|
HT Psicologia Network
Psicologia-Psicoterapia.it
APL - Psicologi della LombardiaMaster di formazione specialistica in Mindfulness - Online e Firenze ASPIC per la ScuolaMaster in Disturbi del comportamento alimentare. Cibo e Salute - Online e Roma SPS - Studio di PsicosociologiaScuola di specializzazione in Psicoterapia - Roma Centro Studi Sociali sull'Infanzia e l'AdolescenzaCorso: 'Valutazione e trattamento delle abilità visuospaziali in età scolare' - Teramo
PsicoCitta.it
Dott.ssa Caterina Di DatoPsicologo Psicoterapeuta Riceve a: Gorizia Dott. Claudio Del MuratorePsicologo Psicoterapeuta Riceve a: Pisa Dott. Gabriele DefrancescoPsicologo Psicoterapeuta Riceve a: Bassano del Grappa (VI) e Vicenza Dott.ssa Sonia LorenziPsicologo Psicoterapeuta Riceve a: Belluno
|
No trap: la scuola contro il bullismo Progetto contro il bullismo dell'Università di Firenze
L'articolo " No trap: la scuola contro il bullismo" parla di:
- Il progetto NO TRAP dell'Università di Firenze
Obiettivi, struttura, fasi del progetto L'importanza della partecipazione attiva dei ragazzi
Articolo: 'No trap: la scuola contro il bullismo Progetto contro il bullismo dell'Università di Firenze'
INDICE: No trap: la scuola contro il bullismo
- Introduzione
- Obiettivi del NO TRAP
- Struttura del NO TRAP
- Fasi del progetto
- Efficacia del NO TRAP
- Bibliografia
- Altre letture su HT
Introduzione
Già da tempo la scuola si sta attivando per la realizzazione di progetti che siano in grado di limitare lo sviluppo di fenomeni considerati
patologici in adolescenza, e le cui conseguenze possono risultare dannose nel breve e nel lungo termine. La scuola considerata come palestra educativa,
palcoscenico sociale e di sperimentazione delle proprie attitudini, contesto orientativo circa l'anticipazioni e la conoscenza di futuri ruoli sociali,
non può infatti esimersi dall'analisi di deviazioni tipicamente adolescenziali, quali il bullismo, etichettandole come comportamenti a rischio
da arginare ove già presenti, e impedire ove non ancora sviluppate.
Tra i vari programmi contro il bullismo realizzati con l'aiuto di esperti in psicologia evolutiva e clinica, oltre quelli già presenti
e sperimentati a livello internazionale/europeo, si segnala la presenza di un progetto tutto italiano, realizzato nel 2005 presso il Dipartimento
di Psicologia dello Sviluppo dell'Università degli Studi di Firenze (Menesini et al.) dal titolo evocativo - NO TRAP, non cadiamo nella
trappola del bullismo - che ha come oggetto un modello di intervento realizzato dai ragazzi stessi, dopo un'iniziale formazione ottenuta con
adulti esperti. Il motivo di questa scelta risiede nell'importanza che il confronto con i pari ricopre in questa fase evolutiva, e la possibilità
che comportamenti funzionali vengano effettuati in maggior misura ove realizzati direttamente dai ragazzi, tramite il confronto e la collaborazione
specifica con soggetti della medesima età.
Il fenomeno stesso del bullismo rientra in una categoria definibile di gruppo, dato come la sua realizzazione sia possibile solo attraverso la
sussistenza di una pluralità di soggetti impegnati in ruoli diversificati, contestuali e imprescindibili l'uno dall'altro per la realizzazione
delle condotte bullizzanti. Si va dal bullo, inteso come fautore della condotta intenzionale, asimmetrica e continuativa nei confronti di un altro
soggetto vittima, all'assistente del bullo, di solito chiamato ad appoggiarlo e a collaborare con lui nell'espletamento dei comportamenti violenti
e sopraffattori verso la vittima, fino al pubblico di spettatori, non meno importante dei precedenti, il cui ruolo fondamentale è quello di
osservare, apprezzando più o meno esplicitamente, quanto si sta svolgendo. Le condotte devianti non avrebbero probabilmente alcuna ragione di
esistere, se non fosse per la loro possibilità di essere esteriorizzate e sottoposte alla vista di un pubblico: qualcuno che sta a guardare,
in poche parole, il cui silenzio o la cui dichiarata approvazione costituiscono da stimolo rinforzo per la continuazione delle condotte devianti
stesse. I programmi antibullismo avevano fino ai giorni odierni commesso l'ingenuità di riferirsi soltanto al binomio bullo-vittima, ignorando
il resto dei partecipanti a questa odiosa forma di devianza adolescenziale.
