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Recensione Film: La donna che visse due volte

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Recensione Film: La donna che visse due volte

L'articolo "Recensione Film: La donna che visse due volte" parla di:

  • Tematiche psicoanalitiche presenti nel film
  • Patologie e nevrosi dei personaggi
  • Spunti di riflessione per i professionisti
Psico-Pratika:
Numero 137 Anno 2017

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Articolo: 'Recensione Film: La donna che visse due volte'

A cura di: Valentina Zappa Autore HT
Recensione Test: Il test di Wartegg


Scheda Film
Anno: 1958
Durata: 128 minuti
Sceneggiatura: Alec Coppel, Samuel A. Taylor
Regia: Alfred Hitchcock
Cast: James Stewart, Kim Novak, Barbara Bel Geddes, Tom Helmore, Henry Jones, Raymond Bailey
Genere: Thriller

    INDICE: Recensione Film: La donna che visse due volte
  • Trama
  • Temi psicologici affrontati
    • La vertigine
    • La depressione
    • Il doppio
  • Utilità per il Professionista
  • Da vedere perché
  • Note
  • Bibliografia
  • Altre letture su HT
Trama

Attenzione: spoiler

Il film racconta la vicenda di un poliziotto, Scottie Ferguson, che, dopo essere andato in pensione a causa di un disturbo psichico (l'acrofobia, ossia il senso di vertigine per i luoghi elevati), viene chiamato da un vecchio compagno di scuola, Gavin, il quale lo prega di seguire la propria moglie poiché egli teme che possa succederle qualcosa di brutto, dal momento che è affetta da uno sdoppiamento di personalità, che secondo lui la condurrà al suicidio.
Scottie inizialmente vorrebbe rifiutare, ma una volta vista la donna in questione ne rimane abbagliato e decide di accettare; così, seguendo Madeleine (il nome della moglie di Gavin), si rende effettivamente conto che ella si comporta come se fosse "posseduta" da una certa "Carlotta Valdés", che poi scoprirà essere la bisnonna di Madeleine, la quale a sua volta era impazzita e si era uccisa.

Dopo varie vicissitudini, tra cui il salvataggio da parte di Scottie quando la donna si butta nelle acque della baia, i due si innamorano, ma Madeleine, sopraffatta dalla personalità di Carlotta, pone fine alla propria vita gettandosi dal campanile di una chiesa e Scottie, a causa della sua paura per l'altezza, non riesce a seguirla né tanto meno a fermarla.

Avendo perso l'amore della sua vita, per cui si sente colpevole, Scottie va in depressione e viene ricoverato in una clinica psichiatrica; una volta uscito, ripercorre i luoghi dove era stato in compagnia della sua amata e incontra Judy, una ragazza molto somigliante a Madeleine. Il poliziotto inizia a corteggiarla, fino ad iniziare una relazione con lei, obbligandola però a vestirsi, truccarsi e pettinarsi come Madeleine.
Alla fine il protagonista, riconoscendo nella collana di Judy il gioiello che indossava Madeleine poco prima di morire, scopre che Judy è realmente la sua amata perduta, o meglio, colei che recitava la parte della moglie di Gavin, il quale aveva architettato l'omicidio della moglie; infatti, Judy era l'amante di Gavin e complice del suo uxoricidio. Erano d'accordo che Gavin avrebbe gettato il corpo della moglie già priva di vita dal campanile, una volta che la finta Madeleine (Judy) lo avesse raggiunto sulla cima dello stesso, forte del fatto che Scottie non sarebbe mai salito così in alto per salvarla.

Temi psicologici affrontati

In questo film giallo, ricco di suspense e incentrato sulla storia d'amore tra Scottie e Madeleine, si affrontano anche alcuni temi tipici della psicoanalisi, come la centralità dell'inconscio (acrofobia), l'incertezza circa la propria identità (disturbo da personalità multiple) o le nevrosi (depressione).

