grazie

Commenti: 31
1 Massimo alle ore 14:49 del 24/09/2013

Buonasera, innannzitutto, da psicoterapeuta, mi dispiace molto per l'esperienza che lei ha dovuto subire. Non credo che (pur fra ormai le migliaia tipologie di psicoterapie) ne esista qualcuna che adotti una condotta simile. Io, fossi stato al suo posto, sarei andato all'Ordine di riferimento, ed avrei denunciato l'accaduto. Certo, nel nostro campo la difficoltà sta proprio nel dimostrare alcune cose, ma intanto il o la collega si potrebbe prendere un'apertura di fascicolo. Inoltre, è probabile che una collega così abbia già altre lamentele. Tra le varie cose scritte nella deontologia professionale, c'è di non parlar male dei colleghi, ma ricordiamoci che il nostro primo obiettivo è proteggere i pazienti da chi può essere loro nocivo, anche se sono colleghi...

2 Marco alle ore 23:39 del 25/09/2013

Una terapia provocativa o una roba simile, (ho provato a documentarmi in rete ma non trovo nulla). dovessi raccontare certi particolari credo non mi crederebbe nessuno. La roba assurda è che non aveva mai un modo "assertivo" nel parlare con me, o aggressivo o esageratamente simpatico con delle gran risate. Io credo abbia avuto poca esperienza, anche perchè alla fine ha ammesso "allegramente" lei stessa di aver esagerato con me......ma tanto le conseguenze le ho subite io. Ma la provocazione che mi gira sempre in testa è quella "IO SE FOSSI IN LEI MI SUICIDEREI!!!" che scopo terapeutico può avere una cosa del genere detta con quell'im pressionante aggressività? A me personalemente è rilustate devastante a livello psicologico........

3 Massimo alle ore 13:44 del 26/09/2013

A pensarla male credo che non sapesse bene neanche la collega del perchè della frase e che le sia uscita così solo per colpirla e vedere la sua reazione. A pensarla male è stata uno stimolo strategico proprio per tentare maldestramente ciò che viene chiamata una "tecnica paradossale" ovvero si prescrive al paziente proprio la condotta che lui teme di più (che, tra l'altro, non mi sembra neanche il suo caso).  Da quello che dice nel secondo post, sembra che anche la collega (purtroppo, avendo probabilmente, il mio stesso pezzo di carta la devo chiamare così, ma mi ci sento molto lontano...) si sia accorta di aver esagerato ma non mi sembra che in seguito abbia cambiato atteggiamento. Vede, per come sono fatto io, la colpa non la darei tanto alla collega (una bella quota sì, naturalm.) ma ai soloni che le hanno permesso di laurearsi prima e specializzarsi poi. Purtroppo, attualmente, è davvero difficile che qualcuno non venga fatto specializzare (o devi fare molte assenze o devi mandare a quel paese la commissione d'esame...) perciò, come in tutti i lavori, ci può toccare il peggio del peggio, con l'aggravante che in questo campo, il peggio del peggio può essere davvero ma davvero pericoloso: soprattutto per i pazienti ma anche per i colleghi in quanto già la nomea che gli psicologi hanno non è il massimo, se poi vanno in giro esperienze simili...Comunque vorrei rassicurarla: non siamo tutti così e non si fermi al primo, ma si fermi con il terapeuta con il quale sente che non avrebbe nessun problema a parlare della sfera più intima. Da ultimo, la psicoterapia , è mia convinzione, deve essere presa come un'occasione per conoscersi meglio, a prescindere dalla presenza di qualsivoglia sintomatologia. Moltissimi la fanno solo per capire meglio alcune cose di sè. "In bocca al lupo"!!!

4 Carmen alle ore 06:22 del 03/10/2013

Penso che dovrebbero chiudere tutte le facolta di psicologia! Mercato saturo e troppe capre in giro che danneggiano con il loro sapere spicciolo e superficiale.

