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Sindrome da Alienazione Parentale: una nuova patologia?

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Sindrome da Alienazione Parentale: una nuova patologia?
Dall'affidamento esclusivo all'affidamento condiviso

L'articolo "Sindrome da Alienazione Parentale: una nuova patologia?" parla di:

  • Affidamento esclusivo e condiviso
  • Sindrome da Alienzazione Parentale
  • Risvolti e aspetti critici
Psico-Pratika:
Numero 65 Anno 2011

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Articolo: 'Sindrome da Alienazione Parentale: una nuova patologia?
Dall'affidamento esclusivo all'affidamento condiviso'

A cura di: Ada Moscarella
    INDICE: Sindrome da Alienazione Parentale: una nuova patologia?
  • Dall'affidamento esclusivo all'affidamento condiviso
  • La sindrome da alienzazione parentale (PAS)
  • Aspetti critici della PAS
  • Bibliografia
Dall'affidamento esclusivo all'affidamento condiviso

L'approvazione in Italia, nel 2006, della legge 54 tentava di risolvere l'equivoco per cui alla separazione personale dei coniugi non doveva seguire l'affidamento esclusivo a uno dei genitori: questo al fine di poter garantire al bambino la continuità del rapporto con i genitori e a questi la possibilità di esercitare adeguatamente il proprio ruolo e le proprie funzioni.
Tuttavia, questi buoni propositi non hanno trovato ancora un'adeguata considerazione all'interno dei tribunali, per cui, anche quando la legge è applicata, le sentenze non riflettono affatto lo spirito con cui è stata formulata, finendo per somigliare al precedente istituto dell'affidamento esclusivo, soprattutto quando sono presenti elementi di criticità come differenze di nazionalità, religione, cultura dei due ex coniugi.

Nella realtà italiana l'affidamento esclusivo o condiviso ma con "domicilio prevalente" presso uno dei genitori, rappresenta la regola in quasi la totalità dei casi. E nella quasi totalità dei casi è la madre il genitore cui vengono affidati i figli, con il rischio per il padre di essere estromesso dalla vitta degli stessi.

L'affidamento del figlio, quindi, può, nei casi più estremi e accesi di conflitto, essere percepito come uno strumento di potere che il genitore affidatario può esercitare ai danni del genitore non affidatario.
Ritenendo, il genitore affidatario, controproducente e⁄o addirittura pericoloso che il figlio intrattenga rapporti con l'altro genitore non affidatario, può mettere in atto comportamenti e strategie con lo scopo di creare un'alleanza perversa con il figlio all'interno della quale il bambino viene coinvolto in una indignazione a danno dell'altro genitore, e di gratificazione per il genitore affidatario, anche quando questi si appresta a compiere azioni malevole o addirittura dolose.

La sindrome da alienzazione parentale (PAS)

Gardner ha descritto la Sindrome da Alienazione Parentale (PAS) come una serie di strategie che il genitore affidatario mette in atto per separare (alienare) il figlio dal genitore non residente. Queste manovre rappresentano un vero e proprio condizionamento che induce il bambino a denigrare e disapprovare in modo ingiustificato e⁄o esagerato l'altro genitore, che viene percepito come inadeguato, assente, malvagio, principale responsabile della rottura della famiglia.
Queste si concretizzano in azioni come:

- mentire al figlio o agli altri

- ostacolare la comunicazione con il genitore non residente, impedendo le telefonate o arrivando a boicottare le visite

impedire la partecipazione alla vita del figlio, non comunicando ad esempio, quali sono le attività scolastiche e/o extrascolastiche cui il bambino partecipa

Gardner sottolinea che per parlare di autentica PAS è necessario che siano presenti alcuni prerequisiti:

  • Il genitore alienato è effettivamente innocente.
    La PAS non può essere riscontrata nei casi in cui ci siano stati effettivi episodi di abusi o comportamenti di trascuratezza e disinteresse;
  • Il ruolo del figlio non è passivo, ma attivo nella costruzione del processo di alienazione.

Non si tratta di un "lavaggio del cervello" che il bambino subisce supinamente, ma anzi, egli è attivo e fornisce un suo personale contributo alla campagna di denigrazione.

