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Tra separazione e abuso: il legame figlio-genitori come diritto Lo Spazio Neutro come baluardo della relazione "possibile"
L'articolo " Tra separazione e abuso: il legame figlio-genitori come diritto" parla di:
- Divorzio e sviluppo evolutivo ed emotivo dei figli
Il mantenimento delle relazioni nello spazio protetto Il ruolo dell'Operatore e il rischio di burn out
Articolo: 'Tra separazione e abuso: il legame figlio-genitori come diritto Lo Spazio Neutro come baluardo della relazione "possibile"'
INDICE: Tra separazione e abuso: il legame figlio-genitori come diritto
- Introduzione
- Il legame sopra tutto
- Storia dello Spazio Neutro
- Lo Spazio Neutro in Italia
- Lo spazio dalla prospettiva dell'Operatore: la mia esperienza
- L'Operatore come "terzo"
- A protezione dell'Operatore
- Conclusioni
- Bibliografia
- Normativa
- Altre Letture su HT
Introduzione
Per Spazio Neutro si intende uno spazio fisico e mentale dove il minore ha la possibilità di mantenere il rapporto con entrambe
le famiglie d'origine, in situazioni di separazioni altamente conflittuali o di abuso famigliare e/o maltrattamento.
È uno spazio terzo rispetto al conflitto famigliare, uno spazio che non appartiene a nessuno e quindi è un po' di tutti, dove
l'Operatore specializzato (in genere un Educatore con una specifica formazione, ma anche uno Psicologo) protegge la relazione.
Il servizio garantisce al bambino di salvaguardare la propria storia e il proprio diritto di rimanere figlio di entrambi i genitori (Convenzione
ONU, art.9, New York, 1989). Il sostegno offerto ai genitori è diversificato e personalizzato secondo le situazioni, ma obiettivo comune
è il riconoscere l'importanza per il bambino di mantenere le proprie radici.
Negli ultimi anni anche in Italia lo strumento dello Spazio Neutro o "Spazio incontro", come recentemente si preferisce chiamarlo, viene
sempre più utilizzato.
In genere è il Tribunale che chiede ai Servizi sociali di attivare uno Spazio Neutro per una specifica situazione, ma spesso i servizi
non sono attrezzati, vuoi per mancanza di risorse vuoi per mancanza di spazi adeguati (ad esempio stanze prive di specchio unidirezionale), e
ricorrono a strutture private che forniscono spazi e professionisti.
Il legame sopra tutto
Il legame con entrambi i genitori è comunque importante, a prescindere dalla situazione, perché il bambino si senta parte
di due storie. E quando non è possibile che questo avvenga in autonomia, si pensa alla "protezione" del bambino, ma gli si permette
comunque di vedere il genitore con cui non vive o che è stato allontanato, con tutti i suoi limiti.
Lo Psicoterapeuta e docente universitario Vittorio Cigoli (1998) sostiene che le separazioni e i divorzi sono divenuti una fase tipica
della famiglia attuale e del contesto socio-culturale nel quale viviamo. Solo trenta anni fa era raro avere in classe un bambino figlio di genitori
separati, mentre ora nelle nostre classi ci sono numerose tipologie diverse di famiglie.
In particolare, secondo Cigoli, i legami che nascono all'interno di una famiglia costituiscono «la base su cui si forma e si sviluppa
la parte emotiva dei singoli individui». Per questo la serenità di una persona dipende dal tipo di relazioni che ha
instaurato all'interno della propria famiglia e dal modo in cui ha imparato ad affrontare situazioni difficili e a gestire il dolore.
In particolare nei casi di separazione e divorzio si è visto come tali eventi - se vissuti in modo altamente conflittuale - creando
un clima di instabilità e insicurezza delle relazioni, influenzano profondamente lo sviluppo evolutivo dei figli. Non è la separazione
in sé a creare eventuali problemi, ma il modo in cui questa viene affrontata dagli adulti.
Mantenere una relazione con entrambi i genitori, seppur in conflitto tra loro, seppur si siano macchiati di colpe "macroscopiche" in
relazione ai figli, permette a questi ultimi un accesso alle proprie radici e l'elaborazione di cosa significhi avere quella famiglia e quei
genitori (Cigoli in Marzotto, Dallanegra, 1998).
