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Psicoanalisi, il cigno nero e la regina degli inferi: Black Swan

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Psicoanalisi, il cigno nero e la regina degli inferi: Black Swan

L'articolo "Psicoanalisi, il cigno nero e la regina degli inferi: Black Swan" parla di:

  • Ossessione per la carriera
  • Ambiguità
  • Frustrazioni
Psico-Pratika:
Numero 60 Anno 2011

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Articolo: 'Psicoanalisi, il cigno nero e la regina degli inferi: Black Swan'

A cura di: Paola Dei
Psicoanalisi, il cigno nero e la regina degli inferi: Black Swan
    INDICE: Psicoanalisi, il cigno nero e la regina degli inferi: Black Swan
  • Sinossi
  • I personaggi e l'ambiente
  • La psicoanalisi: Freud ed Eros e Thanatos, Jung e l'Ombra
  • Psichiatria: schizofrenia, autismo e compulsione
  • Mito: Persefone Regina degli Inferi e Kore (fanciulla)
  • La cura
  • La pellicola


Scheda tecnica
Anno: 2011
Durata: 110 minuti
Regia: Darren Aronofsky
Cast: Natalie Portman, Vincent Cassel, Mila Kunis, Barbara Hershey, Winona Ryder
Note: VM 14

Sinossi

Natalie Portman nei panni di Nina -ruolo con il quale si è aggiudicata la statuetta più ambita del Cinema per la migliore interpretazione femminile durante la notte degli Oscar di Los Angeles- è una ambiziosa e giovane ballerina di New York a caccia del doppio ruolo che tutte le altre ballerine sognano di interpretare: quello del Cigno Bianco e del Cigno Nero nell'Opera: "Il Lago dei Cigni" di Cajkovskij.
Delicato e puro il primo, malvagio e seducente il secondo, richiedono un impegno ed una tecnica perfette al punto da rendere famosa la sconosciuta che avrà l'onore di interpretare le due parti.
Nina riesce ad ottenere il ruolo con una determinazione di cui neppure lei è consapevole, ma teme di non saper interpretare la parte oscura della Regina dei Cigni.
Mentre si allena scopre le innumerevoli potenzialità del suo corpo ma nella mente iniziano ad insinuarsi dubbi, paure, gelosie e fantasie che ella riesce sempre meno a nascondere e contenere.
Saranno proprio i suoi incubi a causarle scontri e timori con una seducente e provocante nuova ballerina: Lily, interpretata da Mila Kunis che per lei diverrà la maggiore rivale mentre Nina stessa si calerà nei panni del malvagio Cigno Nero fin troppo bene.

I personaggi e l'ambiente

Darren Aronofsky, premiato nel 2008 a Venezia per il Film "The Wrestler" con un inedito Mickey Rourke, torna ad affrontare il tema della ossessione per la carriera con Natalie Portman nei panni di una ballerina Newyorkese che vuole ad ogni costo ottenere la parte del Cigno Bianco e del Cigno Nero ne: "Il Lago dei Cigni" di Pètr Il'Ic Cajkovskij.
A doverle assegnare la parte uno sfrontato Vincent Cassel che nella pellicola veste il ruolo di un coreografo francese con pochi scrupoli.
E' lui che inizia con la ragazza il gioco del gatto e del topo sia per farla entrare nella parte, sia per seduzione narcisistica.
La relazione fra il coreografo di pochi scrupoli e l'incosciente Nina pian piano evolve in relazione sado-masochistica mentre lei scopre il sesso in mezzo a frustrazioni di ogni tipo ed a ritmi serrati ai quali sottopone il suo corpo.
Accanto a questo scenario una madre: Barbara Hershey, che ha lasciato il ruolo di ballerina quando si è accorta di essere incinta di Nina e che continua a considerarla la sua bambina arredandole la camera con pupazzi e oggetti rosa in netto contrasto con la figura del Cigno Nero che la figlia dovrà interpretare.

La psicoanalisi: Freud ed Eros e Thanatos, Jung e l'Ombra

Inquieta, sorretta da pulsioni libidiche a lei sconosciute, "...tanto ossessionata dalla sua arte da trasformarsi in Cigno..." (M. Persivale, Corriere della Sera, 1 Marzo 2011), Nina sembra voler riscattare ad ogni costo il presunto fallimento della madre e spinge il suo corpo a vere e proprie sevizie per effettuare prove estenuanti che mescola a violenti episodi di autolesionismo ogni qualvolta si trova a dover affrontare situazioni nuove o troppo intense.