L'ordine nazionale a mio avviso dovrebbe indire una ricerca per verificare due punti essenziali: il grado di competenza e di patologia che caraterizza la catogeria di psicologi e psicoterapeuti. Di siturbati gravi, che lavorono e opreano nel settore pubblico, ce ne sono a iosa

5 Superanima alle ore 09:36 del 03/10/2013

Penso sia sempre inopportuno disquisire con "incrollabili certezze" di un evento, in mancanza di dati quanto piùcompleti.Nello specifico ci stiamo basando su riferite circostanze,peraltro ritenute attendibili sino a prova contraria,da parte di uno solo dei due attori dell'evento.Penso sia opportuno ascoltare la"controparte" che avràsicuramente altri dati in aggiunta.Nessuno di noi,pur se maturo ed esperto nel campo, può stigmatizzare con risposte od etichette preconcette un operato che non risulta ancora completamente chiarito.Concordo pienamente con la necessità di attivare un  "criterio discernente" l'idoneità di "mettere le mani addosso" ad un utente.Ma mi sorge poi la domanda: "E perchè solo per gli psicologi e non anche per il maestro delle elementari o l'autista di pulman o del gruista o del magistrato?"

Come si può intuire il mio pensiero è solo provocatorio di altre domande, affatto critico nei confronti di nessuno, solo intenzionale a stimolare un dibattito maturo e possibilmente foriero di proposte operative idonee a migliorare il nostro agire difficilissimo di "orologiai delle emozioni"

6 Alessandro Gambugiati alle ore 11:04 del 03/10/2013

Mi spiace molto per il trauma che sta subendo: la frase in questione può essere considerata proprio una di quelle frasi tossiche che il collega avrebbe dovuto aiutarla a "riscrivere" o trasformare perché subita nel mondo e non certo all'interno del setting terapeutico!! Si tratta di frasi che non andrebbero mai pronunciare all'interno di una seduta, nemmeno per scherzo!! La terapia e' per sua natura il luogo di incontro dei sogni e degli incubi sia del paziente che del terapeuta, ma il terapeuta deve avere la consapevolezza del suo inferno personale e impedire che possa danneggiare il suo cliente. Il mio voto in questo caso e' tolleranza zero: contattare subito l'Ordine per cercare di impedire che si ripetano tali violenze.

7 Marcel alle ore 16:44 del 03/10/2013

Salve,

l'ordine degli psicologi è lì per tutelare i cittadini dai ciarlatani, ma anche dai colleghi psicologi che commettono delle infrazioni di varia natura.  Il mio consiglio è, si rivolga all'ordine degli psicologi della sua zona e racconti l'accaduto. La professionista sarà chiamata a dare le dovute spiegazioni e chiarimenti in sede formale.

8 Luca Altieri alle ore 16:48 del 03/10/2013

Per fortuna esistono anche colleghi, ben formati mi permetterei di dire, come l'utente Superanima che si discosta adeguatamente dagli interventi fatti dalle altre due colleghe che sembrano fare degli agiti (controtransferali direi pur non essendo all'interno di un setting psicoterapeutico) piuttosto che dei pensieri. Per rispondere a Marco vorrei farlo riflettere solo su un punto, premettendo che non conosco l'approccio utilizzato dalla collega e non mi permetto di entrare nel merito del giudizio del suo intervento in quanto in stanza con il paziente vi era lei e non io. Gentile Marco, al di là dell'intervento della collega e di quanto questo possa stato essere più o meno inappropriato, vorrei dirle che tutto quanto ci capita di vivere in terapia nei confronti del nostro terapeuta non parla esclusivamente del nostro terapeuta e della valenza della nostra relazione con lui rispetto ad un piano di realtà di ciò che accade (come la sua terapeuta che la umilia e sembra quasi, come vissuto da lei, approfittare dei suoi punti deboli) ma parla anche di vissuti primari che appartengono esclusivamente alle nostre rappresentazioni interne, senza nulla togliere ai dati di realtà del presente. Pertanto Marco la invito a riflettere su ciò che lei ha provato in stanza con la sua terapeuta e a quanto questo vissuto appartenga anche a lei in modo esclusivo, sono sicuro se ci pensa profondamente non è la prima volta che si sente in questo modo. Allora la relazione terapeutica, consapevolezza dei colleghi permettendo, serve anche a questo. Se lei avesse parlato con la sua terapeuta invece di farlo su questo sito avrebbe dato sia alla collega che a sè stesso una grossa occasione di lavoro e probabilmente la vostra relazione sarebbe cambiata. Cordiali saluti Dott. Luca Altieri

