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Sesso e disabilità. Recensione film: The Session

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Sesso e disabilità. Recensione film: The Session

L'articolo "Sesso e disabilità. Recensione film: The Session" parla di:

  • Corpo disabile e sessualità: emersione dei bisogni
  • Vissuti emotivi e unificazione dei poli mente e corpo
  • Il setting della Terapia sessuale e il cambiamento
Psico-Pratika:
Numero 99 Anno 2013

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Articolo: 'Sesso e disabilità. Recensione film: The Session'

A cura di: Irene Bellodi Autore HT
Sesso e disabilità. Recensione film: The Session


Scheda film
Anno: 2013
Durata: 95 minuti
Regia: Ben Lewin
Cast: John Hawkes, Helen Hunt, William H. Macy, Moon Bloodgood, Annika Marks, Robin Weigert, W. Earl Brown

    INDICE: Sesso e disabilità. Recensione film: The Session
  • Trama
  • Un viaggio tra dicotomie
  • Assistenza del corpo e assistenza dell'anima
  • Amanda
  • Vera
  • Cheryl
  • Susan
  • Il viaggio nella vita di un disabile
  • Padre Brendan: peccato e benedizione
  • Mente e Corpo: spazi interni e spazi esterni
  • Abile e disabile: la difficoltà nei significati
  • L'amore è un viaggio
  • Utilità per il professionista
  • Da vedere perché
  • Bibliografia per il professionista
  • Per un approfondimento
Trama

In una California degli anni Ottanta una storia di abilità e disabilità si intreccia all'interno della vita di un brillante giornalista e poeta, Mark O'Brien (interpretato da John Hawkes).

Affetto da poliomielite sin da quando era piccolo, Mark affronta tutti i passaggi più importanti della sua esistenza passando dal polmone d'acciaio, situato in casa sua, a una lettiga a motore attrezzata con bombola di ossigeno che gli permette di muoversi nel mondo, frequentare l'università, incontrare persone.

Tratto da una storia vera, il film riporta le esperienze più significative di questo brillante poeta, scomparso nel 1999 e di Cheryl Cohen Greene, Terapista sessuale tuttora in vita.

Ogni momento della vita del protagonista è caratterizzato da un'assistenza continua e ogni passo di vita rappresenta una conquista.

L'immagine di Mark è quella di una persona divisa in due entità che poco si integrano tra loro; il corpo, menomato, non-abile, passivo e per nulla controllabile, e la mente, libera, lucida e orientata, genialmente poetica e sensibile.

In una vita determinata così pesantemente dalla disabilità, Mark trova e ricerca i suoi spazi di autonomia, giostrandosi tra relazioni di amicizia e lavorative e tra le emozioni che queste gli suscitano. Mark si imbatte, per motivi lavorativi, con un tema per lui ancora formalmente sconosciuto, quello della sessualità nelle persone con disabilità.

Proprio dalla richiesta di una rivista con cui lui collabora come giornalista, si troverà a dover intervistare persone disabili su questa tematica e questo lo guiderà attraverso un percorso di scoperta e riflessione sull'argomento in prima persona, maturando il desiderio di affrontare il grande tabù della sessualità.

Grazie alla guida di Cheryl (interpretata da Helen Hunt), una figura professionale chiamata "Terapista sessuale", ma anche al supporto di amici, riuscirà nel difficile percorso di scoperta e definizione della sessualità, dei significati legati a essa, ma anche dell'enorme impatto emotivo che gravita intorno a essa.

Un viaggio tra dicotomie

Le dicotomie presenti nella vita di Mark sono numerose e invadono ogni aspetto della sua esistenza, riguardano spazi e luoghi, quelli interni e quelli esterni, ma anche emozioni e credenze.

Una vita vissuta tra ambienti esterni come i parchi, i giardini l'università ma allo stesso tempo rinchiusa in un corpo vissuto come una prigione dalla quale non si può uscire, emozioni discordanti rispetto al sesso, che portano da un lato colpa e paura del giudizio religioso, in opposizione al piacere derivante dalla scelta di aprirsi a questa esperienza.