Il fine del NO TRAP, invece, in linea con le nuove esigenze identificate dalla psicologia evolutiva e dai programmi internazionali già
attuati, è quello di coinvolgere tutti i soggetti che prendono parte al verificarsi di episodi di bullismo, ivi compresi gli spettatori,
il cui ruolo viene ad essere dunque considerato centrale nella perpetrazione degli stessi. Il programma prevede, infatti, un incontro di sensibilizzazione
iniziale rivolto a tutta la classe in cui i ragazzi vengono chiamati a riflettere sul fenomeno in questione e su tutte le possibili emozioni coinvolte,
da quelle dei fautori a quelle della vittima, il tutto nella finalità di stimolare l'insorgenza di sentimenti empatici in grado di abilitare
gli spettatori ad una maggiore vicinanza alla vittima, al suo disagio, alla sua incapacità di difendersi da sola. Si cerca di spingere, dunque,
all'intervento attivo e diretto per fermare tali fenomeni, privandoli della carica omissiva e compiacente che ne agevola la continuazione, dotandoli
addirittura di una connotazione celebrativa: il bullo è un ragazzo forte, "tosto", uno che si sa far rispettare e che è ammirato e temuto
da tutti. Si cerca di scardinare tale convinzione, cercando di mostrare come in realtà si verifichi l'opposto, e come il bullo sia in realtà
un soggetto debole, insicuro di s&ecute;, che tramite l'altrui sopraffazione cerca solo di scaricare angosce impronunciabili, perlopiù generate
da conflitti emotivi e carenze affettive, e come il dovere dei compagni che assistono agli episodi di bullismo non sia quello di approvarli, né
tantomeno di replicarli o rinforzarli col proprio silenzio, ma di intervenire attivamente per aiutare la vittima e il bullo stesso.
Il concetto di empatia si mostra fondamentale per raggiungere questo obiettivo: si cerca di spingere i ragazzi a simulare nella propria
psiche lo stato d'animo cui è soggetto il bullizzato durante il sopruso, di immaginare empaticamente che cosa possa provare e di replicare
il suo medesimo disagio e la sua paura, ponendosi domande come: "E se accadesse a me? E se al suo posto ci fossi io? Non vorrei essere aiutato?".
Questo devono chiedersi i ragazzi, per attivare una strategia di intervento collettivo e individuale che ponga fine ad un fenomeno molto spesso non
considerato nella sua autentica natura patologica e nociva: spesso i compagni di classe che assistono al bullismo tendono, infatti, a giustificare
il proprio silenzio omissivo con una minimizzazione circa la portata dello stesso: "è solo uno scherzo, in fondo ci divertiamo tutti, anche
lui che viene preso in giro..." oppure reagiscono con indifferenza, pensando, con meccanismi di difesa deresponsabilizzanti, che se non agiscono
gli altri non debbano farlo nemmeno loro (mi faccio i fatti miei), oppure disumanizzano la vittima, attribuendogli la colpa di non sapersi difendere,
di essere un perdente, e quindi di meritarsi questo trattamento. Altri invece hanno solo paura e, pur non approvando la condotta dei bulli, non riescono
ad esporsi in personali tentativi di opposizione.
Obiettivi del NO TRAP
L'obiettivo del NO TRAP non si limita ad aumentare la consapevolezza sulla condizione di chi subisce la prepotenza, ma vuole al contrario
stimolare l'empatia dei ragazzi verso i compagni in difficoltà, motivarli all'intervento e all'inversione di tendenza, sottraendo al
silenzio una situazione fino a quel momento tollerata e favorita. Empatia e atteggiamento pro-vittima sono, infatti, prerequisiti fondamentali per
attivare nei bystanders atteggiamenti a favore della vittima, che il NO TRAP raggiunge con la partecipazione attiva da parte dei ragazzi, che non
sono soltanto visti, in questa fase, come oggetti di cambiamento, bensì come fautori diretti dello stesso, risolutori agenti e operativi che
possono decidere e sanno come intervenire (Palladino, Menesini, 2015). Le strategie di problem solving non vengono dunque fornite dagli insegnanti
o dagli esperti in una formula prestabilita che i ragazzi devono limitarsi ad applicare, ma vengono decise, studiate, riflettute e attuate dai
ragazzi stessi, che col NO TRAP vedono stimolate anche capacità cognitive, metacognitive e di ragionamento emotivo: non esiste un'unica
soluzione per rimediare a tutti gli episodi di prepotenza, esiste però la possibilità di fronteggiare e arginare la prepotenza in ogni
situazione, sebbene con metodologie differenti da applicare di volta in volta.
