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Il terapeuta in terapia

Libero pensiero: Il terapeuta in terapia

Scritto da: Giuliana alle ore 15:47 del 05/06/2012

Ho scelto di fare e di essere psicoterapeuta perché non avevo altra scelta.
Questa "professione" si è imposta alla mia volontà.
Pur nell'impervio cammino per completare la formazione, ho sempre sentito che era ciò che volevo esattamente fare, non ho mai avuto dubbi.

E più mi addentro e mi più mi piace. Mi piace incontrare e stare con l'altro, esplorare insieme a lui il suo mondo e di riflesso il mio. Mi piace assistere alla nascita di quel qualcosa che si crea tra di noi, sempre diverso con ogni "altro", che è l'humus da cui originerà ogni cambiamento "terapeutico".

E' in quello stesso humus che sono ri-nata anche io.
Sono nata nel grembo di mia madre, ma mi sono "individuata" nel grembo della terapia. Gestazione assai sofferta. Non c'è cosa più difficile che diventare ciò che si è. Ricordo epidermicamente i timidi passetti in avanti, gli scivoloni all'indietro, l'immobilità della paura, gli slanci, gli ostacoli, gli squarci dichiarezza, la liquidità delle conquiste non ancora consolidate, la sorpresa della scoperta...

Serbo vividamente questo ricordo e mi è prezioso per rispettare i tempi dell'altro, per poter tollerare le frustrazioni che posso vivere quando non capisco la persona che sta di fronte a me. Mi serve a ricordare che l'altro sta guadando la sua sofferenza e che ogni traversata psichica ha i suoi "nodi".

E' stato importante avere al mio fianco chi resisteva insieme a me senza forzare l'andatura del mio passo, senza abbagliarmi con la sua luce ma fornendomi di una pila che di volta in volta puntavo là dove ero pronta a guardare.

Ho la testa infarcita di teorie e di tecniche ma sono gli echi della mia terapia che si attivano in seduta, è la terapeuta che è stata in terapia che entra in relazione con l'altro. La teoria e la tecnica entrano in gioco quando la persona lascia la stanza.

Giuliana

Commenti: 7
1 Mariagrazia alle ore 22:46 del 06/06/2012

Ciao Giuliana, le tue parole sono le mie da tanto tempo come persona , come psicoterapeuta. 

Vivo a Padova e qui che cresco mi conosco e imparo imparo di me degli altri e dalla mia supervisione mettendomi in discussione con umltà e coraggio. Delicatamente mi affianco al percorso dei miei clienti proprio là dove vogliono portarmi.

Un abbraccio e buon lavoro

Mariagrazia Raffa

2 PIERANGELO alle ore 23:09 del 06/06/2012

E' vero,...c'è qualcosa che ci spinge a questa professione malgrado l'arduo percorso che si deve fare. Mi piace imparare dall'altro, entrare in lui sentendo che lo capisco, aiutarlo a divenire quello che è quanto più gli è possibile.

A mio avviso è fondamentale nel momento d'incontro con la persona in terapia lasciarsi andare nei suoi percorsi mentali tenendo presente la tecnica, dopo che è uscito,è importante  "rivisitarsi" con la teoria di riferimento...

3 Serena alle ore 11:28 del 07/06/2012

Grazie Giuliana! Le tue parole mi colpiscono molto perchè sono una giovane psicologa che ha appena lasciato volontariamente un lavoro certo e stabile, ma in un settore che non sentivo più mio e che non mi avrebbe permesso di esprimermi al meglio, per rimettermi in gioco, iscrivendomi a una scuola di specializzazione in psicoterapia. 

Ho fatto questa scelta per diversi motivi, anche come frutto di un mio percorso di psicoterapia personale dove ho provato proprio le sensazioni che tu descrivi e che mi ha portato a maturare la decisione di voler essere questo per gli altri.

Ho davanti a me un percorso difficile, ma ho nel cuore tanta fiducia! 

4 giulia alle ore 23:48 del 08/06/2012

condivido pienamente...tornassi indietro è una scelta che rifarei....ogni percorso ci arrichisce umanamente..è un continuo mettersi in discussione con l'obbiettivo di aiutare gli altri a vivere meglio.. aggiungo un'altra riflessione...quando si diventa mamme e ci si confonta con donne che hanno problematiche differenti relative alla maternità, alla genitorialità, è necessaria ancora di più l'attenzione al nostro vissuto, al nostro controtransfert..necessaria la supervisione per lavorare al meglio....

buon lavoro a tutti e in bocca al lupo ai neocolleghi....!

giulia

5 Stefania F alle ore 11:43 del 11/06/2012

Cara Giuliana, è molto bello e molto vero, per quel che mi riguarda, ciò che scivi, condivido tutto pienamente... le tue parole, come dice anche MariaGrazia, sono le mie. E' importante condividerle e ricordarsene. La nostra professione è arricchente, emozionante e ci restituisce molto nell'incontro con l'altro, è un continuo imaparare.

6 silviagoi alle ore 08:36 del 03/08/2012

Trovo vera una cosa, che emerge. Ho la testa piena di teorie ma i flash fissativi sono volti e suoni,

luoghi e ambienti. Il che non agisce di solito contro le teorie, ma fa da fissativo, come lo strato ulteriore su di un quadro che è già una sintesi del vissuto, omogenea o caratterizzata da discrasie.

7 silviagoi alle ore 08:38 del 03/08/2012

Knots, il rivoluzionario libro di R. Laing. 

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