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I fondamenti antropo-filosofici della psicoterapia basata sull'enneagramma

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I fondamenti antropo-filosofici della psicoterapia basata sull'enneagramma

L'articolo "I fondamenti antropo-filosofici della psicoterapia basata sull'enneagramma" parla di:

  • La Quarta Via di Ouspensky
  • Conoscenza di Sé e Cambiamento
  • Il Ricordo si Sé e Attenzione Divisa
Psico-Pratika:
Numero 42 Anno 2009

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Articolo: 'I fondamenti antropo-filosofici della psicoterapia basata sull'enneagramma'

I fondamenti antropo-filosofici della psicoterapia basata sull'enneagramma
GLI OSTACOLI
«Ma l'uomo che dorme non può "fare". In esso tutto si fa nel sonno...
Innanzitutto, l'uomo deve svegliarsi. Una volta sveglio, si accorgerà che, così com'è, non può "fare". Dovrà morire volontariamente.
Se muore, potrà rinascere
. Ma l'essere appena nato dovrà crescere e imparare.
Quando sarà cresciuto e avrà imparato, allora potrà "fare"».
Georges Ivanovic Gurdjieff

Ognuno di noi, come abbiamo visto, tende a mantenere la propria visione del mondo attraverso una sorta di omeostasi inconsapevole che fondamentalmente ci permette di non percepirci - o essere percepiti - come esseri devianti nell'ambito della nostra cultura di riferimento e dei precetti che abbiamo introiettato.

Proprio per questo motivo il Lavoro proposto dal sistema della Quarta Via richiede tenacia e grande motivazione: abbiamo deciso di incamminarci lungo un sentiero impervio e sconosciuto ai più, sapendo quello che lasciamo ma non quello che troveremo sul nostro percorso e molti cercheranno di farci desistere dal nostro proposito, facendoci sentire non conformi al sapere e al sentire comune.

È per questo che prima di rinascere, l'uomo deve morire volontariamente.

La maggior parte degli ostacoli, tuttavia, non proverranno dal mondo esterno ma dal nostro mondo interno. Ogni malattia in fondo, dice la Psicoanalisi, porta con sé un beneficio secondario ed è in questo senso che possiamo interpretare concetti psicoanalitici quali la "resistenza al cambiamento" e la "coazione a ripetere".

Dobbiamo innanzitutto iniziare a studiare gli ostacoli che ci tengono addormentati, riconoscere i momenti e le situazioni in cui emergono. Abbiamo inoltre anticipato come ognuno di noi, a seconda del proprio Tipo di appartenenza e della propria configurazione enneagrammatica, reagisca in modo diverso a certi stimoli, per cui lo studio degli ostacoli non può che essere un lavoro individuale di osservazione.

I principali ostacoli al risveglio sono:


  1. Immaginazione
  2. Il Mentire
  3. Emozioni negative
  4. Identificazione
  5. Considerazione
  6. Parlare inutile
1. IMMAGINAZIONE

L'immaginazione si basa su un'assenza di confronto reale con il mondo che ci circonda ed è rappresentato dal sognare a occhi aperti senza esserne minimamente consapevoli.
A differenza del pensiero creativo, che è frutto dell'intenzionalità, il processo meccanico associativo dei pensieri, ricordi e proiezioni, portato avanti senza controllo cosciente, semplicemente accade.

Un semplice esempio della sua manifestazione è rappresentato da tutti quei momenti in cui ci troviamo a dialogare nella nostra mente con una persona, anticipando quello che vorremmo dirle o sentirci dire in assenza della stessa.

In altri casi, amplifichiamo le nostre paure immaginando cosa potrebbe accaderci ad esempio, se dovessimo sostenere un esame o effettuare un viaggio in aereo, con il solo risultato di attirare un probabile attacco di panico.

In questi frangenti è molto utile imparare a fermare il processo associativo meccanico attraverso l'esercizio dello stop o del "taglio del film", così come sviluppare quella che nel sistema della Quarta Via si chiama "attenzione divisa" e che illustreremo più avanti.

