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Recensione Test: Il Disegno dell'Albero

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Recensione Test: Il Disegno dell'Albero
Armonie e disarmonie della personalità rappresentate nell'albero

L'articolo "Recensione Test: Il Disegno dell'Albero" parla di:

  • Somministrazione e interpretazione del reattivo
  • Espressione di contenuti emotivamente difficili
  • Integrazione con altri Test, TAT e Rorschach
Psico-Pratika:
Numero 114 Anno 2015

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Articolo: 'Recensione Test: Il Disegno dell'Albero
Armonie e disarmonie della personalità rappresentate nell'albero'

A cura di: Valentina Zappa Autore HT
Recensione Test: Il Disegno dell'Albero - Opera di pubblico dominio, autrice: Roberta Casti
Scheda tecnica

Il disegno dell'albero: tecnica proiettiva.

Tipologia del test: test carta e matita.

Modello teorico di riferimento: Psicoanalisi.

Tempo: rispetto dei tempi personali di esecuzione del bambino.

Cosa misura: indaga, attraverso le rappresentazioni grafiche, gli aspetti più autentici, ma nascosti, della personalità.

Qualifica del somministratore del test: Psicologo.

Destinatari: soggetti dai 4 anni in su.

Modalità di somministrazione: individuale.

Materiale: foglio in formato A4 e una matita di media morbidezza.

Autore: Karl Koch (1949).

Validità: non sono stati rilevati in letteratura studi tali da stilare un profilo psicometrico standard.

Indicazioni: utile per fornire aspetti profondi e primitivi della personalità del bambino e rilevare la sua evoluzione psichica.

Controindicazioni: nessuna.

Punti di forza del test: non è invasivo, la somministrazione è semplice e l'interpretazione rapida.

Punti di debolezza del test: mancanza di verifiche psicometriche, poco attendibile se somministrato senza ausilio di altri reattivi.

    INDICE: Recensione Test: Il Disegno dell'Albero
  • Scheda Tecnica
  • Presentazione del test
  • Somministrazione del test
  • Interpretazione
    • Livello grafico
    • Livello formale
    • Livello del contenuto
  • Riflessioni
  • Bibliografia
  • Altre letture su HT
Presentazione del test

Questo test è stato ideato dallo studioso svizzero Emil Jucker, ma la sua elaborazione è stata attuata dallo Psicologo tedesco Karl Koch, il quale pubblicò il suo manuale "Il test dell'albero" nel 1949.

Koch sosteneva che l'immagine dell'albero richiamasse l'immagine della persona umana e, così, eventuali disarmonie nel disegno potevano simboleggiare disagi nel suo esecutore.

Secondo Emanuel F. Hammer (1958) - autore americano di un'opera sul significato proiettivo del disegno - l'albero, in quanto elemento naturale e "vivente", permetteva di proiettare sentimenti e aspetti inconsci della personalità, evitando le inibizioni che si sarebbero potute presentare nel dover disegnare "una figura umana".

Pur essendo un test somministrabile a persone di diverse fasce di età, l'uso è più frequente con i bambini, poiché essi disegnano "ciò che sanno" piuttosto che "ciò che vedono" e attraverso il disegno si possono raggiungere gli stadi più profondi, proibiti e inaccettabili del loro essere. Inoltre, i test grafici sono gli strumenti più utili per rilevare traumi emotivi e difficoltà in un'età ancora non totalmente verbalizzata.

Somministrazione del test
Recensione Test: Il Disegno dell'Albero

Al bambino viene presentato un foglio di carta e una matita a punta piuttosto morbida, con la consegna: "Disegna un albero da frutto come meglio puoi, puoi usare tutto il foglio".

Si chiede specificatamente di un albero "da frutto", perché implica la richiesta di un disegno più articolato e permette quindi una buona proiezione della personalità.

Ad esempio, l'inserimento di più dettagli (come ad esempio fiori e frutti nella chioma) può essere indice di una maggior socievolezza e apertura verso il mondo esterno, così come un albero privo di particolari potrebbe indicare una sorta di scoraggiamento.
Ovviamente, queste sono solo ipotesi che andranno poi constatate e valutate nel corso dell'interpretazione.

