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Il compenso dello Psicologo

Libero pensiero: Il compenso dello Psicologo

Scritto da: :-) alle ore 15:21 del 04/04/2015

Ho la formazione in psicologia e in psicoterapia. Però ho scelto di non farlo come mestiere.

Non chiedo soldi in cambio alle persone che aiuto. Lo trovo rivoltante.

Credo inoltre che il denaro (o altro compenso che venga dall'esterno) sia un forte inquinante nelle relazioni d'aiuto e che favorisca la crescita di una sorta di tabù dell'amore molto diffuso ormai.
Se e quando aiuto qualcuno lo faccio col cuore e la mia paga è la gioia che mi dà farlo.

Commenti: 70
1 Antonietta alle ore 22:04 del 21/04/2015

fai supervisioni? sei in analisi?

2 Francesca alle ore 09:09 del 22/04/2015

Brava Antonietta....

inoltre, ti tieni aggiornata, come il ns codice deontologico sancisce, frequenti corsi? compri e studi testi? Paghi Enpap? Campi? Tassa annuale iscrzione ordine? paghi le tasse... devo continuare?!

Dici Bene, non fai questo mestiere, e fai bene a non farlo se questo è il tuo "credo"....

brava fai altro nella vita, è meglio per te e per le persone che dici di "aiutare"...

anche il buonismo a tutti i costi è un fattore che "inquina" fortemente la relazione di aiuto.

Limitati ad essere amica... non c'è cosa più pericolosa che "fare" gli psicoterapueti con tutti ad ogni angolo di strada. La psicoterapia è una cosa serie, la sofferenza è una cosa seria, e seriamente e con competenza vanno affrontate!

Francesca

3 Antonietta alle ore 11:10 del 22/04/2015

Forse non stai bene

4 Giovanna alle ore 01:50 del 23/04/2015

Wow! Queste risposte al messaggio di partenza mi fanno venire in mente la reazione dell'indemoniato che alla vista di qualcosa che sa di bontà si mette a bestemmiargli contro.

5 Antonietta alle ore 07:30 del 23/04/2015

Infatti io nn avevo detto niente di male.... Ma x reagire così una xsona deve stare proprio male

6 Redazione Centro HT alle ore 09:46 del 24/04/2015

La Redazione invita i gentili lettori a utilizzare toni consoni ad una civile discussione, rispettando le opinioni di tutti ed evitando domande o affermazioni provocatorie.

Consigliamo di sviluppare l'argomento in maniera costruttiva spiegando le motivazioni dei propri punti di vista.

Grazie.

Redazione HT

7 Silvia alle ore 16:18 del 24/04/2015

Una curiosità. Perché hai lasciato questo messaggio?

8 Antonietta alle ore 16:20 del 24/04/2015

Quello sopra é della redazione.

9 Silvia alle ore 18:10 del 24/04/2015

Non mi riferivo al commento prima del mio, ma alla tua riflessione che ha lanciato la discussione. Come mai hai pensato di scriverla?

10 Antonietta alle ore 18:30 del 24/04/2015

Perché ho un po di esperienza in merito e quando leggo questi post immagino ke dietro non vi sia nulla...è come dire che guido un'auto senza patente e libretto di circolazione e a qualka signorina chiederei se è anche iscritta all'albo e se ha un'assicurazione che lei e il paziente. E questa è solo la punta di un iceberg...

11 Silvia alle ore 19:55 del 24/04/2015

Temo che ci sia stato un equivoco e mi scuso perché rileggendo mi accorgo di non essere stata chiara. Io mi stavo rivolgendo all'autrice del post iniziale, quella che si firma con :-)

In pratica io ero interessata a sapere da :-) perché abbia pensato di iniziare una discussione sul fatto che lei aiuti le persone gratis in quanto trova rivoltante farlo per denaro. Come mai ha deciso di scriverci un post?

Ancora mi scuso per non essere stata sufficientemente chiara.

12 Antonietta alle ore 20:03 del 24/04/2015

Forse quella ke si firma :-) è quella che poi mi ha risposto successivamente...prova a pensarci... Non è difficile!!! A mio avviso comunque non sta bene

13 :-) alle ore 22:03 del 24/04/2015

Per dare uno spunto di riflessione e di condivisione di idee e sensazioni in merito al tema del dono in questo ambito.

14 Massimo alle ore 15:32 del 30/04/2015

Mi sembra abbastanza chiaro che la collega che ha lanciato la provocazione non lo fa per mestiere, il nostro lavoro, perchè non ne ha bisogno per viverci. E questa non è una colpa, semmai una fortuna. Tuttavia dire che i colleghi che si fanno pagare per una relazione d'aiuto compino un'azione rivoltante, beh questo mi sembra eccessivo. Anche molti di noi, come la collega di cui sopra (era meglio se si fosse firmata, piuttosto che utilizzare puntini e parentesi...), ha esperienza in questo campo e sa che l'argomento è annoso e spinoso. Credo, però, che si debba contestualizzare il tutto. Siamo in Occidente (ma anche in Oriente funziona così ormai) per cui ad una prestazione d'aiuto (che poi diventa immediatamente relazione intersoggettiva) DEVE essere corrisposta una parcella che noi qui la chiamiamo così. Se fossimo una tribù in Amazzonia, dove non ci sono i soldi (ormai anche lì ci sono, ma ipoteticamente), baratteremmo la prestazione con qualcosa a noi utile. Ci sono le situazioni pro-bono, ma,in generale, se offro una prestazione devo ricevere qualcosa in cambio, altrimenti la relazione non è più simmetrica (nel senso di interazione tra due individui che perseguono una migliore qualità di vita di uno di loro), ma asimmetrica, e ciò danneggerebbe .a terapia stessa. Quando vado da un medico (che mi aiuta a guarire) non gli dico grazie ma lo pago (a volte troppo, questo sì) ma lui, come noi, non campa d'aria o di rendita come, fortunatamente qualcun altro. Saluti. 

