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Prete e insieme psicoterapeuta o counselorLibero pensiero: Prete e insieme psicoterapeuta o counselorScritto da: Vincenzo alle ore 03:34 del 23/05/2015 Vorrei conoscere l'opinione dei counselor e degli psicoterapeuti professionisti riguardo ai counselor e agli psicoterapeuti che sono anche preti quando scelgono di non chiedere compenso. Commenti: 31 Maria Franco alle ore 22:28 del 06/06/2015 Credo che non sia possibile per un prete svolgere correttamente il lavoro di psicologo o psicoterapeuta ( lascerei perdere i counselor....). Come potrebbe conciliare i dogmi della sua fede con l' essenziale apertura alla diversità di visioni del mondo che i pazienti portano? come potrebbe aiutare un paziente in una scelta contraria alla sua dottrina? il rischio di manipolazione è grande, e chi afferma il contrario è in malafede. Un prete ha una sua maniera di aiutare chi si rivolge a lui, che è legittima quanto il ricercare l'aiuto dello psicologo e doverbbe fermarsi a quella, senza cercare di andare oltre... ; alcune persone ne traggono beneficio,ma non può essere considerata psicoterapia. E' pericoloso confondere l'anima(concetto religioso) con la psiche (concetto scientifico) 2 Massimo alle ore 21:07 del 10/06/2015 Io non metterei nella stessa frase counselor e psicologi o pdicoterapeuti...si rischia un linciaggio intellettuale! Rispetto a che il professionista sia un prete non avrei alcuna obiezione, non capirei perché non possa essere un professionista tale e quale a quelli laici. Il secondo problema che vedo (il primo è la questione del counselor) è quello del denaro. Qui si potrebbero aprire miliardi di pagine e libri sull'argomento. Però, ciò che io penso è che, clericale o laico, visto che le spese fisse sono le stesse (a meno che i Patti Lateranensi non abbiano messo bocca anche su questo...), il professionista è tenuto a farsi pagare perché sta offrendo un servizio che richiede preparazione, soldi spesi per essa, soldi per l'aggiornamento, soldi per l'Ordine di appartenenza, soldi per la pensione (ah, scudate ma non so se ridere o piangere...), soldi per l'assicurazione sanitaria (se noi non lavoriamo non guadagnamo, dunque non ci possiamo PERMETTERE di ammalarci, dobbiamo essere sempre super eroi) e professionale, soldi per il commercialista, soldi per lo studio professionale e infine, credo, le normali tasse che dovrebbero pagare tutti (e poi dicono che evadiamo...). Senza contare che, pagato tutto ciò, si dovrà pur mangiare una bruschetta aglio ed olio o ne dobbiamo rendere conto a qualcuno? Prima o poi sarà così anche per questo... 3 Giovanna alle ore 22:05 del 02/09/2015 Per me preti o laici è uguale: ognuno ha un proprio "credo" esistenziale che potrebbe essere limitante se non si ha elasticità mentale. Per la scelta di chiedere o no un compenso penso che ognuno si possa regolare in base alla propria condizione economica e/o di fede (per esempio nella provvidenza sia come fornitrice di segnali riguardanti il percorso di vita da compiere, sia come supporto diretto) e/o emotiva. Per me fa bene a scegliere in base ai propri valori e priorità. Cosa ne pensi? Lascia un commentoQuesto libero pensiero è presente nelle seguenti categorie:
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