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Adozione e formazione: Mi adotterà mio figlio?

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Adozione e formazione: Mi adotterà mio figlio?
Come gestire corsi di formazione per genitori adottivi

L'articolo "Adozione e formazione: Mi adotterà mio figlio?" parla di:

  • Adozione internazionale
  • Colloqui con la coppia
  • Formazione e incontri post adottivi
Psico-Pratika:
Numero 153 Anno 2019

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Articolo: 'Adozione e formazione: Mi adotterà mio figlio?
Come gestire corsi di formazione per genitori adottivi'

A cura di: Claudia Nissi Collaboratore HT
    INDICE: Adozione e formazione: Mi adotterà mio figlio?
  • Introduzione
  • L'adozione internazionale
  • Colloquio informativo e colloqui psicologici
  • L'importanza della formazione
  • Gli incontri di formazione
  • Gli incontri post adottivi
  • L'inserimento a scuola
  • Esercitazioni pratiche
  • Dalla teoria alla pratica...
  • Il nostro fiore
  • Bibliografia
  • Riferimenti legislativi
  • Siti
  • Altre letture su HT
Introduzione

In questo articolo si parlerà di formazione delle coppie che hanno ricevuto l'idoneità dal tribunale per adottare uno o più bambini.
Nel mio articolo precedente "Il vissuto emotivo dell'adozione" si parlava invece dell'iter che hanno affrontato le coppie per arrivare all'idoneità e del loro stato emotivo prima di arrivare al "sì, potete adottare". Per chi fosse interessato, può leggere l'articolo al seguente link: Il vissuto emotivo dell'adozione.
Questo secondo articolo sul tema si pone quasi come un continuum del precedente.

Collaboro come psicologa e formatrice con l'Associazione di Volontariato Ernesto presso la sede di Roma da qualche anno. L'associazione nasce nel 2003 dall'impegno di una coppia di genitori adottivi e si occupa di adozioni internazionali in Ungheria.
Io mi occupo principalmente della formazione delle coppie che hanno dato il mandato all'associazione.
Formare i genitori adottivi è un'attività che mi piace molto.
L'obiettivo finale per ogni genitore è essere adottato da quel figlio che lo aspetta. L'obiettivo finale della formazione è preparare la coppia ad essere "adottati come genitori".

L'adozione internazionale
Adozione e formazione: Mi adotterà mio figlio?

Nella convenzione dell'Aja, art.4, si specifica che le adozioni possono aver luogo solo se le autorità competenti nello Stato di origine hanno stabilito che il minore è adottabile e, dopo aver valutato tutte le alternative, dichiarano che l'adozione corrisponde al superiore interesse del minore.
L'adozione internazionale è l'ultima possibilità per il bambino, quando non si può procedere in altro modo. Si deve tener conto che:

  • ogni minore, per lo sviluppo completo ed armonico della sua personalità, deve crescere in un ambiente familiare pervaso da un clima di serenità, di amore e di comprensione;
  • ogni minore deve avere una concreta possibilità di realizzarsi e di inserirsi attivamente nella società di cui è parte;
  • ciascun Ente preposto alla tutela dei minori deve adottare prioritariamente interventi finalizzati al mantenimento del minore nella sua famiglia naturale;
  • ove non ricorrano le condizioni per il mantenimento del minore nella sua famiglia naturale, l'adozione rappresenta la soluzione più valida per assicurargli un ambiente in cui vivere e formarsi serenamente;
  • occorre comunque garantire che l'adozione avvenga nell'esclusivo interesse superiore del minore e nel rispetto dei suoi diritti fondamentali;
  • va data priorità all'adozione che consenta al minore di rimanere nel proprio Paese, e cioè all'adozione da parte di suoi connazionali;
  • solo dove ciò non sia stato possibile deve farsi luogo all'adozione internazionale, quale strumento sussidiario di tutela del minore;
  • va combattuta senza tregua ogni attività che non sia finalizzata al bene del minore.