9 Marco alle ore 18:24 del 03/10/2013

Grazie a Massimo, Carmen, Alessandro e Marcel per la giusta interpretazione e la comprensione dimostrata.

Grazie a superanima per gli spunti di riflessione forniti,dando anche giustamente il giusto peso alla controparte.  Ma se a fine terapia la terapeuta stessa si scusa col paziente ammettendo tra l'altro allegramente, che con altri non ha mai usato dei modi e un'aggressività del genere, ti viene il dubbio che la situazione le sia scappata di mano.

Grazie Luca, se la gent.le psicologa, m'avesse dato la possibilità, l'avrei fatto volentieri. Ma nel momento in cui s'è resa conto di aver fatto solo danni, invece di cercare una soluzione ha messo in atto tutti gli stratagemmi possibili immaginabili per rendersi irreperibile.

10 Massimo alle ore 23:51 del 03/10/2013

In tutto questo dotto bailamme di risposte e contro risposte,  cio che, da ultimo mi viene da evidenziare, è il fatto che, forse come anche in altre professioni accade, appena si mette sul tavolo uno spunto di riflessione è come se si instaurasse una sorta di competizione nel chi da la risposta più intelligente (chissà poi secondo quali parametri) e, soprattutto, socialmente condivisa ed apprezzata. Naturalmente io non mi estraneo da questa specie di giochetto che probabilmente, talvolta  ma non sempre, lo si fa più per ricevere i complimenti, che tutti possono notare alla propria risposta, che per aiutare chi in quel momento è in difficoltà.  Certo la mia è una lettura un tantino cinica ma, come tutti voi colleghi, frequentando molti psicologi,  credo che almeno un pochino si avvicini alla "verità". Che essa, se esiste in qualunque forma, spazio e tempo, ci assista! qualche volta! 

11 Roberta alle ore 11:45 del 04/10/2013

Credo che come dico sempre..non tutti sono in  "grado" di essere e fare gli psicologi. Le qualità interne e le condotte oltre, all'espereinza e al codce deontologico, si assumono con il buon senso, con l'esperienza e in base al soggetto. Credo che la psicologia sia molto utile da psicologa lo dico..per tutti e non solo per chi ha dei "Disturbi". Non esiste una psicoterapia che adotti tale condotta...ma è solo una condotta, forse provocatoria nei suoi confronti...ma dovrebbe decidere l'ordine a cui la collega è iscritta. Le consiglio di non rimanere "fissato" su quelle parole che hanno sempre un peso e per questo devono essere dosate..., ma di distrarsi con della musica magari o di coltivare gli interessi che più le piacciano e di rivolgersi a un professionista serio magari tramite internet o il passaparola...buona scoperta di sè...Sorridente 

12 Gabriele alle ore 20:36 del 04/10/2013

Marco si è rivolto alla collega per un training autogeno. Quindi è andato con una idea precisa. L'errore della collega è stato innanzi tutto quello di non aver risposto a questa richiesta.

13 anna alle ore 23:18 del 04/10/2013

Buongiorno anche io come qualcuno ha già detto ritengo che sarebbe necessario, prima di giudicare ascoltare entrambii. Per esperienza diretta mi sono capitate persone che avevano interpretato (con assoluta convinzione e buona fede) le mie parole in modo molto diverso da come io le avevo dette, quindi bisognerebbe essere certi che non sia questo il caso, detto questo se i fatti fossero proprio questi certo non mi sembra un comportamento di aiuto al paziente.