La vertigine

Al centro del film c'è il tema della vertigine (richiamata dall'acrofobia di Scottie), che nella vita del protagonista assume una duplice valenza: da un lato è il timore di cadere, di precipitare fisicamente in spazi aperti che sembrano diventare voragini davanti ai suoi occhi; dall'altro è la paura di lasciarsi andare alle proprie emozioni (vertigine amorosa), di sprofondare metaforicamente nei tratti sconosciuti del proprio Io.
È proprio la lenta scoperta di se stesso a condizionare i comportamenti e gli umori di Scottie, che rivela il suo lato irrazionale quando "decide" di abbandonarsi all'amore. Scottie si trova infatti disorientato, travolto da una inaspettata passione, che destabilizza le sue certezze e che, nonostante il suo proposito iniziale di non dipendere dagli affetti, fa emergere le sue debolezze e la sua vulnerabilità, facendolo piombare successivamente nella depressione.
I goffi tentativi di proteggere Madeleine e prendersi cura di lei non sono altro che la manifestazione della sua paura di scoprire la nuova sensazione del "volersi lasciare andare".
Prova lui stesso a calarsi nei panni di un terapeuta, cercando di interpretare ed analizzare i timori di Madeleine sia per "curarla", riportando alla normalità e sotto controllo questo lato inquietante dell'esistenza, che, egoisticamente, per poterla legare a lui, senza rischiare di perderla (evitando che tenti nuovamente il suicidio).

L'acrofobia è una fobia specifica, che rientra nel DSM-IV all'interno del gruppo dei disturbi d'ansia; è doveroso precisare che l'ansia in sé non rappresenta un fattore patologico, ma una funzione adattiva, infatti, grazie ad essa, è possibile riconoscere rapidamente una situazione di pericolo e mobilitarsi per affrontarla. Si parla di fobia quando essa diventa persistente, irragionevole, sproporzionata in relazione a ciò che accade e porta alla compromissione della propria vita sociale o lavorativa.
Nel caso del nostro protagonista, la marcata paura dell'altezza gli aveva già fatto perdere il lavoro all'inizio nel film e, nel seguito, lo ha addirittura portato a lasciar morire la sua amata conducendolo alla depressione.

La depressione

Il disturbo depressivo (disturbo dell'umore) spesso fa seguito ad un evento stressante grave, come la morte di una persona cara, che ovviamente non va confuso con la normale elaborazione del lutto, il quale, dopo un normale decorso, viene superato.

Freud aveva descritto gli stessi "sintomi" per quanto riguardava la depressione (melanconia) e il lutto, differenziandoli per la caratteristica fondamentale della depressione di avvilimento del Sé, che si esprime in "autorimproveri, disprezzo per se stessi e che culmina nell'attesa di ricevere una punizione".
La depressione, infatti, implica una distorta valutazione del Sé, del mondo e del futuro; l'umore appare depresso ogni giorno, vi è un'accentuata mancanza di interessi, la perdita di appetito, del sonno, di energia, incapacità di concentrarsi con ricorrenti pensieri di morte e ideazioni suicidarie. Il nostro Scottie aveva inoltre l'aggravante, non da poco, del sentimento di colpa ed eccessiva autosvalutazione, ritenendosi il responsabile primario della morte di Madeleine.

Se è vero che nella pellicola era stato dimesso dalla clinica psichiatrica poiché considerato "guarito", in realtà i suoi comportamenti nei confronti di Judy, lasciano trasparire come egli fosse ancora legato al passato e come non fosse riuscito ad elaborare la perdita, volendo rivivere la sua storia di amore con Madeleine, senza accettare la realtà e ignorando l'identità di Judy.

Il doppio

Un altro dei temi che ricorre con insistenza nel film (e già presente in quel "due volte" nel titolo), è quello del doppio; infatti è duplice la personalità di Madeleine, la quale sembra rivivere nelle proprie emozioni la tragica e tormentata vicenda della sua bisnonna che si era tolta la vita proprio alla sua età, così come duplice appare la personalità dell'ex poliziotto, il quale si lascia sopraffare, in quello che sarebbe l'espletamento di un incarico professionale, da una travolgente passione amorosa che ottenebra la sua capacità di analisi.

Il tema del "doppio" è uno dei temi classici della psicoanalisi e, perciò, possiamo ritrovare questo concetto in Freud, il padre di essa; la creazione del Doppio nasce, per Freud, "sul terreno dell'amore illimitato per se stessi, del narcisismo primario che domina la vita psichica sia del bambino che dell'uomo primitivo, e, col superamento di questa fase, muta il segno del sosia, da assicurazione di sopravvivenza esso diventa un perturbante presentimento di morte". Ciò significa che la rappresentazione del "doppio" cambia e muta in rapporto allo sviluppo dell'Io1 e del Super-Io2 e che nel "doppio" "possono essere incluse anche tutte le possibilità non realizzate che potrebbero accadere e a cui la fantasia si aggrappa ancora, le aspirazioni dell'Io che il destino ingrato non ha permesso si realizzassero e tutte le decisioni della volontà che sono state represse".