Frequentare un genitore, anche se immaturo e non totalmente capace, permette ai figli di prendere atto anche dei suoi limiti, senza idealizzarlo
o mitizzarlo nel caso i contatti vengano interrotti definitivamente.
Genitori che collaborano tra loro in un clima civile aiutano i figli ad avere uno sviluppo emotivo sereno ed evitano tensioni causate
dal conflitto di lealtà, che inevitabilmente si trovano a vivere in tali situazioni. È facile che in tali circostanze i figli si
schierino con il genitore che ritengono, e che appare, più debole e sofferente.
Nelle situazioni di maltrattamento che ho seguito, poter vedere il genitore in una situazione protetta permetteva al bambino:
- di rendersi conto degli aspetti inadeguati del genitore (anche perché quasi sempre poteva confrontarli con quelli degli adulti della
comunità nella quale era inserito);
- di sentirsi anche meno responsabile o in colpa per episodi e situazioni "subiti" con lo stesso e di riuscire ad attribuire all'adulto, e
quindi fuori da sé, la responsabilità di quanto avvenuto.
Storia dello Spazio Neutro
Il servizio di Spazio Neutro nasce in Francia nel 1986, mentre in Italia inizia a diffondersi circa un decennio dopo (nel 1997 a Milano, nel 1999
a Torino, Palermo e Roma e nel 2002 a Venezia). La nascita di questi spazi è stata la spontanea risposta all'aumento delle separazioni e
alla diminuzione del ruolo della famiglia allargata.
Riconosciuto e affermatosi il diritto del bambino di frequentare entrambi i genitori, vi è poi stato un progressivo attivarsi da parte
dei servizi affinché questo diritto venisse tutelato. Questo presuppone che vi sia un concetto di "normalità" rispetto alle relazioni
famigliari, nel senso che si dà per scontato che in una condizione ideale il bambino frequenti entrambe le famiglie. In occidente abbiamo
due modelli di riferimento.
In Europa (Francia, Belgio Gran Bretagna e Italia), nel contesto di famiglie separate, si dà maggiore importanza al mantenimento
del rapporto con il genitore non affidatario e alla qualità del rapporto.
In Inghilterra vengono distinti i Child Contact Centres (Centri d'incontro per bambini), che hanno come obiettivo il sostegno
della genitorialità, e i Supervised Child Contacts (Incontri supervisionati per bambini), che offrono incontri vigilati quando
la situazione famigliare è a rischio, sia in caso di abuso vero e proprio sia in caso di violenze psicologiche che possono compromettere
il sano sviluppo del minore.
Invece negli Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia ci si concentra a tutelare e proteggere il minore nella sua relazione con
il genitore in contesti altamente conflittuali (rispetto al modello francese c'è un intervento maggiore dell'Operatore che interviene
in situazioni in cui serve una maggiore tutela).
In Europa c'è stata una ulteriore riflessione che ha poi portato allo sviluppo prima e alla diffusione poi di prassi comuni e condivise
a partire dal modello francese: si tutelano i rapporti in situazioni conflittuali e l'Operatore supervisiona e garantisce uno spazio protetto,
a volte intervenendo nelle relazioni in modo più o meno diretto.
L'obiettivo di mantenere la relazione con il genitore non affidatario e creare incontri sereni pone il bambino al centro dell'interesse
del Servizio. Inoltre l'organizzazione degli incontri sarà diversa se si ritiene che i due genitori debbano collaborare anche fuori dallo
spazio incontro o se possano esercitare il loro ruolo in modo individuale.
Ma seppur separati si ipotizza che la relazione tra i due genitori possa essere positiva anche se difficoltosa.
Nei casi di abuso lo spazio diventa "protetto" più che neutro: non si offre solo uno spazio terzo per incontrarsi, ma un sostegno
al bambino. Per questo motivo è fondamentale chiarire nel momento della presa in carico da parte del servizio pubblico e del privato gli
obiettivi (tutela, sostegno genitoriale, ripresa dei rapporti con uno dei due genitori, facilitazione della comunicazione tra i genitori...)
con tutte le persone coinvolte (madre, padre, figlio, fratelli, nonni o famiglia allargata, Operatori...).