14 carmen alle ore 11:06 del 06/10/2013

La pazienza dei pazienti!

 

A leggere i commenti di Luca, Superanima e altri simili, ho avuto i brividi lungo la schiena. Ricordo semplicemente che prima di essere psicologi, siamo persone. Il fatto di rivestire un ruolo non ci autorizza  ad abbondare le buone maniere! Qua mi sembra che sia stata smarrita la bussola! E la lettura della realtà lascia un po’ a desiderare.  Il signor Marco è stato chiaro: consultazione per training autogeno, punto. La risposta invece non è stata altrettanto chiara; tutt’altro! Velate minacce e soprattutto maleducazione. Ammettiamo anche per un momento che il signor Marco avesse necessità di una psicoterapia, questo glielo si dice con garbo, e se si capisce che il soggetto non è pronto  non lo si costringe. La psicoterapia dovrebbe favorire la crescita e l’emancipazione  non la compiacenza e la sudditanza. Inoltre è  difficile credere che un’accoglienza  ben fatta e una psicoterapia ben condotta dia questo tipo di risultato. Se un paziente si sente accolto e compreso, non ha motivo di agire contro il terapeuta, tutt’altro. Fuori dal setting lo difenderà strenuamente mentre all’interno della relazione lo farà oggetto delle sue proiezioni. I testi parlano chiaro e l’esperienza pure. Continua...

 

 

15 carmen alle ore 11:08 del 06/10/2013

Continua... La pazienza dei pazienti

Ritengo invece che le speculazione simil politichese del signor Luca Altieri siano una vergogna per la categoria. Lei è l’esempio a cui mi riferivo quando parlavo di ciarlatani e pressappochisti.  Negare  i fatti e raggirare la frittata lo fanno già i politici, forse lei avrebbe dovuto intraprendere questa carriera e non scegliere di fare lo psicologo. Ma si rilegge? Agiti controtransferali? Sa almeno cosa sono? Per rispondere a Marco vorrei farlo riflettere solo su un punto, premettendo che non conosco l'approccio utilizzato dalla collega e non mi permetto di entrare nel merito del giudizio del suo intervento in quanto in stanza con il paziente vi era lei e non io.- Si rende conto di quello che scrive? Lei ci deve entrare eccome nel giudizio perché ciò che ha fatto quella è GRAVISSIMO!!!! Gentile Marco, al di là dell'intervento della collega e di quanto questo possa stato essere più o meno inappropriato, vorrei dirle che tutto quanto ci capita di vivere in terapia nei confronti del nostro terapeuta non parla esclusivamente del nostro terapeuta e della valenza della nostra relazione con lui rispetto ad un piano di realtà di ciò che accade (come la sua terapeuta che la umilia e sembra quasi, come vissuto da lei, approfittare dei suoi punti deboli) ma parla anche di vissuti primari che appartengono esclusivamente alle nostre rappresentazioni interne, senza nulla togliere ai dati di realtà del presente. Come scrive? Cosa vuole dire? SERVE  CHIAREZZA  non confusione,   il contorsionismo semantico  lasciamolo ai retori e ai sofisti !!!! Che c’entrano qui le rappresentazioni interne? Se uno ti dice” al posto suo mi suiciderei” significa che se mi sento offeso mi devo preoccupare perché mi sono sentito umiliato? 

16 carmen alle ore 11:09 del 06/10/2013

E’ tutta mia la colpa? Questa è follia pura!  Non mi pare che in psicoterapia si debba sperimentare l’umiliazione. Non l’ho mai trovato scritto da nessuno parte. Ho visto però all’opera purtroppo,  colleghi sadici, che godevano nel fare sentire i pazienti dei moscerini.  Come fa a pensare quello che scrive! Consiglio un testo: “Psicoterapie folli”, così forse ci  intendiamo.