15 Giovanna alle ore 00:13 del 01/05/2015

Penso che sia difficile trovare punti d'incontro in questo sito con l'ottica del dr. o d.ssa :-) perché mi sembra frequentato soprattutto da psicologi clinici, o aspiranti tali, che stanno dentro uno schema in cui l'etica assunta è quella dettata dal codice deontologico e la pista di fondo riguardo al chiedere denaro sembra sia, in linea di massima: "lo devo chiedere perché mi hanno detto che fa bene al paziente, perché ho paura di diventare o di restare troppo povero, perché penso che gli altri mi valutino in modo direttamente proporzionale alla quantità di denaro che chiedo (almeno fino a una certa soglia) e voglio da loro essere considerato di valore e perché sennò mi rimane la rabbia o la frustrazione per tutti i soldi che ho speso per imparare questo lavoro". Hanno aderito anche alle leggi del mercato dell'aiuto psicologico. Tutto ciò si discosta dalla via dell'autonomia etica e della nobiltà d'animo. Chi ha quest'altro modo di vivere è raro che passi di qui. Sono due pianeti diversi. Anche sulla mercificazione dell'arte negli ultimi anni sono emerse obiezioni e posizioni di vita di contenuto parallelo a quello espresso in questo caso. Sembra che spunti un genere di coscienza che si sgancia da quanto dalla massa è stato da tempo dato per scontato e per giusto (anche sull'alimentazione e sulla medicina dove le obiezioni etiche toccano ormai aspetti di vario tipo).

16 Silvia alle ore 18:40 del 01/05/2015

Per carità, ogni punto di vista è rispettabile. Però dire che si trova "rivoltante" chiedere denaro in cambio dell'aiuto fornito... insomma, io lavoro di questo e quindi chiedo denaro in cambio dell'aiuto che fornisco. Devo quindi ritenere di fare qualcosa di rivoltante? Diamo pure per scontato che la collega mi risponda "sì, fai qualcosa di rivoltante": benissimo, allora quali idee alternative mi può dare per campare onestamente?

Aggiungo che ogni tipo di lavoro, non solo il nostro, serve a fornire beni o servizi ad altre persone perché serve a rispondere a qualche bisogno: logicamente parlando, allora, dovrebbero trovare rivoltante il loro lavoro anche i fornai, i macellai, i verdurai, i pescivendoli, quelli che costruiscono le case, quelli che vendono i mobili per viverci... Tutti dovrebbero, secondo questa prospettiva, offrire le loro merci gratuitamente e sentirsi ripagati solo per la felicità che provano i loro clienti. E la collega che trova rivoltante chiedere denaro per le sue prestazioni allora dovrebbe trovare rivoltante anche il lavoro di chi le vende l'occorrente per farsi da mangiare o di chi le vende i vestiti per coprirsi.

Non credo si possa sfuggire: se la nostra economia si fonda sul denaro, è illusorio starne fuori. Può piacere, può non piacere ma questo è un altro discorso. Credo che l'etica non consista nell'eliminare il denaro dalla relazione ma nel decidere come esso viene usato all'interno della relazione.

17 Antonietta alle ore 18:55 del 01/05/2015

La nostra professione di psicoterapeuti è al pari di qualsiasi altra terapia(cardiologica, psichiatrica ecc) e come tale deve essere retribuita, se poi uno vuol fare del buonismo allora non è psicoterapia, gratifica il proprio ego e non è degno di chiamarsi psicologo

18 massimo alle ore 19:23 del 01/05/2015

Mi sembra chiaro che coloro che dono d'accordo con chi ha aperto questo post non pagano l'affitto di studio, l'Ordine, l'Enpap, l'assicurazione per i rischi professionali e non voglio spingermi oltre. Oltre a questo che fa parte del nostro lavoro ci sono affitto di casa o mutuo, i figli, mangiare, la macchina o il motorino, etc. Se pagano, invece, tutte queste spese senza guadagno, come dicevo in altro post poco sopra, sono persone benestanti e quindi possono permettersi il j'accuse che fanno ai loro colleghi (di per sé deontologicamente non permissibile e perseguibile, forse neanche lo sanno...). Mah, io non penso tanto a loro quanto ai poveri pazienti che hanno, ma d'altronde, io sono uno di quelli rivoltanti ed il mio pensiero conta poco...Ma qualcuno dell'Ordine degli Psicologi non c'è mai quando serve? Siamo abituati a chi la pensa così,  a molti, non tutti, i counselor che fanno il nostro lavoro, etc. Questa discussione è lo specchio del nostro Paese!  

19 mieli alle ore 20:51 del 01/05/2015

Certo :-) , sarebbe interssante sapere la tua storia per sapere perchè trovi l'onorario rivoltante.