Pertanto l'adozione internazionale avviene solo per quei minori, in reale situazione di abbandono, per i quali il bene insostituibile della famiglia non poteva in alcun modo essere recuperato nell'ambito della loro comunità di origine. Pensiamo, dunque, all'adozione internazionale come concreto riconoscimento dell'uguaglianza di tutti i minori e del loro fondamentale diritto alla famiglia, ambiente insostituibile in cui si realizzano le condizioni necessarie per l'equilibrato sviluppo del bambino.

Nell'adozione si sospendono i rapporti con la famiglia di origine e il minore acquista lo stato di figlio legittimo degli adottanti, dai quali assume e trasmette il cognome (Art. 27 L. 184/83).

Per le coppie che danno mandato all'associazione, avviene un colloquio informativo preliminare e uno o due colloqui solo con la coppia per effettuare una relazione della situazione attuale.
Successivamente al colloquio informativo, si sviluppa la formazione in circa dieci incontri. I temi di ogni incontro verranno presentati di seguito.

Colloquio informativo e colloqui psicologici

Il colloquio informativo può essere svolto in un incontro con la singola coppia o in gruppo.
Oltre ad informazioni di carattere generale attinenti all'Adozione Internazionale, i partecipanti potranno acquisire notizie relative alle peculiari caratteristiche del paese estero in cui si è operativi e alle condizioni dell'infanzia abbandonata nello stesso.
In questi incontri lo psicologo ha lo scopo di fornire le prime informazioni necessarie, utili per orientare la coppia nella scelta dell'Ente cui dare l'incarico.
Il colloquio informativo, infatti, può essere utile per la coppia per decidere di dare mandato all'associazione e poter esprimere le proprie domande.

Durante il percorso formativo, inoltre, sono previsti uno o più colloqui psicologici di coppia per verificare le reciproche aspettative ed anche per sostenere la coppia nel periodo dell'attesa.
Dopo aver preparato e spedito i documenti, inizia la faticosa attesa dell'abbinamento. Purtroppo questo momento può essere anche abbastanza lungo e frustrante, visto che apparentemente non si può fare nulla se non aspettare che il telefono squilli.
In verità i mesi che passeranno dovranno essere una risorsa, in quanto il sogno adottivo diviene sempre più concreto ed è necessario prepararsi all'evento.
Essere genitori è storicamente un mestiere molto difficile e l'essere genitori adottivi lo è ancora di più, considerando le differenze d'origini, genetiche, culturali e il senso di appartenenza del bambino alla famiglia e della famiglia al bambino.
Lo psicologo deve condurre un colloquio clinico esplorando alcuni temi: desiderio della coppia di adottare, risorse attivate in termini di rete sociale e familiare, eventuali difficoltà, aspettative o paure (età, colore della pelle, malattie, ...).
Tutte le coppie hanno già affrontato l'iter per ottenere l'idoneità, pertanto hanno già sostenuto dei colloqui con un'equipe multidisciplinare. Per questo motivo possono presentarsi al colloquio preoccupati di dover ripetere quanto già detto in altra sede.

Questo colloquio, tuttavia, ha un obiettivo diverso dai precedenti, in quanto già altri esperti hanno confermato che la coppia è idonea all'adozione. Il colloquio psicologico presso l'associazione a cui la coppia ha dato il mandato si pone più come un'opportunità per ritornare su alcuni argomenti e poterne parlare davanti al partner. In questa fase, infatti, la coppia può sentirsi più libera di affrontare temi che la preoccupano, senza pensare all'impatto che questi possono avere sul risultato finale.

Questo colloquio si presenta, quindi, come un modo che lo psicologo ha per conoscere meglio la coppia e anche per orientare, a seconda dei temi emersi, la formazione.

L'importanza della formazione

Ancora oggi non è chiara l'importanza della formazione per le coppie che vogliono adottare. Infatti molte associazioni non offrono questo servizio a mio avviso fondamentale.
La formazione è una tappa assolutamente necessaria per affrontare, in un clima di confronto con altre coppie, le tematiche inerenti all'adozione, le paure, le eventuali difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso, le aspettative sul viaggio e sull'incontro con il bambino, i dubbi sull'età e il colore della pelle, ...).
In questi termini la formazione diventa uno strumento cardine per preparare i genitori ad entrare in relazione con un bambino a cui chiedono di essere riconosciuti come tali.