Inoltre il signor Luca Altieri con questo suo scritto dimostra solo di essere in sintonia con il sadismo della tizia a cui si è rivolto il signor Marco. In più lo offende, in modo subdolo, nascondendosi dietro pensieri contorti, simil interpretativi che, a mio avviso dicono una cosa soltanto: non sono chiari nemmeno a lei. 

 

17 carmen alle ore 11:10 del 06/10/2013

Per rispondere anche ad Anna,  è questo forse  il motivo che spinge i pazienti a dire altro quando escono dal stanza dello psi; perché non c’hanno capito nulla!!!  Ai pazienti si può comunicare tutto, basta saperlo fare. Mai dimenticare le buone maniere e ammettere di aver sbagliato. Chiedere scusa per un errore che si è commesso non è la fine del mondo!!! Aiuta il paziente a capire che è in relazione con un essere umano anziché con un Dio, che tutto può! Comunicare è  un’arte che si apprende e si affina, l’improvvisazione va bene se l’hai acquisita e fatta tua, altrimenti se scimmiottata può essere pericolosa.  E poi perché dubitare del signor Marco?  Mi schiero completamento dalla sua parte; troppi ne ho visti di psicologi incompetenti ed arroganti con passaggi all’atto (sberle, calci nel sedere, vessazioni) verso minori, che non ho esitato a denunciare. Questo di cui stiamo parlando è un comportamento gravissimo. Quanti della categoria sono malati e non si fanno aiutare? Forse è bene ricordare che non siamo immuni alla sofferenza e alla malattia mentale solo perché psicologi! Infine: che c’entrano i maestri delle scuole elementari, i gruisti i magistrati ecc con l’argomento in questione?

18 carmen alle ore 11:12 del 06/10/2013

Stiamo parlando della categoria degli psicologi!  Il problema è circoscritto non stiamo parlando dei mali dell’Italia. Forse questo relativizza il problema dell’incompetenza e ci autorizza a sorvolare?

 

 

Signor Marco, a nome della categoria, Le chiedo infinitamente scusa . Lei è stato fin troppo paziente! 

 

19 Luca Altieri alle ore 14:55 del 06/10/2013

Gentile Carmen, questa è l'ultima risposta che inserisco in questo scambio in quanto se questo è livello della comunicazione e delle persone presenti non credo valga la pena sprecare altro tempo, quello che dovevo l'ho fatto rispondendo a Marco che è il paziente.

Dalla sua risposta Cramen e dai suoi contenuti si evince la sua totale inesperienza clinica e mancanza di formazione analitica o psicoterapeutica seria. Quello che lei dice, fin dal suo primo messaggio che è esclusivamente collussivo, aggressivo e polemico, è inosservante della deontologia e privo di serietà professionale. Se lei avesse un minimo di esperienza analitica personale capirebbe che quello che dice nel suo primo messaggio, parlando all'intera categoria degli psicologi, è tutto quanto rappresentativo di se stessa e di un èarte della sua persona.

Questo non è un luogo dove scaricare le proprie frustrazioni e di sfogo per gli psicologi, ma un luogo di ascolto e aiuto per chi ne esprime il bisogno.. e lei apparte mostrare la sua frustrazione non sta proprio aiutando nessuno. Sta dimostrando allo stesso tempo che una certa tipologia di colleghi, come quelli da lei descritti, esistono.

Con questo la saluto e mi tiro fuori da questa discussione in quanto non ho intenzione di entrare in simmetria con lei.