È proprio nel viaggio di riflessione e difficoltosa unione di queste dicotomie che la storia di Mark si delinea, apparendo come uno spartito di difficoltà crescente, dove l'allievo, praticando una nota per volta, ha l'arduo compito di unirle in una melodia coerente e univoca.

Assistenza del corpo e assistenza dell'anima

Mark vive in una condizione di forte dipendenza da figure professionali.
Un'assistente si occupa di lui durante il giorno, provvedendo a tutti i suoi bisogni di tipo assistenziale che non può effettuare autonomamente.

Mentre la "cura" del corpo è affidata a un'assistente, quella dell'anima è messa nelle mani di un giovane parroco, Padre Brendan, (interpretato da William H. Macy) appena arrivato nella chiesa di Berkeley.
Il primo conflitto che il film pone allo spettatore è quello relativo al dilemma morale del licenziamento della sua prima assistente, Johan, troppo brutale e poco empatica.

Dalla decisione di cambiare assistente, la prima scelta sulla base di una motivazione di tipo emotivo, inizia l'avventura di Mark, che lo porterà a sperimentare relazioni assistenziali di vario genere che lo dirigeranno ora verso l'amore puro, ora verso l'amore fisico; esperienze raccolte e puntualmente raccontate a Padre Brendan che si rivelerà un'importante figura di riferimento spirituale.

Il film mostra un'interessante movimento a feedback in cui le esperienze di vita di Mark vengono puntualmente riportate al parroco, che fornisce una guida e un'assistenza di tipo spirituale che spesso incrina anche i suoi fondamenti, dando un interessante punto di vista rispetto a i problemi di Mark, che spesso riflettono i punti di vista naïf dello spettatore.

Amanda
    "Poeta giornalista cerca assistente con elevato senso dell'umorismo".

Così Mark inizia la ricerca della nuova assistente, imbattendosi nella figura di Amanda, una giovane ed elegante ragazza che susciterà nuovi e sconosciuti sentimenti in Mark. Ecco come Mark descrive la ragazza in uno dei suoi numerosi dialoghi interni.

«Amanda. Amanda sarebbe stata una ragazza carina, da toccare, da abbracciare, da baciare. Mentre scivolava tra la folla di vite, lei non mi avrebbe lasciato lì, steso, gomma da masticare essiccata, bloccato sotto il peso dell'esistenza.
Una volta mi ha portato ad un pic nic, con il suo ragazzo ed un'altra coppia, crepitio di lussuria nell'aria. E cosa ne pensava il suo ragazzo? Che gli stavo fra i piedi. Sto sempre tra i piedi di qualcuno, pensavo con il sole negli occhi».

La relazione con Amanda prende presto una piega che va al di là della pura assistenza, entrambi infatti cominciano a nutrire reciproci sentimenti di forte empatia e coinvolgimento.

Così Mark parla di Amanda:

«Tutto ciò che desideravo era che le mie mani si muovessero, solo per toccarla. Sarebbe stato sufficiente. E fu allora che con gentile e impavida emozione lei mi accolse. Sono fiorito nel suo giardino, ma io volevo di più».

I sentimenti che Mark prova per Amanda si trasformano presto in qualcosa di più di un semplice bisogno di vicinanza emotiva, portandolo a maturare un desiderio nuovo, qualcosa di terreno e concreto. Una vicinanza fisica.

La dichiarazione di amore di Mark nei confronti di Amanda diventa però motivo di rottura.
La ragazza, seppure evidentemente toccata e coinvolta dai sentimenti di Mark, rifiuta e lascia il lavoro.

Nel confessare a Padre Brendan la vicenda, Mark si rende conto dell'entità e della natura delle sensazioni che provava per Amanda e si accorge che oltre all'amore poetico, gentile, esiste altro: esiste l'amore fisico e più legato alla sessualità.