2. IL MENTIRE
«Per dire la verità bisogna essere capaci di conoscere cosa è la verità
e cos'è una menzogna, prima di tutto in se stessi».
Georges Ivanovic Gurdjieff
«Distruggere gli ammortizzatori deve andare di pari passo allo sviluppo della volontà. Questa idea ci fa comprendere l'importanza del lavoro di gruppo strutturato secondo precise regole, la scuola serve nel momento di passaggio quando non ci sono gli ammortizzatori ma non è ancora sviluppata la volontà».
Georges Ivanovic Gurdjieff

Nella prospettiva della Quarta Via l'uomo ordinario è un essere davvero poco affidabile, anche se non sa di esserlo.
Le menzogne che raccontiamo a noi stessi o agli altri sono prodotte dai nostri ammortizzatori interni e servono, come abbiamo visto, a mantenere la coerenza del nostro sistema. Ogni individuo, a prescindere dal proprio Tipo di appartenenza, tende a utilizzarle ma lo fa in modo del tutto inconsapevole.

Chi mente è convinto di ciò che afferma, per questo motivo non possiamo stupirci o lamentarci se veniamo "raggirati". Occorre lavorare molto su di sé prima di poter dire la verità, anche se questo probabilmente ci renderà meno interessante agli occhi degli altri.

Il concetto di verità nella cultura moderna ha perso il proprio carattere oggettivo e si è trasformato in qualcosa di puramente soggettivo e meccanico, che dipende fondamentalmente dai gruppi di Io che, di volta in volta, vengono attivati.

Mentire o meno, in una parola, è un fatto puramente accidentale e, poiché non possediamo un centro di gravità permanente, diventa davvero difficile capire quando stiamo mentendo o dicendo la verità.

Solo chi ha distrutto i propri ammortizzatori può recuperare l'oggettività delle proprie affermazioni ma, come abbiamo visto, solo l'uomo evoluto e dotato di coscienza e di una grande volontà può vivere senza ammortizzatori senza perdere il controllo di sé.

3. EMOZIONI NEGATIVE
«Cosa sono le emozioni negative? Secondo il sistema della Quarta Via le emozioni negative sono un apparato artificiale dell'uomo sviluppato e nutrito sin dall'infanzia attraverso l'educazione all'espressione delle emozioni in modo errato. Se osserviamo con attenzione, ognuno esprime, durante la giornata, differenti tipi di emozioni negative come i cattivi umori, le preoccupazioni, l'attesa di qualcosa di sgradevole, il dubbio, la paura, un sentimento di offesa o l'irritazione. Alla base delle emozioni negative vi è un atteggiamento che le nutre e permette il loro mantenimento ed esistenza. Ogni qualvolta qualcosa non ci torna o qualcuno fa qualcosa di sbagliato nei nostri confronti, evochiamo e nutriamo un gruppo di Io che giustifica la nostra negatività. Molto difficilmente ci rendiamo conto che ciò che riceviamo è collegato a quello che siamo e, poiché non conosciamo noi stessi, pensiamo che sia solo una responsabilità del mondo esterno se le cose non sono come le immaginiamo o desideriamo. Dietro a un'espressione di negatività si trova sempre un'indulgenza nei confronti di una nostra debolezza, data da una difficoltà a vedere e compiere uno sforzo per migliorare».
(Tratto dal sito vivereilmiracoloso.com)

L'odierna medicina energetica, la PNEI e la fisica quantistica si spingono ancora oltre e sostengono, oramai da quasi un secolo, che non esistono "osservatori" neutrali di una realtà esterna all'atto stesso dell'osservazione ma che l'intero universo si modifica e si ricrea in sua funzione.

Siamo tutti immersi in quella che Max Planck, il padre della fisica moderna, chiamava "Matrix", una sorta di universo energetico ologrammatico in cui ogni parte è immediatamente connessa all'altra e in cui ogni più piccola particella contiene tutte le informazioni contenute nell'intero universo.

Le nostre emozioni negative non solo deprimono il nostro sistema immunitario, non ci permettono di vederci per quello che siamo, di evolverci e di sviluppare le nostre potenzialità, ma non permettono all'intero sistema di evolvere.

Finché proveremo paura, odio, angoscia, depressione, nel mondo ci saranno paura, odio, angoscia e depressione.
Non c'è "buonismo" in questa affermazione ma logica, puramente logica...