Cordiali saluti a tutti

Luca Altieri

20 anna alle ore 15:24 del 06/10/2013

Buongiorno Carmen sono d'accordo con lei ha ragione, se la comunicazione non arriva nel modo giusto è il terapeuta che si deve mettere in discussione, e io lo faccio, pero' non dobbiamo dimenticare che esistono anche meccanismi di distorsione della realtà come la proiezione, che fanno parte della possibile problematica del cliente, e quindi non penso che sempre ci debba sentire responsabili, questo non dico che sia il caso di marco, che non conosco, come non conosco la persona che l'ha seguito, personalmente anche io nella mia esperienza di percorso personale ho incontrato colleghi a dir poco discutibili, quindi non mi sorprendo se anche Marco abbia avuto questa esperienza e me ne dispiace, pero' ripeto sono consapevole che a volte ci possono essere anche dei meccanismi interni che ci portano a deformare la realtà questo è solo quello che intendevo sottolineare. Vorrei però aggiungere che non mi sento di urlare troppo allo scandalo o di condannare una intera categoria, chi di noi non ha avuto almeno una volta l'esperienza di un medico superficiale, incompetente o addirittura avido e disonesto?? questo non mi fa certo affermare che tutti i medici siano da evitare, a me conferma solo che è bene valutare bene a chi ci si rivolge per cure. Buona giornata a tutti e auguri di trovare una strada migliore e serena al sig. Marco

21 Carmen alle ore 17:10 del 06/10/2013

Che acume signor Altieri...terrò a mente i suoi pensieri e le sue osservazioni, utilissimi, analiticamente parlando, si intende, perché hanno funzionanto quasi come un insight. Fortunati i suoi pazienti! 

22 Flavia alle ore 22:32 del 06/10/2013

durante gli anni di studio per laurearmi in psicologia, ho sentito parlare di un seminario tenuto da una dottoressa che insegnava a saper reagire nel giusto modo all'aggressività, e per dare degli esempi agli studenti li provocava in modo a volte anche molto scortese e aggressivo per analizzare insieme successivamente le reazioni. Non avevo però mai sentito parlare di provocazioni e umiliazioni durante la psicoterapia, tanto più se il paziente desiderava un trattamento di training autogeno   

23 Marco alle ore 02:59 del 08/10/2013

Leggendo i commenti di Carmen(che sento molto vicina al mio modo di pensare,indipendentemente abbia preso le mie difese),Roberta e Anna, che sono ben coscenti che un paziente non può avere le capacità/competenze intelletive di uno psicologo, da ignorante in materia mi sorgerebbero spontanee alcune domande...........una delle quali: prima di far intraprendere una terapia del genre, é possibile in due/tre colloqui conoscitivi capire la persona che vi trovate davanti? Senza dei test o dei questionari appropriati?

24 anna alle ore 17:17 del 09/10/2013

Buongiorno Marco, comprendere una persona è un lungo percorso, io sono molto cauta nel pensare di poter conoscere un cliente in poco tempo sia utilizzando dei test che con dei colloqui conoscitivi, inoltre non credo che un cliente abbia meno capacità competenze intellettive di uno psicologo, può essere ma anche no. Piuttosto direi che a volte può essere in uno stato di fragilità che lo rende più vulnerabile ed inoltre la relazione può non essere paritaria visto che il paziente sceglie di aprirsi mentre la persona che lo segue dovrebbe (per un buon risultato della terapia) tendenzialmente mantenere una distanza (che può variare a seconda degli approcci). Io sono stata per molto tempo in terapia come paziente, come penso molti altri colleghi, e non credo che in quel momento avessi meno competenze. Mi dispiace che lei abbia sofferto di una relazione in cui non si è sentito compreso. Io le posso dire che nella mia esperienza personale ci sono stati rapporti terapeutici che non mi sono sembrati funzionali, altri che ho interrotto dopo averne tratto un beneficio ed altri ancora che sono stati molto importanti e funzionali ad un cambiamento. Cerchi ancora la soluzione che può essere utile a lei, magari informandosi meglio se può presso conoscenti prima di intraprendere un altro percorso. il cambiamento e la serenità si possono raggiungere e io le auguro ogni bene.

25 Marco alle ore 00:22 del 10/10/2013

Vorrei concludere con una delle prime provocazioni/consigli di questa signorina che proprio non ho capito che scopo terapeutico avesse, ma a pensarci ora mi fa sorridere e credo farà sorridere pure voi.