Mi adotterà mio figlio? Nella formazione dobbiamo sempre metterci nei panni del bambino, che probabilmente non sa neanche che significa il termine genitore o mamma e papà, o peggio ancora dei genitori biologici ha solo un ricordo vago o doloroso. Inoltre, molti di questi bambini sono passati dalla famiglia biologica, non in grado di prendersi cura di loro, a una o più famiglie affidatarie, che dovranno lasciare quando verranno adottati.

Gli incontri di formazione

In questa fase il ruolo dello psicologo come conduttore è fondamentale nella scelta dei temi, nell'utilizzo di eventuali testimonianze sia scritte che dal vivo, nel guidare il gruppo ad affrontare la tematica proposta.
Questi percorsi organizzati in circa dieci incontri collettivi affronteranno varie tematiche, anche ricorrendo alla visione di film o a letture, a seminari ed incontri tematici.

Mentre per la coppia l'adozione è il punto di arrivo dopo un lungo percorso fatto di colloqui, della scelta dell'associazione, della formazione e dell'abbinamento, per il bambino l'adozione è un punto di partenza con molte incognite.
Il bambino perderà il suo contesto di riferimento e si prospetteranno per lui scenari imprevedibili.
Il bambino ha vissuto almeno un abbandono dalla famiglia di origine e dovrà affrontare un nuovo distacco dalla famiglia affidataria o dalla struttura in cui si trova, perdendo comunque i suoi punti di riferimento.

Avendo una formazione cognitiva interpersonale, io illustro ai futuri genitori gli stati dell'attaccamento sicuro, ambivalente, evitante e disorganizzato, come sono state prospettate da Bowlby, psicologo e psicanalista e padre della Teoria dell'attaccamento, che è la mia cornice teorica di riferimento.
Parto da quello per ipotizzare come il bambino accoglierà i genitori e con quale stato emotivo.
Accenno a livello teorico alle fasi del lutto: protesta, disperazione e distacco e lavoro sul possibile stato del bambino a seconda della fase del lutto che sta vivendo. Visto che questo articolo è rivolto a dei colleghi, non mi dilungo troppo su questi aspetti teorici.

Mi piace fornire alla coppie una cornice di riferimento, anche per spiegare le reazioni del bambino, che può accogliere il genitore adottivo con paura, indifferenza, pianto o con un comportamento di affetto eccessivo, alla luce della sua storia di vita.

La frequenza delle attività è solitamente mensile ed è obbligatoria. Ogni incontro dura circa due ore.
Gli argomenti che io tratto sono i seguenti:

  1. nel primo incontro avviene una presentazione dell'Associazione (storia, mission, metodologia di lavoro, percorso di preparazione alla partenza) e del contesto ungherese (tempistiche, soggiorno e procedura all'estero);
  2. nel secondo incontro le coppie si presentano e si sondano le loro aspettative in merito all'adozione;
  3. nel terzo incontro si affronta il tema delle paure e delle aspettative di ciascun coniuge rispetto all'adozione;
  4. nel quarto incontro si inizia a parlare di elaborazione del lutto da parte del bambino relativo all'essere stato abbandonato e si delineano a livello teorico le fasi del lutto;
  5. nel quinto incontro si può presentare un esempio di abbinamento e la possibile reazione della coppia a una presunta relazione psicologica o medica;
  6. nel sesto incontro si riprendono le fasi del lutto, che possono essere arricchite da esempi e lettura di testimonianze. Presento le reazioni emotive della protesta, della disperazione e della rabbia come possibili reazioni del bambino all'incontro con i genitori adottivi; si specificano le differenze in base all'età e al sesso;
  7. nel settimo incontro si riprende e conclude il tema del lutto e si affronta un nuovo tema: la partenza, il viaggio e l'incontro con loro figlio. Si passano in rassegna le possibili emozioni e reazioni del bambino e del genitore;
  8. l'ottavo incontro è solitamente molto pratico; le coppie lavorano su un book da portare al bambino per conoscersi e presentarsi. Inoltre si parlerà di patto adottivo e dei compiti dei genitori adottivi una volta che il bambino sarà riconosciuto come figlio loro.