Mi viene in mente un senso di "carità" che probalbilmente ti guida...fare la laurea in psicologia,  perchè magari avevi un interesse per tale "materia", ma poi  proseguire un formazione "professionalizzante" in psicoterapia, perchè? Perchè volevi comunque degli strumenti per operare psicologimante in maniera più profonda/tecnica/precisa?  ..ciò può essere pericoloso se fatto senza cognizione di causa..Sicuramente se non fai questo mestiere e se non ne fai un altro per "campare"(potrebbe anche essere che hai deciso di prendere lo stipendio in una maniera meno "rivoltante"), come già detto da qualche collega te lo puoi permettere...

 

Poi nel post n° 13 parli di dono..in che senso? Senti di avere un dono in termini di empatia, ascolto, coprensione o altro..? Bo ...

Sono solo alcune riflessioni sul finir di questa giornata...

 

Buon lavoro a tutti.

20 Silvia alle ore 08:42 del 02/05/2015

Fra l'altro ci sarebbe da ragionare sull'altro stipendio con cui - ipoteticamente - vive e chiederle se lo trovi meno rivoltante dello stipendio da psicologo. E se sì perché: se tutti i lavori sono fatti per rispondere a un bisogno delle persone, tutti i lavori dovrebbero per lei essere rivoltanti al pari del nostro. Tutti "sfruttiamo" i bisogni degli altri per vivere, no?

21 Massimo alle ore 08:58 del 02/05/2015

Credo che se di "dono" si possa parlare in questo mestiere lo si possa fare non (ma non credo intendesse questo la collega) nel senso di carità, quanto in quello di saper ascoltare (non empaticamente, io credo che questo termine sia iperabusato visto che non posso sentire e percepire come gli altri, poichè la mia storia di vita ed i miei sensi sono completamente diversi da quelli degli altri...) accettando la verità narrativa (non quella storica, oggettiva, che è inarrivabile per il discorso dei sensi e della storia diversa di cui parlavo prima, per non parlare che viviamo in un mondo quantististico, che ci dice che "probabilmente" un elettrone si trova in un certa posizione, e tutto ciò che ne discende da questo) e cercando di ritrovare l'ordine, il filo (il suo, non quello che sarebbe normale che fosse) che l'individuo di fronte a noi ha perso in questo momento storico della sua vita. Sono del parere che la carità si debbe fare senza ricevere o aspettarsi niente in cambio, e non un aiuto soggettivo, personale e formato in anni di studio e professionale. Quest'ultimo non è assolutamente "niente" che si riceve e visto che due negazioni affermano, noi in terapia, diamo qualcosa con l'obiettivo di migliorare la qualità di vita del paziente/cliente/soggetto/individuo. Per questo, almeno io, oltre che per i motivi citati in altro post molto urgenti e cadenzati mensilmente (pagamenti affitti, Enpap, Macchina, etc.), mi aspetto che venga pagato il servizio (nè cristiano, islamico, ebreo o altro), ma umano-professionale.

22 Antonietta alle ore 11:30 del 02/05/2015

Io non spenderei fiumi di parole x una che ha problematiche esistenziali riisolte forse nn avete capito ke è solo una provocaxione e come tale lascia il tempo che trova,. Buona giornata

23 massimo alle ore 12:09 del 02/05/2015

Magari fosse solo una provocazione, ci sarebbe speranza...forse!

24 Vania alle ore 19:14 del 03/05/2015

Apprezzo e condivido pienamente il pensiero di Massimo.

25 anna alle ore 12:35 del 06/05/2015

Sono molti anni che faccio psicoterapia. E' costato molto fare il Training in terapia relazionale e familiare e, poi diventare didatta; specializzarsi in Psicoterapia in Medicina Psicosomatica e comprendere che approfondire, studiare ed aggiornarsi va di pari passo con il lavoro che si svolge (notoriamente è sempre inferiore all'impegno che si mette in qualcosa in cui si crede, appaga e si fa con gioia). 

Noi non abbiamo i farmaci, abbiamo la nostra serietà, il nostro limite anche se preparati, il rispetto per quanto ci viene richiesto, comprese le  condizioni economiche della persona. Ma quanto può, la stessa  deve poterlo "contrattare" altrimenti non riconoscerebbe la validità di quanto ci sforziamo di fare in modo eticamente  professionale. 

E' rischioso pensare o dire "Io ti salverò". Lasciamolo al Cristo o ai santoni per chi ci crede. 

26 Evelio alle ore 14:42 del 06/05/2015

Salve, penso che non si dovrebbero confondere certi concetti, né i ruoli. Cioè, il lavoro dello psicologo e dello psicoterapeuta é professinale che esige un compenso, sia perchè non si campa d'aria, sia perché lo stesso compenso fa parte del lavoro terapeutico che deve essere percepito e vissuto dal cliente come un investimento su sé stesso. Se vado al negozio di abbigliamento devo pagare per poter indossare una nuova camicia la quale mi dará una certa soddisfazione, inevesto per stare meglio. Se invece voglio fare beneficenza, alleluia, ma per esperieza del sottoscritto, ne ho fatta tanta nelle favelas brasiliane, e vi devo dire che ho avuto risultati pessimi quando ho fatto certi lavori gratis. Se la nostra amica lo fa per stare bene Lei, sono contento, ma La Prego di scusarmi, metto in dubbio i risultati delle sue "terapie".