Accorgendosi di questo, realizza anche un bisogno, quello di esplorare questo nuovo e sconosciuto campo. È proprio Padre Brendan che consiglierà a Mark di contattare un Terapista per cercare di esplorare queste emozioni emerse dentro di lui.

Vera

Vera è la nuova assistente di Mark e impersona il punto di incontro tra le due figure precedenti che si posizionavano agli opposti di due poli, quello di assistenza puramente fisica e per nulla empatica e quello di assistenza emotivamente invischiata e poco efficace.

Vera è la figura che con una presenza educata e rispettosa accompagnerà Mark nel suo percorso di scoperta della sessualità.

Dopo aver accettato di scrivere un articolo sulla sessualità e i disabili, Mark inizierà, grazie all'aiuto puntuale di Vera, a incontrare altri disabili per raccogliere le loro esperienze. Grazie alla stesura di questo articolo Mark entra in contatto con la possibilità di intraprendere un percorso con una Terapista sessuale.

La scoperta di un'opportunità, l'esplorazione delle paure, delle ansie e dei conflitti morali che circondano questa occasione verrà affidata a Vera e a Padre Brendan, che da figure di supporto offriranno un appiglio e una base sicura a cui fare riferimento.

    La terapia sessuale non è una pratica ufficiale in Italia, quindi non è possibile trovare manuali o informazioni di tipo psicologico classico rispetto all'argomento, ma solo articoli di giornale e siti ufficiosi. Per questo motivo l'esplorazione della possibilità di intraprendere un percorso di questo tipo è di difficile immaginazione, soprattutto perché sia l'Ordine degli Psicologi o comunque la comunità scientifica non si sono ancora sbilanciati in merito a questa pratica.

    La Terapista sessuale è una figura professionale che si occupa, spesso in collaborazione con una Sessuologa, di iniziare le persone alla pratica sessuale, evidenziando l'obiettivo del paziente stesso e raggiungendolo per gradi attraverso un massimo di sei sedute. La Terapista sessuale oltre ad avere veri e propri rapporti con il paziente si occupa anche di gestire ed estrapolare i vissuti emotivi legati al sesso, coniugando aspetti fisici ad aspetti emotivi, dandovi significato.

In questo quadro di assistenza complessa, la figura del curante si declina attraverso figure professionali che si differenziano per la presa in carico di aspetti diversi, ma con grandi gradi di sovrapposizione, in un'ottica di assistenza globale.

    Il ruolo di Curante è complesso e assume spesso varie sfaccettature, dove la richiesta di supporto fisico/emotivo, esplicita o meno, è sempre presente.

    Nella Disabilità la domanda fa riferimento all'assistenza fisica ma allo stesso tempo anche emotiva, mettendo il Caregiver in una posizione precaria, dove l'equilibrio tra il dare e non dare assistenza deve essere calibrato con precisione millimetrica.

    In Psicoterapia la richiesta assume significati specifici a seconda del paziente ma, come in tute le relazioni di cura, il mantenimento dell'equilibrio risulta sempre una questione rilevante.

Vera e Padre Brendan impersonano molto bene il concetto clinico di richiesta, spostando l'attenzione non sulla domanda, ma sull'emozione che sta intorno a essa.

Cheryl

Cheryl è la Terapista sessuale, la partner surrogata che guiderà Mark nel percorso verso la scoperta della sua sessualità. Una donna attraente e rappresentata dal regista come una persona normale, con una famiglia e un figlio, che si occupa del suo lavoro in modo professionale.

La figura professionale di Cheryl personifica due aspetti molto controversi, l'offerta di una terapia, ovvero di un percorso di scoperta-cambiamento, vicariato però dalla sessualità.

Questi aspetti possono generare, in chi usufruisce di questo tipo di terapia, confusione e quindi un bisogno di definizione della relazione.
Una terapia di tipo sessuale infatti, come esplicitato nel film, mantiene una definizione del setting, imponendo un massimo di sei sedute, introducendo ogni seduta successiva con degli obiettivi specifici rispetto al rapporto.