Presenti questi prerequisiti, la PAS si manifesta attraverso otto "sintomi" principali:

  1. Messa in atto di una campagna di denigrazione;
  2. Motivazioni futili, incongrue rispetto alla violenza della campagna di denigrazione messa in atto;
  3. Mancanza di ambivalenza, per cui il bambino è chiaramente schierato a favore del genitore affidatario ed esprime un giudizio totalmente negativo a carico dell'altro genitore;
  4. Fenomeno del "pensatore indipendente", per cui il bambino è assolutamente convinto che il suo giudizio origini da una sua valutazione scevra da qualsiasi condizionamento e influenza da parte del genitore alienante;
  5. Appoggio automatico del genitore alienante;
  6. Assenza di senso di colpa nel bambino;
  7. Presenza di "scenari presi a prestito" ossia di espressioni, termini, situazioni che il bambino non conosce ma che sono inculcate dall'adulto;
  8. Estensione dell'ostilità alla famiglia allargata del genitore alienato.

Secondo Gardner la PAS è una forma di violenza sul minore, che ha tra le principali conseguenze alterazioni dell'esame di realtà, narcisismo, indebolimento della capacità di empatia, mancanza di rispetto per l'autorità.

Aspetti critici della PAS

Molte sono le difficoltà legate alla teorizzazione proposta da Gardner.
Innanzitutto sono ancora troppo scarse le indagini e gli studi condotti, e non è ancora chiaro se questo disturbo caratterizzi il momento della separazione e del divorzio o si instauri già nelle fasi precedenti o, ancora, sia presente una continuità nel processo di separazione e che la PAS si aggravi con l'evento dell'effettivo divorzio.
Inoltre si corre il rischio di patologizzare situazioni che invece possono essere interpretate diversamente.

La preferenza per un genitore, ad esempio, può non essere dovuta affatto ad un indottrinamento dall'esterno, ma a variabili biologiche, psicologiche o sociali, come il sesso del bambino e del genitore, lo status economico, l'età del bambino...
L'ostilità e il rifiuto, soprattutto in un momento critico come la separazione, possono essere sentimenti comuni nel bambino senza che questi debba essere necessariamente vittima di un condizionamento. E nel considerare la pregnanza dell'eventuale pressione del genitore affidatario, è necessario sempre tenere in considerazione variabili come l'età e le capacità cognitive del bambino, la presenza di sentimenti di abbandono da parte del genitore "alienato" e la paura di perdere la relazione anche con il genitore affidatario o la convinzione di doversene prendere cura.
Ci sono poi da considerare casi in cui l'ostilità del bambino nei confronti dell'altro genitore origini da effettivi abusi domestici che ha subito o a cui ha assistito prima che i genitori prendessero la decisione di separarsi.

Molte sono anche le osservazioni da fare, partendo da un punto di vista sistemico, che consideri la famiglia un'unità relazionale diversa dalla semplice "somma" degli individui.
La descrizione di Gardner, infatti, sembra peccare di una eccessiva causalità lineare, ccncentrandosi in maniera unidirezionale sull'azione che il genitore alienante agisce sul bambino, tenendo in scarsa considerazione il ruolo del sistema familiare ed extrafamiliare, del contesto legale in cui l'evento della separazione avviene e del contesto sociale.

Osservando in quest'ottica tale configurazione relazionale, se ne individuano innanzitutto gli aspetti paradossali e auto-rinforzanti. Infatti, tanto più l'altro genitore cercherà di vedere il figlio, tanto più saranno violenti gli atti di discredito. Se il genitore non affidatario, poi, decidesse di allontanarsi per sfuggire agli attacchi dell'altro genitore, verrà discreditato comunque, in quanto avrà confermato l'immagine di un genitore inaffidabile e che abbandona la famiglia.