27 Gabriella alle ore 15:20 del 06/05/2015

Condivido assolutamente il pensiero di Evelio.

A prescindere dai costi che sosteniamo per il nostro lavoro (enpap, studio, assicurazione professionale, supervisioni, formazione, ecc.)e facendo questo lavoro da diversi anni, ritengo che il contratto terapeutico sia di fondamentale importanza per il buon esito di una terapia, come giustamente sosteneva Evelio è un investimento su se stessi e in quanto tale richiede un impegno reciproco.

Non chiedere una retribuzione è utile solo al terapeuta per creare dipendenza con il paziente, il quale si sentirà sempre in "dovere" nei confronti di chi lo sta aiutando. Oltre che molto utile per il "fantomatico" terapeuta che può sentirsi utile nel regalare il suo contributo...ma tutto questo è ben lontano dai criteri fondamentali per la buona riuscita di una terapia.

28 Serena alle ore 17:18 del 06/05/2015

Il fatto che il dr/dott.ssa senza nome parli di amore e di cuore mi fa un po'tremare.. La psicoterapia è una professione che ben poco ha a che fare con l'amore e il cuore.... La invito ad essere molto attenta alle relazioni  "professionali" che instaura con i pazienti e per il bene di questa professione, che nella nostra cultura non ha purtroppo ancora un chiaro riconoscimento (e a questo punto anche per colpa di colleghi mi pare), sarebbe meglio che dicesse alle persone che ha di fronte che non sta esercitando la professione, ma sta facendo un'opera di amore. Questo per rispetto di tutti, clienti e coleghi. 

29 laura alle ore 17:46 del 06/05/2015

credo che il messaggio dello scrivente senza nome sia provocatorio e irrispettoso nei confronti di chi lavora come psicologo; questa persona svolge del volontariato, e' una sua scelta, probabilmente per trovare gioie e soddisfazioni in questo dare aiuto. questione di scelte e possibilita' e risultati. certamente definire "rivoltante" il servizio fornito da uno psicologo..non merita nemmeno un commento. cari saluti ai colleghi rispettosi

30 massimo alle ore 19:41 del 06/05/2015

A questo punto credo che stiamo dando a questo post molta, troppa importanza. Con immensa gioia, immagino, di chi lo ha creato. Purtroppo ci sono cascato anche io con 3/4 post, ma è come dare pubblicità a chi non la merita. Mi piacerebbe che questo fosse l'ultimo post di questa "discussione", ma purtroppo non sono io a decidere...

31 giusi alle ore 09:12 del 07/05/2015

Penso che l'opinione espressa dalla collega rasenti un distruttivo masochismo. Sono daccordo sul fatto che la psicoterapia dovrebbe essere convenzionata (a proposito che ne è della famosa proposta di legge che avrebbe finalmente risvolti salvifici e proficui per professionisti e pazienti?). Purtroppo però così ancora non è. E cosa crede sia, la gentile collega, uno psicoterapeuta? Pensa forse sia persona giunta al traguardo di una laurea e di una specialità passando per faticosi esami, tesi, tirocini infiniti ed esami di stato, per grazia ricevuta o per effetto dello Spirito Santo? Tutto ahimè ha un prezzo e nel nostro caso anche la fatica ha un costo altissimo. Ella consideri solo come i tirocini dei medici siano pagati e i nostri no. Come categoria, siamo anzi nella condizione di dire grazie, se nelle strutture che accolgono i neolaureati e gli specializzandi si riesca a compiere qualche importante esperienza formativa, dal momento che molti colleghi, riportano solo umilianti ricordi di mera approssimativa pratica di assistenza ai malati, o di supporto impiegatizio ai tutor loro assegnati. (segue...)

32 giusi alle ore 09:12 del 07/05/2015

(...segue)

Per essere generosi, occorre possedere molta energia (a proposito, la collega è al corrente del fatto che nei sogni, il denaro rappresenti simbolicamente energia?), e la nostra professione purtroppo non è ancora nemmeno minimamente valorizzata rispetto alle competenze spesso duramente acquisite. Mi chiedo contemporaneamente, in quale università si sia formata la collega, essendomi resa conto di come molte di queste, a parte le istituzioni storiche, tendano a formare specialisti che lamentano una totale mancanza di competenze ad esempio sul piano della psicologia dinamica, della psicologia clinica su base psicodinamica della psicopatologia su base psicoanalitica,della testistica su base proiettiva, in breve totalmente o quasi tenuti lontani dalla teoria e prassi della psicologia del profondo (per intenderci:Freud, Jung, Klein, ecc...). La sovraesposizione di indirizzi formativo-universitari a carattere cognitivo-comportamentale, non rischia forse di sfornare smarriti psicologi che assomigliando più ad educatori, rieducatori, e ristrutturatori di schemi coscienti disfunzionali, renda questi, talmente insicuri e più o meno inconsciamente così deficitari da incidere sulla loro nascente autostima professionale fino a svalorizzare a tal punto le proprie competenze, da ritenersi in dovere di "concedersi per nulla"?