All'interno di questa pellicola, esso costituisce elemento di ambiguità e, insieme, di profondo fascino: Madeleine è il "doppio" di Carlotta, Judy è il "doppio" di Madeleine e Scottie rivive con Judy ciò che ha vissuto con Madeleine.
Duplice è anche lo sguardo del regista, che da un lato si addentra nell'irrazionalità e nei turbamenti incomprensibili della psiche e, dall'altro, si concentra su una storia d'amore "ordinaria".
Il film sembra suggerire che le vicende apparentemente più banali recano al loro interno una serie di rimandi che si intrecciano con i tratti più, nascosti e inesplorati della personalità, cercando di rendere reale ciò che è irreale e concreto ciò che è illusorio.
Lo sdoppiamento della personalità di Madeleine, di cui Gavin parla a Scottie, rientra in quello che un tempo era chiamato "disturbo da personalità multiple"; oggi questo disturbo è denominato "dissociativo dell'identità" ed è caratterizzato, appunto, dalla presenza di due o più identità distinte. Il soggetto, infatti, vive ciascuno stato della personalità, come se avesse una sua storia personale, un'identità distinta, a volte con un nome diverso (in questo caso "Carlotta Valdés", dovendo far rivivere in lei la propria bisnonna) o un'età diversa.
Da numerosi studi effettuati negli Stati Uniti, in Canada e in Europa, sembrerebbe esserci una correlazione tra tali disturbi dissociativi e possibili traumi e/o abusi infantili, mentre non parrebbe essere un tratto ereditario (nel film invece Gavin sosteneva che Madeleine fosse impazzita esattamente nello stesso modo in cui lo aveva fatto la sua bisnonna).

Utilità per il Professionista

Hitchcock, attraverso questo film, riesce a creare un complesso intreccio di paure e desideri, che suggeriscono la presenza e l'incontro di personalità complesse e irrisolte: Madeleine è affetta da un disturbo di personalità; Scottie da un disturbo d'ansia, che successivamente provoca e sfocia nella depressione; non mi sono soffermata ad analizzare il personaggio di Gavin, ma anche lui si presenta come una personalità dominante e manipolatrice, oltre che assassino.
Quindi, anche se il racconto è incentrato sulla storia d'amore tra i due protagonisti, in realtà gli spettatori, a maggior ragione se con qualifiche professionali inerenti alla materia, vengono accompagnati in una sorta di "viaggio" nella mente e nelle emozioni dei personaggi, in cui c'è molto materiale su cui poter "lavorare" e riflettere.

Da vedere perché

Un ulteriore elemento che avvicina il film ad alcuni tratti caratteristici della psicoanalisi è costituito dalla tecnica indiziaria, ossia dalla capacità di cogliere determinati elementi come sintomi che rimandano ad una realtà più complessa e spesso nascosta.
Hitchcock dissemina il suo racconto di indizi che hanno un duplice valore: da una parte svelare le dinamiche che stanno alla base delle vicende narrate, dall'altra presentare fobie ed incertezze che possono mettere a nudo la psicologia dei protagonisti.
A rivelare i tratti profondi dell'inconscio, vi sono infatti, oltre al tema della vertigine, il timore di perdere la persona amata, che porta Scottie a smarrire il senso del confine tra realtà ed irrealtà; il rifiuto di accettare i propri limiti, che lo fa sprofondare in un complesso di colpa; il desiderio di porre rimedio al passato.
In questo caso, quindi, gli indizi, oltre ad essere utili per la soluzione del giallo, servono per scandagliare i meandri della psiche.

Note
  1. Principale mediatore della consapevolezza, che ha il compito di mediare pulsioni ed esigenze sociali, rappresentate da altre due istanze in conflitto fra loro (l'Es e il Super Io)
  2. Insieme dei divieti sociali percepiti dalla psiche come costrizione e impedimento alla soddisfazione del piacere (etica)
Bibliografia
  • Beck A.T., "Depression: Causes and Treatment", University of Pennsylvania Press, Philadelphia, 1967
  • Beck A.T., Emery G., Greenberg R.L., "Anxiety Disorders and Phobias", Basic Books, New York, 1985
  • Freud S. (1917), "Lutto e Melanconia in La teoria psicoanalitica. Raccolta di scritti 1911-1938", Trad.it., Universale scientifica Boringhieri, Torino, 1979.
  • Freud S. (1919), "Il Perturbante. Raccolta di scritti 1911-1938", Trad.it., Universale scientifica Boringhieri, Torino, 1979.
  • Mollon P., "Multiple Selves, Multiple Voices: Working with trauma, violation and dissociation", Wiley, New York, 1996
Altre letture su HT
Commenti: 1
1 Guido alle ore 12:43 del 07/06/2017

Analisi chiara e approfondita! non ho visto il film, ma penso che presto lo farò! Grazie

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