Amore e morte, Eros e Thanatos sembrano danzare sulle note dei due cigni ogni volta che la ragazza tenta di sostenere entrambe le parti o che desidera e teme l'altra parte di sé, quella che in termini Junghiani viene definita Ombra e che nel Film viene proiettata dalla protagonista nella figura di Lily.

Freud e Jung si alternano mentre si entra nel tema del doppio già affrontato nel 1990 dal Regista Curtis Hanson nel Film: "Cattive compagnie", nel quale un biondo Yuppie in carriera si imbatte in un moro ispanico -che sembra rappresentare l'altra sua polarità- ed entra in una serie di vicende nelle quali non avrebbe mai immaginato potersi trovare.
Qui il doppio di Nina è Lily, sulla quale ella proietterà desideri sessuali, timori e pulsioni delle quali non riesce ad impossessarsi con la certezza che la smaliziata Lily voglia portarle via la parte, realtà che non si è in grado di comprendere fino in fondo per l'ambiguità del personaggio a tratti amichevole a tratti oscuro e sensuale intriso di ipocrisia.
Con Lily Nina sogna un rapporto sessuale intenso e scopre la sua passionalità in un crescendo di pulsioni e sensazioni.

L'ambiguità che caratterizza tutti i personaggi rende la pellicola inquietante all'interno di un Mondo dove tutti sembrano avere una maschera che cozza con l'interiorità più vera.

Psichiatria: schizofrenia, autismo e compulsione

La memoria non può non andare a "Shine" una pellicola del 1996 girata dal Regista Scott Hicks sulla storia di David Helfgott, un musicista che vive per la musica stessa e che si troverà ad affrontare tutte le difficoltà che comporta avere davanti uno spartito di Sergei Vasilievich Rachmaninoff, il musicista russo autore di uno dei più famosi concerti del repertorio per pianoforte e orchestra.
Il Concerto che dopo il Film "Shine" sarà più conosciuto con il nome di Rach 3 deve una parte della sua fama alla sua grande difficoltà esecutiva, sia perché richiede una tecnica perfetta sia per tessitura orchestrale e la lunghezza che richiedono notevole resistenza.
Il bene e il male o con la mano sinistra la potenza e con l'altra la dolcezza, contrasti che, come sostiene il carismatico professor Parkes di Londra, devono essere interpretati fino in fondo.
Cosa non facile ma non così complessa come ci appare nella pellicola, se David non fosse figlio di un mancato musicista, che ne fa fin da ragazzo un frustrato patologico, con un padre che lo tortura con la mania di essere il migliore.
La pazzia di David al quale per tutto il lungo tempo del ricovero viene impedito di vedere il padre, deriva dalle frustrazioni paterne, così come le compulsioni, le visioni e le ossessioni di Nina sono giustificate alla luce di una madre che in altro modo e con valenze diverse, proietta sulla figlia i suoi mancati successi.
David sopravvive ma alla morte del padre quando si recherà sulla sua tomba scoprirà di non provare più nulla per lui.
Contrariamente a David, Nina non ce la farà e la madre si renderà conto troppo tardi di non poter più nulla per salvare la figlia da se stessa.

"... Il peggio si avrà con le allucinazioni violente che aggrediscono la danzatrice mentre c'è di mezzo anche una ex stella del balletto Winona Ryder, liquidata senza riguardi per raggiunti limiti di età..."
Gabriele Ferzetti, 2010.

Il tema della mancata integrazione degli opposti nella Storia dell'Arte ci viene proposto da Michelangelo Merisi da Caravaggio (Paola Dei, Psiconline 2005), il pittore maledetto che trasformerà le prostitute in Sante raggiungendo attraverso questo percorso vette difficilmente rintracciabili in altri capolavori della pittura di tutti i tempi.
Difficilmente ascrivibile in una categoria specifica del DSM-IV Caravaggio viveva di ombre e luci, di bene e male, di vita e morte, le stesse che affascinano coloro che si trovano davanti ad una sua opera.

Mito: Persefone Regina degli Inferi e Kore (fanciulla)

Nina sembra perfetta nei panni di Persefone, Regina degli Inferi e fanciulla ingenua alle prese con la sua parte più pura e inconsapevole, rapita dall'affascinante coreografo che nel Film sembra impossessarsi del ruolo che nella mitologia fu di Ade, assaggia il frutto degli Inferi che le viene posto da Lily ed è condannata a viversi il suo Inferno personale.
Nina possiede tutte le caratteristiche della fanciulla distratta a momenti svagata e inconsapevole ma non riuscirà a trasformare tutte queste doti in qualcosa di consapevole e profondo così come si riscontra invece in donne che si appropriano delle loro parti ed elaborano i loro mutamenti di umore rendendoli vivificanti.
Qui infatti la madre non è Demetra, Regina delle Messi ma una ex ballerina che non ha mai potuto vivere pienamente le sue qualità artistiche e che viene considerata dalla figlia una perdente.