33 Antonietta alle ore 09:30 del 07/05/2015

C'è una cosa fondamentale ke tutti dimenticano! X fare psicoterapia bisogna prima essere pazienti e curarsiiiiiii!! Questo vuol dire che bisogna andare in analisi ! Cosa ke non ha fatto la signora che fa del buonismo psicologico!! Analisi e supervisione clinica è questa la nostra cura e il nostro vaccino! Risolvere prima i nostri problemi e poi quelli dei pazienti, altrimenti si fanno solo danni

34 anna alle ore 10:44 del 07/05/2015

E' un piacere veder condivise idee realistiche e "sane". Nulla è inutile perchè le affermazioni che a noi sembrano "fuori di testa" hanno stimolato un dialogo che nella nostra professione è salutare e permette ad ognuno di esprimere il proprio parere. Forse dobbiamo ringraziare la prima scrivente. Forse è stata una provocazione! Ok, bene così!

Il problema miei cari colleghi è che c'è tanta gente che pensa di fare terapia appena laureata, ovunque e comunque capiti. Purtroppo, malgrado l'intenzione, non credo vi sia onestà intellettuale di fondo perchè i problemi che ci vengono presentati non hanno bisogno per essere aumentati da qualcuno che ascolta lamentazioni, colpevolizzazioni, ecc. in quanto deontologicamente non  è corretto pensare di essere in grado di decodificare la richiesta se non si capisce cosa e perchè si sta incontrando una persona, una coppia, una famiglia e così via. A noi, poi, il compito di capire se sono in grado di pagare il nostro lavoro adeguatamente o di venir loro incontro capendo le loro difficoltà. Ma dobbiamo "contrattare", come ho già detto in precedenza, altrimenti è solo il nostro Super io buono che agisce. E non va bene! 

Rimane il problema che tantissima "gente" opera senza Training, supervisione, con un'analisi personale fatta per i propri problemi o solo con un delirio di onnipotenza mascherato da "fare del bene". Non dobbiamo permetterloperchè la formazione in psicoterapia non solo è costata denaro, tempo, sacrificio e "botte in testa" per aiutarci a correggere i nostri errori nelle valutazioni ed esperienze. Il nostro Ordine dovrebbe insistere protestando di continuo su questa modalità così comune.  

35 Massimo alle ore 11:21 del 07/05/2015

Riferendomi alla collega Giusi quando dice che la sovraesposizione di modelli cognitivo comportamentali possa formare psicoterapeuti smarriti, è chiaro che non sa di cosa parli. Il sono, appunto, un terapeuta cognitivo comportamentale ed invito la collega ad informarsi meglio su quanti indirizzi ne esistano con epistemologie completamente agli antipodi. Solo per fare un esempio, esiste la terapia cognitiva standard (che potrebbe essere accostata alla percezione sociale ed, evidentemente,  professionale della stessa) ed esiste la terapua cognitiva Cistruttivista che ha come basi Bowlby, Maturana e Varela (la Scuola di Santiago), la fenomenologia, la neurobiologia/fisiologia/psicologia, etc. Per cui, quest'ultima, paradossalmente è più vicina alla psicanalisi (soprattutto quella delle relazioni oggettuali) che alla terapia cognitiva di cui parla così leggermente...

36 Massimo alle ore 11:31 del 07/05/2015

...segue il mio post verso Giusi. Inoltre, non mettendo la terapia cognitivo-comportamentale tra le terapie del profondo annota ancora una volta la sua non conoscenza di ciò di cui parla visto che, ad es, molte terapie cognitive considerano le emozioni, come si sono formate, regolate o meno, etc. come primo step da intraprendere durante la terapia. Tra l'altro, un paio di giorni fa, ho aperto proprio una discussione su cosa pensano i colleghi dei fattori specufici e di quelli aspecifici. Alla luce di quello che ho letto sono ancora più interessato alla vostra opinione. Infine, consiglio ai colleghi più giovani di non attaccarsi come un koala ad una terapia, ma ad allargare il proprio punto di vista, pur mantenendo la terapia scelta come base sicura per esplorare anche le altre. Non si possono curare tutti i pazienti con una sola terapia, questo è un dogma che si firmano tutti quelli che hanno un po' di esperienza!

37 Antonietta alle ore 13:09 del 07/05/2015

Diciamo che stiamo spostando la conflittualità verso i modelli di psicoterapia. Io continuo a sostenere anche x questo dell utilità della propria analisi Quanti di voi ci sono tutt'ora? O hanno fatto un percorso di cura personale?? Spero mi rispondiate

38 giusi alle ore 13:18 del 07/05/2015

Gentile Massimo, ti ho inviato una articolata risposta che  conteneva troppe parole e quindi dovresti chiedere alla redazione di inviartela poichè non mi è possibile recuperarla per ridurne il contenuto.

39 Massimo alle ore 13:22 del 07/05/2015

Gentile Giusi, vediamo se mi arriva, non sta a me richiedere le risposte. Vediamo come si regola Ht. Naturalmente,  se mi dovese arrivare, risponderei subito, Massimo.

40 Massimo alle ore 13:49 del 07/05/2015

Per rispondere ad Antonietta, io ho fatto il mio personale percorso terapeutico. La differenza è che l'ho fatto quando ero veramente motivato a farlo e non quando me lo obbligava la Scuola di specializzazione.  Anche per questo ho scelto la psicoterapia cognitivo-comportamentale proprio perché non ci obbliga a fare tale percorso altrimenti non di va avanti ma, chiaramente, è fortemente consigliato farlo. Se ci pensiamo, perché dovrei fare terapia se, in quel momento storico della mia vita, non sono motivato internamente a sufficienza?  Che tipo di terapia e con quale qualità e vantaggi per me potrei farla in queste condizioni?Altrimenti mi viene da pensare che per alcuni colleghi la psicoterapia si può fare a comando come vorrebbero alcune cosiddette e, purtroppo, riconosciute dal Miur, Scuole di specializzazione.  D'altronde se ci sono Scuole che NON accettano, tra i loro futuri terapeuti, laureati in Psicologia o Medicina...di cosa si sta parlando?