Sempre da un punto di vista sistemico, inoltre, quanto descritto da Gardner mi appare l'estrema manifestazione di quanto già individuato da Haley nel 1973.
Jay Haley, allievo di Milton Erickson, interpretava le relazioni umane come manifestazione e gestione di dinamiche di potere e già allora aveva individuato che nelle famiglie sintomatiche è possibile spesso riscontrare una particolare configurazione triadica denominata "triangolo perverso".
Questa si caratterizza per una coalizione segreta tra una persona con un'altra persona di un'altra generazione al fine di colpire un suo pari.
Si tratta quindi di una coalizione intergenerazionale, perché coinvolge due persone di una stessa generazione e un'altra di una generazione diversa.
All'aspetto intergenerazionale, si accompagna l'aspetto della segretezza della coalizione: la coesione genitore-figlio ai danni dell'altro genitore, infatti, è dissimulata e⁄o negata, anche a livello metacomunicativo.
Haley, inoltre, evidenzia l'aspetto critico dei conflitti di lealtà quando l'individuo si trova a dover necessariamente interagire con i diversi livelli del sistema: per sfuggire a questi conflitti, il bambino può decidere di mettere in atto comportamenti "strani" fino a manifestazioni autenticamente patologiche.

Personalmente conservo ancora dello scetticismo sulla possibilità di codificare la PAS come una nuova patologia e sul suo eventuale inserimento nel DSM-V, come proposto da alcuni studiosi americani.
Innanzitutto, così come è teorizzata, non si comprende bene chi è il soggetto affetto da PAS (il bambino? Il genitore alienato? Il genitore alienante?).
Se da un punto di vista sistemico questo quesito non riveste una fondamentale importanza, in quanto il disagio è nel sistema e nelle relazioni, da un punto di vista giuridico non è un aspetto trascurabile.
Inoltre se da un punto di vista clinico il conflitto tra genitori separati o divorziati che si manifesta tramite la triangolazione di un figlio non rappresenta una illuminata novità, è da un punto di vista giuridico che la codifica di una tale sindrome rischia di avere un impatto inquietante. Essa, infatti, rischia di creare situazioni ad alto rischio per la tutela dei minori, offrendo, naturalmente in maniera involontaria, una pericolosa mano a chi non vuole tenere in conto i diritti del bambino, delle bambine e dei genitori che vogliono prendersene cura.

Bibliografia
  • Bernet, Von Boch-Galhau, Baker, Morrison, "Parental Alienation disorder and DSM-V", The American Journal of Family Therapy 36 (5): 349-366, 2010
  • Gardner, R.A., "The Parental Alienation Syndrome and the Differentiation between Fabricated and Genuine Child Sex Abuse", Creative Therapeutics, Cresskill, N.J., 1987
  • Gardner, R.A., "Family Evaluation in Child Custody Mediation, Arbitration and Litigation,", Creative Therapeutics, Cresskill, N.J., 1989
  • Haley, Hoffman, "Tecniche di terapia della famiglia", 1974
Commenti: 6
1 Andrea Lai alle ore 18:06 del 28/07/2011

Esperienza personale corrente.

Penso la PAS abbia a che fare con la legge 54 o con regimi di affido ma sia pura psicopatologia di un genitore programmatore. La PAS si configura se il figlio diviene attivo ma egli resta sempre strumento-effetto del genitore causa. Il sistema medico-legale in Italia è talmente sguarnito, inerte ed indolente alla PAS da sdoganarla come conflittualità che si estingue ignorandola, piuttosto che analizzarla, arginarla e ricomporla. Non basterà citarla nel DSM-V. Indifferenza, collusioni, deleghe, approssimazione, penuria di risorse e competenze trasversali fanno fallire sistematicamente, con le famiglie a sè stesse e soprattutto i minori succubi dei genitori programmatori e potenzialmente di simbiosi vischiose. Gardner è più che la sua griglia diagnostica, egli è stato pratica medico-legale, quindi efficiente ed efficace. Impensabile in Italia e pertanto nonostante il valore ed impegno di pochi la PAS resterà malattia psichiatrica di facile diagnosi ma incurabile ed inesorabile, per i genitori programmatori prima e per i figli PAS poi. Un figlio PAS appare un alleato del programmatore, ma ne è solo un prigioniero psicologico. Agire sui figli PAS senza agire sul genitore causa aumenta ad allunga solo l'agonia della famiglia. La PAS si autosostiene appena innescata solo perchè Tribunali, ASL NPI e DSM, Servizi Sociali si delegano mutuamente ciò che non sanno o non vogliono fare, peraltro con letargia devastante. PAS programmatore non lo si diventa, lo si è sempre stati vita matrimonial durante!