Interpretazione

Come per tutti i test grafici, anche per il test dell'albero, l'interpretazione deve prendere in considerazione tre diversi livelli: il livello grafico, il livello formale e il livello di contenuto.

Livello grafico

Innanzitutto, bisogna distinguere nel tratto l'ampiezza e l'intensità:

  • linee ampie rappresentano grande espansione vitale ed estroversione; mentre gesti poco ampi rappresentano inibizione;
  • un tratto forte denota forti pulsioni, audacia, a volte violenza; mentre un tratto debole denota pulsioni deboli, dolcezza, timidezza.
    Il significato cambia nel caso in cui il tratto sia eccessivamente calcato, il che potrebbe denotare timore di essere impotente, così come un tratto eccessivamente leggero potrebbe sottintendere l'incapacità di affermarsi.

Un altro elemento da prendere in considerazione è la zona della pagina in cui il bambino concentra il proprio disegno:

  • nella zona inferiore del foglio si soffermano coloro che hanno bisogno di protezione; ciò, in alcuni casi, può essere sintomo di depressione;
  • nella zona superiore si soffermano maggiormente i sognatori e gli idealisti;
  • nella zona sinistra si soffermano gli introversi;
  • nella zona destra si soffermano le persone socievoli ed estroverse;
  • nella zona centrale si soffermano gli individui che vogliono contenere la propria emotività;
  • un albero che occupa tutto il foglio, con i rami che debordano può essere sintomo di megalomania;
  • un albero particolarmente piccolo può essere sintomo di insicurezza.
Livello formale

Riguarda l'adeguatezza e la rispondenza delle figure.
Dai 3 ai 7 anni risulta normale disegnare, per esempio, il fusto a un solo tratto, rami a un solo tratto o orizzontali, alberi a forma di croce, stereotipie o con una certa mancanza di coordinazione.

Se questo capita nelle persone con un'età maggiore, però, potrebbe essere indice di aspetti problematici come regressioni o ritardi psichici.
I rami collocati nella parte inferiore del fusto, invece, si potrebbero trovare anche nel disegno di adolescenti e indicherebbero una situazione affettiva disarmonica.

Livello del contenuto

Questo livello prevede due fasi: la visione globale dell'albero e il soffermarsi sulle specifiche parti dello stesso.

Innanzitutto bisogna osservare il verso in cui il bambino dispone il foglio sul tavolo.
Se dispone il foglio in orizzontale, si sottintende un rapporto significativo con la figura materna; se lo dispone in verticale, si presuppone che abbia un rapporto privilegiato con la figura paterna.

La visione dell'albero nella sua globalità permette di capire ciò che esso comunica, ossia l'equilibrio o la non armonia di chi lo disegna.
Ad esempio, un albero piuttosto piccolo può essere sinonimo di introversione, così come uno grande può esserlo di estroversione o desiderio di evasione.

Non si tratta di cercare la patologia sempre e comunque al minimo segno di originalità o diversità, né di lasciarsi ingannare da alberi eccessivamente equilibrati e proporzionati perché in realtà potrebbero celare staticità e immobilismo.

Dopo questa prima interpretazione, si può passare a distinguere le parti di cui si compone l'albero, ognuna delle quali è associata a un significato preciso.

1. Radici: parti nascoste dell'albero attraverso cui esso viene nutrito, rappresentano l'inconscio.

  • Se sono molto grosse indicano concretezza, buon adattamento (nei bambini indica l'attaccamento alla propria famiglia);
  • se sono a un solo tratto indicano spontaneità, naturalezza;
  • se sono tracciate con due linee parallele tra loro indicano un attaccamento alla tradizione, ma anche la ricerca di un sostegno;
  • se sono trasparenti (visibili sotto al tronco) indicano uno stato di confusione, la ricerca di chiarezza;
  • se non sono presenti indicano instabilità emotiva;
  • se l'albero è costruito sull'orlo del foglio indica inadeguatezza e insicurezza.