Cheryl ha l'obiettivo di educare Mark al rapporto sessuale, un'educazione che tocca sia aspetti relazionali rispetto a cosa è opportuno dire o fare in presenza di una ragazza, sia aspetti prettamente e meccanicamente sessuali che riguardano tutti gli aspetti del rapporto.

    Nel film Cheryl è una figura professionale che collabora e implementa il lavoro di una Sessuologa, che chiama quando intravede situazioni in cui potrebbe essere necessario un suo intervento.

    Cheryl fissa un setting, che è determinato da sedute di due ore circa, con obiettivi predefiniti con il paziente e un massimo di sei sedute.

    Il lavoro prevede una parte di rielaborazione delle sedute.
    Dopo le "sessioni" infatti Cheryl si trova spesso a ragionare sul caso in termini emotivi cercando di esaminare la terapia da diversi punti di vista, individuandone possibili difficoltà.

Il percorso di Mark e Cheryl fa presto emergere tematiche emotive importanti, dove l'amore e sentimenti di forte coinvolgimento da parte di entrambi prendono piede e invadono la relazione, costringendo lo spettatore a esaminare le complesse dinamiche che avvengono all'interno delle relazioni e di come queste siano talvolta inevitabili, ma curiosamente e drammaticamente vicine all'esperienza di vita di tutti noi.

La figura di partner surrogata viene evidenziata con grande maestria, sottolineando sia aspetti emotivi che aspetti professionali, facendo emergere con grande semplicità e delicatezza i vissuti di paura, intimità, vergogna di Mark e tutti quei tabù che accompagnano l'idea dell'assistenza sessuale, e che però in questo film vengono mostrati nella loro più ingenua semplicità.

Nelle "sessioni" di terapia sessuale vengono infatti sperimentate pratiche che spesso incutono paura nella persona con disabilità, perché mai sperimentate o perché difficilmente praticabili a causa di problemi di mobilità.

Susan

Entrata nella vita di Mark quasi per caso, il rapporto con Susan racchiude in sé tutte quelle qualità affettive emotive e relazionali tipiche della coppia.

L'approccio a Susan mostra un Mark diverso, più sicuro di sé e della sue caratteristiche di persona in grado di corteggiare una donna, in grado di porsi al di fuori del suo status di disabile e di interfacciarsi con il mondo in maniera matura e coerente.

    Susan rappresenta la chiusura di un percorso emotivo e sessuale che è stato possibile grazie al trattamento intrapreso da Mark, in cui ha potuto sperimentare e sperimentarsi in un'esperienza di vita importante.

Una nuova comprensione e consapevolezza del proprio corpo e di quello dell'altro così come lo scambio emotivo che deriva dalla sessualità e come questo possa influenzare noi stessi e i rapporti con il partner.

Il viaggio nella vita di un disabile

"The Session" è un film che trasporta lo spettatore all'interno della vita di un disabile e ne fa vedere gli ostacoli, i dubbi, le incoerenze e le grandi contraddizioni che possono affliggere una persona, soprattutto se con problemi di funzionalità fisica.

Queste contraddizioni e incoerenze vengono evidenziate più volte nel film, fornendo allo spettatore la possibilità di oscillare tra posizioni etico emotive attraverso i diversi personaggi.

Padre Brendan: peccato e benedizione

La figura di Padre Brendan accompagnerà Mark lungo tutto il percorso di crescita emotiva che lo porterà a incontrare Cheryl e a usufruire dell'assistenza sessuale.

Una figura estremamente interessante, Padre Brendan, entrato come giovane sostituto del vecchio parroco, si porrà come figura di ascolto e supporto dominata anch'essa da dubbi, ora di ordine etico ora di ordine morale, ma sempre attento a dare supporto e vicinanza ai bisogni spirituali di Mark.

Mark infatti, molto credente, si affida spesso ai consigli del parroco. Ecco come entrambi discutono dell'ipotesi di intraprendere una terapia sessuale con una partner surrogata.

