HT: La Psicologia per Professionisti La relazione terapeutica con l'adolescente: un equilibrio tra motivazioni | |||||||
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La relazione terapeutica con l'adolescente: un equilibrio tra motivazioniL'articolo "La relazione terapeutica con l'adolescente: un equilibrio tra motivazioni" parla di:
Articolo: 'La relazione terapeutica con l'adolescente: un equilibrio tra motivazioni'A cura di: Irene Bellodi Autore HT
IntroduzioneLa terapia in adolescenza rappresenta un caso particolare di intervento psicologico, dove il paziente mostra livelli motivazionali fluttuanti
e dove il particolare momento evolutivo gioca un ruolo spesso rilevante. È chiaro che tutto ciò è, per noi terapeuti, fonte preziosa di informazione sul funzionamento del ragazzo che abbiamo
di fronte, ma nella pratica clinica questi agìti si dimostrano spesso non chiari da rilevare e terreno fertile per collusioni e
incomprensioni. Paziente e terapeuta: due età a confrontoUna giovane età del terapeuta è, nella terapia, un'arma a doppio taglio. Il sesso del paziente e del terapeuta: ricadute clinicheNella fase adolescenziale c'è, forse tra i primi obiettivi evolutivi, la scoperta e la differenziazione della sessualità. Una diade terapeuta-paziente dello stesso sesso presenta alcuni importanti vantaggi: nei casi in cui l'adolescente non ha nella sua storia di vita figure genitoriali positive trova la possibilità di sperimentarne una all'interno della terapia. Allo stesso modo, un adolescente che fatica nel relazionarsi con il sesso opposto è ampiamente avvantaggiato nel trovare di fronte a sé una figura professionale che non è fonte di ansie generate per il solo genere. I vantaggi di una diade di sesso opposto si possono sicuramente individuare nelle dinamiche transferali e controtransferali che
sicuramente si mostrano più esplosive e ricche di significato ma che, allo stesso tempo, minano la relazione e la terapia perché
non sempre l'adolescente è in grado di reggerle e le agisce tramite il drop-out. Flussi e riflussi motivazionali in terapiaIn generale si sperimentano, nel corso di tutte le terapie, andamenti fluttuanti della motivazione. Se la relazione è buona,
la linea della motivazione del terapeuta e del paziente si trovano, in un grafico immaginario, quasi sempre sovrapposte. Nel momento in cui la
motivazione del paziente cala, è il terapeuta a intervenire per cercare di ripristinarla, mentre nel caso in cui sia il terapeuta a essere
poco motivato, mette in atto strategie per capirne l'origine e agirle nella terapia. In pazienti adolescenti, troveremmo nel nostro grafico immaginario due linee completamente autonome, dove la motivazione del terapeuta si trova costantemente con punteggi più alti rispetto a quella del paziente adolescente. Al contrario del terapeuta, il paziente adolescente non è necessariamente motivato dallo stato di sofferenza psicologica, ma anzi, proprio perché in uno stato di sofferenza, non vede la soluzione a essa nella figura del terapeuta. La motivazione diventa così una merce di scambio, con una quantità e un peso. La motivazione del terapeuta, presente in quantità maggiori e con un peso calibrato, deve essere presente in maniera costante e, talvolta, colmare il vuoto che si trova dall'altra parte del tavolo. La motivazione del paziente adolescente assume invece caratteristiche quantitative decisamente minori, ma con un peso maggiore che si può e si deve estrapolare in segnali che non sempre rientrano nell'esplicito di una relazione, ma che anzi navigano nell'implicito di un comportamento o di un non-detto. Un orientamento cognitivo-comportamentale come sfondoUn terapeuta cognitivo comportamentale si trova talvolta, nel setting terapeutico con l'adolescente, in un paradosso teorico. Se da una parte c'è un'impostazione basata sulla focalizzazione sul sintomo, sulla collaborazione terapeutica paritaria e sulla scoperta guidata dal paziente, dall'altra parte del tavolo troviamo i limiti evolutivi di un paziente che non è sempre in grado di guidare se stesso o l'altro alla scoperta di qualcosa che è a lui per primo oscura. La sintomatologia è priva di concettualizzazione semantica, la sofferenza è vista in maniera univoca e poco differenziata in termini di intensità e durata. Tutto ciò che è vita psichica, metacognizione, gestione e controllo delle emozioni sono aree che l'adolescente sta sperimentando e quindi non completamente accessibili o chiare. Ecco quindi come, anche da questo punto di vista, la terapia in adolescenza deve appoggiare su equilibri delicati. Il paziente adolescente
ci porta a essere terapeuti meno dogmatici e più elastici. ConclusioniI terapeuti che attuano la scelta di lavorare con pazienti che rientrano in questa fase evolutiva, si trovano a gestire situazioni che sono
profondamente diverse dal lavoro con l'adulto. Un adolescente inviato a uno psicologo, per problemi che non ritiene di avere, da familiari a cui tenta di opporsi o da insegnati da cui non
si sente capito, avrà un atteggiamento fortemente oppositivo e svalutante. Cosa ne pensi? Lascia un commento
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