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Recensione film: Emotivi AnonimiL'articolo "Recensione film: Emotivi Anonimi" parla di:
Articolo: 'Recensione film: Emotivi Anonimi'A cura di: Irene Bellodi Autore HT
Scheda film
TramaIn un piccolo paesino della Francia dei giorni nostri, le vicende di una cioccolateria fanno da sfondo alla storia di due persone e al loro
turbinio di emozioni. Angelique è però, oltre che un'ottima cioccolataia, "un'emotiva". Teme il giudizio altrui, rifugge i contatti sociali, porta con sé una timidezza lampante e una difficoltà nel relazionarsi in
maniera assertiva con gli altri. Caratteristiche di cui lei è perfettamente a conoscenza e che le creeranno non poche difficoltà
nel momento in cui verrà assunta nella cioccolateria. Jean-René è il proprietario della cioccolateria. Anche Jean-René è "un emotivo", teme il contatto con gli altri ed è estremamente ritirato in se stesso, tanto
da apparire burbero e poco conciliante con il suo personale. L'emotività di Angelique e la fobia socialeAngelique è il personaggio che ci introduce nelle delicate atmosfere del film già dalla prima scena. Ripresa in un gruppo di auto aiuto per emotivi, ci esprime le sue difficoltà in modo tenero e talvolta buffo. Il primo problema che si trova ad affrontare è il colloquio di lavoro per la cioccolateria e, proprio qui, iniziano a delinearsi le sfumature del concetto di emotività che prendono forma in una manifestazione sintomatologica definita. Angelique infatti, estremamente in ansia per il colloquio, recita la sua parte davanti allo specchio per allenarsi nella performance che
sta per intraprendere con il suo futuro capo. Nonostante la paura dell'altro, che la rende agli occhi dello spettatore fragile e indifesa, Angelique ritrova nel
cioccolato la sua forza. Già dalle primissime scene del film il regista, Jean-Pierre Améris, ci offre una definizione di emotività che è ben inquadrata nel concetto di fobia sociale. Angelique è una fobica sociale, teme il giudizio altrui, evita tutte le situazioni che la espongono al giudizio, nonostante la sua performance sia estremamente buona, e l'ansia raggiunge livelli così alti da farla svenire. In Angelique ritroviamo più di una delle caratteristiche che rientrano tra i criteri diagnostici previsti dal DSM-IV TR per la diagnosi di fobia sociale:
Le situazioni sociali o prestazionali temute sono evitate o sopportate con intensa ansia o disagio (criterio D). L'evitamento, l'ansia anticipatoria o il disagio nella/e situazione/i sociale/i o prestazionale/i interferiscono significativamente con le abitudini normali della persona, con il funzionamento lavorativo o con le attività o relazioni sociali, oppure è presente marcato disagio per il fatto di avere la fobia (criterio E). Inoltre altra caratteristica che si ritrova facilmente nei fobici sociali è la capacità di essere estremamente performanti, ma solo in situazioni "sicure", come per esempio nelle relazioni intraprese via web o, come nel caso di Angelique, celandosi dietro la fama di un eremita cioccolataio. Angelique infatti, per nascondere la sua identità di ottima cioccolataia ed evitare di esporsi in prima persona, inventa la figura di un fantomatico eremita che, nascosto su una montagna scende a valle ogni settimana per consegnare gli ottimi cioccolatini che in realtà ha realizzato lei stessa. La passione di Angelique per il cioccolato ci riporta indietro nel suo passato, in quello che era la sua vita prima di approdare nella cioccolateria di Jean-René e ci mostra come, nonostante gli evitamenti, sia riuscita a portare avanti questa passione grazie soprattutto a un uomo, il Signor Mercier. Famoso proprietario di una cioccolateria storica e celato emotivo, capendo le potenzialità, la genialità e l'emotività di Angelique le propose - pur di poterla far lavorare per lui - di "rimanere nell'ombra".