Struttura del NO TRAP
Il progetto agisce con una modalità di ricerca-azione partecipante stimolata mediante una serie di fasi mirate a informare i ragazzi
sul fenomeno del bullismo, a motivare la loro volontà di reazione, e dunque formare degli educatori che si mostrino in grado di attuare
un concreto cambiamento finalizzato ad arginare e impedire le prepotenze; ma anche a responsabilizzare i ragazzi circa il verificarsi degli
episodi di bullismo, connotando la negatività di questi ultimi e soprattutto facendo loro comprendere che un mancato intervento equivale ad
un'approvazione colpevole; si lavora anche sull'empatia, sulla capacità di comprendere lo stato d'animo altrui tramite stimolazioni
dell'intelligenza emotiva, che aiuti i ragazzi a distinguere le condotte positive da quelle negative, dimostrando che il bullismo non rientra
certo tra le prime e instillando in essi la convinzione che degno di ammirazione non sia il bullo ma, al contrario, colui che lo contrasta; questo
sarà un intervento utile anche al potenziamento dell'autostima, perché il ragazzo si sentirà fiero dopo aver attuato un
comportamento a favore della vittima e spronerà gli altri a fare altrettanto, generando atteggiamenti di motivazione e autoefficacia grazie
ai quali i ragazzi, dopo aver appurato la negatività del bullismo, si riterranno in grado di contrastarlo attivamente e con successo. Mostrare
loro che una situazione è negativa senza trasmettere la possibilità di cambiamento della stessa servirebbe a poco: l'obiettivo è
invece quello di capire che ciascuno è responsabile delle proprie azioni, e che unendo le forze si può fare davvero qualcosa per porre
fine alle prepotenze.
Fasi del progetto
Il NO TRAP prevede una fase preventiva di formazione per gli insegnanti, dove vengono fornite informazioni circa il progetto e la sua struttura,
le sue modalità di erogazione, i suoi obiettivi. In genere si organizza un incontro di formazione teorico-pratica della durata di 4 ore, a cui
si richiede la partecipazione di almeno due referenti per ciascuna delle classi coinvolte dal progetto. Dopo un approfondimento teorico sul bullismo
si passa ad una esposizione pratica circa le competenze e le responsabilità richieste agli insegnanti, soprattutto affidando loro il ruolo di
supervisori e di formatori dei peer educators che interverranno in classe.
Per le classi si prevede un incontro preventivo, della durata di circa due ore, dove saranno somministrati dei test prevalutativi per l'identificazione
e il monitoraggio dei comportamenti da correggere durante il progetto, la consapevolezza dei ragazzi sul bullismo, gli atteggiamenti verso lo stesso.
Seguiranno un paio di incontri della durata di due ore ciascuno, volti alla sensibilizzazione sul fenomeno del bullismo attraverso l'ausilio di materiali
audio-visivi. Al termine degli incontri verranno selezionati alcuni ragazzi cui sarà attribuito il ruolo di peer educators, con il compito di
formazione preventiva e di intervento successivo nelle classi. I peer educators saranno selezionati con varie modalità, ma in genere si fa
riferimento agli studenti maggiormente motivati, empatici e con migliori capacità di interazione sociale. Sono necessari 4-5 allievi per ogni
classe interessata.
Il training di formazione per i peer educators avrà durata di 8 ore, e sarà volto a fornire ai ragazzi competenze circa il ruolo di
formatori che dovranno svolgere all'interno delle rispettive classi. È appurato come apprendere dai propri pari responsabilizzi il peer educator
da una parte, e dall'altro renda l'insegnamento più diretto, simmetrico, condivisibile e quindi attuabile da parte dei compagni, laddove un
apprendimento ricevuto dai docenti potrebbe venir giudicato con connotazioni di imposizione, e dunque visto come un dovere, un messaggio gerarchicamente
trasmesso, non modificabile, e quindi non condiviso, non auto motivato. Viene fornito un manuale a tutti i ragazzi.
Al termine della formazione i peer educators svolgeranno il ruolo di formatori, educatori all'interno delle rispettive classi, cercando di condividere
con i compagni i contenuti degli insegnamenti appresi, di stimolare in essi motivazione all'intervento e al cambiamento, di trasmettere messaggi empatici
e di autoefficacia, di far apprendere strategie di problem solving per affrontare direttamente le situazioni di bullismo e cyber bullismo. Sarà
realizzato un Diario delle Attività poste in essere dai ragazzi e cartelloni finali con la pubblicazione di slogan, messaggi di auto motivazione
e automonitoraggio volti a dimostrare e mostrare quanto è stato appreso, consegnandolo alla classe come una sorta di memorandum.