Lo Spazio Neutro in Italia
La situazione italiana è disomogenea. Nel Bel Paese il servizio, sviluppatosi a partire dal modello francese, nasce perlopiù
in ambito privato, andando a sostenere una necessità che il servizio pubblico non riesce a soddisfare.
Attualmente si utilizza lo Spazio Neutro anche in situazioni che in origine il modello non contemplava: affidi etero famigliari, ripresa dei
rapporti con un genitore assente per anni, incontri con un genitore detenuto. Spesso si chiede all'Operatore un intervento che a volte va oltre
il suo ruolo (valutazione delle relazioni, mero accompagnamento fisico di un minore da un genitore all'altro...).
Alla fine degli anni 90, il Servizio pubblico chiede al CBM (Centro Bambino Maltrattato) di Milano di gestire Spazi Neutri per famiglie maltrattanti
e abusanti (e dal '93 segue situazioni particolarmente conflittuali con mandato del Tribunale).
A Torino dal '92 è attivo lo Spazio Neutro ("Centro famiglia") a opera di Operatori giuridici. Attualmente gestisce due tipi di incontri:
quelli che hanno bisogno di una tutela e protezione (situazioni di abuso e/o maltrattamento) e quelli che permettono il solo passaggio del minore
da un genitore all'altro (quando due genitori separati non riescono neanche a parlarsi e non hanno altri parenti che permettano di accompagnare
un bambino da un genitore all'altro).
Sempre a Torino, "Genitori ancora" dal '98 si pone come neutro anche nel non dare nessun tipo di valutazione o resoconto all'autorità
giudiziaria: mentre la valutazione è in effetti una richiesta impropria che a volte viene fatta all'Operatore, in genere si consegna al
Servizio almeno un resoconto oggettivo, senza nessun giudizio o commento del singolo incontro.
Il fatto che sia un intervento coatto, cioè ordinato dal Tribunale al quale non ci si può sottrarre, permette ai genitori di
riflettere sulla necessità di cambiare e modificare alcune dinamiche per consentire di salvare il rapporto con il figlio, leggendo
come risorsa e non come limite l'intervento della giustizia.
L'intento di tale intervento è quello di rendere la mamma e il papà, o di cercare di renderli, solo genitori, lasciando
quindi fuori dalla stanza il loro essere coniugi in conflitto e adoperandosi per non coinvolgere i figli in esso.
Nei casi in cui un genitore è maltrattante si cerca comunque di recuperare quello che di buono ci può essere in
un rapporto, anche se nelle situazioni più gravi le relazioni vengono eventualmente riprese dopo un congruo periodo di tempo, e solo dopo
che il genitore abbia fatto un percorso personale con risultati positivi.
Attraverso lo strumento dello Spazio Neutro, il bambino può andare oltre ciò che gli viene detto dagli altri e formarsi la sua
propria immagine del/i genitore/i che qui incontra e/o re-incontra.
All'interno di questo spazio ha quindi la possibilità di dare corpo all'immagine del genitore basandola su quella che è l'esperienza
che fa dello stesso durante gli incontri.
Il bambino è quindi posto nella condizione di poter fare esperienza diretta, ma pur sempre tutelata, del genitore reale.
I bambini - se in presenza di adulti che sono in grado di spiegare adeguatamente la situazione e creare le condizioni più idonee - riescono
a distinguere anche loro che il papà resterà sempre il papà, anche se la mamma si dovesse sposare con qualcun altro e anche
se non vivono più insieme.
Lo spazio dalla prospettiva dell'Operatore: la mia esperienza
Ho lavorato per qualche anno in un'équipe multidisciplinare presso una Fondazione che si occupava di tutela dei minori. Con le colleghe
mi occupavo di seguire gli incontri protetti sia in situazioni di abuso che in situazioni di separazione conflittuale o di ripresa
dei rapporti tra i minori e i genitori, di stendere la scheda di ogni incontro e la relazione periodica (che meriterebbero un approfondimento
e un articolo a parte) da inviare in modo tempestivo ai Servizi Sociali.
Le situazioni di cui ci siamo occupate erano giunte su invio dei Servizi Sociali che avevano avuto una specifica richiesta da parte del
Tribunale.