Gli ultimi incontri possono essere centrati sul racconto dell'esperienza dal vivo di una coppia che ha adottato e/o di un ragazzo che è stato adottato.
Mi piace concludere il percorso formativo con un gioco finale in cui chiedo a ciascun partecipante cosa decide di prendere da quest'esperienza formativa e cosa può permettersi di lasciare.

Il presupposto alla base della formazione è quello di sollecitare un confronto tra le coppie e ipotizzare delle reazioni da parte del genitore a un bambino che con il suo comportamento ci sta dicendo qualcosa.
Nella maggior parte dei casi il bambino non si fida. La reazione del bambino è comprensibile visto che gli adulti che ha conosciuto lo hanno abbandonato, maltrattato o comunque non si sono presi cura di lui.
È possibile che il bambino metta alla prova il genitore o che lo compiaccia. Entrambi i comportamenti possono essere altrettanto pericolosi e da tenere sotto controllo, perché anche la totale accondiscendenza può essere sinonimo di paura.
La reazione del "bravo bambino", perfetto, è chiamata "luna di miele" e implica una prima accettazione totale dei genitori, che poi, con gran sorpresa degli adulti, può trasformarsi in un atteggiamento completamente opposto.
Si possono prospettare alcune differenze del bambino in base all'età.
Per esempio è più facile che i bambini piccoli possano piangere, mentre i più grandi (10-12 anni) mostrano indifferenza, anche perché solitamente si trovano a vivere due fasi differenti del lutto, a seconda del tempo trascorso dalla separazione dalla famiglia d'origine.
All'inizio il bambino potrà mostrare reazioni ambivalenti, aspettandosi di essere trattato come è stato sempre trattato; potrà nascondere la paura di affidarsi dietro un'autonomia eccessiva, per soddisfare il bisogno di mantenere alto il proprio livello di autostima.
Sono frequenti anche disturbi somatici, del sonno, reazioni di rabbia eccessiva e violenta o pianto inconsolabile.

Qualunque sia la reazione del bambino, il genitore ha, dopo la formazione, gli strumenti per capire il bisogno o la paura nascosta dietro quella richiesta di aiuto. Inoltre, la coppia può contare costantemente sul supporto degli operatori sia in Italia che in Ungheria.

Per finire, si prospettano ai genitori quelli che saranno i due compiti fondamentali alla base del patto adottivo: raccontare la verità sulle origini e favorire il processo d'individuazione. Il processo di individuazione del bambino è imprescindibile dalla necessità del bambino stesso di essere informato sulla sua condizione di adottato, per integrare la sua storia ed elaborare il trauma dell'abbandono.

Gli incontri post adottivi

Gli incontri dopo l'adozione sono facoltativi.
Si tratta di una serie di incontri collettivi con lo scopo di sostenere i genitori nei diversi compiti che dovranno affrontare un volta che il bambino è a tutti gli effetti loro figlio.
Gli incontri hanno lo scopo di favorire il confronto su preoccupazioni, problematiche e necessità tipiche di tale esperienza e individuare strategie risolutive e riparative appropriate per ogni situazione.
In questi incontri lo psicologo deve ascoltare la domanda posta da ogni singolo partecipante al gruppo.
Anche se si potranno scegliere delle tematiche principali da trattare, è funzionale soprattutto ascoltare i partecipanti, i motivi per cui si trovano lì in quel momento e quale preoccupazione li spinga a partecipare agli incontri.

L'inserimento a scuola

Mi preme sottolineare che, una volta che il bambino arriva in Italia, sarà necessario che venga inserito a scuola.
È consigliabile iscrivere il bambino un anno indietro rispetto all'anno di frequenza della sua età, sia perché spesso arriva in Italia quando l'anno scolastico è già iniziato, sia perché, una volta arrivato in Italia, può essere funzionale concedersi un tempo per vivere la nuova quotidianità in famiglia senza l'interferenza della scuola, che per il bambino è uno stimolo nuovo e fonte di stress.
Inoltre, deve avere il tempo per apprendere l'italiano.
A scuola avverrà un incontro tra storia, età, provenienza, problematiche del minore e il contesto scolastico con le sue richieste.
Anche la scuola deve tener conto della storia di abbandono vissuta dal bambino e del cambio del contesto di vita.
Il messaggio deve essere di integrazione e accoglienza di tutte le caratteristiche del bambino e della sua unicità.