Angelique: «Anche lei?». Signor Mercier: «Io lo nascondo sa? Ci si può riuscire». È nel momento in cui il Signor Mercier muore che Angelique si ritrova a dover riorganizzare il proprio lavoro, cercando un modo per conciliare la sua passione per il cioccolato e la sua "emotività". L'emotività di Jean-René e il disturbo evitante
Angelique: «E al secondo?». Magda: «Sempre un duro». Ecco come Magda, una collega di Angelique, le introduce il nuovo capo. La sua paura dell'altro viene trasformata e scambiata in austerità e compostezza. Apparentemente molto autoritario e di poche parole, Jean-René è in realtà molto più ansioso di Angelique. Seguito in terapia da uno Psicologo, interpretato da Stéphan Wojtowicz, Jean-René è un uomo che convive con la sua emotività da tutta una vita e che porta un grado di compromissione decisamente maggiore. Anch'egli timoroso del giudizio altrui, ma più marcato nell'area delle relazioni affettive. L'ansia è tale e tanta da costringerlo a portarsi sempre dietro una valigia con diversi cambi di camicie per ovviare a una sudorazione eccessiva creata dallo stato emotivo. La distanza che Jean-René mette tra sé e gli altri è così marcata, così ampia e piena di timori, tanto da non avergli mai permesso di toccare un altro essere vivente. Jean-René si lascia trasportare dalla passione per il cioccolato di Angelique, crede in lei e nelle sue potenzialità di rilanciare i prodotti di cioccolateria sul mercato. Attraverso la passione e la fiducia posta in Angelique, Jean-René riuscirà a lasciarsi andare e, facendo questo, si innamorerà di lei. Le modalità di comportamento di Jean-René sono molto più complesse, articolate e problematiche rispetto a quelle di Angelique, e suggeriscono una maggiore gravità del disturbo. Anche Jean-René teme il giudizio sociale ma, oltre a ciò, traspare un profondo senso di inadeguatezza nei confronti delle interazioni sociali e tale difficoltà si divide equamente sia sul piano lavorativo che affettivo, suggerendo una deviazione verso un disturbo di personalità evitante. È possibile rilevare infatti che Jean-René presenti tutte le caratteristiche che rientrano tra criteri diagnostici del DSM-IV TR per tale disturbo di personalità:
È riluttante a coinvolgersi con la gente a meno che non sia certo di essere accettato (criterio A2). Mostra ritegno all'interno di relazioni intime a causa del timore di essere deriso o ridicolizzato (criterio A3). È preoccupato di essere criticato o rifiutato in situazioni sociali (criterio A4). È inibito nelle nuove situazioni interpersonali a causa di sensazioni di inadeguatezza (criterio A5). Vede se stesso come socialmente incapace, non attraente a livello personale o inferiore agli altri (criterio A6). È insolitamente riluttante a intraprendere rischi personali o di impegnarsi in qualsiasi nuova attività perché può provare imbarazzo (criterio A7). Gli Altri, il Terapeuta, NoiIl film ci dona uno sguardo privilegiato all'interno delle menti dei due protagonisti e delle loro modalità di interazione:
In ognuna di queste tre modalità i comportamenti e le distorsioni cognitive derivanti da un funzionamento ansioso vengono evidenziati e messi in luce. Gli AltriPer il fobico sociale, e ancor più per l'evitante, l'altro rappresenta un'entità criticante, malevola e giudicante dalla quale è sempre utile fuggire. La paura che l'altro crea è una paura che annienta il Sé e lo paralizza. Il giudizio che l'altro può dare, o dà, è qualificante, definente e definitivo e, per questo, inaccettabile. Nel film queste modalità sono ben rappresentate in due situazioni.
Il TerapeutaNel film entrambi i personaggi intraprendono un percorso terapeutico, anche se di natura diversa. Angelique frequenta regolarmente un gruppo di auto aiuto per "emotivi", che la sostiene e la supporta nell'affrontare le difficoltà fungendo da io ausiliario - funzione supportiva degli altri membri del gruppo che fungono da specchio per paure e ansie, costituendo allo stesso tempo, un'impalcatura di sostegno. Jean-René invece è in terapia vis a vis con uno Psicologo, con il quale sembra avere un rapporto che dura ormai da anni. Entrambe le relazioni sono basate sul supporto, sulla validazione emotiva e sulla fiducia ma, mentre l'interazione di Angelique con il gruppo di auto aiuto è più supportiva, quella di Jean-René si delinea maggiormente come una terapia cognitivo-comportamentale classica. Il Terapeuta infatti in ogni seduta prescrive a Jean-René un compito da svolgere nella settimana. Compito che verrà poi
analizzato nella seduta successiva. Il razionale sotto questa tecnica è quello di fare sperimentare ai pazienti l'ansia, le difficoltà e i punti di forza nello svolgimento del compito e accoglierne l'emotività in seduta, discutendone. Ed è proprio grazie a questi compiti che il nostro protagonista riuscirà ad avvicinarsi ad Angelique. Il Terapeuta infatti, prescrive a Jean-René di toccare una persona e lui, sceglierà proprio Angelique. Entrambi i contesti terapeutici fungono da sperimentazione di una relazione sicura, accettante e non giudicante, fornendo la possibilità di esperire almeno una relazione senza la paura travolgente che solitamente caratterizza tutte le altre. Entrambi i contesti terapeutici sono una finestra sul modo di pensare dei due protagonisti. In particolare, troviamo la tendenza a sopravvalutare le performance altrui e sminuire le proprie, anche quando in realtà la performance altrui è quella di un altro "emotivo". Ad esempio troviamo Jean-René che, in seduta con il proprio Terapeuta, elogia le capacità di Angelique di gestire le relazioni,