Ogni caso viene gestito secondo le necessità. In genere sono incontri di un'ora (con un piccolo spazio per i genitori prima e dopo l'incontro
per confrontarsi con l'Operatore), con una frequenza che può essere settimanale o mensile secondo il caso.
Può essere presente solo un genitore o entrambi, a volte un fratello o i nonni.
Di norma lo spazio dovrebbe essere garantito per un periodo limitato nel tempo, ma spesso le richieste del Tribunale, e quindi dei Servizi,
si rinnovano "reiteratamente" per mesi e il servizio può quindi protrarsi anche per un paio di anni.
In questo caso ritengo che il senso dello Spazio Neutro e dell'intervento si sia perso e che resti solo l'unico strumento che il Servizio si
può permettere economicamente o in mancanza di altre risorse professionali.
Nella gestione dei casi ho potuto riflettere su alcuni aspetti, relativi all'Operatore e al suo ruolo, che voglio qui condividere.
L'Operatore come "terzo"
L'équipe dello Spazio Neutro della Fondazione è stata pensata multidisciplinare, e per utilizzare le competenze del singolo
Operatore nella fase di analisi della domanda posta dal Servizio e dal Tribunale, e per permettere di individuare l'Operatore più adatto
a seguire una specifica situazione.
L'Operatore, Educatore o Psicologo che sia, assiste all'incontro nel ruolo di osservatore e di facilitatore delle relazioni.
Nella stanza i genitori con il figlio hanno a disposizione diversi giochi, più o meno strutturati, per trascorrere un'ora insieme.
Spesso però l'Operatore deve dare il via alle relazioni, o mitigare atteggiamenti invadenti o aggressivi dei genitori, deve permettere
al bambino di essere se stesso e di poter esprimere i propri sentimenti anche negativi senza che il genitore abbia reazioni inadeguate.
L'Operatore che assiste si pone quindi come "terzo" all'interno della stanza degli incontri: unisce ma anche separa, come un
ponte che unisce due isole ma le tiene contemporaneamente separate, si pone come il "figlio" tra i due genitori.
In situazioni in cui il minore vede un genitore per volta, l'Operatore deve tenere in mente l'altro genitore, per sviluppare una genitorialità
di coppia, in modo che il lavoro con un genitore riesca ad arrivare all'altro. Si trova in mezzo alle ansie e ai timori dei genitori che hanno
bisogno di essere rassicurati rispetto al loro ruolo, alla paure e ai desideri dei bambini che vogliono un'occasione per essere ascoltati.
Nei casi in cui l'incontro è "protetto", perché si è rilevato un pericolo per il bambino, l'Operatore si trova
anche a dover garantire uno spazio sereno e riparato e a dover mediare tra le dinamiche tra genitore e figlio, senza sminuire o delegittimare
il genitore maltrattante/abusante.
L'analisi e la riflessione sulle emozioni e sul sentimento di dolore e disagio provati dall'Operatore, in queste specifiche situazioni, aiutano
a capire come queste emozioni possano influenzare gli incontri.
Per questo è necessaria e indispensabile una supervisione che renda gli Operatori consapevoli delle proprie emozioni,
per poterle gestire e per non agire in modo improvvisato nelle dinamiche tra aggressore e vittima e per capire quando è il momento di
"uscire" dalle dinamiche e fare davvero lavorare i due genitori "insieme".
A protezione dell'Operatore
Nel suo lavoro l'Operatore incontra costantemente la sofferenza e si scontra quotidianamente con una serie di difficoltà. Il suo compito
è ascoltare e guardare, ma il tempo di osservazione è spesso poco, c'è un alto costo emotivo e un rischio di coinvolgimento.
L'osservazione e l'ascolto devono comprendere, nel poco tempo di un incontro, le parole che vengono scambiate tra genitore e figlio, ma anche
i gesti, lo sguardo, il tono della voce, i silenzi. Di fatto la comunicazione non verbale, che più facilmente delle parole sfugge
al controllo di chi parla, viene in particolare osservata attraverso una scheda predisposta per essere di supporto.
L'attenzione dell'Operatore è inoltre rivolta alla cura della relazione con il genitore: il linguaggio sarà adeguato
alla cultura dell'interlocutore e al proprio ruolo, tra l'informale e il formale. La comunicazione sarà più completa possibile,
sempre tenendo presente la riduzione del conflitto (sia tra i genitori che tra i genitori e le istituzioni).