La cura

Dopo la visione del Film non poteva non tornarmi alla mente un dibattito al quale ho assistito in occasione di una Mostra su Arte e depressione a Venezia negli anni '90.
"Cinque stanze fra arte e depressione", era il titolo ed il quesito che lascio aperto era fra Giovan Battista Cassano e Bonito Oliva.
Quesito che fu poi risolto da Aldo Carotenuto.
Per motivi di spazio e di lettura veloce ma non con l'intento di banalizzare sintetizzo quanto emerse in sede di Mostra nel pieno e assoluto rispetto di tutti i punti di vista.
Cassano, come è ovvio e etico per un medico, sosteneva che le persone vanno curate per offrire loro opportunità di vivere bene, Bonito Oliva sosteneva al contrario che la cura può inficiare la vena artistica e rendere tutti automi privi di creatività.
Vorrei lasciare aperta la domanda ed il quesito affinché ognuno dei lettori possa dire la sua mentre Aldo Carotenuto lanciò la sua soluzione affermando che è la persona stessa ad avere l'opportunità di poter elaborare le proprie ferite.
Ma questo è sempre possibile?

La pellicola

Il Film o si ama o si odia, come hanno affermato insigni critici, non ci sono vie di mezzo, ma ciò che è certo è che Natalie con il suo pancione durante La Notte degli oscar ha realizzato il sogno che non riuscì a Nina e, come dice ella stessa, ha imparato a danzare.

Commenti: 3
1 Diana alle ore 11:12 del 11/03/2011

Film intenso, profondo, sembra davvero una riassunto della psicoanalisi! c'è tutto: il rapporto simbiotico con una madre nera opprimente, che non può lasciare spazio alla individualità della figlia per via di un narcisismo dilagante, la madre stessa che dipinge ininterrottamente volti picassiani di Nina (frammenti o frantumi della figlia, a sua volta inesorabilmente scissa?), l'anoressia di Nina, gli atti auolesionistici, una storia lesbo con la rivale allucinata che palesa l'assenza dell'accesso alla triangolarità edipica, una lotta fra istinto di vita e istinto di morte che porta alla morte, perchè non può esserci una integrazione dei due aspetti. [... modifica della redazione ...]

Uno dei più bei film degli ultimi anni...stupendo, drammatico, ma profondamente sensato...

2 Redazione Centro HT alle ore 12:58 del 11/03/2011

Ci scusiamo con Diana, ma abbiamo ritenuto opportuno togliere il finale del film.

Occhiolino

Redazione HT

3 Rita alle ore 23:51 del 20/03/2011

Credo che il film sia una bellissima e completa pellicola, aldilà che possa riflettere la psicoanalisi o no, il punto centrale è la perfezione, l'ossessione di essere perfetta in un mondo che lo richiede assolutamente senza eccezioni di regole. Un mondo (la danza classica)  in cui lo stereotipo è la ballerina magra, perfetta e "leggera". Come se l'abuso di cibo fosse un peccato e una pecca per il corpo e il ruolo che si vuole interpretare in qualsiasi momento. Il non sentirsi mai all'altezza perchè si è sempre e comunque in competizione fisica e psicologica con tutti e nessuno, sopratutto con se stessi. Un mondo fatto di rinunce e di insoddisfazioni psicologiche, di frustrazioni interiori a causa dell'effimera durata dell carriera, in un mondo in cui apparire è meglio che trasmettere... credo che l'ossesione  porti a focalizzarsi su altri punti piuttosto che sull'amore e la passione che trasporta una persona in quel lavoro. Il film riflette molto le aspettative sociali e culturali della società a cui apparteniamo. Quindi credo che oltre la psicoanalisi ci siano ambiti eterogenei: individuale, sociale e culturale; che non possono prescindere l'uno dall'altro. Riflettere sulle proprie capacità, abilità e riuscire a capire i propri limiti, ecco cosa Nina non ha compreso, o meglio, cosa ha sfidato: SE STESSA. Delle volte è deleterio e lei ci ha rimesso [...] proprio perchè non si è soffermata su se stessa e ha cercato di assecondare la sua mamma e le aspettative del suo coach. Non tutti i ruoli a cui pensiamo di appartenere ci appartengono, un leggero livello di autocriticità dovrebbe appartenerci . Ovviamente il discorso è lungo, ahimè, mi limito a scrivere solamente questo mio personalissimo pensiero. 

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