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Differenze di genere: contestato programma di educazione negli asili di Trieste.
Italia. il programma di educazione alle differenze e al rispetto introdurrebbe "giochi osé" e "cultura gender"

L'articolo "Differenze di genere: contestato programma di educazione negli asili di Trieste." parla di:
  • Il Gioco del Rispetto: intenti e finalità
  • Giochi e attività al centro delle contestazioni
  • Critiche e opinioni favorevoli al progetto sperimentale
Psico-Pratika:
Numero 115 Anno 2015

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A cura di: Redazione - Pubblicato il 31 marzo 2015

Differenze di genere: contestato programma di educazione negli asili di Trieste.
Italia. il programma di educazione alle differenze e al rispetto introdurrebbe "giochi osé" e "cultura gender"

Il mese scorso si è accesa una profonda polemica riguardo a un progetto educativo dedicato ai bambini delle scuole dell'infanzia, a cui il comune di Trieste ha aderito.

Il programma - chiamato "Pari o dispari? Il Gioco del Rispetto" - è stato realizzato dalla Psicologa e ricercatrice Lucia Beltramini e dall'insegnante Daniela Paci (*).
Si compone di un kit ludico-didattico, con il gioco di memoria "memory delle professioni", un "momento per raccontare" (la storia di "Red e Blue") e un "momento per giocare" (con tre attività propedeutiche all'analisi del contesto e otto schede di gioco).

"Il Gioco del Rispetto" è stato concepito allo scopo di rilevare conoscenze e credenze dei bambini sulle differenze di genere, evidenziare eventuali stereotipi sociali (*), riequilibrare le disparità di ruolo tra uomini e donne, educare alle pari opportunità e al rispetto (*).

Al centro della polemica, in particolare, ci sono 2 giochi: il gioco del "Se fossi", in cui i bambini possono vestire i panni dell'altro sesso (*); e il gioco in cui i bambini, dopo alcuni esercizi fisici, sono invitati a esplorare le proprie differenze e somiglianze, attraverso l'ascolto del ritmo del respiro e del battito cardiaco (da qualcuno inteso come una specie di "gioco del dottore").
Non apprezzato anche il fatto che i genitali possano essere nominati senza timore.

Il contraddittorio dalle aule scolastiche è balzato sulle cronache internazionali: "Piano scolastico per cambiare gli stereotipi di genere provoca una tempesta in Italia", si legge sulla testata britannica "The Guardian" (*).
Su alcune testate italiane (*), si è invece parlato di "giochi osé" e "ora di pornografia all'asilo" e alcuni politici hanno annunciato un'interrogazione parlamentare.

Questo ha aumentato le preoccupazioni di alcuni genitori, che hanno ritenuto opportuno chiedere spiegazioni alla scuola (*) e al comune (*), e moltiplicato le critiche da parte del mondo politico e cattolico.

Il Deputato di Forza Italia Sandra Savino ne contesta la funzione pedagogica e rimanda la comprensione delle differenze di genere da parte dei bambini, all'interno della famiglia.
Barbara Zilli, Consigliere regionale di Lega Nord, parla invece di «messaggi volutamente ambigui» che rischiano di creare confusione sull'identità sessuale nei bambini (*).

Dietro all'intento di educare al rispetto, secondo il settimanale della diocesi "Vita Nuova", ci sarebbe invece «il tentativo - occultato ma evidente - (...) d'indurre la nota "ideologia del gender", che prevede l'assoluta libertà di scegliersi il sesso a capriccio» (*).

«Queste reazioni - ha ribadito Fabiana Martini, vice sindaco di Trieste - dimostrano che c'è ancora molto lavoro da fare e che c'è davvero bisogno di un Gioco del Rispetto».
«Il divario di genere è una delle questioni più serie del nostro paese, dovuto dalla mancanza di sviluppo dell'intera società: per superarlo dobbiamo rimuovere le cause strutturali»
(*).

In effetti, nel rapporto Global Gender Gap Report 2014 del World Economic Forum (*) - su 142 paesi presi in esame - l'Italia si colloca al sessantanovesimo posto per il "gender gap" generale (*).

Il Comune di Trieste con "Il Gioco del Rispetto" intende seguire - in questo senso - le indicazioni della Convenzione di Istanbul (*) e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, in materia di discriminazione e violenza sulle donne, per cercare di colmare questo gap e mettere in discussione gli stereotipi di genere, spesso alla base delle discriminazioni (*).

A favore del progetto l'Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia.
«I progetti educativi sulle scuole per la prevenzione della violenza di genere sono elaborati su basi scientifiche da esperti professionisti qualificati e vigilati dall'Ordine» (*).

D'accordo anche lo Psicologo e Psicoterapeuta Filippo Nicolini, membro della Società italiana di Sessuologia Clinica, che ritiene «corretto intervenire sui bambini così piccoli perché è proprio in questa fase della loro vita che stanno vivendo un periodo di riconoscimento dell'identità sessuale».
Raccomanda però di fare molta attenzione al non verbale nella relazione con i bambini, poiché sono in grado di cogliere anche le più piccole sfumature (*).

L'amministrazione triestina dal canto suo precisa che non si tratta di un programma di educazione sessuale né di "giochi osé", e che non saranno affrontati temi relativi alla famiglia (tradizionale e non) o all'omosessualità. Inoltre ricorda che, trattandosi di un progetto sperimentale, la partecipazione è di natura facoltativa.

«I genitori - rassicura il vicesindaco Fabiana Martini - avranno tutti gli strumenti per decidere se far partecipare o meno i loro figli al progetto» (*).
A coloro che non intendono partecipare, saranno proposte attività alternative.

La discussione potrà riprendere "dati alla mano" al termine della sperimentazione, quando interviste, schede di osservazione e di auto-riflessione per gli insegnanti saranno analizzate e interpretate.

Commenti: 2
1 anerazan alle ore 16:38 del 02/04/2015

ho letto attentamente i motivi  delle polemiche da parte di alcuni genitori,  e vorrei rispondere cosi: perchè non si dà a Cesare quello che è di Cesare?.

mi esprimo meglio la psicologia è la scienza che studia i processi psichici e mentali, sia inconsci che consci, mentre invece il progetto educativo prevede le modalità di sviluppo educativo e di varie forme di  attività  didattiche per giungere a un valido apprendimento.

il progetto educativo pertanto, è uno strumento di lavoro, utilizzato nel settore educativo e  necessita  figure professionali  di educatori che in sinergia con l'insegnante e partendo  dai bisogni del  gruppo  portano a un percorso atto a realizzare delle finalità educative,  bisognerebbe lasciare a questi la scelta del tipo di progetto che necessità .

Pregherei i pscologi a espletare il loro mestiere senza invadere le competenze degli altri..........................

2 Gilda alle ore 10:37 del 19/04/2015

La compartimentalizzazione dei saperi conduce inevitabilmente al "pregiudizio, a mio avviso un "lavoro" fondato sulla messa in campo delle specifiche competenze (psicologiche, pedagogiche e perchè no GENITORIALI) può configurarsi forse come "LA buona pratica" nella scuola. Docenti e psicologi possono essere mutualmente efficaci!

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