4. IDENTIFICAZIONE
D: Tutto ciò che facciamo non subirebbe un danno se impegnassimo la nostra mente nel tenerci svegli invece di portare attenzione a ciò che stiamo facendo?
R: Vi ho già spiegato che è esattamente l'opposto.
Possiamo fare bene tutto ciò che stiamo facendo soltanto quando siamo svegli.
Più siamo addormentati, peggio facciamo le cose che stiamo facendo: non ci sono eccezioni. Voi lo prendete accademicamente, semplicemente come una parola, ma tra sonno profondo e completo risveglio esistono gradi e voi passate da un grado all'altro.
Pëtr Demianovic Ouspensky

L'identificazione è uno stato in cui siamo affascinati e soggiogati al potere delle cose dimenticando chi siamo veramente. È una condizione molto diffusa nel mondo odierno e tra gli uomini ordinari e quando agisce allontana l'uomo dalla coscienza di sé e dalla conoscenza delle leggi universali.

Anche in questo caso, tutto avviene in base alla meccanicità, senza che ci venga richiesto di compiere un qualche sforzo di comprensione.
Uno stimolo attira la nostra attenzione, scatta un vissuto di tipo emotivo e si attivano le risposte stereotipate e precostituite.

Il meccanismo tende a ripetersi sempre uguale a se stesso e spesso non ce ne rendiamo neppure conto, almeno finché non si raggiunge un certo limite. Se, ad esempio, abbiamo imparato a rispondere ai vari eventi della vita con una sorta di ansia anticipatoria, magari respirata e appresa nel corso degli anni trascorsi in famiglia, tenderemo a riproporre ovunque la stessa risposta e a utilizzarla ritenendola comunque l'unica possibile.

Solo un attacco di panico probabilmente ci permetterà di comprendere che stiamo utilizzando il segnale sano dell'ansia in modo abnorme e disfunzionale.
L'uomo che comincia a interrogarsi sul potere che le cose hanno su di lui, è già all'inizio della strada che porta al cambiamento.

Esistono tuttavia diversi livelli di identificazione, alcuni più superficiali di cui è relativamente semplice liberarsi, altri più profondi e inconsci.

La cultura contemporanea dominante, attraverso i modelli che propone e meccanismi di omologazione più o meno manifesti, tende purtroppo a favorire il processo di identificazione e a sfavorire l'autonomia del pensiero, delle emozioni e del comportamento.

Una recente ricerca dell'ISTAT dimostra, ad esempio, come continui a sopravvivere la falsa credenza secondo cui la creatività si accompagna necessariamente o al genio o alla follia e non possa essere più di tanto sviluppata attraverso un processo educativo o formativo adeguato.

Come si può, allora, arrestare il potere dell'identificazione?
Il sistema della Quarta Via propone una serie di esercizi utili in tal senso e tesi a introdurre il "Ricordo di sé", primo tra tutti lo sviluppo dell'Attenzione divisa, di cui parleremo più avanti.

5. CONSIDERAZIONE

La considerazione interna è uno stato particolare di identificazione che si manifesta in relazione alle persone e a noi stessi. Quando siamo totalmente concentrati su di noi, sui nostri sentimenti, sul nostro mondo interno, ogni altro avvenimento viene valutato solo in funzione di ciò che, sprofondati nell'egocentrismo, proviamo.

Molti conflitti o fraintendimenti nascono proprio dall'incontro/scontro tra stati di alta considerazione interna che cercano di prevalere l'uno sull'altro, facendo perdere alle persone la visione d'insieme e la capacità di comunicare su un più elevato livello logico.

È interessante notare come molte persone si trovino in un perenne stato di considerazione interna. In alcuni casi la considerazione interna si manifesta anche in forma inversa, cioè sotto forma di bassa autostima e scarsa considerazione di sé.

In contrapposizione alla prima, la considerazione esterna è quello stato in cui noi, pur valutando le nostre posizioni, possiamo accogliere le informazioni che ci giungono dall'esterno come un mezzo per crescere e capire meglio noi stessi e gli altri.

Con il linguaggio della cibernetica e della pragmatica della comunicazione umana, questo è lo stato in cui rendiamo circolare la comunicazione e ci apriamo alla possibilità di ricevere e fornire feed-back dai nostri interlocutori.