41 Antonietta alle ore 14:11 del 07/05/2015

Vedi il problema sta qui!!! La cura di se stessi va sempre fatta!! L'errore é questo! Si deve fare anche se non si vuole, altrimenti fai a fare il fruttaiolo!! Oppure ci troviamo dei casi patologici come :-) . E chiudo

42 Massimo alle ore 15:14 del 07/05/2015

Poveri fruttaioli ( di cui immagino ti servi, come tutti), che ti hanno fatto pet utilizzarli come termine di paragone in negativo. Vedo dalla tua risposta che non hai capito cosa intendevo e la rabbia rispetto al mio attacco nei tuoi confronti ti ha fatto perdere il senso di ciò che volevo intendere. Ma va bene cosi, mica possiamo essere sintonizzati tutti sulla stessa lunghezza d'onda, anche perché sarebbe impossibile visto che non pissiamo cogluete l'oggettivita'. Buon lavoro, Massimo

43 Antonietta alle ore 15:24 del 07/05/2015

Al contrario! Ho grande stima per i fruttaroli perchè sanno fare il loro lavoro ! E non combinano casini

44 Massimo alle ore 16:33 del 07/05/2015

Nell'ultima frase fel post verso la collega Antonietta volevo scrivere: "visto che non possiamo cogliere l'oggettivita'" ed ora aggiungo vivendo in un Multiverso probabilistico. Con questo intendo dire che ormai non è più come un secolo fa, quando si potevano fare affermazioni perentorie (tipo chi fa il terapeuta DEVE fare terapia personale) perché tutto si è relativizzato con la scoperta della meccanica quantistica. Io ho fatto la mia bella terapia personale, ma non perché me lo ha imposto qualcuno (lo stesso magari che mi impone di fare Supervisione con i docenti interni della Scuola...), ma perché sentivo che in quel momento ne avevo bisogno, sia per un motivo particolare ma abche e soprattutto per conoscere meglio il mio modo di ordinare emotivamente l'esperienza quotidiana.

45 Maria Gabriella alle ore 18:14 del 07/05/2015

Si è scatenato un putiferio che credo voluto e provocatorio.

Non annusate aria di onnipotenza, narcisismo e altro poco sano ?!?

L'amicizia, il buonismo, il volontariato psicoterapeutico, il cuore ?!?

Che gran confusione !!! Scappo a gambe levate dal sicuro danno...

Maria Gabriella

46 Evelio alle ore 21:57 del 07/05/2015

peccato che l'argomento comincia a prendere un altra piega...ditemi se sbaglio!

47 Massimo alle ore 22:11 del 07/05/2015

E' vero collega Evelio, ma le colleghe Giusi ed Antonietta hanno virato argomento e credo che anche loro meritino risposte. In caso ci penseranno i curatori del sito a spostare in altra sede alcune conversazioni che reputano non attinenti al titolo del post. Tuttavia, almeno per il post di Giusi, essendo io cognitivista, non potevo proprio esimermi dal rispondere al suo post, visto l'idea che ha esposto e che è condivisa socialmente. Lo so perché ci combatto tutti i giorni e spesso mi tocca difendere anche teorie cognitive molto lontane da quella cui aderisco io!

48 evelio alle ore 22:30 del 07/05/2015

ok Massimo, mi raccomando, non dogmatizzare troppo nessun approccio. abbraccione

49 Massimo alle ore 22:58 del 07/05/2015

Evelio, scusa ma forse non hai letto bene ne' i miei post né la discussione che ho aperto sui fattori specifici e quelli aspecifici. Se ti va leggili, però se non lo hai fatto non mi puoi accusare di dogmatizzare, quando il mio pensiero, e l'ho scritto chiaramente, è esattamente il contrario. Capisco che leggere 10 post è peggio che leggere gli ultimi due, ma almeno allora sarebbe meglio non pontificare.

50 evelio alle ore 23:01 del 07/05/2015

si Massimo, mi accorgo che ho sbagliato, ti prego di accettare le mie scuse. ne sono desolato per il disguido.

51 Antonietta alle ore 23:41 del 07/05/2015

Ma che meccanica quantistica. Qui si comincia pure a delirare

52 Massimo alle ore 07:24 del 08/05/2015

Antonietta, ti devi rassegnare che, durante una relazione terapeutica, c'entra ANCHE la meccanica quantistica. Se non sai di cosa parlo il problema non è mio, ma probabilmente,  tuo e, di conseguenza, dei tuoi pazienti. Continua ad ignorare alcune cose, vedrai che ti troverai bene.

53 Silvia alle ore 15:39 del 08/05/2015

E in tutto questo... la nostra collega (presunta) che ha iniziato la discussione, quella che si firma con l'emoticon, sembra sparita.

A me piacerebbe invece leggere le sue risposte alle tante osservazioni che le stanno arrivando.