2. Tronco e rami: scheletro dell'albero, rappresentano l'Io, la forza di base della personalità che può essere forte, debole o traumatizzata.

Se il tronco è:

  • illustrato con linee spesse, indica il bisogno di mantenere intatta la propria personalità;
  • illustrato con linee deboli, indica angoscia e timore per una personalità fragile;
  • più largo a sinistra indica inibizione;
  • più largo a destra indica diffidenza;
  • molto largo in fondo per poi stringersi verso l'alto, risulta normale per bambini in età scolastica, mentre per persone di età maggiore può indicare lieve ritardo o persona molto semplice e pratica.

Eventuali irregolarità, protuberanze o nodi sul tronco si possono ricondurre a esperienze di traumi; se esse compaiono nella parte destra del fusto, il bambino potrebbe essere turbato dalle persone che lo circondano o dall'ambiente, mentre se si trovano nella parte sinistra, può trattarsi di un conflitto intimo appartenente al passato.

Le incisioni (ossia rientranze, buchi o scoloriture sul tronco) sono molto rare ed evidenziano sensi di colpa. A volte, il tronco può essere completamente annerito, ciò è più frequente nell'infanzia (età prescolare), sottintendendo il bisogno di apparire, di essere al centro dell'attenzione.

Per quanto riguarda i rami, essi possono:

  • avere coordinazione armonica, indicando tranquillità e allegria;
  • avere coordinazione disarmonica, indicando apprensione, insofferenza;
  • avere coordinazione insensata, indicando distrazione, superficialità;
  • avere estremità allargate, indicando uno spirito molto attivo;
  • essere paralleli tra loro, indicando tenacia, costanza;
  • essere ad angolo retto: se l'esecutore del disegno ha un'età inferiore ai 5 anni, non significando nulla di particolare se non un grafismo ancora non pienamente sviluppato; negli adulti è sintomo di ritardo mentale;
  • essere a decorso contrario, indicando incoerenza e, negli adulti, falsità;
  • essere rotti, indicando irresponsabilità e difficoltà nel raggiungere i propri obiettivi;
  • essere tesi verso l'alto, indicando la ricerca di soddisfazione nell'ambiente;
  • essere a forma di bastone, appuntiti o con spine, indicando impulsi aggressivi.

3. La chioma: ornamento dell'albero, rappresenta la capacità relazionale con l'ambiente. Essa può essere illustrata:

  • aperta, con i rami ben visibili, indicando disponibilità e vitalità;
  • chiusa, indicando riflessione, introspezione;
  • sferica, com'è comune nel bambini ma che negli adulti indica chiusura;
  • concentrica, indicando una tendenza al narcisismo;
  • ricciuta, indicando socievolezza, dinamismo;
  • a groviglio di linee, indicando confusione, una identità ancora in formazione;
  • a sacco, indicando debolezza;
  • appiattita, indicando un certo complesso di inferiorità;
  • a forma di parentesi contrapposte, indicando incoerenza e instabilità (spesso presente nei soggetti schizofrenici);
  • spoglia, indicando insicurezza e fragilità.

A volte, spontaneamente, la persona esaminata decora l'albero a proprio piacimento inserendo tra la chioma:

  • nidi, esprimendo il bisogno di calore e di affetto;
  • foglie ben delineate, evidenziando un certo gusto per l'esteriorità e il bisogno di essere elogiati;
  • frutti e fiori (maggiormente nel sesso femminile), indicano fino ai 17 anni di età la voglia di apparire; negli adulti potrebbe sottintendere ossessione per il guadagno e per il successo;
  • paesaggio con monti come sfondo, etc. comunicano una grande fantasia e tendenza a essere sognatori.

Il Neurologo e Psichiatra fiorentino Giulio Gaffuri ha studiato accuratamente questo reattivo e ha osservato determinati comportamenti come l'orientamento sul foglio, le dimensioni, la composizione dell'albero e il tempo impiegato nell'esecuzione del disegno, per la diagnosi di alcune patologie.