Mark: «Questa Terapista suggerisce che io lavori con una Terapista sessuale e che io faccia sesso con una così detta partner surrogata che sarebbe sensibile ai miei bisogni inusuali. Ci ho fatto un pensiero».
Padre Brendan: «Aspetta, cosa intendi per fare sesso?».
Mark: «Beh, quando un uomo ed una donna si amano...».
Padre Brendan: «So che significa. Stiamo parlando di rapporti sessuali?».
Mark: «Credo di sì».
Padre Brendan: «Fuori dal matrimonio?».
Mark: «Ho cercato di fare del mio meglio per la questione del matrimonio».
Padre Brendan: «Qual è la differenza tra una partner surrogata ed una comune prostituta?».
Mark: «Non lo so ma io credo che ci sia una differenza».
[...]
Padre Brendan: «L'hai presa seriamente».
Mark: «Penso che il sesso sia una questione seria».
[...]
Padre Brendan: «Te la senti di farlo?».
Mark: «A dire la verità ho paura».

I dubbi di Mark e di Padre Brendan rispetto a questa esperienza sono diversi e si giocano su diversi piani; da una parte c'è la paura di Mark nell'avere contatti intimi con un'altra persona, la vergogna e l'ansia da prestazione; dall'altra ci sono i dubbi morali di Padre Brendan, che si trova a dare consigli su un campo in cui non si sente a suo agio e su cui ha un'opinione vicariata da principi morali e religiosi.

Il parroco consiglierà a Mark di procedere con questa esperienza, offrendo il suo supporto nel percorso che aspetta Mark.

    Il film, molto abilmente, scotomizza attraverso i personaggi le opinioni polarizzate rispetto alla sessualità e in particolare alla sessualità delle persone disabili offrendo diversi punti di vista.

    Padre Brendan, figura religiosa, è la metafora del senso comune che affronta l'argomento con un pacchetto di pregiudizi derivanti dall'assenza di informazioni e dalla scarsa conoscenza del problema, unita a un'impronta morale che è insita nella gestione e comprensione dell'argomento.

    Padre Brendan rappresenta anche l'idea di plasticità morale e adattamento a qualcosa di nuovo e virtualmente sbagliato, seguendo un filo conduttore che va oltre i principi morali e religiosi e che si posiziona sul concetto di Benessere, completezza e felicità di un individuo.

    Il quesito morale è un argomento cardine del film, così come lo sono il punto di vista e la posizione personale del Terapeuta all'interno di una Psicoterapia.
    Il conflitto tra giusto e sbagliato, tra morale e immorale, si scontra spesso con il conflitto del paziente rispetto al benessere o alla sofferenza che il suo problema gli dà.

    La posizione del Terapeuta o del curante, rispetto ai vissuti e alle scelte del paziente che sconfinano in quesiti morali, è un problema che spesso viene taciuto in Psicoterapia, ma molto presente e influente all'interno delle relazioni di cura.

Il film, attraverso la figura di Padre Brendan, ben evidenzia questo conflitto, riuscendo nel difficile compito di integrare poli apparentemente inconciliabili, mettendo in primo piano Mark e il suo benessere.

Padre Brendan riesce infine a incarnare entrambi i poli del giusto e dello sbagliato, attraverso il concetto di supporto e attenzione all'individuo, prima ancora che l'attenzione alle idee.

Mente e Corpo: spazi interni e spazi esterni

Mark vive la gran parte della sua esistenza all'interno di un polmone d'acciaio che gli permette la sopravvivenza: all'interno di questa ingombrante struttura lui vive, scrive, lavora.

Gli spazi esterni ai polmoni sono invece centellinati e fortemente limitati dall'autonomia della piccola bombola a ossigeno che trova spazio sotto la lettiga a motore che lo porta in giro.

Cheryl: «Laura mi ha detto che sei un poeta, com'è essere un poeta?».
Mark: «Ti dà modo di vivere dentro la tua testa, che è già dove passo la maggior parte del tempo».

Molte parti del film sono caratterizzate dai dialoghi interni di Mark con se stesso.
Nei momenti di solitudine, in cui scrive poesie o quando riflette sulla sua esistenza e sulla sua condizione di disabile, Mark è "mente".

