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Tesina in Terapia Psicoanalitica: L'Alleanza Terapeutica come Custode della Psicoterapia
scritto da: Tesina in Terapia Psicoanalitica: L'Alleanza Terapeutica come Custode della PsicoterapiaTesina in Terapia Psicoanalitica: L'Alleanza Terapeutica come Custode della Psicoterapia
Tesina gentilmente concessa dal CiPsPsia (Centro Italiano di Psicoterapia Psicoanalitica per l'Infanzia e l'Adolescenza)
L'EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI ALLEANZA TERAPEUTICAWinnicott e' il primo autore in assoluto che, nel caso di Piggle (1977) fa riferimento ai "sentimenti" del
terapeuta, anche se questa affermazione gli costo' parecchio, in un momento storico in cui la
maggiorparte della comunita' scientifica era ancora convinta che i sentimenti del terapeuta fossero da
considerarsi come un ostacolo al trattamento.
In una frase di Lacan, che e' un po' un gioco di parole, si ritrova una sintesi descrittiva di questo concetto: "Il soggetto inizia l'analisi parlando di se' senza parlare a voi, o parlando a voi, senza parlare di se'. Quando potra' parlarvi di se', l'analisi sara' terminata". E' come se Lacan ci desse un segnale di allarme e ci dicesse: attenzione, perche' il paziente che avete davanti (bambino, adolescente o adulto) quando inizia la terapia, parla di se' senza vedere voi terapeuti, al vostro posto ci potrebbe essere chiunque altro. Oppure, usa la parola in modo difensivo, logorroico, quindi parla, parla... a voi, ma non dice nulla di significativo su di se'. E io terapeuta come reagisco? Il paziente non arrivera' mai a parlare a me di se', senza che si sia stabilita una buona alleanza terapeutica'. (Crocetti, 2003) L'alleanza terapeutica e' il risultato di affetti e sentimenti positivi (il transfert positivo descritto da Freud) che sono in gioco
nella relazione tra il paziente e il terapeuta, con esclusione delle connotazioni erotiche di tale rapporto,
che attengono, invece all'area del transfert. IL SIGNIFICATO DELL'AMBIVALENZANon si puo' curare chi non vuole essere curato.
"Ma cosa sta dicendo questo terapeuta? Perche' mai mi vuole aiutare?" Il binario della bonta', dell'altruismo, in questo lavoro non funziona, non porta da nessuna parte. Non si puo' intraprendere questo lavoro sulla base di una spinta motivazionale altruistica, di una bonta' da buon samaritano, sull'aiuto per gli altri dato da una vocazione missionaria. Questo atteggiamento genera soltanto confusione. La motivazione deve confluire su un atteggiamento professionale. Perche' l'ambivalenza e' sempre in agguato e mette continuamente a rischio il rapporto terapeutico, in quanto facilmente possono emergere fenomeni schizo-paranoidi, che sono sostenuti dall'ambivalenza'. (Crocetti, 2003) La spinta motivazionale altruistica, che puo' essere alla base del desiderio di intraprendere la professione
di psicoterapeuta, va compresa e verificata durante l'analisi personale e va quindi messa al servizio di
un atteggiamento professionale. Questo e' il modo di tutelare l'alleanza terapeutica, il lavoro clinico, la propria salute mentale e quella del paziente.
In qualunque terapia, prima o poi, il paziente porta degli attacchi sul terapeuta. Se io ho accolto in terapia quel paziente perche' mi sento buono e generoso, vivro' l'attacco come una mancanza di riconoscenza, non come una comunicazione transferale su cui lavorare'. (Crocetti, 2003) IL CONTRATTO ECONOMICOL'alleanza terapeutica e' un patto, un contratto che va stabilito anche riguardo al trattamento economico.
Una cifra che io posso accettare, che valuto come adeguata per il mio lavoro. Se sono sufficientemente elastico, da un adolescente che ha una paghetta settimanale di 5 Euro posso anche accettare che me ne vengano pagati 2 per seduta, perche', in proporzione, 2 Euro su 5 sono una parte ragionevole da investire nella terapia. Non mi attacco ai 2 Euro perche' sono un taccagno morto de fame! Quei 2 Euro per lui sono i 50 Euro di un altro. E' un contributo che lui stesso da al lavoro che fa per se' e che lo mette nella condizione di non essere in un debito di riconoscenza verso il terapeuta e quindi di non essere nell'ambivalenza. Altrimenti il paziente potrebbe chiedersi: "Perche' questo terapeuta mi ha preso gratis in terapia? Perche' sono molto grave? Perche' lui e' cosi' buono e io sono cattivo?" Cioe' si attiva un pensiero schizoparanoide, persecutorio, che poi facilmente si traduce in un attacco al terapeuta. Gli attacchi peggiori in termini di critiche e diffamazioni arrivano proprio dai pazienti che non pagano, o con i quali siamo stati generosi. Perche' l'ambivalenza prodotta dal debito di riconoscenza si traduce in pensieri di tipo schizo-paranoide che vengono collocati nel rapporto come atti aggressivi'. (Crocetti, 2003) L'IMPORTANZA DELLA MOTIVAZIONEDobbiamo lavorare sulle motivazioni per evitare che accadano situazioni di questo genere.
