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Problemi con la psicodiagnosi

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Problemi con la psicodiagnosi

Libero pensiero: Problemi con la psicodiagnosi

Scritto da: Adele alle ore 10:00 del 25/09/2015

Buongiorno... ho studiato tanto giuro, ho imparato a memoria il dsm
credevo di essere in grado di fare una diagnosi, al tirocinio ce la facevo ma ora...
ora ho il mio studio vedo una persona e tutte le nozioni che ho in testa, e le pagine
dei libri stampate in mente mi confondono più che aiutarmi.

Non perché accuso questa difficoltà ma mi accorgo che le persone difficilmente
aderiscono ai criteri diagnostici, non che questo sia negativo, ma io non so come orientarmi.
Mi è stato insegnato che la diagnosi a questo serve, ad orientare il lavoro con la persona
ma se non riesco a inquadrarla diagnosticamente come faccio ad impostare il lavoro?

Adele

Commenti: 8
1 Claudia alle ore 11:32 del 06/10/2015

Ciao Adele, 

non ti servi di strumenti diagnostici come i test? Io quando sono in dubbio li utilizzo.

Ci sono persone che hanno disturbi compositi, se non sei psicoterapeuta uan volta individuate le comorbilità puoi fare un invio. Io di solito faccio così.

Non ti disperare :)

Creati una buona rete di colleghi con competenze trasversali le tue!

2 gm alle ore 17:31 del 06/10/2015

ma chi ti ha detto che la diagnosi con il dsm orienta il lavoro psicologico? un consiglio, lascia perdere la diagnosi dsm, non ha nessuna utilità nel lavoro psicologico, nel quale invece si tratta di inquadrare i problemi del paziente usando , appunto, lenti di osservazione diverse nei diversi orientamenti, se è sistemico, ad esempio la diagnosi non c'è ma è un'ipotesi utile per la persona che poi cambia nel tempo e così via.

p.s. non è che volevi fare la psichiatra?

3 Adele alle ore 11:07 del 07/10/2015

Claudia, no al momento non uso test
... il punto è che raramente una persona corrisponde ai criteri
mi accorgo sempre più che una persona può presentare contemporaneamente
più tratti di disagio e faccio fatica a cogliere quello prevalente ecco.
boh forse è l'inesperienza.

4 Claudia alle ore 12:47 del 07/10/2015

La difficoltà del ns lavoro è proprio questa...nessuno di noi è tutto bianco e tutto nero, come una persona affetta da DOC può avere altre comorbilità. A meno che non si tratti di qualche tipo di sindorme.

Parti anche sempre dall'obiettivo del paziente. 

Non dobbiamo decidere noi tout court in cosa debba essere "curato" ma stabilire un obiettivo concordato con lui.

Cioè se uno arriva e ti chiede di aiutarlo (ipotesi) a migliorae il suo modo di relazionarsi e scopri che di fondo è un ansioso ed è questa ansia a creare poi problemi di relazione (vuoi perchè si fa mille problemi, vuoi perchè ha poca autostima etc) tu di fatto non vai a lavorare sul curargli l'ansia ma al limite puoi aiutarlo a gestire meglio i pensieri, farlo riflettere sul valore di sè e la sua autostima...

Adesso è un po' spiccio e inesatto come esempio...ma spero di essermi spiegata.

I test spesso sono utili perchè danno modo di indagare alcuni aspetti che il paziente di per sè difficilmente elabora da solo e possono dare la possibilità di approfondirli.

5 Gabriele alle ore 09:51 del 09/10/2015

Benvenuta nel mondo reale

6 RICCARDO MALFA alle ore 21:55 del 10/10/2015

INVIATE I PAZIENTI ALLE UNITA' OPERATIVE COMPLESSE DI SALUTE MENTALE DELLE RISPETTIVE

AAUUSSLL...Troverete professionalità,quindi, competenza,umanità ed etica...Dott.Riccardo Malfa Dirigente Psicologo Clinico Specialista UOCSM AUSL NA 1 CENTRO DSB 27 VOMERO-ARENELLA

7 juan carlos alle ore 20:19 del 26/10/2015

Commento cancellato per SPAM.

La Redazione.

8 Giovanna alle ore 23:20 del 09/02/2016

Se vuoi proprio fare una diagnosi...penso che la piú costruttiva sia: "Essere umano".

Le etichette diagnostiche corrispondono a dei concetti e costrutti che semplificano, riducono e schematizzano la complessità della persona. A volte rischiano di indurre un giudizio su di lei e di togliere l'attenzione da aspetti importanti.

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