Efficacia del NO TRAP
Si tratta di un progetto la cui applicazione, già attiva in 64 scuole della Toscana, ha mostrato segnali positivi di partecipazione ed
efficacia. Nello specifico è stato condotto uno studio sperimentale nelle scuole interessate dal suo utilizzo, con risultati confortanti:
è stata infatti riscontrata, in fase di follow up, una diminuzione significativa dei fenomeni di bullismo, vittimizzazione, cyber bullismo
e cyber vittimizzazione, e della sintomatologia internalizzata, che invece sono rimaste invariate nel gruppo di controllo (Palladino, Nocentini,
Menesini, 2016; Zambuto et al., 2014). Riduzione confermata anche a 6 mesi di distanza e da un secondo studio indipendente che ha riportato risultati
analoghi (Menesini, Nocentini e Palladino, 2017).
I fattori di maggiore efficacia del progetto NO TRAP sembrano essere proprio la partecipazione attiva dei ragazzi, raggiunta con metodologie di
peer education che responsabilizzano i ragazzi tanto nella formazione che nell'apprendimento, stimolandoli a generalizzare i risultati e riprodurli
sul lungo termine. I peer educators divengono un esempio da seguire per i loro stessi pari, che sono spinti ad imitarne il comportamento empatico e
proattivo nei confronti della vittima e ad abbandonare, così, ogni velleità di imitazione o di approvazione, ancorché tacita,
del bullo. Uno studio mirato ad identificare il legame tra figura dei peer educators ed efficacia globale del progetto ha posto l'attenzione su di
un fattore legato alla selezione dei formatori stessi. In particolare l'obiettivo era quello di verificare se i peer educators volontari, i peer
educators nominati dagli altri compagni di classe e qualsiasi altro allievo della scuola avessero la medesima capacità di realizzare il
progetto di formazione dei pari ottenendo risultati positivi in termini di riduzione del bullismo e del cyber bullismo. I risultati si sono mostrati
chiarificatori, delineando come la motivazione dei peer educators svolge un ruolo di variabile circa l'efficacia del NO TRAP: efficacia più
significativa nella riduzione del bullismo e nell'aumento del comportamento empatico nei confronti della vittima è stata raggiunta solo in
caso in cui i peer educators erano selezionati su base volontaria e non scelti dai compagni di classe. Questo risultato lascia ipotizzare che nel
caso della selezione volontaria i soggetti formatori siano maggiormente motivati, stimolati e consapevoli del proprio operato, tanto nella fase
di acquisizione delle conoscenze che in quello della condivisione delle stesse coi pari. Ad ulteriore testimonianza di come l'autoefficacia e la
motivazione dei soggetti formatori possa fungere da fattore mobilitante per essi stessi e per i compagni, e come la presenza di questo fattore di
autoattivazione risulti percepibile dai pari, che si sentiranno a loro volta maggiormente motivati nella comprensione, nella condivisione e nella
replica dello stesso.
Tali risultati confortanti proiettano l'applicazione del NO TRAP su scala sempre maggiore, nell'obiettivo specifico di creare e applicare
attivamente politiche contro il bullismo e i comportamenti a rischio nel contesto scolastico, laddove le stesse presentano maggior pericolo di
sviluppo.
Bibliografia
- Menesini, E., Nocentini, A. Palladino, B.E. (2017), Prevenire e contrastare il bullismo e il cyber bullismo, Bologna, Il Mulino
- Palladino, B.E., Nocentini, A. (2015), Gli interventi sistematici e certificati, in E. Menesini & A. Nocentini (Eds.), Il bullismo
a scuola. Come prevenirlo, come intervenire, Collana Psicologia e Scuola, Firenze: Giunti Scuola & Giunti O.S
- Palladino, B. E., Nocentini, A., & Menesini, E. (2016), Evidence-based intervention against bullying and cyberbullying: Evaluation of the
NoTrap! Program in two independent trials, Aggressive Behavior, 42(2), 194-206, doi.org/10.1002/ab.21636
- Zambuto, V., Palladino, B.E., Menesini, E. (2014), Noncadiamointrappola! Un intervento Evidence-Based di prevenzione del bullismo e del
cyberbullismo a scuola, Psicologia e Scuola, 32, 43-50;
- www.ebicooperativa.it/programmi/no-trap/#tab-id-5
Altre letture su HT
- Redazione, "Bullismo e uso di sostanze in
adolescenza: indagato il legame", articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika nr. 137, 2017
- Redazione, "Cyberbullismo: approvata la Legge
in Italia", articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika nr. 137, 2017
- Redazione, "Bullismo e cyberbullismo", articolo
pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika nr. 108, 2014
- Redazione, "Canada. Il
bullismo lascia una traccia indelebile sul DNA", articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika nr. 93, 2013
- Dott.ssa Monica Vivona, "Bullismo: quando l'affermazione di sé
nuoce all'altro", articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika nr. 19, 2005
Commenti: 1Cosa ne pensi? Lascia un commento
|
|