Lo accetto perche' me lo ha chiesto lui, non perche' io ho deciso. Mi devo assumere il coraggio di essere chiaro e di dire: ti ringrazio di questa segnalazione, di avere pensato a me per questa persona, pero' ti dico fin da ora che io valutero' in autonomia la possibilita' di iniziare o meno una terapia. Nel caso accertassi il bisogno di una terapia e riterro' di poterlo assumere lo faro', altrimenti lo inviero' a qualcun altro. Devo difendere la mia professionalita'. Bisogna avere il coraggio di affermare il proprio modo di lavorare, di assumersi una responsabilita' professionale e anche una rabbia a protezione della propria professionalita'. Indipendentemente dal rapporto che ho con l'inviante, di fronte a qualunque richiesta mi venga fatta, bisogna rispondere con chiarezza: io valuto e io decido. Decido anche se me la sento di iniziare un lavoro terapeutico con questa persona. Quindi si risponde: e' mia abitudine vedere il paziente per qualche colloquio, indagare la motivazione e infine decidere come comportarmi'. (Crocetti, 2003) IL RISCHIO DI ALLEARSI CON LA PATOLOGIAPrima di decidere se prendere in carico un nuovo paziente e' importante valutare se ci sono le premesse
per instaurare una buona relazione anche sul piano umano.
In questo modo si crea un vincolo molto stretto basato sulla patologia e diviene possibile anche spogliare il paziente di tutti i suoi beni, scipparlo, arricchirsi alle sue spalle. Anche la pubblicita' sulle pagine gialle, ad es. e' un modo di allearsi con il sintomo: "Psicologo Psicoterapeuta tratta le disfunzioni sessuali, i disturbi del sonno, esperto nella cura della depressione, ecc." Questo e' un elenco di patologie che porta ad una dipendenza patologica, poiche' il rapporto si crea con il sintomo, non con la persona. Perche' il paranoico ha successo? Perche' va sulle fragilita' delle persone, ha una capacita' intuitiva micidiale nel cogliere la fragilita' altrui e crea li' un legame di dipendenza patologica. Instaura un legame facendo leva sui punti deboli, un legame invischiante, che distrugge le persone e che gli permette di esercitare sugli altri un potere enorme'. (Crocetti, 2003) IL CONTRIBUTO DI ELIZABETH ZETZELSecondo E. Zetzel (1956) l'impostazione del rapporto terapeutico e' uno dei piu' importanti aspetti del
processo del trattamento ed e' uno dei principali obiettivi delle prime fasi della terapia (tanto analitica
quanto terapeutica). L'alleanza terapeutica, quindi, prevede fondamentalmente la capacita' di tollerare l'angoscia e la
depressione, di accettare le limitazioni della realta' e di differenziare tra gli aspetti maturi e quelli
infantili dell'esperienza. E' importante quindi, almeno clinicamente, distinguere tra l'alleanza terapeutica, definita come
relazione oggettuale reale che favorisce la mobilitazione delle risorse relativamente autonome dell'Io
del paziente e la nevrosi di traslazione, in cui l'analisi funge da oggetto per desideri e fantasie infantili spostati e non risolti. Per riassumere possiamo dire che nella situazione analitica deve esistere un rapporto al di sopra della
nevrosi di traslazione, che renda capace il paziente di distinguere tra la realta' oggettiva e le distorsioni
proiettive della traslazione. L'analista deve rispondere al paziente sia in termini di materiale di traslazione, sia in termini di alleanza terapeutica. Un'analisi ben riuscita richiede il continuo riconoscimento della differenza tra la nevrosi di traslazione,
che e' mutevole e variabile, e l'alleanza terapeutica, che rimane quale nucleo stabile e continuo del trattamento. Leggi la parte 3: L'alleanza terapeutica con i genitori
(Tesina in Terapia Psicoanalitica: L'Alleanza Terapeutica come Custode della Psicoterapia ) Giacomo Mancini
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