54 eleonora arduino alle ore 16:57 del 08/05/2015

ma siamo sicuri che  :) sia davvero una collega? anche noi vittime del meccanismo x cui parola scritta è certo veritiera?  Perché infatti firmarsi :) ? inviterei la redazione a controllare

55 laura alle ore 17:31 del 08/05/2015

brava, finalmente qualcuno dubita come me, che avevo gia' definito "scrivente" il cosiddetto volontario.

56 :-) alle ore 23:07 del 08/05/2015

Per Mieli: parlavo di dono nel senso del donare. Per Massimo: quando dici "io sono uno di quelli rivoltanti" te lo dici da solo. Io ho parlato di qualcosa che provo verso un comportamento, non verso le persone che lo attuano.

57 Isabella alle ore 23:35 del 08/05/2015

non lo so, secondo me qualcosa di vero c'è in queste affermazioni altrimenti nessuno ci avrebbe dato peso...Il fatto è che aiutiamo persone in una situazione di disagio e io credo che questo dovrebbe essere alla portata di tutti, non solo di chi può permetterselo! Per questo forse è rivoltante farsi pagare... non solo nella nostra professione ovviamente. Infatti il discorso sarebbe ben diverso a mio parere se lo psicologo fosse una figura presente nel sistema sanitario nazionele, nelle scuole e in tutti i luoghi pubblici che lo possono utilizzare, non soltanto riservato a un'elite di persone...

58 Silvia alle ore 09:15 del 09/05/2015

Lo psicologo E' presente nel servizio sanitario nazionale.

Se il SSN poi non è in grado di rispondere a tutte le domande, allora magari quello dovrebbe essere definito rivoltante. Perché i disservizi del SSN sappiamo bene da dove scaturiscono.

Insisto con la (forse) collega "smiley": forse io faccio un lavoro rivoltante perché rispondo a un bisogno e per questo mi faccio pagare? E in che misura il mio lavoro sarebbe meno rivoltante di chi mi vende il cibo per mangiare, i vestiti per coprirmi, la casa per viverci? E tu, se posso permettermi, di cosa campi? Qualunque sia la risposta, non trovi rivoltante percepire una somma per questo?

59 Maria Gabriella alle ore 10:02 del 09/05/2015

Cari tutti fatevi un grande regalo, lo meritate. Abbiate rispetto di voi stessi.

Silenzio PUNTO, ponendo fine a tutto questo chiacchiericcio. Per essere donante... smiley non si sa chi sia, se uomo o donna, ha "donato" tre righe perentorie !!!

La sua onnipotenza è stata più che soddisfatta.

Maria Gabriella

60 Isabella alle ore 17:00 del 09/05/2015

Beh, dirò che lo psicologo è inserito nel SSN solo quando accanto al medico di base vedrò anche lo psicologo di base, come dovrebbe essere... e che dire dello psicologo in ogni scuola? In Italia non c'è... perciò solo chi può permetterselo lo può ottenere e questa è una grave ingiustizia

61 Massimo alle ore 21:02 del 09/05/2015

Cara Maria Gabriella che la "collega" denominata smiley (visto che non si firma) creda di essere "up" rispetto a noi che chiediamo soldi a persone che soffrono, mi sembra abbastanza acclarato. Ma non ci vedo onnipotenza quanto, piuttosto, una sorta di pseudo ingenuità provocatoria. La responsabilità non è di smiley, ma di noi che ci siamo cascati come polli (io per primo, ma alcuni discorsi di molti colleghi mi fanno talmente avvelenare che non riesco a trattenermi, pur capendo il senso del post). Spero solo che ella non utilizzi trucchetti simili con i propri pazienti altrimenti, prima potrebbe non migliorare la loro situazione di sofferenza,ma potrebbe trovare, ad es., un ossessivo compensato ed articolato che la metta a posto, forse facendole vedere le cose da un punto di vista alternativo. Ogni tanto, alcuni di noi psi-(cologi, coterapeuti o chiatri) hanno bisogno di una bella e sana inversione di ruoli per fargli ricordare un esame di realtà evidentemente smarrito in quel momento...

62 anna alle ore 11:50 del 10/05/2015

Grazie a tutti per i contributi che avete dato. Per quanto mi riguarda sono stati preziosi per me per un confronto con tanti punti di vista e formazioni differenti. Sono sistemica relazionale e sono abituata a prendere in considerazione nella visione di insieme della famiglia, valutazioni e proposte differenti per ottenere la sua fiducia. Come farei a sentire più persone in contemporanea se non mi facessi aiutare da altri approcci che rinforzano il mio,  basato sulla valutazione della relazione che instauro e che loro instaurano con me. Certamente ne sanno, purtroppo, più di me in quanto io li vedo una volta alla settimana e loro vivono tutti i giorni e tutte le notti più o meno insieme, rinforzandolo reciprocamente.

Se vogliamo seguitare a confrontarci ben venga. Guai a restare attaccati alla propria teoria di formazione, tutte sono valide.

Eduardo diceva "Gli esami non finiscono mai" e ogni disciplina che riguarda gli esseri umani deve tener presente questa proposta. Una persona, una famiglia un gruppo sono sottosistemi diversi che fanno capo ad un unico sistema quello umano, differente  nel tempo e nelle relazioni con gli altri e con l'ambiente. Io li considero una caleidoscopio che cambia forma e colore ogni volta.  Considero  il problema  il "grido" di tutta la famiglia  per salvarsi anche se designano il problema  di un di loro. 