Esercitazioni pratiche

Come lo psicologo può far emergere paure, aspettative, eventuali difficoltà che influenzeranno il percorso adottivo?
Come rendere comprensibile il percorso emotivo che faranno la coppia e il bambino per diventare una famiglia?

Lo psicologo, all'interno di una cornice teorica di riferimento che può essere presentata attraverso delle slide, può avvalersi di alcuni strumenti operativi: giochi, role playing, esercitazioni pratiche come alcune di quelle che presenterò di seguito, da inserire abilmente nel percorso formativo.

  • Esercizio dei foglietti con le proprie paure: si chiede ai coniugi di scrivere su un foglietto una propria paura e si chiude poi il foglietto, che verrà messo in un sacchetto. A turno i membri del gruppo prendono un foglietto a caso e cercano di spiegare quella paura come se fosse la propria. A questo seguirà un confronto di gruppo su eventuali modalità per gestire quella paura.
  • Patto adottivo: cosa significa per voi adottare? Si stimola un confronto tra le coppie su cosa s'intende per patto adottivo. Si articola anche un confronto su cosa li ha spinti all'adozione. Solitamente anche le motivazioni le faccio scrivere su un foglietto e commentare. Lo stesso si può fare con le aspettative.
  • Valorizzazione delle peculiarità del paese: si chiede alla coppia di portare all'incontro successivo un particolare della cultura di provenienza del bambino che li ha positivamente colpiti, in modo da anticiparsi in futuro il lavoro nella valorizzazione del paese d'origine del figlio (es. colori della bandiera, un cibo, una festa, ...).
  • Esercizio dello zaino: si chiede a ciascun partecipante "cosa prendete e cosa lasciate dalla formazione?". Questo esercizio si svolge nella stessa modalità del gioco precedente, con la differenza che sul foglietto si scriverà cosa si vuole lasciare e cosa si porta via come risorsa in uno zaino metaforico. Anche in questo caso, segue una discussione di gruppo che può essere molto arricchente per tutti i partecipanti. Questa modalità favorisce le condivisioni, in quanto l'anonimato fa sentire le coppie libere di confrontarsi e di parlare senza la paura del pregiudizio.
  • Compilazione di un album da consegnare al bambino o attraverso il quale iniziare a interagire con lui (per i dettagli si rimanda al paragrafo successivo).
  • Compilazione del fiore dell'adozione: in un incontro ho deciso di valorizzare quello che la coppia potrebbe donare al bambino una volta arrivato in Italia. Le coppie hanno deciso in autonomia di compilare questo schema tutti insieme. Riporto come esempio una foto del fiore che è "sbocciato" nel lavoro di gruppo.
Dalla teoria alla pratica...

Durante il corso di adozione mi piace comporre con il gruppo un album da utilizzare come punto di partenza per conoscere il bambino e per far conoscere al bambino la propria famiglia.
Di seguito riporto i titoli delle pagine, che possono essere cambiate a seconda del proprio estro creativo e delle sollecitazioni tematiche che emergono dal gruppo:

