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OPG. Il 1 aprile 2014 chiudono gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

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OPG. Il 1 aprile 2014 chiudono gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari
Apriranno nuove strutture, gestite dalle Regioni, che dovranno preoccuparsi di terapia, riabilitazione, reinserimento

L'articolo "OPG. Il 1 aprile 2014 chiudono gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari" parla di:
  • Apertura di strutture regionali alternative
  • Soddisfazione, timori e riserve sulla chiusura
  • Nuovi piani terapeutici e possibile sviluppo dei servizi
Psico-Pratika:
Numero 102 Anno 2013

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A cura di: Redazione - Pubblicato il 4 dicembre 2013

OPG. Il 1 aprile 2014 chiudono gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari
Apriranno nuove strutture, gestite dalle Regioni, che dovranno preoccuparsi di terapia, riabilitazione, reinserimento

Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, dichiarati illegittimi già dal 2003 (*), chiuderanno il primo aprile 2014. Al loro posto saranno istituite strutture residenziali alternative non più gestite dall'autorità giudiziaria, poiché la legge prevede un passaggio di competenza alla sanità pubblica (*).

In sostanza saranno le Regioni a occuparsi della gestione e del mantenimento di queste strutture e le Aziende Sanitarie locali dovranno avviare progetti di riabilitazione e reinserimento sociale per le persone che saranno dimesse (*).

L'imminente chiusura è accolta con favore da diversi enti e associazioni uniti nel movimento StopOPG (*), perché le condizioni degli attuali OPG sono «un oltraggio alla coscienza civile del nostro Paese, per le condizioni aberranti di vita» (*).
Inoltre molti degli attuali internati hanno scontato la pena e sono stati giudicati non socialmente pericolosi, quindi "dimissibili", tuttavia restano all'interno di queste strutture proroga dopo proroga (*).

Per scongiurare il rischio che le nuove strutture regionali ricalchino il modello dei vecchi OPG, e che quindi Psicologi, Psichiatri e altri operatori si debbano occupare più di contenzione che di cura (*), StopOPG ha promosso un'iniziativa che ha visto protagonista Marco Cavallo (questo il nome del cavallo di cartapesta alto 4 metri, simbolo della rivoluzione basagliana e della chiusura dei manicomi (*).

Il grande cavallo di cartapesta, fra il 12 e il 25 novembre scorso, ha percorso 3.400 chilometri toccando diverse città italiane (*), per «dire no ai miniOPG/manicomi regionali» e chiedere che vengano aperti servizi di salute mentale 24 ore su 24 integrati con i servizi territoriali, che promuovano formazione lavorativa e inclusione sociale.

A favore di un'immediata chiusura anche diversi esponenti della politica italiana, a cominciare dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - che ha definito gli OPG un «estremo orrore» che «umilia l'Italia rispetto al resto dell'Europa» (*) - e Ignazio Marino che ha presieduto la Commissione d'inchiesta parlamentare sull'efficacia e l'efficienza del Servizio Sanitario Nazionale, che ha rivelato all'Italia le condizioni di queste strutture (*).

A loro si uniscono alcuni Senatori e Senatrici che hanno dato il loro sostegno al tour di Marco Cavallo, sottolineando che la chiusura degli OPG «deve seguire la "bussola" della legge 180: mai più strutture e pratiche che riproducono la logica del manicomio, ma priorità a percorsi di cura e assistenza che favoriscano l'inserimento sociale e restituiscano piena cittadinanza» (*).

Qualche riserva sulla chiusura degli OPG è invece stata mostrata dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. «Troppo semplice dire chiudiamo gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (...) - Riferisce il segretario generale SAPPE Donato Capece - Quel che serve per questi detenuti sono strutture di reclusione con una progettualità tale da garantire l'assistenza ai malati e la sicurezza degli operatori» (*).

Il SAPPE richiama inoltre l'attenzione sul fatto che i disturbi psichici vadano affrontati anche all'interno delle carceri "normali", poiché il 40% dei detenuti soffre di ansia, depressione, disturbi psicotici e disturbo bipolare, si contano casi di personalità borderline e antisociale. E qui si potrebbe aprire un nuovo/vecchio capitolo, dal momento che, nelle sovraffollate strutture carcerarie tradizionali, la presenza dell'assistenza psicologica è carente, come segnalato dall'Ordine degli Psicologi già dal 2007 (*).