Dai suoi studi è emerso che persone con schizofrenia collocherebbero l'albero nella parte sinistra del foglio, producendo un arbusto destrutturato, senza nemmeno la linea del terreno da cui dovrebbe originare il suo "Io".

La parte destra sarebbe invece privilegiata dai catatonici (destra inferiore) con l'illustrazione di un albero molto minuto e con pochi dettagli.
Sempre la parte destra, ma superiore, sarebbe quella maggiormente impiegata da individui paranoidi, i quali tendono a disegnare alberi esageratamente grandi.

Riflessioni

Il "disegno dell'albero", molto semplice da somministrare e rapido da interpretare, è un ottimo modo per facilitare nella persona esaminata l'espressione di contenuti emotivamente difficili, per diminuire l'ansia e scavare "dolcemente" nell'inconscio.
Esso però è da considerarsi come strumento coadiuvante che basa l'interpretazione sulla teoria psicanalitica e non pretende di essere assolutamente esatto.

Proprio per questo, sarebbe consigliabile affiancare al test del disegno dell'albero:

  • il Disegno della figura umana (può essere somministrato dai 3 anni in poi), che si propone di valutare l'autostima e l'organizzazione del sé del bambino attraverso il disegno di una persona;
  • il Disegno della casa (può essere somministrato dai primi anni di vita fino alla vecchiaia), che si propone di valutare la vita familiare nonché le relazioni con genitori, fratelli e altre figure significative.

L'accostamento di questi tre test permette di avere una visione più variegata dei rapporti che la persona ha con se stessa e con l'ambiente circostante, ma sarebbe opportuno completare il quadro globale con la somministrazione di altri test quali, ad esempio:

  • il TAT (Thematic Apperception Test, per adolescenti dagli 11 anni in su), che si propone di rilevare eventuali conflitti della personalità, tramite l'invenzione da parte della persona valutata di una storia relativa a ciascuna immagine proposta.
    Per i bambini di età inferiore agli 11 anni, si può somministrate il CAT (Children Apperception Test, 3-10);
  • il Rorschach (che per avere risultati attendibili dovrebbe essere somministrato dai 6/7 anni in poi) che si propone di studiare la personalità degli individui esaminati attraverso la descrizione di ciò che vedono illustrato in 10 tavole in ognuna delle quali sono state riprodotte delle macchie d'inchiostro.

Durante l'esecuzione del test, solitamente accolto in maniera favorevole dai bambini, il professionista deve comprendere il loro stato d'animo.
Se la persona esaminata non appare serena, ma ansiosa compiendo movimenti ripetitivi, esprimendo rigidità o bloccandosi, è compito dello Psicologo instaurare un rapporto di fiducia, oltre che creare un ambiente rassicurante e protettivo che permetta al bambino di accettare il sostegno, procedendo poi con il disegno.

Bibliografia
  • Cursio L., "Guida pratica alla consultazione psicodiagnostica in età evolutiva", Franco Angeli, Milano, 2008
  • Koch K., "Il disegno dell'albero", Giunti OS, Firenze, 1986
  • Lis A., "Psicologia Clinica", Giunti, Milano, 2010
  • Pedrabissi L., Santinello M., "I test psicologici", Il Mulino, Bologna, 1997
Altre letture su HT
Commenti: 30
1 Giovanna alle ore 04:41 del 06/03/2015

Con questi strumenti poco validati ci si puo' illudere di capirci davvero qualcosa. Illusorio e ingannevole anche per l'utenza quando crede che lo psicologo davvero "sappia".

2 Raffaella alle ore 09:18 del 06/03/2015

Nessuno strumento, nemmeno quelli più forti dal pdv della validità, consentono di raggiungere la verità. Tutti sono ausili per orientarsi nella comprensione della persona e del suo mondo.