  • "Raccontaci la tua storia"; il bambino può disegnare qualcosa di sé che lo rappresenta.
  • Anche "noi come genitori in attesa abbiamo la nostra storia". Si può lasciare una pagina per attaccare delle foto o per ritagliare o disegnare qualcosa che al bambino racconti un particolare sulla coppia.
  • Il terzo tema da trattare è "diamoci la mano e impariamo a conoscerci": cosa possiamo fare insieme? In che modo ci prenderemo cura di te? Anche in questa sezione si possono utilizzare foto, immagini o disegni per far capire al bambino, che non parla la nostra lingua, cosa faremo insieme.
  • "Farai parte della nostra vita". In questa sezione è bene parlare di emozioni. Ci si può aiutare con delle icone o delle faccine con le emozioni, che possono essere abbinate alle immagini delle attività che si faranno insieme ai genitori. Questo ci permetterà, nonostante le difficoltà della lingua, di iniziare a parlare di emozioni con il bambino. In questa parte è possibile inserire, oltre alle icone delle emozioni, anche immagini di vari oggetti che possono essere usate come base per imparare l'italiano.
  • L'ultima sezione può essere utile per far capire al bambino come farà parte della vita della famiglia. Il testo "primi passi nell'adozione" che citerò in bibliografia suggerisce un fiore (di cui abbiamo già parlato precedentemente) come figura simbolica per rappresentare al bambino graficamente come entrerà a far parte della nuova famiglia.

Nell'ultima formazione le coppie hanno scritto come risorse acquisite i seguenti aspetti: mi sono ripresa il mio partner, crescita personale, insieme affronteremo le nostre paure, ho acquisito la pazienza dell'attesa, coscienza e consapevolezza, raggiungere nuove esperienze e riflessioni come bagaglio culturale da portare per farsi accettare dal bambino.

Il nostro fiore

Durante l'ultimo ciclo di formazione ho presentato alle famiglie il fiore dell'adozione e ho chiesto alle coppie di riempirlo a loro piacimento, secondo il dono che avrebbero voluto fare al loro bambino.
Al centro del fiore le coppie hanno scelto di scrivere "la vita è bella".
Nei petali, invece, sono state scritte le seguenti frasi:

  • Mamma e papà ti amano;
  • Vogliono darti un futuro che ti realizzi;
  • Salute e educazione,
  • Giocare insieme e costruire insieme;
  • Apri il tuo cuore agli altri;
  • Ci prenderemo cura di te.

Questa attività può essere fatta in gruppo con tutte le coppie o singolarmente con ogni coppia che compila il suo fiore. Ovviamente, se la coppia vuole proporre il fiore al bambino è meglio utilizzare delle immagini, in modo che sia più comprensibile quello che potrà offrirgli.

Fermo restando che questi strumenti sono solo alcuni di quelli da potersi usare nel contesto formativo e ogni psicologo - con le sue peculiarità e la sua personale creatività - può scegliere quello più adatto.
Lo psicologo può utilizzare tutti i mezzi a disposizione per aiutare la coppia ad elaborare i tempi dell'attesa e del futuro incontro con il minore.
Anche i temi scelti possono essere modificati in base al gruppo che si ha davanti. Lo schema fornisce solo un'indicazione del lavoro che si può svolgere durante la formazione.

Voglio lasciare ai colleghi una metafora come messaggio di speranza per rendere l'adozione un viaggio straordinario.

Nel 1500 un artigiano giapponese decise di ricomporre un vaso prezioso che si era rotto aggiungendo dell'oro su ogni linea di crepatura. Il vaso era nato un'altra volta. Le sue ferite, invece di essere nascoste, creavano una nuova preziosa bellezza.

L'obiettivo dell'adozione diventa quello di dare una famiglia ad un bambino e non un bambino ad una famiglia. La formazione diventa un modo per imparare la preziosa arte di dare nuova vita a ciò che sembrava rotto e riempire di pienezza il vuoto della crepa.

Come quei fiori che nascono dalle crepe dell'asfalto, lasciamoci stupire dal dono dell'amore.

Bibliografia
  • Fabrocini C., Niro M. T., Pavese I., Primi passi nell'adozione. L'incontro con il bambino nel Paese d'origine, Gardolo, 2008.
Riferimenti legislativi
  • Convenzione dell'Aja 29 maggio 1993 ratificata dall'Italia con legge 31 dicembre 1998 n. 476 - stabilisce i criteri dell'adozione internazionale.
  • Legge 4 maggio 1983 n.184
  • Legge 28 marzo 2001 n. 149 che modifica la precedente. Si riferisce all'adozione nazionale e stabilisce la differenza di età tra adottante e adottato e gli anni di matrimonio necessari prima di poter procedere all'adozione.
Siti
  • www.associazionernesto.it
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