Grazie davvero a tutti e anche a smiley!!! che ci ha permesso di parlare tutti insieme.

Buona giornata e buon pensiero positivo!

63 Silvia alle ore 12:26 del 10/05/2015

Comunque io credo che più o meno tutti noi fossimo consapevoli del senso che l'operazione messa in atto da "smiley" potesse avere, incluso il rischio di farsi portare verso una piccola conflittualità interna. Però, almeno parlo per me, ciò non è stato sufficiente a impedirmi di intervenire: per me al di là degli eventuali giochi sotterranei quel che anima i nostri post è la passione per il mestiere e il piacere di poterne discutere. Poi se anche c'è stato un intento manipolatorio, distruttivo o quant'altro non lo trovo essenziale, dato che per me quel che conta alla fine è l'uso che abbiamo fatto di questa "provocazione" e quel che per ognuno di noi ha rappresentato.

Questo almeno è il mio modo di vedere la cosa.

64 ada alle ore 19:59 del 10/05/2015

:-) non ti si conosce, non si sa chi tu sia, del tuo vissuto passato e presente, di come realmente tu funzioni, non si conosce niente di te a parte le frasi che hai scritto (sulla cui veridicità non si sa comunque nulla) eppure qualcuno è "saltato", ha avuto pesanti reazioni, alcune persone hanno fatto lo stesso affermazioni su di te scoprendosi molto attraverso le proprie fantasie e idee sul tuo conto (su come sei, su quello che provi, sul tuo stato di salute mentale). Inquietante per degli psicologi. Quello che hai scritto è diventato un TEST PROIETTIVO!....è fantastico...

65 Massimo alle ore 20:58 del 10/05/2015

Collega, credo , Ada, pur non conoscedo niente di smiley (per volontà e/o provocazione sua), propri noi psicologi ci dovremmo ricordare che, essend esseri sociali, sebbene in mancanza di informazioni rispetto l'altro, i pre-giudizi sono più che naturali, anzi biologici, in quanto abbiamo ancora il portato di milioni di anni per cui bisogna conoscere immediatamente se dobbiamo scappare, andare in freezing o altro. Per questo siamo saltati alle conclusioni, pur avendo la neocorteccia tuttavia la parte emotiva ha ancora la prevalenza. Rispetto all'effetto proiettivo credo di aver risposto anche a questo qui sopra...ora questo post mi sta annoiando e non vi disturbero' più,  qualunque cosa possa venire scritta. Buona discussione. 

66 ada alle ore 23:31 del 10/05/2015

Penso che verso :-) sia grave e violento il comportamento che ho descritto nel mio commento precedente, inoltre di cattivo auspicio per i pazienti che possano finire in mano agli psicologi che hanno dato risposte di quel tipo. :-) ha detto una sensazione e un'opinione verso un comportamento e invece da alcuni ha ricevuto attacchi (peraltro deliranti in quanto slegati dalla realtà, una realtà che non si conosce) rivolti alla sua persona.

67 Alessandra alle ore 09:49 del 26/06/2015

Ciao, che il denaro o altro compenso richiesto dallo psicoterapeuta inquini la relazione è ovvio, lo sappiamo tutti. A differenza degli altri fattori inquinanti questo è tollerato e solitamente non messo in discussione, anzi, con qualche razionalizzazione talvolta viene addirittura dichiarato indispensabile. Finché trovo qualcuno disposto a stare al gioco "aiuto-solo-a-pagamento", mi fa comodo chiedere soldi. A me va bene che ci sia chi lo fa per suo piacere sia chi lo fa a pagamento.

68 Giovanna alle ore 06:57 del 01/08/2015

Penso che un punto costruttivo per la persona sia fare ciò che è in sintonia col proprio modo di essere, che segua la "corrente" comune o che se ne distacchi. Tanto di cappello se si riesce ad arrivare a questo e a farci arrivare i pazienti.

69 anna alle ore 11:35 del 01/08/2015

Pensieri liberi e parole.....

In questo caldo torrido (vivo a Roma) è piacevole trovare un messaggio in agosto  di qualcuno che ha una mente ancora in grado di pensare e la voglia di comunicare.

Amici, però basta farlo su quanto :-) ha stimolato. Ma chi è? Forse... Lol?

 Ho trovato  più interessante sentire i vari punti di vista anche se apparentemente provocati dal  primo messaggio. Ho però la sensazione di ci si stia difendendo. Ma da che, da cosa e da chi?

Non è necessario conoscersi di persona ma noi  sicuramente siamo "colleghi" nei pensieri e negli scambi che ci permettono di confrontarci senza pre o giudizi. E questo per me è stato ed è importante. Buon tempo estivo ovunque e chiunque sia a Giovanna, Alessandra, Ada, Massimo. Silvia, Maria Gabriella, Isabella, Evelio, Antonietta, Giusi, Laura, Serena, Francesca e.......a :-) che ci ha permesso di comunicare.

BacioSorridente

70 Alessandra alle ore 13:49 del 02/08/2015

Tanto per divagare (o approfondire?)...chissà come impiegheremmo il nostro tempo e le nostre energie se non dovessimo più impegnarci a recuperare i soldi spesi per i nostri titoli e la nostra formazione e a guadagnarne per mantenere noi e la nostra famiglia... Buona estate!

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