Lo psicologo "sa" in relazione a ciò che vede, sente e conosce della persona, e in base al tipo di formazione che conseguito, ragiona su questo, le formulazioni diagnostiche sono mappe orientative, naturalmente non detiene la "verità universale", che tra l'altro non pertiene a nessun "umano".

L'essere umano è complesso e sfaccettato ed è impossibile da comprendere completamente.

La psicologia e gli strumenti di cui dispone sono però preziosi per comprendere un po' di più una persona, e aiutarla a comprendersi, e per ridurne la sofferenza.

3 Giovanna alle ore 10:11 del 06/03/2015

C'è il rischio di disorientarsi e disorientare seguendo piste illusorie date da questi strumenti. Preferisco la spontanea acquisizione di consapevolezza da parte della persona, favorita dal crearle le condizioni relazionali e di setting necessarie perché questa possa avvenire.

4 Raffaella alle ore 11:31 del 06/03/2015

Certo infatti i test fanno parte del setting, e possono essere impiegati anche relazionalmente, come ponte per favorire appunto una relazione con chi è più reticente al racconto spontaneo di sè e "intimidito" dalle domande (per quanto non siano poste con modalità da interrogatorio).

Ovviamente ciascuno di noi professionisti ha la propria posizione personale e professionale in merito alla conduzione del processo diagnostico.

Qualcuno potrebbe opinare che nell'usare te come strumento diagnostico, se capisco bene, la quota o la possibilità di illusione e  disorientamento sono pari a quelli che tu attribuisci ai test.

ad ogni modo, indipendentemente dallo strumento di lavoro impiegato e dall'orientamento teorico a cui ci rifacciamo, sappiamo che dobbiamo orientare il ns agire professionale in "scienza e coscienza", usiamo o non usiamo un test, conduciamo un processo diagnostico e/o un percorso psicologico sempre agendo in scienza e coscienza, è sempre la "pelle" di un altro che abbiamo tra le nostre mani, e sappiamo quali e quanti rischi qto può comportare. L'utente va sempre tutelato.

5 Giovanna alle ore 08:26 del 07/03/2015

Quello di cui dubito fortissimamente va alla radice dell'operato comunemente cosiderato normale e legittimo dello psicologo e tocca proprio il senso e il diritto del fare diagnosi sulla mente di qualcuno.

6 Giovanna alle ore 08:54 del 07/03/2015

Penso che uno strumento con una validità forte accertata (qui si potrebbe poi aprire un'altra questione sulla fede/fiducia che si ripone su ciò che la comunità scientifica ci comunica come vero/valido e sulla sua serietà e onestà...) possa servire sì come spunto di riflessione, ma non di più. La nostra esperienza e sensibilità sono una guida interna da cui non possiamo prescindere e che dobbiamo usare con estrema prudenza, anche in questo caso come spunto di riflessione. La diagnosi vera e propria fatta da qualcuno sulla mente di qualcun' altro mi sembra un abuso.

7 Giovanna alle ore 18:53 del 07/03/2015

Nella relazione d'aiuto per me va bene l'uso di disegni o altro come aiuto alla comunicazione di sé da parte della persona senza però infilarci dentro un'interpretazione che non venga interamente dalla persona stessa (se e quando la voglia fare). Se chi le presta aiuto si mette in relazione con autenticità/consapevolezza di sé, con empatia (espressa o meno a seconda dei casi e dei momenti e senza sconfinare nell'identificazione), fiducia nella capacità di crescere della persona, accettazione positiva incondizionata della persona (con limiti chiari e adeguati sul comportamento), e dispone un setting che garantisca un tempo e un luogo inviolabili a lei dedicati, la persona sarà nelle migliori condizioni per diventare consapevole di sé per quel tanto che le è possibile in quel momento e progredire in questo. Sono molti coloro che imbastiscono qualcosa che assomiglia a ciò, ma pochi coloro che sanno farlo bene, occorre lavorare moltissimo su di sé e continuare a farlo momento per momento per garantire davvero queste condizioni alla persona che si ha di fronte. Se lo si fa bene, si attiva un sistema molto potente per l'aumento spontaneo di consapevolezza e la crescita della persona. E' lei stessa che, man mano che lo scopre, dice a chi l'aiuta cosa prova e cosa pensa.