Al termine degli incontri l'Operatore riserva uno spazio di condivisione con il genitore al quale riporta le osservazioni raccolte durante
l'incontro: queste devono essere orientate alla valorizzazione delle risorse, al rafforzamento di quello che c'è di positivo, e l'Operatore
non deve porsi in una posizione sostitutiva o squalificante.
Nel servizio dove ho lavorato, affinché l'intervento procedesse al meglio, si era stabilito che ogni caso venisse seguito sempre da
due Operatrici, a volte due Educatrici o un'Educatrice e una Psicologa.
Era importante essere in due, indipendentemente dal tipo di formazione specifica.
Una seguiva gli incontri in maniera prevalente facendosi sostituire periodicamente dalla seconda Operatrice, per poi confrontarsi con lei rispetto
all'osservazione degli incontri.
Lo scopo di questa prassi operativa era quello di:
- mantenere sempre in evidenza all'Operatrice di riferimento gli obiettivi dell'intervento;
- verificare le osservazioni personali;
- esplicitare le criticità soggettive e tenere sempre ben presenti le indicazioni del Tribunale.
Vedere settimanalmente la stessa famiglia, anche per un anno di seguito, può far perdere all'Operatore la giusta distanza e
la capacità di una corretta osservazione.
Ad esempio a volte capita che inizia l'incontro già aspettandosi delle dinamiche e dando per scontati alcuni atteggiamenti (questo
si nota leggendo le schede di osservazione, che si compilano al termine dell'incontro, quando cominciano a diventare ripetitive e sterili).
L'empatia dell'Operatore e la capacità di stare nel gioco senza "perdersi" non sono condizioni permanenti, ma sono scelte che vengono
compiute ogni volta e sostenute attraverso la prassi della co-conduzione degli incontri e la formazione costante, che aiutano il
"contenimento" dell'Operatore.
Nonostante l'alto impatto emotivo che accompagna questo tipo di intervento, nella Fondazione era quasi assente il burn out degli Operatori
(sindrome che colpisce soprattutto gli Operatori delle professioni di aiuto, caratterizzata da esaurimento emozionale, disattenzione all'utente,
sentirsi inariditi).
Ritengo che questo sia dovuto al fatto che, grazie alle supervisioni e al sostegno dell'équipe, avevamo lo "spazio" per metterci
in ascolto di noi stessi e delle nostre emozioni. L'ascolto e il confronto hanno fatto sì che nel lavoro con le famiglie potessimo
porci obiettivi realistici, consentendo quindi di scongiurare il senso di impotenza.
Conclusioni
Offrire uno spazio in cui si può dare voce al dolore e alla sofferenza permette agli individui di gestire questa sofferenza e dargli
dignità di esistenza: confrontarsi con un evento doloroso permette una possibilità di cambiamento.
L'esperienza che ho potuto fare negli anni in cui ho collaborato con questo servizio mi è servita enormemente poi nel mio lavoro di
Mediatrice. Le riflessioni fatte in équipe, gli stimoli proposti dal coordinamento e dalla supervisione, mi hanno aiutato nella gestione
dei casi nella solitudine del mio studio.
Il raro clima di collaborazione e fiducia che ho trovato in quegli anni non l'ho mai sperimentato prima e difficilmente credo lo sperimenterò
in futuro.
Credo che lo Spazio Neutro debba essere utilizzato soprattutto nelle situazioni di maltrattamento e abuso nei confronti del minore,
quindi nella sua accezione di "protetto", mentre spesso, secondo me, se ne abusa nelle situazioni di separazioni conflittuali che potrebbero
essere affrontate all'interno di una terapia della famiglia.
Inoltre non si deve dimenticare che questo spazio terzo è comunque sempre artificioso e che, se protratto troppo nel tempo,
non permette lo sviluppo di relazioni spontanee.
Anche se la figura dello Psicologo è utilizzata in minore misura rispetto all'Educatore in questa area, non mi sono mai sentita sminuita
rispetto alle mie competenze, anzi ho ritenuto una fortuna poter toccare da vicino situazioni tanto dolorose e difficili, protetta dalle colleghe
dell'équipe e soprattutto dal coordinatore Psicoterapeuta.
