![]() ![]() HT: La Psicologia per Professionisti Recensione Libro: Il corpo non dimentica | |||||||
Home Psico-Pratika | Articoli PsicologiaPsicologia ClinicaPsicologia del LavoroRisorse Psy | ||||||
HT Psicologia Network
Psicologia-Psicoterapia.it
![]() Master Executive: 'MBCT - Therapist Certification Training Program' - Online e Firenze ![]() Corso: 'Psicodiagnostica clinico-forense in età evolutiva' - Roma e Online ![]() Corso di formazione in Psicodiagnostica clinica e forense età adulta - Roma e Online PsicoCitta.it
|
![]() Recensione Libro: Il corpo non dimenticaL'articolo "Recensione Libro: Il corpo non dimentica" parla di:
Articolo: 'Recensione Libro: Il corpo non dimentica'A cura di: Irene Bellodi Autore HT
![]() Scheda libro
Il corpo non dimentica«A volte dici che essere dipendenti da qualcosa significa avere una storia d'amore epica con te stesso. In questo romanzo autobiografico, Violetta Bellocchio ci parla di una storia di fascino e distruzione, la sua storia di fascino e distruzione, che con il proseguire delle pagine diventa la nostra, la vostra storia di fascino e distruzione. Raccontare una dipendenza non è mai facile perché di facile, nella vita di una persona affetta da alcolismo, non c'è niente ed entrare nei meccanismi di funzionamento di una dipendenza, come e quando si è generata, in che modo si mantiene e si protrae nel tempo, è un lavoro duro ed estenuante che mette a dura prova le forze di un individuo. Violetta lo fa e lo fa in un libro drammaticamente semplice che snocciola in modo discontinuo ma coerente le memorie del suo passato da binge-drinker e del suo presente da donna con un passato da binge-drinker. Il percorso letterario viene intrinsecamente legato a quello terapeutico in un libro che riesce a mostrare le varie sfaccettature di una dipendenza, ma soprattutto di come la dipendenza trovi significati diversi e intimamente intrinseci in ogni persona che la incontra sulla sua strada. Passaggi di significato: dalla dipendenza all'essere dipendenti![]() L'Autrice ci racconta la storia di una donna e della sua esperienza con l'uso e l'abuso di alcool nella società odierna, strappando a forza le immagini stereotipate che ruotano intorno all'alcolismo e sostituendole con immagini di vita reali, così reali e crude da fornire un passaggio immediato e senza sconti nella vita di una persona con una dipendenza. La dipendenza perde il suo significato aleatorio e generale per acquisire un volto ben delineato, fatto di persone, comportamenti, pensieri,
ma soprattutto di emozioni, tante, prevaricanti e talvolta insostenibili. E nel percorso di recupero ogni fibra è tesa nella ricerca e nell'attribuzione di significato perché l'esperienza possa
essere compresa e collocata all'interno di una cornice di senso per "l'alcolista". Nel DSM-IV i criteri diagnostici per l'alcolismo si trovano elencati in due categorie, quella della dipendenza da sostanze psicoattive e quella dell'abuso. I criteri per la dipendenza comprendono: una modalità patologica d'uso della sostanza che conduce a menomazione o a disagio clinicamente significativi, come manifestato da tre (o più) delle condizioni seguenti, che ricorrono in un qualunque momento dello stesso periodo di 12 mesi:
Mentre per l'abuso di sostanze il DSM-IV riconosce:
Inoltre, sono stati delineati quattro principali stadi nello sviluppo della dipendenza da alcool. La fase pre-tossicomanica caratterizzata dall'aumento della tolleranza; la fase prodromica in cui compaiono le caratteristiche amnesie da alcool; la fase cruciale con perdita del controllo sul comportamento potorio (ossia del bere), sull'adattabilità sociale; la fase cronica con riduzione della tolleranza per l'alcool. Nella nuova edizione del DSM, il DSM-V, sono state fuse le categorie di abuso e dipendenza da sostanze del vecchio DSM-IV-TR in un unico
disturbo da uso di sostanze, misurato su un continuum da lieve a grave, i cui criteri per la diagnosi, quasi identici ai precedenti
criteri, sono stati uniti in un unico elenco di 11 sintomi. In questo quadro descrittivo è importante inserire anche un'ulteriore specifica su ciò che spesso viene citato dall'Autrice
nel testo, ossia il binge-drinking. Attraverso il binge-drinking si assiste al passaggio dal tradizionale modello mediterraneo, caratterizzato da consumi quotidiani e moderati,
a un modello più articolato, che risente in maniera crescente dell'influsso culturale dei paesi del Nord Europa. Proprio nella ricerca di significati e di memorie sepolte si delinea, nel romanzo, il percorso verso la «disintossicazione»,
un viaggio negli aspetti psicologici e intimamente personali che caratterizzano le dipendenza, in questo caso, la dipendenza di Violetta. Memorie infestanti«La memoria ti strappa le unghie quando non stai guardando. Ricordare è un processo doloroso che porta con sé un prezzo alto, quello di eventi che hanno guidato la vita verso esiti non ideali,
non voluti, a volte disastrosi. Le immagini riaffiorano sotto forma di parole, alle quali si legano avvenimenti che vengono riportati dall'Autrice in modo giornalistico, quasi spietato.