sottolineando la sua spigliatezza e sicurezza. In terapia cognitivo-comportamentale, gli interventi che si fanno con i soggetti fobico-sociali ed evitanti sono simili a quelli che nel film ritroviamo nelle sedute di Jean-René. In particolare si identificano, insieme al paziente, i pensieri e le emozioni relative alle situazioni attivanti (come per Jean-René, uscire con una donna) e gli evitamenti/comportamenti protettivi che mette in atto. Per motivare il paziente a ingaggiarsi in questa sperimentazione comportamentale, si mettono in evidenza i pro e i contro dell'evitare una situazione:
Fatta l'esposizione comportamentale, si discutono in seduta le emozioni e i pensieri catastrofici che il paziente ha avuto prima, durante e dopo l'interazione/situazione. È importante valutare le aspettative catastrofiche del paziente prima dell'interazione/situazione, facendogliele scrivere in seduta prima dell'esercizio comportamentale. Queste "memorie" serviranno poi da prova tangibile atta a dimostrare che, al contrario di quanto il paziente immaginava, la catastrofe temuta non si è avverata. Altro aspetto rilevante è quello relativo alla performance. Ciò che infatti spesso accade - nell'ansia sociale come in molti altri disturbi di tipo ansioso - è che la soluzione che il paziente trova al proprio problema diventa poi la causa di mantenimento dello stesso. Se la valutazione della buona riuscita di una performance è determinata unicamente dalla mia capacità di non sudare - come riportato più sopra nell'esempio di Jean-René al ristorante - la mia attenzione sarà selettivamente incentrata su questo aspetto, tralasciandone magari altri più importanti, come l'apprezzare una conversazione piacevole con un'altra persona. Il risultato sarà un'attivazione della sudorazione derivata dall'ansia, un aumento dei comportamenti protettivi (cambiare spesso la camicia) con una derivante compromissione della relazione sociale con l'altro, fino alla fuga. Ciò che una terapia cognitivo-comportamentale si pone come obiettivo terapeutico infatti è di "conquistare" la capacità di apprezzare le relazioni sociali, a prescindere dalla valutazione della performance, ma solo in base alla qualità della relazione.
NoiIl Noi del film è formato dalla coppia e dalla relativa relazione che si viene a creare tra Angelique e Jean-René, due "emotivi". È interessante osservare come l'evoluzione delle fragilità dei due singoli abbia un percorso autonomo durante quasi tutta la durata del film, poiché entrambi ignorano l'emotività dell'altro, anche nel momento in cui iniziano la loro relazione. Jean-René teme la vicinanza. È in questo momento, quando la vicinanza relazionale aumenta, che le problematiche e le difficoltà dei singoli si uniscono, rischiando di mettere in crisi la relazione. Quando la fragilità dell'altro viene svelata, il focus di entrambi non è più la propria "emotività", con la quale si è convissuto da sempre, ma è la propria "emotività" e quella dell'altro, che sommate insieme creano un vuoto predittivo così grande da far temere di non poter essere riempito.
È proprio in questo momento che il ruolo delle relazioni terapeutiche entra nei vissuti dei due protagonisti e - fungendo da Io ausiliario, dotato di una forza maggiore - spinge i due ad affrontare l'incertezza di far parte di una coppia "imperfetta" ma emotivamente soddisfacente e appagante. Nella forza del sostegno ricevuto e riconosciuto, Jean-René e Angelique trovano quindi il coraggio e lo slancio di andare oltre i timori di una vita e sperimentarsi/concedersi finalmente una vera relazione con l'Altro. Utilità per il ProfessionistaIl film si rivela come un utile supporto all'interno di una terapia con pazienti con ansia sociale, proprio perché aiuta le operazioni di decentramento (immedesimazione del paziente nelle sue problematiche viste però da un punto di vista esterno), a volte così difficili per queste persone. Inoltre, offrendo due esempi di interventi terapeutici, può fornire parallelismi interessanti con essi e trasformarli in esempi per aiutare/aumentare la motivazione del paziente. Per i Professionisti che si occupano di formazione, può essere un buon supporto per affiancare la didattica dei disturbi d'ansia sociale, offrendo buoni spunti sia per le tecniche cliniche da usare sia per esempi sul funzionamento dei pazienti. Da vedere perché"Emotivi anonimi" ha una caratteristica preziosa, ovvero quella di raccontare una sofferenza emotiva con toni leggeri, ma mai sminuenti. Dona uno sguardo ricco di significato nelle vite di queste persone, che non sono fobici sociali, evitanti, pazienti/malati,
ma semplicemente "emotivi". L'emotività qui rappresentata è la stessa che spesso si trova nelle parole dei nostri pazienti, ma qui la riusciamo a percepire meno carica di teorizzazioni ed etichette, in uno spazio esperienziale che si posiziona più dall'altro lato della scrivania, quello del paziente, quello emotivo. Letture consigliate per il Professionista
Letture consigliate per il Paziente
Commenti: 11 martina alle ore 10:07 del 22/02/2018 Articolo molto interessante che mi fa venire in mente l'esperienza analitica in seduta quando il terapeuta parte dall'esperienza raccontata dal paziente ad es anche da un sogno per poi dare un significato come nell'articolo partendo dalla storia ed l'esperienza dei personaggi si riesce a dare senso attraverso l'uso di una cornice teorica. Nello stesso modo in seduta il terapeuta fornisce al paziente una lettura, un racconto partendo dalle parole del paziente che gli risuonano nel suo mondo interno ed evocano modelli teorici o culturali appresi e che aprono la strada ad un possibile cambiamento nella prospetiva di quest'ultimo o di entrambi. Cosa ne pensi? Lascia un commento
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