Ho dedicato anni e pensieri a uno spazio che con difficoltà è davvero "neutro", ma più facilmente è di "incontro",
perché l'incontro tra genitori e figli che hanno avuto una storia difficile non sia solo un incontro concreto, ma abbia luogo realmente
a livello delle relazioni.
Bibliografia
- Bertotti T. Covini P., Spazio neutro o spazio protetto? Riflessioni attorno al diritto di visita per i bambini maltrattati, in "Maltrattamento
e abuso all'infanzia", volume 3, nr. 1/2001, pag. 121, Franco Angeli, Milano, 2001
- Bissacco D., Dallanegra P., Spazio Neutro: restare figlio di entrambi i genitori, in "Politiche Sociali e Servizi", Vita e Pensiero,
1/97, Milano
- Bissacco D., Dallanegra P., I Servizi per l'esercizio del diritto di visita, in "Politiche Sociali e Servizi", Vita e Pensiero, 2/97,
Milano
- Cigoli V. "Psicologia della separazione e del divorzio", Il Mulino, Bologna, 1998
- Dallanegra P., Marranca R., Pardini I., Servizio Spazio Neutro, in "Prospettive Sociali e Sanitarie", nr. 9/2000, Milano
- Dallanegra P. (a cura di), "Le radici del futuro", Franco Angeli, Milano, 2005
- Dell'Antonio A., Motivi di deterioramento del rapporto con il genitore non affidatario nelle separazioni coniugali "problematiche",
in "Psichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza", 5, 55, 1988
- Dell'Antonio A., "Ascoltare il minore", Giuffrè, Milano, 1990
- Gasparini M., Riorganizzare la speranza di un incontro possibile: il ruolo dell'osservazione diretta e partecipe nello Spazio Neutro,
in "Bambino Incompiuto", nr. 5/95, Roma
- Nebiolo R., La relazione interrotta fra un genitore e il figlio, in "Minori Giustizia", 1, 1995, pag. 17
- Pozzobalbi G., Dallanegra P., Codignola F., Servizio Spazio Neutro un aiuto ai bambini nelle separazioni conflittuali, in "Quaderni
di psicoterapia infantile", nr. 42/2000, Borla, Roma
Normativa
- "Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo", approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 20 novembre 1959, revisionata nel 1989,
"Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia i diritti del fanciullo", New York.
- "Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo", approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 20 novembre del 1989, New York.
Art. 1
- Gli Stati parti vigilano affinché il fanciullo non sia separato dai suoi genitori contro la loro volontà a meno che le autorità
competenti non decidano, sotto riserva di revisione giudiziaria e conformemente con le leggi di procedura applicabili, che questa separazione è
necessaria nell'interesse preminente del fanciullo. Una decisione in questo senso può essere necessaria in taluni casi particolari, ad esempio
quando i genitori maltrattino o trascurino il fanciullo, oppure se vivano separati e una decisione debba essere presa riguardo al luogo di residenza
del fanciullo.
- In tutti i casi previsti al paragrafo 1 del presente articolo, tutte le parti interessate devono avere la possibilità di partecipare alle
deliberazioni e di far conoscere le loro opinioni.
- Gli Stati parti rispettano il diritto del fanciullo separato da entrambi i genitori o da uno di essi di intrattenere regolarmente rapporti
personali e contatti diretti con entrambi i genitori, a meno che ciò non sia contrario all'interesse preminente del fanciullo.
- Se la separazione è il risultato di provvedimenti adottati da uno Stato parte, come la detenzione, l'imprigionamento, l'esilio, l'espulsione
o la morte (compresa la morte, quale che ne sia la causa, sopravvenuta durante la detenzione) di entrambi i genitori o di uno di essi, o del fanciullo,
lo Stato parte fornisce dietro richiesta ai genitori, al fanciullo oppure, se del caso, a un altro membro della famiglia, le informazioni essenziali
concernenti il luogo dove si trovano il familiare o i familiari, a meno che la divulgazione di tali informazioni possa mettere a repentaglio il
benessere del fanciullo. Gli Stati parti vigilano inoltre affinché la presentazione di tale domanda non comporti di per sé conseguenze
pregiudizievoli per la persona o per le persone interessate".
- "Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza", Legge n. 285/97, promulgata il 28 agosto
del 1997.
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