L'Autrice riporta i passaggi chiave del percorso di recupero che sono qui caratterizzati da tre elementi fondamentali: la rievocazione degli eventi che hanno portato alla situazione attuale, le emozioni che li hanno caratterizzati e il dolore che un percorso di accettazione e auto consapevolezza porta con sé. Violetta ricorda quindi il passato da binge-drinker affrontando le emozioni legate ai ricordi con coraggio e ironia, riportando eventi di vita personale che l'hanno condotta al percorso di recupero. Nel racconto, si evidenzia subito la reale difficoltà di affrontare il recupero e allo stesso tempo di ricordare. Il ricordo del passato
funge da arma a doppio taglio. In pazienti con un una storia di alcolismo alle spalle, la rievocazione e la presa di coscienza del proprio passato è un elemento terapeutico estremamente rilevante e allo stesso tempo estremamente pericoloso. Il paziente che abbiamo di fronte ha impiegato buona parte delle sue energie nel rimuovere attivamente ricordi dolorosi attraverso l'uso della sostanza, proprio perché quei contenuti sono ritenuti insopportabili e annientanti. La terapia, seppure con tempi e modalità adeguate, richiede al paziente di fare proprio quello che ha cercato di evitare e di
cancellare attivamente, ricordare. Il paziente alcolista, ma in generale il paziente con dipendenza da sostanza, si trova in un percorso terapeutico perché, in quel dato momento, l'uso della sostanza sta portando più svantaggi che vantaggi e l'ago della bilancia pende dunque sul lato della "cura". Ma la disintossicazione è un percorso estremamente difficoltoso e doloroso, che il paziente viene chiamato ad affrontare senza la "protezione" (l'astinenza è condizione sine qua non del contratto terapeutico, sia in terapie strutturate che nei gruppi di auto aiuto), ovvero la sostanza, che fino a quel momento lo ha protetto dai contenuti inaccettabili. Il terapeuta funge quindi da stampella, spesso insieme a una terapia farmacologica, che supporta il paziente in questo percorso che deve affrontare senza protezioni, ma che spesso, per cause circostanziali o eventi di vita particolarmente critici per il paziente, diventa nuovamente insostenibile e il rischio ricaduta è molto alto. Entità infestantiL'Autrice nel guidarci tra i racconti della sua vita ci apre la porta non solo ai ricordi, ma anche agli attori che sono presenti e che sono stati presenti nella sua vita di binge-drinker e nel suo attuale percorso di non binge-drinker. Di rilevante importanza nella trama rientrano due figure fondamentali, la terapeuta Meredith e Lei. Figure in antitesi nella mente e nella vita di Violetta, prendono parte a una continua battaglia interiore che l'Autrice si trova a
combattere quotidianamente. Ecco come l'autrice descrive Lei. «Lei non ha un nome. Lei è l'antagonista che nella storia assume un ruolo di enorme importanza. «Quando ne ho parlato con Meredith, lei (Meredith) ha detto "Lo sai, forse devi solo ricominciare a sbattere la testa al muro di tanto in tanto". (...) L'Autrice dedica grande importanza a queste due figure antagoniste della sua esistenza rappresentandole come entità che la tirano da una parte all'altra sul continuum del buono e del cattivo. Nei passaggi che descrivono queste due entità, la polarizzazione e la scissione del buono e del cattivo prendono vita generando immagini mentali che sono vere e proprie personificazioni, che racchiudono in sé contenuti fantastici da un lato, ed estremamente carnali e concreti, spiegati cioè attraverso il corpo, dall'altro. La terapeuta, Meredith, è una persona reale, un punto di riferimento fisico ed emotivo che viene però rappresentato letteralmente
attraverso immagini e rappresentazioni estremamente romanzate, talvolta idealizzate, talvolta dissacranti. Entrambe le figure sono interiorizzate e si interfacciano a Violetta formando un'interazione triangolare, dove l'Autrice sta in mezzo e si destreggia tra il buono terapeutico e il male distruttivo di Lei. Scoprendo però che è solo attraverso il riconoscimento e l'accettazione dell'uno che si può arrivare al raggiungimento dell'obiettivo, quello del benessere interiore e dell'accettazione di sé. Viaggio nei significati: la ricomposizione di una storia attraverso 28 paroleQuando Violetta inizia il percorso di «disintossicazione» non beve già da sei anni. «Il guaio, dice Meredith, è che io ho seppellito la mia memoria in una fossa poco profonda. Se io sto male, è perché Lei è arrabbiata con me. Per disseppellire le ossa viene fornito un quaderno, composto da ventotto parole, da affrontare una al giorno, senza saltare giorni