Proprio per il difficile rapporto che da disabile ha con il suo corpo, Mark è estremamente focalizzato sulla sua mente, una mente geniale, poetica e brillante, ma che a volte oscura il corpo e gli impedisce una sua espressione. Attraverso Cheryl, questa dicotomia verrà lentamente diminuita, portando a nuove consapevolezze e a un'integrazione di entrambi i poli mente e corpo.

Anche il concetto di spazio è abilmente gestito attraverso i luoghi di vita che Mark frequenta. Ci sono spazi interni, come la mente e il polmone d'acciaio, che sono sicuri, familiari conosciuti, ma che stanno stretti. Poi ci sono quelli esterni, il corpo, i parchi, la casa di un'amica dove incontra Cheryl, che sono minacciosi e fanno paura, ma che offrono a Mark quella parte di vita che sente mancare.

La gestione dei movimenti emotivi e fisici di Mark tra questi spazi è affidata agli assistenti, a Padre Brendan, a Cheryl, che accompagnano Mark in questo viaggio di scoperta insieme allo spettatore.

    Il concetto di movimento tra spazi metaforici e non trova grande attinenza con le azioni, metaforiche e non, che avvengono all'interno di una Psicoterapia.

    Come per il Paziente e il Terapeuta - che all'interno di un setting si muovono per estrapolare pensieri, vissuti ed emozioni per dare un significato condiviso, organico e pieno di senso ai contenuti interni del paziente - così la terapia sessuale si muove con la stessa ratio e muovendo gli stessi contenuti veicolati però attraverso la cassa di risonanza del corpo.

Le Psicoterapie di nuova generazione - alcune di stampo cognitivista mentre altre trasversali alle diverse scuole, come ad esempio le terapie senso-motorie e la Mindfulness - stanno prepotentemente ridando valore e importanza al corpo, forse leggermente lasciato da parte dalle terapie di vecchia generazione più improntate sulla razionalità (cognitivismo classico di Beck), aprendo chiavi di lettura su più fronti e di più immediata comprensione per i pazienti.

    I segnali del corpo infatti sono inequivocabili, ed è proprio attraverso questi che i passaggi terapeutici di cambiamento e gestione di significato acquistano una concretezza e una fonte di apprendimento immediata.

In quest'ottica la terapia sessuale - quella cioè che prevede un'assistenza sessuale elargita da una partner surrogata come presentato nel film - assume significati a più livelli: dai più superficiali relativi alla scoperta del corpo e al suo funzionamento, fino a livelli di profondità maggiori che implicano la relazione tra gli stati emotivi e il corpo, e ancora al concetto di intimità, di vicinanza emotiva, di empatia che, ben noti alla Psicoterapia, in quest'ottica assumono significati estremamente impattanti.

Abile e disabile: la difficoltà nei significati

Cos'è abile e cos'è disabile? In che campo misuriamo la presenza o la mancanza di queste abilità? E ancora, di quali abilità stiamo parlando?

"The Session" è un film che parla di persone disabili, ma ne parla attraverso il concetto di abilità, suscitando nello spettatore delle domande rispetto al confine tra questi due significati, un confine semantico che però può essere messo in discussione sotto molti punti di vista.

Mark, poeta, scrittore, amico, confidente, partner. Mark poliomielitico, costretto su di una brandina e attaccato a un polmone artificiale che gli consente di respirare e di vivere.

    Gli aspetti di apparente contraddizione tra abile e disabile trovano nel film una collocazione di senso, di semplice fruibilità e di impatto per lo spettatore che ne coglie i significati. Anche in questo caso, l'obiettivo cinematografico è quello di unificare i poli e allentare lo spazio tra le dicotomie, unendo in Mark significati apparentemente opposti ma che trovano senso e coerenza in lui.