Anche la Società Italiana di Psichiatria - pur essendo favorevole alla chiusura degli OPG - ha mostrato preoccupazione.
Secondo il Presidente eletto della SIP Emilio Sacchetti, le Regioni non sono preparate a gestire queste strutture. Occorrono: «interventi strutturali tali da garantire (...) la messa in sicurezza sia dei pazienti sia degli operatori e della comunità. Mentre oggi i reparti sono aperti e non preparati a gestire, in assenza di una rete coordinate alle spalle situazioni di pazienti che possono reiterare un delitto» (*).

Il Presidente della SIP Claudio Mencacci - al Congresso dei Giovani Psichiatri (*) riferiva preoccupazione per la chiusura degli OPG, poiché molti degli internati potrebbero confluire in carceri già sovraffollate: «se la situazione non sarà cambiata potrebbe davvero diventare esplosiva».

«Il superamento degli Opg e il pieno passaggio dell'assistenza psichiatrica nelle carceri al sistema sanitario nazionale devono procedere parallelamente - precisa Mencacci - nell'ambito della più ampia riorganizzazione della Sanità penitenziaria e delle nuove competenze dei Dipartimenti di Salute mentale» (*).

Dal momento che la legge affida alle aziende sanitarie locali il compito di avviare piani terapeutici individuali per la cura del disturbo psichico, la riabilitazione e il reinserimento sociale (*), è plausibile ipotizzare uno sviluppo dei servizi territoriali.
Questo naturalmente dipenderà da come la legge sarà applicata in ogni Regione e da come e quante risorse saranno allocate.

Qual è la vostra previsione per l'immediato futuro?

Commenti: 12
1 lara alle ore 22:30 del 04/12/2013

Parlo da persona che ha lavorato anni e tra breve ritornerà in OPG per altri 8 mesi.

La chiusura é ormai é prevista da anni, in realtà la situazione non é così semplice perchè non sempre le regioni hanno soldi per adeguare le strutture alternative. Poi c'é tutto un discorso di territorialità abbastanza complesso.

Sta di fatto che anche quest'anno, sicuramente fino all'estate 2014 in Toscanal'opg non chiuderà. ( e lo dico con cognizione, perchè la ASL Toscana ha rinnovato il nostro progetto da Dicembre 2013 a Luglio 2014; mi riferisco ad un progetto di un centro diurno afferente all'OPG).

Il tema é comunque attualissimo e sicuramente andiamo, lentamente ma andiamo, verso la chiusura di strutture come gli OPG.

2 Paola alle ore 02:13 del 05/12/2013

Stiamo a posto!

Aumenteranno i disagi per tutti............

Sicuramente...........

3 Roberta alle ore 12:19 del 05/12/2013

 

PARTE  1

Ogni riorganizzazione genera problemi gestionali, relazionali ed economici di non poco conto e la chiusura degli OPG a favore di nuove strutture residenziali metterà a dura prova un Sistema - quello sanitario - già in difficoltà nel normale adempimento dei suoi compiti. Ciò nonostante è necessario avviare il cambiamento affinché possa realizzarsi un miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti e si possa immaginare un loro reinserimento nella società. Il problema non sarà tanto la mancanza di strumenti gestionali e terapeutici per affrontare la nuova situazione quanto la capacità e la volontà dei responsabili del progetto, dei dirigenti e dei politici per realizzare un cambiamento significativo. Esistono molte ricerche, mezzi e attrezzature già testate per rendere efficace ed efficiente una struttura sanitaria pubblica o privata. Tuttavia, sono necessari, da un lato, un loro utilizzo corretto e non approssimativo o incoerente e, dall'altro, leader carismatici, capaci, altruisti, coraggiosi, motivati, idealisti, onesti che li realizzino, a maggior ragione se come, in questo caso, l'obiettivo è migliorare la qualità della vita di persone sofferenti. La mia domanda è: "Esistono ancora questi leader? Esistono ancora persone come Basaglia?" Spero dì sì e spero che abbiano la determinazione di perseguire il bene collettivo perché credono che sia la cosa giusta da fare. Spero anche che siano, così, forti e sani da continuare nella loro opera di rinnovamento fino al suo compimento senza per questo risentirne fisicamente, emotivamente e mentalmente perché costretti a combattere con un Sistema che nella migliore delle ipotesi è inefficiente ma nella peggiore delle evenienze è corrotto da interessi economici.  CONTINUA