8 Valentina alle ore 19:37 del 08/03/2015

Sicuramente la modalità migliore per avere un "quadro della situazione" è la spontanea acquisizione di consapevolezza da parte della persona "indagata", però qui si sta parlando di bambini, che in quanto tali, vengono inviati allo psicologo da parte di genitori e/o insegnanti per "valutare" determinati comportamenti o aspetti di personalità. Un bimbo di 4 anni, ad esempio, può iniziare ad avere consapevolezza del suo corpo, ma certamente non è ancora in grado di concepirsi come soggetto in relazione ad altri individui ed è proprio questa la ragione per cui lo psicologo cerca di carpire i sentimenti, l'adattamento o gli eventuali disagi del bambino attraverso il disegno, in un'età in cui non è ancora in grado di esprimerli verbalmente. Nessuno si permette di considerare tali strumenti totalmente efficaci, ma possono essere di ausilio se affiancati ad altri reattivi "più validi".

In questi casi, il compito del professionista è soprattutto quello di creare una buona atmosfera ed un rapporto di fiducia con il bambino in questione, per permettergli di esprimere liberamente se stesso attraverso il linguaggio non verbale. E' ovvio che lo psicologo non è onnisciente e che non deve illudersi di "sapere" (come chiunque altro essere umano), ma sicuramente attraverso l'osservazione e la somministrazione di reattivi può,più di altri, aiutare a comprendere determinate situazioni nella loro globalità.

9 Giovanna alle ore 10:46 del 09/03/2015

" "Valutare" determinati comportamenti , aspetti di personalità...." Qui ho un forte dubbio etico (al di là dell'essere permesso dalla legge e dalle regole del procedere consueto). "...sicuramente attraverso l'osservazione e la somministrazione di reattivi può, più di altri, aiutare a comprendere determinate situazioni nella loro globalità" Qui, nell'apparentemente ovvio, chiaro e scontato, vedo l'illusione. Cambiare questa ottica corrente renderebbe disorientati e insicuri molti psicologi e farebbe crollare un grosso ramo commerciale che ha bisogno che siano così per potergli fornire strumenti (corsi, manuali, materiali per i test, ecc..) che diano loro l'impressione di essere più efficaci e magari rafforzino anche il loro senso d'identità professonale. Fa parte del creare e/o utilizzare e del mantenere un bisogno nel potenziale acquirente. E' un sistema, culturale e commerciale assieme, che si automantiene e a molti sta bene così perché psicologi, formatori e venditori ci guadagnano in senso di sicurezza e /o in denaro e/o in pubblicità. Quelli che spesso sento lamentarsi oppure descrivere l'intervento come non utile o che comunicano perplessità in merito sono utenti o rispettive famiglie e gli aspetti che queste persone descrivono come costruttivi sono collegati ad altro. Per carità... ciascuno per me può fare come vuole in merito, se ne è soddisfatto in prima persona e se lo sono i suoi clienti ed eventuali datori di lavoro.

10 Valentina alle ore 11:17 del 09/03/2015

Lo scopo dello psicologo non è creare illusioni, è fornire sostegno al Cliente e aiutarlo ad affrontare e a risolvere uno stato di disagio, un problema, come anche sintomatologie specifiche. Per poterlo fare ha, per l'appunto, frequentato corsi di laurea, corsi di formazione e quant'altro, riferendosi per quanto riguarda le diagnosi al DSM (utilizzato in tutto il mondo sia nella pratica clinica che nell'ambito della ricerca). 

E' assolutamente fuori dubbio che la psicologia non possa essere considerata una "scienza esatta", ma, come ha ben concluso, l'importante è che i pazienti siano soddisfatti e, dal momento che la figura dello psicologo attualmente è sempre più presente, si può dedurre che qualcuno ne tragga giovamento.