    La sessualità prende, in questo senso, un posto importante in questo processo di unificazione, spostando l'ago verso il centro.
    La sessualità è un ambito di funzionamento fondamentale per l'essere umano e ha ricadute su moltissimi aspetti di vita. È un ambito di funzionamento "normale" che è presente nella vita di ogni individuo, e forse proprio la mancanza di questo aspetto di vita determina, là dove altre disabilità sono presenti, un'ulteriore mancanza.

    Come professionisti della salute siamo spesso chiamati a valutare, osservare e intervenire sulla disabilità. Spesso però la sessualità viene scotomizzata dal concetto di benessere e si ha la tendenza a negarla, soprattutto in quei pazienti affetti da disabilità fisica.

    La sessualità talvolta assume per il Clinico aspetti paradossali, mentre da una parte potrebbe intervenire come collante tra aspetti di disabilità e aspetti di normalità, spesso viene tralasciata, non indagata, quasi negata, anche in fase di valutazione, togliendole di fatto gli aspetti benefici che può avere sulla salute globale dell'individuo.
L'amore è un viaggio

"The Session" è un film che muove.
Muove lo spettatore e lo porta in spazi e luoghi a cui solitamente non pensa, sposta - o almeno ci prova - alcuni punti fermi, cancella il concetto di limite o almeno ne alza un po' l'asticella.

"The Session" è un film sul viaggio, il viaggio di una persona, Mark, che intraprende un percorso di crescita e di cambiamento affrontando paure e timori.
Un percorso che compie osando attraversare itinerari mai esplorati prima, ossia quelli del corpo sessuato e del piacere.

Anche lo spettatore affronta un viaggio, tra i valori morali, tra le idee e gli stereotipi, tra le dicotomie e le incertezze su di un argomento così controverso come la sessualità nelle persone disabili.

Anche l'amore è un viaggio, un viaggio che porta a mettere in discussione i propri valori, a spostare i nostri punti di vita e affrontare sfide che pensavamo impossibili.

"The Session" è infine un film sull'amore, sul significato di amore, quello più vero, cioè di sofferenza, di lavoro, di fatica oltre che di gioia e completezza.
L'amore come un percorso e non solo punto di arrivo, un viaggio appunto.

Utilità per il professionista

La terapia sessuale per disabili, che il film delinea, è una realtà in molti paesi europei ed extra europei. In Italia l'argomento sta iniziando a varcare le soglie dell'opinione pubblica e delle menti dei professionisti della salute che hanno a che fare con la disabilità o il supporto ai familiari di disabili.

"The Session" aiuta lo spettatore ad addentrarsi nell'argomento attraverso uno sguardo attento e orientato ai molteplici aspetti di complessità ma anche di semplicità, legati alla sfera sessuale.

Ricco di aspetti tecnici di natura clinico-terapeutica relativi alla gestione del setting e al lavoro su obiettivi tramite il corpo, affrontati con uno sguardo chiaro e semplice, il film guida lo spettatore nel mondo della disabilità con uno sguardo diverso e privo dei soliti cliché e tabù che costellano l'argomento.

Il film si presta alla visione sia da parte dei curanti che dei pazienti, così come dei familiari, per aiutare a comprendere meglio l'argomento.

Da vedere perché

In un mondo in cui la valutazione e il riconoscimento delle abilità assume valenze multiple, legate indissolubilmente all'idea di Sé, di identità, di persona, "The Session" posiziona una lente di ingrandimento su un fenomeno che fa "voltare lo sguardo dall'altra parte" e che è indiscutibilmente un'area di abilità all'interno della disabilità.

Un film che affronta un argomento complesso e sensibile alla critica con il coraggio della semplicità dei sentimenti.

Bibliografia per il professionista
  • Odgen P., Minton K., Pain K., "Il trauma ed il corpo, manuale di psicoterapia sensomotoria", Istituto di Scienze Cognitive Editore, 2012
  • "Assistenza sessuale per i disabili: sul web la petizione che sfida i tabù", La Repubblica.it Salute, 28 gennaio 2013
    www.repubblica.it/salute/2013/01/28/news/sesso_terapia_disabili-51456966/
Per un approfondimento
  • Progetto Love Ability
    www.loveability.it
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