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Infinite sfumature - breve elogio della Psicologia

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Infinite sfumature - breve elogio della Psicologia

Libero pensiero: Infinite sfumature - breve elogio della Psicologia

Scritto da: Alessia G. Migliari alle ore 17:30 del 31/01/2013

Spesso mi sorprendo io stessa, di quanto sia poco conosciuta la psicologia.
Al di là del suo volto più banale, intendo.
Quello ovvio, quello dello stereotipo, un cliché un poco distorto.
"Mi stai analizzando?", ti senti domandare appena dichiari la tua professione.
Un'incomprensione, se ci si pensa bene, inevitabile.
Perché la Psicologia è vasta, abita terre in continua evoluzione, i suoi paesaggi sono variegati e ampi.
E perché, mi permetto di dire, solo pochi suoi aspetti arrivano al pubblico.
Pare fatta di nebbia, a molti. Qualcosa di impalpabile, intangibile, che ogni tanto si vede denigrato nell'identità.
"A che servono mai, gli psicologi?", quasi fossimo una machiavellica categoria di dubbia utilità.
Consapevole della natura complessa della nostra disciplina, sono disposta ad accettare critiche crude, perché so che sovente nascono da scarsa conoscenza - ed è in una certa misura inevitabile, temo.
Ma queste righe non voglion esser polemica o lamentela degli incompresi.

Vorrei lasciare un piccolo tributo all'arte della Psicologia, di cui siamo, qui, adepti.

Quando ancora ero al liceo ho scoperto gli scritti di William James, il suo essere medico e filosofo, il suo contributo al nascente studio della Psiche.
A lui, si sono aggiunti i nomi 'classici': non certo solo Freud, ma in primis le prospettive creative e profonde di Jung, l'esaltazione del potenziale umano di Adler e Rogers, la figura di Luria e dei suoi successori - e potrei continuare in perpetuo (o, almeno, per qualche pagina diciamo).
Un incipit che ha portato poi a scegliere questa strada.

Che strana natura, quella della Psicologia: quasi una creatura mitologica che ha radici (e altre ne ha messe) nelle discipline più diverse - dalla metafisica alla neurologia, dalla sociologia alla ricerca scientifica.
La vastità dell'essere umano non poteva essere sondata certo da un punto di vista monocorde.
Qui nasce il variopinto manto della nostra professione e le sue differenti applicazioni, che ad alcuni sembrano sinonimo di poca affidabilità, ma a me - quando approfondite e vissute in maniera competente - paiono invece la manifestazione della ricchezza del nostro campo.

No, non 'analizziamo' nessuno quando siamo magari attorno a un tavolo di ristorante tra gente appena conosciuta.
Certo, ci può essere una certa forma mentis che ci fa intuire o osservare più degli altri anche in un contesto non lavorativo.
Ma non 'analizziamo' per forza (e qui si dovrebbe aprire la questione di come i ruoli di psicologo/psichiatra/psicoterapeuta/psicoanalista si mescolino, nel sentire comune).
Però facciamo e possiamo fare molto.

Lo psicologo che supporta, laddove l'esistere porta confusione e dolore.
Il delicato processo della definizione di una diagnosi, per poter poi indirizzare.
La sua attività con l'infanzia e la scuola - l'orientare.
Lo studio delle emozioni, della cognizione, della memoria, e di tutte quelle peculiarità che ci rendono unici.
L'attenzione all'uomo come essere sociale che interagisce.
La ricerca nel campo delle neuroscienze, con l'affascinante studio del cervello, delle sue capacità, crudeltà e delizie - un viaggio in perpetuo rinnovamento.
Il contribuire al benessere delle persone, alla consapevolezza e ridefinizione dei propri giorni.
Lo scrutare il modo in cui ognuno di noi percepisce, decide, sceglie - le nostre personalità.
Il fascino della comunicazione in ogni sua forma e dimensione, dall'ambito lavorativo e commerciale sino a quello inter e intra-personale.
E questo è un elenco superficiale, di quelli che vengono in mente in prima battuta.

Il nostro 'mestiere' visto come arte e come scienza.
Con tutte le sue nuance e i suoi difetti - per carità; con le sue variazioni, il suo rivedersi, affinarsi, in un dibattito di ipotesi, teorie, correzioni, come ci si aspetta in un iter serio, stimolante e dibattuto che si srotola nel tempo.
Il tempo a venire.
Quello su cui puntare lo sguardo clinico, quello che ci attende.

Solo una piccola riflessione questa, fatta in un pomeriggio sul mare, ai piedi del 2013 che ci ha appena accolto.
Considerazioni rapide, leggere e perfettibili; un veloce elogio che è solo spunto, impressione, qualcosa di vago e sentito.
La razionalità imporrebbe considerazioni critiche e dibattiti, su un tema così denso.
Ma è solo una piccola riflessione questa.

Di una psicologa appassionata del proprio ruolo, di una disciplina che merita ovviamente e sempre rispetto, senso dell'etica e appartenenza.
Banalità sentimentali, forse.
Ma che so essere condivise da quasi tutti, qui, mi permetto di credere.

Buon lavoro, cari colleghi.

Commenti: 2
1 Alullula alle ore 11:56 del 07/02/2013

Che dire?! Concordo.

La psicologia conosciuta, secondo il senso comune, è la sola psicologia freudiana. E la si conosce poco, male e solo guardando alla stessa con una bella manciata di superficialità. La sola psicologia conosciuta è la psicologia freudiana, quella discutibile, quella criticabile, quella che fa nascere gli stereotipi, quella che solo questo può sembrare se la si conosce solo per sentito dire...

Ed ecco che non si riconosce altro, non si riconoscono le distinzioni, non si riconoscono le infinite sfumature di cui si parla nell'articolo.

Un invito, quindi: difendiamo la nostra professione, difendiamo i nostri studi, difendiamo la nostra reputazione, difendiamo la nostra serietà, difendiamo la nostra concretezza... no... non siamo solo parole... questo mi è stato detto... oppure... sentite questa: "caspita, prima la triennale, poi las specialistaica, poi un anno di postlauream, poi l'esame di stato e poi la scuola di specializzazione... ma a che serve? Cioè, io mi chiedo, lo psicologo che danni potrebbe mai fare? Nessuno!"... Ve lo giuro, mi è stato detto, non ci credevo, ho anche pianto, le mie orecchie hanno sofferto, ma mi è stato detto... Colleghi, tutti, vi invito, vi prego, vi supplico: DIFENDIAMO LA NOSTRA CATEGORIA, DIFENDIAMO LA NOSTRA PROFESSIONE, DIFENDIAMO L'AIUTO CHE POSSIAMO DARE... PERCHè UN AIUTO POSSIAMO DARLO, MA SOLO A CHI RICONOSCERà CHE DA NOI UN AIUTO SI PUò RICEVERE!

L

2 Monica alle ore 12:24 del 07/02/2013

GRAZIE da un'altra psicologa appassionata!

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