11 Giovanna alle ore 12:11 del 10/03/2015

Certo che qualcuno ne trae un qualche tipo di tornaconto in questo sistema. Il dubbio sulle illusioni riguardava quelle in cui lo psicologo stesso può cadere.

12 Giovanna alle ore 12:59 del 10/03/2015

...Non capisco bene se intendessi collegare "Lo scopo dello psicologo non è creare illusioni" con quel che avevo scritto sul rischio di illusione, e se sì, come vi sia collegato visto che non avevo detto che lo scopo dello psicologo sia quello di creare illusioni.

13 Valentina alle ore 13:52 del 10/03/2015

-non era inteso "giovamento" come convenienza, ma come "beneficio" ed era riferito ai Pazienti - "lo scopo....illusioni" era una considerazione personale, riutilizzando questo termine più volte citato Comunque, dal momento che tutto il discorso e'partito da una recensione di test psicologico, ci tengo a precisare che ogni (o se non altro penso/spero la maggior parte) psicologo e'consapevole dei propri limiti e dei limiti degli strumenti che utilizza/ non si illude di essere onnisciente ne' tantomeno onnipotente ;)

14 Guido alle ore 14:12 del 10/03/2015

Ammetto di essermi perso e anche un po'annoiato tra le molteplici polemiche ma voglio dare il mio parere: bella recensione, chiara e schematica, che aiuta non poco i colleghi a capire come procedere nella somministrazione di tale test. Del resto, già uno degli articoli precedenti relativo alla valutazione psicodiagnostica era stato piuttosto illuminante. Grazie!

15 Valentina alle ore 21:50 del 10/03/2015

Mi fa piacere. Grazie a te!

16 Ada alle ore 00:53 del 13/03/2015

Un gioco divertente.

17 Giovanna alle ore 18:30 del 14/03/2015

... un gioco, dici ...

18 Ada alle ore 00:21 del 16/03/2015

Niente di più. Credo tu abbia già capito (ho letto le tue considerazioni). Chi ha orecchi per intendere intenda; gli altri quando saranno pronti.

19 Laura alle ore 11:52 del 16/03/2015

Non so cosa voi facciate nella vita, però prima di ergervi giudici su cose di cui probabilmente non avete nozione, vi inviterei a riflettere. Io sono Psicologa/Psicoterapeuta e, conoscendo bene il materiale in questione e avendo riletto più volte l'articolo, mi appare limpido il concetto di reattivo "di supporto". Comunque, attenzione a definire qualcosa "solo un gioco" perchè relativamente a bambini in tenera età (come diceva giustamente la collega) anche il GIOCO è uno degli strumenti validi per riuscire a determinare ed esaminare alcune situazioni (anche molto spiacevoli) che sarebbe difficilmente possibile far emergere in altro modo.

20 Paola alle ore 12:11 del 28/03/2015

Quante difficoltà ad accettare un punto di vista diverso dal proprio!

21 Laura alle ore 10:45 del 30/03/2015

Non si tratta di un punto di vista sulla strumentazione su cui chiunque giustamente può avere i propri punti di vista..si tratta di voler sminuire una professione. E' questo ciò che mi fa inalberare perchè lo studio (vi assicuro notevole sia per nozioni che per durata) non ci porta ad essere "venditori di fumo" come all'opinione pubblica (agnostica) piace credere

22 Paola alle ore 15:55 del 31/03/2015

E quanta presunzione nei confronti di chi esprime un punto di vista diverso dal proprio e sulle sue intenzioni! Senza conoscerne conoscenze e preparazione. Poi non mi sembra proprio che si sminuisca la professione di psicologo, semmai un dissentire su certi modi di farlo. Si tratta di tutta un'altra storia. Ascoltare seriamente, accogliere, eventualmente (quando si sia in grado) comprendere altri punti di vista.... ce la facciamo? Risposte del genere date da uno psicologo rischiano esse stesse di far venire ad un lettore dei dubbi sulle abilità degli psicologi e sulla loro capacità di non farsi portare via dalle emozioni e dal bisogno di "avere ragione" a tutti i costi.