Cordialità. Grazie

2 maria rosaria alle ore 16:41 del 04/08/2011

argomento sempre più attuale, oltre all'individuazione degli indicatori ci sono strumenti diagnostici attendibili per diagnosticare la PAS?

3 albano alle ore 18:55 del 04/08/2011

non è difficile da diagnosticare per gli addetti ai lavori,molto piu' complicato diventa denunciarla perche' richiederebbe poi da parte di questi molto impegno ,professionalità,imparzialità affinche' si  sviluppi una specifica programmazione terapeutica valida ed efficace nel tempo cosa che oggi purtroppo non vediamo.e' sufficiente vedere come la PAS venga principalmente riconosciuta piu' negli studi "privati" che nei "pubblici tribunali" !diventa molto piu' semplice e veloce fare omertà di conseguenza,deviando "quelle" realta' scomode in modo tale da permettere poi alla burocrazia di fare il resto,fagocitando tutto e tutti nel dimenticatoio dei disperati.

4 roberta alle ore 17:28 del 07/08/2011

attenzione a questa che può diventare l'ennesima caccia alle streghe in mano ad avvocati e padri/madri che hanno già fatta tanto male al coniuge e ai figli.

E' già difficile farsi credere quando dici che sei stata vittima di violenze psicologiche da parte del coniuge e far ascoltare il minore che ha vissuto direttamente o indirettamente tali fatti.

La PAS diventa nelle mani di avvocati scaltri un'arma in più per gettare discredito su persone che hanno subito e che sono quasi libere dall'incubo di compagni che li hanno distrutti.

Penso che basti una seria CTU che affronti soprattutto i problemi pre separazione dei coniugi,ascoltando il minore,per vedere se ci sono dei plagi,Essi non possono avvenire dopo anni di separazione,ma ripeto per chiarire queste cose esiste già lo strumento della CTU che DEVE  essere fatte da persone esperte, perchè in molti casi uno psicologo troppo giovane non riesce a smascherare i soggetti che hanno già fatto del male alla famiglia e nuociono gravemente a coloro che sono già state vittime per anni.

Grazie

5 maria rosaria alle ore 19:06 del 07/08/2011

condivido in pieno quello che scrive sia Roberta che Albano, l'esperienza deve aiutare i periti a non farsi manipolare ne dagli avvocati e purtroppo,ne dai consulenti di parte.

buon lavoro

6 albano alle ore 12:36 del 09/08/2011

Scusami Maria Rosaria,mi sembrava di aver capito dalla tua prima mail che eri una neofita dell'argomento e poi nella successiva mail dici di condividere i punti di vista di Roberta e miei?!In buona fede mi viene da dire che tu l'argomento lo conosci bene(magari un'addetta ai lavori?!)e non fai parte di noi genitori,padri anzi meglio come me ed Andrea,che abbiamo i nostri figli positivi a tutti e 8 gli "indicatori PAS"!(perdonami Andrea ma mi sembri nella fase acuta del dramma peggio di me!)Se ne sai veramente,per favore,aiutaci a provare a capire meglio l'argomento.E' brutto e drammatico vedersi privare dei propri figli solo perche' la madre ha deciso così per punire ...sicuramente non violenze in famiglia,almeno su questo tutti concordi..pure quei figli che ora non mi vogliono!Scusate ancora lo sfogo,ma vorrei sul serio poter aiutare i miei figli e tutti gli altri bambini nella stesse condizioni,sperando che tutte quelle "madri malevoli "in circolazione imparino a diventare delle persone piu' sicure di se stesse soprattutto,senza dover usare i prorpi figli per riscattarsi dai loro fallimenti personali.

Proviamo a non  rendere ancora questo pensiero la solita utopia.

Grazie

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