"signor marco" mi dice con tono imperativo e con enfasi " lei dovrebbe andare a vivere in Brasile oppure fare una crociera per single e fare un bel pò di sesso promiscuo!!"

Buonlavoro e grazie a tutti........

26 Carmen alle ore 08:25 del 10/10/2013

Lo strumento migliore è sicuramemte il colloquio clinico, condotto da un professionista con un'osservazione disciplinata. 

27 Massimo alle ore 14:16 del 10/10/2013

Marco per risponedere al tuo quesito ne comment 23, ovvero se è "... possibile in due/tre colloqui conoscitivi capire la persona che vi trovate davanti? Senza dei test o dei questionari appropriati?" Io sono fermamente convinto di no, però una specie di indirizzo sul dove cominciare (o non cominciare) questo sì, me lo possono dare. Ad es., entro i primi due colloqui io utilizzodue test molto semplici autosomministrabili per capire un pò se il risultato ricavato da essi è coerente da quello che capisco con il colloquio o è totalmente confutato da esso. Per come è fatta la mia personalità non ce la faccio a fidarmi ciecamente di un test (per quanto validato, internamente, esternamente obliquamente o al rovescio; neanche se ha un'attendibilità mai vista nella Storia della Psicologia. Sono sempre stato convinto (e l'esperienza mi sta avvalorando sempre più tutto questo) che il colloquio sia strumento realmente Unico e che può essere utilizzato anche da solo (i test devono sempre essere aiutati dai Colloqui Clinici). Il Paziente bisogna vedere come "argomenta con il proprio corpo (intendendo la correlazione emotiva dei suoi contenuti cognitivi che può essere rilevata dalla sua prossemica o da tutto ciò che il corpo, proprio in quel momento, ci vuole comunicare), più o meno scientemente...Detto ciò i test sono degli strumenti e, dunque, come ben sappiamo, di per sè non sono nègiusti nè sbagliati, ma l'utilizzo che se ne fa quello si che può essere sbagliato quando addirittura dannoso o iatrogeno...

28 Marta alle ore 13:58 del 06/11/2013

Caro Marco, vorrei da psicologa e da paziente consigliarle di cercare un altro terapeuta se la sua fiducia non è del tutto compromessa. Faccia ricerche e cerchi di capire di che cosa avrebbe bisogno, sono sicura che arriverà il vero terapeuta adatto a lei, e per terapeuta intendo una persona che riesca a farla sentire accolto e con cui riesca ad instaurare una relazione terapeutica che la arricchisca e la aiuti a trovare la sua strada. Per la sua mortificante esperienza cerchi di dargli un significato, almeno. La domanda forse che io mi porrei e': che cosa ho imparato da questa esperienza? Le auguro tante buone cose e la saluto calorosamente. Per i colleghi, vorrei solo dirvi che il dibattito a volte prende contorni carichi di rabbie e svilimento, che non aiuta nessuno di noi a sentirci più uniti nel nostro settore, che ci farebbe bene, e aiutarci a garantire massima professionalità ai nostri pazienti. Ogni nostro paziente che si senta vittima di errori deontologici gravi si deve sentire autorizzato a segnalarlo al nostro ordine. E poi, per noi del settore, dobbiamo sempre fare tanta, tanta analisi personale, anche con indirizzi diversi, perché è facile per noi sbagliare e abbiamo bisogno di lavorare molto su di noi come psicologi: questo ci aiuterà ad essere migliori professionisti verso i nostri cari pazienti, da cui impariamo tanto, più di quello che pensiamo. Buon lavoro a tutti.

29 Marco alle ore 00:00 del 13/11/2013

Nel frattempo anche per rimediare ai danni subiti da questa "signora", mi sono rivolto ad un'altra psicologa e fortunatamente mi son trovato molto bene. Anche se la fiducia nella vostra categoria, a causa di questa "signora" si è ridotta ai minimi termini. Ora fortunatamente la stò riaquistando.