23 Laura alle ore 20:30 del 31/03/2015

Questo e'un portale dedicato alla psicologia perciò ci si auspica che chi è iscritto sia interessato alla materia. Io leggo la maggior parte degli articoli e solitamente non intervengo ma quando vedo della polemica e delle considerazioni infondate gratuite non posso resistere. Non so infatti quali siano le vostre conoscenze e non mi permetto di giudicare quello che fate, ma fortunatamente i miei pazienti (e lo sono da anni) riescono a trovare in me un grande aiuto e questo mi basta ad essere grata e soddisfatta del mio lavoro

24 Paola alle ore 11:43 del 01/04/2015

Per uno dei due aspetti critici dico che nelle scienze nulla si può provare come vero, tutto può essere messo in discussione, lo dovresti sapere. Tu probabilmente non conosci le questioni e la letteratura in merito alla filosofia della scienza e ai fondamenti delle conoscenze scientifiche nella storia e attuali e nemmeno gli studi su realtà terapeutiche e psicoterapeutiche che scardinano le certezze di saperi da molti considerati intoccabili sennò non avresti avuto la presunzione di giudicare le considerazioni altrui come infondate e gratuite. Se ti scaldi già solo per le risposte che hai letto... chissà come reagiresti se conoscessi il resto! Inoltre, per l'altro aspetto critico dico che chiunque ha diritto ad applicare un'obiezione di coscienza su ciò che eticamente non approva.

25 Laura alle ore 14:45 del 01/04/2015

Le cose che dici tu mi pare sian già state praticamente dette 20 commenti più in alto. Inoltre, mi pare che nessuno abbia messo in dubbio "la discutibilità della scienza". Diciamo che mi fa quasi sorridere questo accanimento da parte di "non psicologi"; comunque abbiamo già riempito a sufficienza con plurime contestazioni la bacheca di una innocente recensione di test

26 Luisa alle ore 16:24 del 01/04/2015

Non ho avuto la pazienza di leggere i vari commenti ma per quanto riguarda me: GRAZIE!!! ho somministrato proprio oggi questo reattivo che hai descritto egregiamente. Ho apprezzato anche il disegno della famiglia e quello recensito da un altro collega riguardante lo scarabocchio. Spero di vederne pubblicati presto altri!!

27 Paola alle ore 00:00 del 03/04/2015

Pensa tu che penso anch'io/ siam dottori non siam Dio/ e come dice lo psicologo vero:/ evviva la libertà ...di pensiero! :-)

28 Roberta alle ore 18:42 del 13/04/2015

Ottimo reattivo, tollerato benissimo dai bambini. Grazie!!

29 Alessandra alle ore 11:23 del 17/04/2015

A me piace molto far disegnare l'albero, il modo di interpretarlo è diverso, me lo sono inventata io e funziona alla grande. Mi piace inventare test, sono così belli e utili, fanno anche fare bella figura e se semplici come questo destano facilmente entusiasmo, è difficile che non ci si ritrovi nell'interpretazione, inventarseli è anche divertente e risparmioso.

30 Albero alle ore 01:42 del 23/04/2015

Sono un albero, la nuova tappa per la mia anima è questa, nella mia vita precedente ero psicoterapeuta. Sulla mia corteccia ogni tanto qualcuno scrive dei messaggi, nella mia chioma tra i rami ospito tante vite soprattutto in primavera e in estate; pioggia, sole, vento, nebbia e qualche volta neve mi accompagnano da 75 anni. Spesso la bruma fa lo "scherzo" di nascondermi la base e tutto il terreno circostante per poi dissolvesi all'improvviso. Molti vanno e vengono, negli ultimi tempi ogni tanto una bambina torna a raccontarmi di sé (sembra credere che io la ascolti), gioca con un pupazzino tra parti di mie radici emerse dal terreno e poi mi fa il ritratto.

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HT Psicologia - Recensione Test: Il Disegno dell'Albero

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