6. PARLARE INUTILE

Il parlare inutile rappresenta una sorta di eliminazione meccanica delle esperienze emotive, motorie o istintive che non abbiamo elaborato coscientemente.
Sovente parliamo senza un reale scopo e senza conoscere davvero le cose di cui parliamo: è sufficiente trovare un interlocutore, interno o esterno, disposto ad ascoltarci.

Spesso non ci rendiamo nemmeno conto del fatto che chi ci ascolta non è interessato a quanto stiamo dicendo, semplicemente non gli lasciamo possibilità di scelta.
Il nostro discorso salta da un argomento all'altro per semplice associazione, una sorta di sbobinatura delle impressioni che abbiamo immagazzinato, nel corso degli anni, nei nostri centri inferiori.

In genere tendiamo inoltre a identificarci emotivamente con ciò che diciamo, rinforzando il contenuto della nostra conversazione e dandole un'enfasi eccessiva.
Solo un atto di consapevolezza ci permette di comprendere questo meccanismo e di emanciparci da esso, risparmiando le nostre energie.

CONOSCENZA ED ESSERE
«Allorché il sapere predomina sull'essere, l'uomo sa, ma non ha il potere di fare.
È un sapere inutile. Al contrario, quando l'essere predomina sul sapere, l'uomo ha il potere di fare, ma non sa che cosa deve fare. Così l'essere che egli ha acquisito non può servirgli a nulla e tutti i suoi sforzi saranno stati inutili».
Georges Ivanovic Gurdjieff

La possibilità di sviluppo dell'essere umano è collegata allo sviluppo contemporaneo della Conoscenza e dell'Essere.

In mancanza di queste condizioni il Lavoro prima o poi si arresta.

    Se la Conoscenza prevale sull'Essere il nostro sapere sarà teorico e non saremo in grado di applicarlo concretamente.

    Se l'Essere prevale sulla Conoscenza saremo potenzialmente in grado di fare molte cose, ma senza possederne una reale comprensione.

La Conoscenza è funzione del centro intellettuale, ma nel sistema della Quarta Via questo termine ha un'accezione particolare. La conoscenza di cui oggi disponiamo, caratterizzata dalla specializzazione e della frammentazione, viene considerata come una conoscenza di tipo ordinario, in cui è andato perso il legame tra i singoli elementi e il Tutto.

La Conoscenza reale è invece quella in cui vengono rispettati i principi di unità ologrammatica con il Sistema e in cui si comprendono le leggi dell'universo.

Curiosamente questi principi, affermati in epoche passate da tutti i grandi sistemi filosofici, e che oggi trovano conferma nelle scoperte della fisica quantistica e della medicina energetica, continuano a rimanere appannaggio di pochi eletti, mentre nelle nostre scuole si continua a spacciare per corretto un modello scientifico positivista ormai superato da cento anni.

Per quanto riguarda il Lavoro individuale, la Conoscenza reale può essere perseguita superando la meccanicità con i suoi ostacoli, in favore della consapevolezza e del "Ricordo di sé".

L'Essere è descritto come ciò che un uomo è in un dato momento, tutto quello che egli ha raggiunto ed esprime. Come abbiamo visto, l'Essere di un uomo che vive nel secondo stato di coscienza è caratterizzato dalla meccanicità, dall'identificazione, dalla considerazione interna, dalla menzogna e dal predominio della personalità sull'essenza.
È un uomo-macchina, che dorme, non possiede consapevolezza e che quindi non può realmente fare.

Talvolta abbiamo la sensazione che in noi esistano differenti livelli di essere, alcuni migliori o peggiori di altri ma solo chi ha sviluppato il terzo stato di coscienza riesce a lavorare affinché il suo livello di essere si sviluppi in modo armonioso e costante.

La relazione tra l'Essere e la Conoscenza è comunque sempre di tipo dinamico, il che significa che talvolta il primo traina la seconda, talaltra accade il contrario.
Lo scopo del Lavoro è che la Conoscenza e l'Essere crescano di pari passo, vale a dire che le idee prendano forma concreta e l'esperienza trovi la sua controparte nelle idee che la costituiscono. Questo è il significato delle parole Io sono il Verbo.

Leggi la parte 3: Personalità ed Essenza
(I fondamenti antropo-filosofici della psicoterapia basata sull'enneagramma )

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