e senza anticiparne. Ventotto giorni da passare in un posto isolato, senza lavorare, e con il solo obiettivo di dire la verità. La "terapia delle 28 parole" di Violetta rappresenta il nucleo centrale del libro e la chiave di volta nel percorso terapeutico. Le parole affrontate quotidianamente non sono altro che spunti evocativi, dai quali emergono memorie distruttive di un passato non troppo lontano che si è cercato di dimenticare. Attraverso le parole, Violetta accede a significati, alle emozioni e agli eventi della sua vita che hanno delineato il suo viaggio fino a questo punto. La rievocazione si propone come metafora della terapia stessa dove la paziente rielabora con occhi diversi, gli occhi dell'adesso,
eventi passati. Nel viaggio tra le parole Violetta ri-conosce se stessa ma ri-conosce anche Lei, integrando quegli aspetti fino a quel momento negati e facendoli finalmente suoi. Come spesso accade nei percorsi ben riusciti, non ci sono punti di arrivo ma solo tracce più delineate di altri sentieri da percorrere. Il corpo e la mente si riuniscono in un tutt'uno che, lontano da qualsiasi idealistica armonia, funzionano insieme verso una meta, quella dell'esistenza e della co-esistenza volta al "miglior" funzionamento. Utilità professionale"Il corpo non dimentica" è uno di quei libri che porta con sé il potere di svelare e di chiarire. Così come quando si pulisce la superficie di uno specchio appannato, il libro svela delle parti dell'Autrice sepolte dalla condensa, liberando la vista e permettendo di accedere a immagini che prima erano nascoste. Lo sguardo del lettore professionista si trasforma in "semplice" sguardo umano, permettendo di togliere i vestiti della tecnica per cogliere in maniera diretta e senza filtri la realtà dell'esperienza umana di fronte alla dipendenza e di fronte alla sofferenza. Questo esercizio di uscita dal ruolo professionale ci fornisce la possibilità di osservarci da fuori, attraverso gli occhi di colui che richiede il nostro intervento professionale e che molto spesso non ci fa accedere all'immagine terapeutica che conserva di noi. La deprivazione degli aspetti nosografici, clinici e tecnici spalanca le porte dell'autenticità e della terribile semplicità della sofferenza umana, che spesso trova la migliore espressione e il miglior rifugio nella concretezza dell'esperienza terapeutica piuttosto che nella complessa teorizzazione scientifica. Conclusioni"Il corpo non dimentica" è un libro estremamente concreto e reale che tocca i temi dolorosi della dipendenza e della sofferenza psicologica in modo tangibile. Privo di quelle idee e di quelle parole da "professionisti" che tanto piacciono alla comunità scientifica, rimane solo una storia di sofferenza, di lavoro e di partenza, intesa come inizio. L'Autrice porta il lettore nel nucleo della sofferenza legata all'alcolismo che non è fatta solo di degrado e vergogna, ma anche di splendore
e intoccabilità. Il libro si mostra come una fonte preziosa di informazioni dense di significato sul funzionamento dell'alcolismo ma anche e soprattutto sulla
relazione terapeutica. Gli aspetti romanzati si mischiano a quelli della realtà creando una visione estremamente polarizzata e personalizzata della terapeuta, che racchiude elementi ironici, contenitivi, abbandonici e a volte surreali, che caratterizzano spesso la visione dei pazienti ma della quale siamo, come terapeuti, più o meno coscientemente all'oscuro. BiografiaNata nel 1977, Violetta Bellocchio è una scrittrice contemporanea che annovera tra le sue più importanti collaborazioni
quella con "Rolling Stone", Radio 2, "Grazia" e la Mostra del Cinema di Venezia. Ha scritto racconti, gli ultimi compresi nelle antologie "Ho visto cose..." (Rizzoli, 2008), "I confini della realtà"
(Mondadori, 2008) e "Voi non ci sarete. Cronache dalla fine del mondo" (Agenzia X, 2009). Ha scritto anche la voce "Alligatore"
per il "Dizionario affettivo della lingua italiana" (Fandango, 2008). Bibliografia
Cosa ne pensi? Lascia un commento
|
||||||
![]() |
HT Psicologia - Recensione Libro: Il corpo non dimentica |