 

 

4 Roberta alle ore 12:19 del 05/12/2013

 

PARTE 2

CONTINUA

 

 Gli OPG vanno chiusi, altre strutture residenziali aperte, la società cambiata radicalmente affinché si riducano i disturbi psichiatrici, le sofferenze psicologiche, le devianze antisociali. Noi, possiamo intervenire nella nostra vita e in quella delle nostra famiglia per migliorarne la salute e la serenità riducendo, così, la probabilità che noi o i nostri familiari possiamo incorrere in problemi di natura psichiatrica o giuridica. Coltiviamo bene il nostro orto e poi insegniamo agli altri a farlo. Questo contribuirà a creare nuovi leader che, in futuro, potranno veramente avviare progetti di rinnovamento sociale, culturale, sanitario ed economico portandoli a termine nel corso della loro vita. Ciascuno di noi deve contribuire al cambiamento realizzando ciò che rientra nella propria sfera di influenza. Facevo la psicologa del lavoro all'interno di una grossa organizzazione pubblica, ora faccio l'apicoltrice e insegno alle persone e ai bambini ciò che mi è stato insegnato dagli agronomi- apicoltori sulla bellezza delle api e sulla loro società sana, organizzata e benefica per il mondo. Potremmo insegnare l'apicoltura ai detenuti degli OPG. Sarebbe un utile strumento per il loro reinserimento professionale nonché un sostegno alle api che attualmente sono a rischio di estinzione e continuano a esistere solo perché ci sono gli apicoltori che le curano. Più apicoltori esistono, più famiglie di api vengono salvate da morte certa. Chissà, forse la soluzione a molti disturbi va cercata nell’apicoltura come nuova frontiera del benessere sociale.

 

 

5 Paola alle ore 13:35 del 05/12/2013

mah!

Considerato quello che non di buono per la societa' tutta e' accaduto con la legge Basaglia, credo che sara' una dura lotta davvero accettare con bonta' e organizzazione ideale  la creazione delle nuove strutture! Leader  così ti chiedi tu se esistono ancora, io dubito molto che esistano perche' oggi tutto e' diventato molto, molto faticoso anche fare i leader. Una bella esperienza la tua Roberta. Magari ce ne fossero tanti come te.

Auguriamoci che tutto si possa davvero cambiare in meglio!

6 Luigi Colaianni alle ore 08:01 del 06/12/2013

Cambiare il codice penale e restituire responsabilitá e dignitá alla persona: sempre imputabile e chiamata a rispondere.

7 Paola alle ore 08:54 del 06/12/2013

Luigi Colaianni, cambiare, cambiare, sempre cambiare............Va bene cambiare ma siamo sicuri che si cambia sempre in meglio?

8 Luigi Colaianni alle ore 09:05 del 06/12/2013

Si è sicuri che la modifica dell'imputabilità del codice Rocco separerebbe il profilo giurisdizionale da quello "clinico". Ed egualmente, seguendo Ferrajoli e la letteratura scientifica internazionale, si è sicuri che adottare un codice penale minimo deflazionerebbe la giustizia e al contempo aprirrebbe a possibilità di giustizia riparativa. 

9 Paola alle ore 09:11 del 06/12/2013

bene. Aspettiamo fiduciosi il cambiamento! Sorridente

10 Paola alle ore 09:12 del 06/12/2013

(Dietrich Bonhoeffer)

Non solo i frutti maturi, anche i fiori sono belli.
Se servano i fiori ai frutti o i frutti ai fiori chi lo sa?
Il più prezioso, il più raro fiore
è all'amico l'amico.
Lontano o vicino, nella felicità o nell'infelicità,
l'uomo riconosce nell'altro
colui che fedelmente aiuta alla libertà e a essere uomo.

11 Luigi Colaianni alle ore 09:15 del 06/12/2013

Veramente ci si sta lavorando.

12 Paola alle ore 09:23 del 06/12/2013

ok! Buona giornata!

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