 

Praticamente l’opposto della precedente, molto chiara e mai sgarbata , mai atteggiamenti equivoci, posso sempre esporre il mio punto di vista e discuterne tranquillamente,senza essere aggredito, umiliato o minacciato.Non le risultano percezione alterata della realtà o paranoie, come la "signora" s'è poi inventata di sana pianta per giustificare il suo comportamento ambiguo nei miei confronti.

 

E’ ovvio che la psicologa precedente, resasi conto del suo comportamento, abbia reagito così mettendo in atto mille modi per tagliare i ponti, visto che anche agli occhi del suo collega/marito,che tra l'altro si dichiara supervisore della stessa,( dal quale ho ricevuto minacce di morte oltre che pesanti offese che non oso scrivere)  m’ha fatto passare addirittura per paranoico.

 

E' veramente impressionante la sua notevole capacità di manipolare la realtà dei fatti e le persone a suo uso e consumo. Lo riterrei giusto in caso fosse per il benessere del paziente, ma per fare i propri interessi a discapito del paziente, non mi sembra eticamente corretto.

 

Resta sempre il fatto che questa psicoterapia per me è rimasta senza spiegazione ed ora potendo fare dei paragoni, mi risulta inaccettabile un comportamento del genere da parte di una professionista,anche dal lato deontologico, oltre che da quello umano...............

 

30 Massimo alle ore 17:32 del 10/03/2015

Carmen, scusa il TU, ma non ho ancora capito se sei una collega (hai parlato di insight in una risposta, solo questo mi ha fatto venire il dubbio) oppure no. Sarebbe troppo facile e scontato e banale dire che hai avuto brutte esperienze con gli psicologi, quindi non lo dirò. Sono d'accordo n, per esperienza personale, che tutte le professioni che iniziano con psi (psicoloco, psichiatra, psicoterapeuta) sono molto pericolose perchè vanno ad esplorare mondi propriolà, dove nessun uomo è giunto prima...dunque chi è uno psi deve essere competente, aggiornato, serio ma, soprattutto, una persona che non ha difficoltà ad ascoltare. Anzi, questa deve essere una delle prime qualità. Un'altra è la restituzione, ovvero restituire proprio  al paziente, con parole diverse i temi trattati. Facendo questo, molto spesso, le cose prendono una luce diversa. Infine, non serve maltrattare tutti gli psi, perchè è come se maltrattasse tutti gli idra, pizzetta,benzi, politi, o altre professioni. e' la persona che fa la professione, non l'inverso.

31 Guido alle ore 11:41 del 30/10/2017

Dalla mia esperienza personale e di chi mi era vicino, gli psicologi hanno fatto da sempre provocato più danni che benefici agli sventurati che si rivolgono ad essi.

Il mio consiglio è di avventurarsi in una ricerca personale per risolvere da se stessi i propri problemi. Alcuni assunti della psicologia possono essere un valido riferimento per dare un nome proprio alle problematiche di cui si soffre, ma per uscirne dobbiamo comunque farlo da soli, come del resto dicono sempre gli psicologi, che ci possono solo consigliare le strategie da adottare, ma non intraprenderle al posto nostro.

Il problema è che nella maggior parte dei casi, il loro intento è solo proseguire con le seduta per un periodo indefinito, solo per incassare. Inoltre la maggior parte di essi ha un comportamento assolutamente non professionale, distratto da troppe ore di seduta giornaliere (ore che adesso sono diventato di 50' - sic!). Il loro unico intento è avere l'agenda piena zeppa di appuntamenti, senza alcuna attenzione per la qualità ma solo per la quantità.

Potrei andare avanti ore ad elencare tutte le manchevolezze di questi "professionisti". Ma dico solo: aggiornatevi da soli, non tutta la ricerca è da buttare, ma affidare il nostro essere profondo a queste persone che hanno a cuore solo le loro tasche e che di noi non gliene frega nulla è tempo sprecato.

Cercate l'autoguarigione. Solo voi potete "curarvi" veramente.

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